NESSUNA TRATTATIVA: O L’ITALIA APPROVA IL MES, O L’EUROPA TAGLIA I RUBINETTI
L’ITALIA È RIMASTO L’UNICO PAESE A NON AVER APPROVATO IL MES, E SE CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO RISCHIA DI VEDERE CON IL BINOCOLO LA TERZA TRANCHE DEL PNRR (BLOCCATA DA DICEMBRE)
La ratifica del Mes non può essere utilizzata come moneta di scambio per ottenere qualcosa su altri tavoli negoziali, come la riforma del Patto di Stabilità o l’introduzione della garanzia europea sui depositi bancari. Dopo averlo fatto capire nel chiuso delle riunioni tra i ministri delle Finanze, ora il messaggio destinato al governo (e al parlamento) italiano è stato lanciato anche “on the record” davanti a microfoni e telecamere.
A farsene carico è stato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, durante la conferenza stampa al termine dell’Ecofin: «Se iniziamo a legare ogni cosa con tutto – ha avvertito il lettone – allora diventa difficile andare avanti. È meglio che ogni dossier faccia storia a sé».
Fino a ieri i responsabili politici europei avevano sempre cercato di sviare la questione dello “scambio politico” prima auspicato e poi esplicitamente chiesto dal ministro Giancarlo Giorgetti. Ma evidentemente l’uscita del titolare del Tesoro al G7 richiedeva una risposta altrettanto esplicita.
A margine delle riunioni in Giappone, dopo l’incontro con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, sul profilo Twitter del ministero delle Finanze era apparso un messaggio inequivocabile: «Disponibilità a dialogare sul trattato (il Mes, ndr) se introdotto in una cornice di modifiche come l’esclusione temporanea (dai vincoli del nuovo Patto di Stabilità, ndr) delle spese per gli investimenti digitali e green, compresi quelli del Pnrr».
Una richiesta respinta già in occasione dell’Eurogruppo di lunedì. Ma che ieri ha ricevuto una plateale porta in faccia dal vicepresidente della Commissione europea. «Prima di tutto – ha ripetuto Dombrovskis – la ratifica della riforma del Mes è stata concordata da tutti gli Stati membri». Per questo «è importante che tutti gli Stati membri la ratifichino».
Per quanto riguarda invece la proposta sulla riforma del Patto di Stabilità, «è sul tavolo e il Consiglio ha già iniziato a lavorarci». Al momento l’idea italiana di escludere determinati investimenti dal calcolo del deficit e del debito, non inclusa nel piano della Commissione, non trova un adeguato sostegno tra i governi: Francia e Spagna, potenzialmente due alleati naturali, non sembrano intenzionate a seguire Roma in questa battaglia. E di certo nessuno pensa di poter fare questa “concessione” al governo Meloni in cambio della ratifica del Mes.
Ieri, l’Ecofin si è concentrato sui provvedimenti per gestire eventuali crisi bancarie, un tema che sta diventando sempre più centrale. E che si intreccia con la ratifica del nuovo Mes, che avrà la funzione di “paracadute finanziario” per il fondo di risoluzione unico bancario. Nelle scorse settimane la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte (Cmdi) e ieri Lindner ha subito messo le mani avanti: «Siamo assolutamente convinti della necessità di compiere progressi nell’unione bancaria, ma l’attuale proposta non è ancora accettabile».
Nel suo intervento, Giorgetti, ha accolto il piano della Commissione, pur evidenziando alcune criticità. E soprattutto […] ha sollevato il tema del mancato adeguamento dei tassi d’interesse sui depositi attivi che sta facendo aumentare gli utili delle banche penalizzando i correntisti.
(da la Stampa)
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