MONOLOGO DI BERLUSCONI ALLA FESTA DI ATREJU: “TROPPO POTERE ALLE TOGHE ROSSEâ€
IL PREMIER TRA I GIOVANI DEL PDL, TRA QUALCHE VUOTO E CRITICHE LATENTI…POI ARRIVA SULLE ZEPPE GRAZIANA CAPONE, UNA DELLE RAGAZZE FORNITE AL PREMIER DA TARANTINI: ORA CURA L’IMMAGINE DI PALAZZO CHIGI
“Qui va avanti tutto come se niente fosse. Io quella là conosco”.
“E valla a salutare…”. “No, io le zoccole non le saluto”.
La conversazione va in scena in via Monte del Celio, a Roma, fuori dai cancelli della Festa della Giovane Italia.
Sono le otto e mezza della sera e tra il capannello di carabinieri, guardie del corpo e fan che aspettano l’uscita del presidente del Consiglio c’è chi non si è fatto sfuggire una presenza interessante.
Appollaiata su delle zeppe nere, sventola la coda di cavallo di Graziana Capone,
meglio conosciuta come la Angelina Jolie di Bari.
Cerca un passaggio sulle auto di servizio, non lo trova, poi si si incammina lungo la strada, saluta lo staff del presidente e dice: “Ci vediamo su”.
Il giudizio personale di chi non ha voglia di salutarla è piuttosto chiaro.
Di nostro, sappiamo che fu Graziana stessa a raccontare ai giornali il suo trasloco dalla Puglia a Roma (anzi, ad Arcore): “Gianpi mi disse: ‘Vieni che ti presento Silvio Berlusconi’”.
Inutile aggiungere che Gianpi è quel Tarantini finito in carcere per estorsione ai danni del premier. E da quel giorno da Roma non se n’è più andata: cura l’immagine di Palazzo Chigi.
Così, l’immagine di Graziana Capone fuori da Atreju è la fotografia perfetta del groviglio prodotto dalla vita privata di Silvio Berlusconi con la vita pubblica delle istituzioni italiane.
Mentre tutto trema, lei resta lì, appollaiata sulle zeppe. §
D’altronde, ai ragazzi chiamati a raccolta dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni, il presidente del Consiglio ieri è tornato a spiegare che non si sente in difetto per niente.
Ha fatto tre fioretti: non balla, non fuma, non gioca d’azzardo.
“Mi è rimasta una sola cosa che non considero un vizio e che spero mi rimanga per gli anni a venire…”.
I giovani di Atreju gli chiedono quale sia il “giusto rapporto tra la vita privata di un leader e quella pubblica”.
“La gente deve poter stimare una persona”, spiega lui.
Poi (è un fioretto) non gioca d’azzardo: “Io ho una grande considerazione di me stesso”. Che senta che qualcosa con il suo popolo si sia incrinato lo racconta una gaffe: appena arrivato all’incontro, mentre la deputata Anna Grazia Calabria lo ringrazia per “averci salvato dal comunismo”, lui dice al ministro Meloni: “Manda su uno a spostare un po’ di gente di là ”.
Peccato che abbia già il microfono aperto.
Le file in alto, ha ragione, sono letteralmente deserte.
I suoi hanno già provato a camuffare le defezioni: in fretta e furia, pochi minuti prima dell’arrivo del premier, i giovani staccano i i manifesti di Atreju.
“Fate largo all’Italia che avanza” c’è scritto sugli striscioni che adesso servono a coprire le sedie vacanti.
Fate pieno a Berlusconi che arriva, verrebbe da correggere lo slogan.
Chiacchierando con la Giovane Italia, si scopre che tutta questa storia delle ragazze qualche fastidio lo ha dato.
Sulle maglie ufficiali della festa hanno impresso una frase di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere”.
E si arrampicano sugli specchi per giustificare l’incoerenza dei “valori” con la pratica del presidente del Consiglio: “Sai, lui è sceso in politica tardi, non ha fatto la nostra militanza”.
Ma quando comincia a parlare, si scatena il calore di sempre.
“Silvio ti amo”, si confessa un ragazzo. “Trombale tutte”, lo supporta un altro.
E lui può concedersi di tornare un fiume in piena.
Contro i giudici: “La sovranità non è più del Parlamento, ma dei magistrati di Magistratura democratica”.
Sulle intercettazioni: “Tutti abbiamo degli umani sfoghi che abbiamo il diritto di fare se parliamo al telefono con altre persone. Un Paese senza privacy non è un Paese completamente libero”.
Sul futuro: “Non vedo in giro ‘tecnici’ che abbiano l’autorevolezza personale che ho io”. Sugli eredi: “Angelino Alfano presidente del Consiglio e Gianni Letta presidente della Repubblica”.
Sulla stampa: “Capita la sventura di guardare almeno la prima pagina dei giornali. Vedere voi invece fa bene al cuore e non solo al cuore”.
Fuori a contestarlo ci sono otto studenti con uno striscione: “Berlusconi la m… sei tu. Via da questo Paese” (vengono fermati dai Carabinieri).
Un quindicenne appena entrato nella Giovane Italia dice che hanno ragione, che a lui il premier “fa ridere”, che uno così “non rappresenta il Paese”.
Ma allora che ci fai tra i giovani del Pdl?
“Ero indeciso. Mi hanno detto: ‘Tranquillo, ci sono tanti che la pensano come te’”.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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