NORDIO È FINITO IN ISOLAMENTO: IL GUARDASIGILLI HA PERSO L’APPOGGIO DEI SUOI PRINCIPALI SPONSOR, FORZA ITALIA E TERZO POLO
“FA DICHIARAZIONI GARANTISTE, MA POI LE NORME LE SCRIVONO I MAGISTRATI DEL MINISTERO”
Il sospetto si stava allargando e Carlo Nordio si è visto costretto a chiarire: «Nessun rinvio, la riforma della Giustizia andrà avanti». L’excusatio era “petita”, anche perché il Guardasigilli ha avvertito che i suoi maggiori alleati lo stanno abbandonando, stanchi di proroghe e provvedimenti poco garantisti.
Forza Italia fa fatica a nascondere il malumore verso il governo e prepara la battaglia sul decreto che estende le intercettazioni nelle indagini sulla criminalità organizzata anche a chi non è indagato per associazione mafiosa, mentre il Terzo Polo approfitterà del dibattito parlamentare per aprire il fronte sui cosiddetti ascolti a strascico.
I membri azzurri delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia si riuniranno nei prossimi giorni per scegliere la linea: un documento che circola tra i parlamentari berlusconiani individua problemi di costituzionalità nel decreto del governo sull’estensione della possibilità di intercettare. In particolare il dossier consegnato ai parlamentari critica gli effetti retroattivi della norma «non può valere come una sanatoria per intercettazioni illegali nel momento in cui sono state disposte».
La giustizia riscalderà l’autunno, Nordio, ospite del Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha annunciato l’arrivo del secondo pacchetto di provvedimenti, «forse già nel prossimo Consiglio dei ministri», che dovrebbe contenere norme sulla prescrizione, misure cautelari e, secondo quanto annunciato dal Guardasigilli, anche sull’utilizzo delle intercettazioni.
Domani in Senato approda il ddl che contiene l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, «ho avuto i sindaci in processione per chiedermi di cancellarlo», ha raccontato ieri Nordio a Cernobbio. Ma anche in questo caso l’ala garantista della maggioranza teme che l’aver affidato il provvedimento alla commissione Giustizia del Senato, presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno, dichiaratamente contraria all’abolizione, metta a repentaglio l’obiettivo del ministro.
Poi c’è il tema della separazione delle carriere che, nonostante le dichiarazioni del ministro, a molti esponenti del centrodestra pare destinato a un binario morto. Nordio ha spiegato così il percorso lento: «Servono tempi più dilatati come prevede la Costituzione». Ma proprio perché l’iter sarà lungo, ragionano i garantisti in Parlamento, sarebbe il caso di partire prima.
I forzisti ricostruiscono così gli ultimi passaggi: mentre la commissione Affari costituzionali stava procedendo con le audizioni, a marzo Nordio ha annunciato un disegno di legge del governo, bloccando di fatto l’iter in Parlamento. Quel testo però ancora non c’è e quindi la commissione tornerà presto a riunirsi per cercare di non impantanare uno dei sogni di Silvio Berlusconi.
Perché questa impasse? Enrico Costa di Azione, che con il ministro ha avuto in passato un dialogo fluido e costante, ha un sospetto: «Il governo ha deciso di sacrificare la separazione delle carriere sull’altare del premierato».
Secondo questa teoria, molto diffusa anche nella maggioranza, dare la priorità alla riforma dell’assetto istituzionale dello Stato vuole dire accantonare altre riforme che richiedono una modifica costituzionale. Anche perché, in mancanza della maggioranza qualificata, Giorgia Meloni dovrebbe affrontare due referendum senza quorum, un rischio enorme, anche alla luce di un consenso che inizia a calare.
Un esponente della maggioranza, che chiede l’anonimato, riassume così questi mesi: «Nordio fa dichiarazioni garantiste, ma poi le norme le scrivono i magistrati del ministero». E questi erano i sostenitori di Nordio
(da La Stampa)
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