MARIO SECHI NON SARÀ SOLO CAPO UFFICIO STAMPA DI PALAZZO CHIGI MA AVRÀ IL RUOLO DI STRATEGA E SPIN DOCTOR: LA MELONI SCEGLIE UN RAPPRESENTANTE DEI POTERI FORTI
LA SCELTA DI SECHI È ANDATA DI TRAVERSO ALL’ENTOURAGE DELLA MELONI MA ANCHE A SALVINI, CHE ORA CHIEDE DI RIMETTERE MANO ALLE POSIZIONI DI VERTICE DELL’ENI E DELL’AGENZIA DI STAMPA AGI
Il balletto è finito: l’ombra di Sechi, a Palazzo Chigi, diventa Sechi medesimo. E sarebbe riduttivo definire solo capo ufficio stampa il giornalista scelto da Giorgia Meloni per guidare lo staff della comunicazione. L’ormai ex direttore dell’agenzia Agi è destinato a diventare consigliere privilegiato della presidente. Stratega, spin doctor. Insomma un ruolo che ha anche un contenuto politico. Da accostare a quello che ebbe Giuliano Ferrara per Berlusconi, per non andare troppo fuori strada e far riferimento alla figura di Rocco Casalino ai tempi dei governi Conte. Draghi subito dopo scelse Paola Ansuini.
echi, 55enne, uomo Eni molto amico di Claudio Descalzi, è visto da qualcuno come il rappresentante dei poteri forti sotto la cui ala Meloni va a collocarsi.
Chiara è la visione atlantista, anche se lui preferisce parlare di sé come di un «liberal-conservatore di stampo anglosassone». È uno che di certo non potrebbe mai essere l’immagine, in Europa, di un governo non collocato saldamente nell’alleanza occidentale.
O cedevole nel blocco anti-Putin. Anche per questo, forse, la sua nomina è stata avversata da Matteo Salvini. Il quale, non a caso, nei giorni del lungo dialogo fra Meloni e Sechi ha fatto trapelare la volontà della Lega di rimettere mano alle posizioni di vertice di Eni – proprietaria dell’ Agi – e Enel.
Ma ad indispettire Salvini, secondo i boatos, c’è stata anche qualche divergenza di vedute sulla successione alla direzione dell’agenzia. Meloni alla fine ha imposto Sechi anche alla sua struttura, a fedelissimi e colleghi di partito poco convinti, malgrado il parere negativo dei direttori dell’area di destra da cui lo stesso prescelto proviene. Vittorio Feltri, che lo fece assumere al Giornale e oggi è consigliere di FdI in Lombardia, ha voluto ricordare l’ex allievo in modo ruvido, restituendo l’immagine di un giovane «con l’aria da profugo e abiti raccapriccianti» che dormiva «nei treni fermi» alla stazione di Milano.
A Sechi, adesso, toccherà gestire la comunicazione di un governo che, in chiave anti-Cina, cerca sponde in India e negli Emirati Arabi. Nei viali di Delhi, capitale di un Paese che punta a diventare la terza economia del mondo, i cartelli di benvenuto a Giorgia Meloni campeggiano accanto a quelli, più grandi, con il volto del primo ministro Narendra Modi: i due leader sigleranno un accordo di cooperazione nel settore della difesa, che faciliterà lo sviluppo di partenariati industriali, scambi di informazione e corsi di formazione fra forze armate.
Primo beneficiario il gruppo Leonardo che, revocata la sospensione legata allo scandalo Agusta, sta rilanciando le attività in India, dove sono rilevanti pure gli interessi di Fincantieri e del gruppo Elettronica. A riprova di un allargamento geo-politico ad Oriente – mirato anche a scavalcare la nuova via della Seta imboccata dal governo Conte I – l’Italia aderirà alla Indo-Pacific Oceans Initiative lanciata da Modi, assumendone la guida scientifica e tecnologica. Strategie globali che la premier intende promuovere con un nuovo megafono istituzionale.
(da Repubblica)
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