NEL 2017 E’ BOOM DI COMUNI COMMISSARIATI PER MAFIA
GLI SCIOGLIMENTI PER INFILTRAZIONI SONO RADDOPPIATI
L’impennata nello scioglimento per mafia dei Comuni è evidente.
Parlano i numeri: 21 i municipi azzerati nel 2017, più di quanto fatto nei ventiquattro mesi tra 2015 e 2016
Dopo l’esame da parte delle prefetture, sono state azzerate tante amministrazioni locali, da Casavatore a Scafati, Bova Marina, Gioia Tauro, Castelvetrano, Isola di Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Ionica, Lamezia Terme, Cassano all’Ionio. Restando alle località più note. La scure ha colpito soprattutto la Calabria (12 Comuni sciolti). Meno la Campania (4 Comuni), la Puglia e la Sicilia (2 Comuni ciascuna).
Se non hanno fatto gran notizia le infiltrazioni mafiose in storiche roccaforti della criminalità organizzata, specie nella piana di Gioia Tauro, ha colpito lo scioglimento di Lavagna (Genova), dove è stato arrestato il sindaco: è dell’estate scorsa la prima condanna per Antonio Rodà (14 anni e 8 mesi), uno dei boss calabresi insediati nel Levante ligure, accusato di associazione di stampo mafioso oltre che di spaccio di stupefacenti.
Ma non è certo il primo caso di scioglimento per mafia di un Comune al Nord e non sarà l’ultimo. Ci sono i precedenti di Sedriano (provincia di Milano), Rivarolo Canavese e Leini (Torino). E di recente il ministero ha avviato gli accertamenti preliminari su Seregno (Monza)
«Come Commissione Antimafia – commentava qualche giorno fa la presidente Rosy Bindi – abbiamo compiuto due missioni in Liguria a distanza di due anni e devo dire che fra prima e seconda ho notato una maggiore consapevolezza dei rischi. Fummo accolti a Imperia come coloro che venivano a portare lo spauracchio della ‘ndrangheta, così non la seconda volta».
È stato un cruccio di questa commissione Antimafia, l’infiltrazione negli enti locali. Se ne sono occupati a più riprese. Nei prossimi giorni, per dire, torneranno a Ostia, dove il Municipio fu sciolto nell’agosto 2015 a seguito dell’operazione Mafia Capitale e dove si è votato solo qualche settimana fa.
Il Parlamento, intanto, si è molto interrogato sull’attualità della legge del 1991 che regolamenta lo scioglimento dei Comuni infiltrati dalla mafia. Sempre Bindi aveva ipotizzato una «terza via» tra scioglimento degli organi politici e non-scioglimento con una «commissione di affiancamento» per accompagnare un ente locale nel suo percorso.
Infine la questione del personale amministrativo. Dal 2009 è possibile sospendere, trasferire e perfino licenziare un dipendente colluso, al termine di un procedimento disciplinare, ma solo nel caso di un Comune che sia stato sanzionato con lo scioglimento. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva proposto in un suo ddl di prevedere un percorso simile anche a prescindere dallo scioglimento dell’ente, ma si è arenato al Senato.
(da “La Stampa”)
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