NEL PAESE DELL’ODIO C’E’ LA ROMA CHE PIANGE DUE CLOCHARD
LA CAPITALE RISCOPRE LA VOCE DELLA SOLIDARIETA’
Poi Roma ti meraviglia quando cinica, dura, all’improvviso si commuove, ti commuove. Due clochard morti in pochi giorni. Due su quattro, quattro tragedie apparentemente minime.
Ma due su quattro hanno avuto i saluti dei rispettivi quartieri. A dimostrazione che le storie, le amicizie, perfino gli affetti si costruiscono giorno dopo giorno, senza pregiudizi: il tuo ruolo, il tuo vestito, la razza del tuo cane non contano nulla.
Contano semmai i sorrisi che ci siamo scambiati, le parole dette. Anche quelle che non abbiamo pronunciato, soprattutto, e ora ci mancano
Cosi Roma ha trovato l’anima per salutare la morte di due senza tetto. Ha portato fiori, lumini. Ha scritto poesie d’addio, testi struggenti. Questa volta non si è voltata dall’altra parte.
Roma, dove perfino le monetine di Fontana di Trevi per la Caritas vengono requisite dal Campidoglio, dove non c’è posto, mai posto per i fragili, per i disperati, a un certo punto dice no.
Strilla, strilla come strillava Anna Magnani in Roma Città aperta. Urla, si inalbera. Si ricorda cosa è. Dice no. Dice no come una madre furiosa, arrabbiata. E accogliente. E grande. E favolosa. Pancia grande, larga. Sise gonfie.
Io a volte la riconosco Roma, e quando accade mi prende in contropiede. Tutto da ridiscutere, tutto da ripensare.
Così a dispetto degli stereotipi, dei titoli strillati arriva questo lamento da lupa per Davide che vendeva per pochi spicci libri a viale Marconi, mai una casa e sempre un sorriso, lui un senzatetto, i funerali pagati dalla gente del quartiere.
E arriva la mobilitazione commovente, compatta, totale di Corso Italia, dall’altra parte della città , per Nereo, ucciso all’alba da un’auto pirata, clochard per scelta, vegliato da Lilly la sua cagnetta, già adottata
Ricordi: un supplì portato su un giaciglio di mattina presto, due chiacchiere, un maglione in regalo.
Per Nereo sono state scritte poesie bellissime, è sceso in strada un intero rione. I fiori, i lumini, la sirena dei pompieri a salutare per l’ultima volta chi nulla aveva, a parte un cartone per coperta.
Queste due storie piccole, apparentemente minime, sono la strada della speranza. Sono le bracciate dei cittadini di Torre Melissa, in provincia di Cosenza, che nel gelo di gennaio si sono buttati in mare per salvare 51 migranti curdi.
Siamo migliori dei predicatori d’odio.
Possiamo farcela.
(da Globalist)
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