OGNI PROMESSA, È DEBITO: IL TAGLIO AL CUNEO FISCALE, LA SANITÀ ALLO SBANDO, L’INGRESSO NELLO STATO IN TIM: I DOSSIER CHE AGITANO LE CASSE DELLO STATO SONO INNUMEREVOLI
GIORGIA MELONI LI HA RINVIATI TUTTI ALL’AUTUNNO, MA PRIMA O POI DOVRÀ PRENDERE UNA DECISIONE. A PARTIRE DAL MES: FDI È CONTRARIA, MA FORZA ITALIA CHIEDE DI UTILIZZARLO. LA LEGA INVECE PRESTO CHIEDERÀ IL CONTO SULLA CARISSIMA AUTONOMIA
Il ritorno dalle vacanze per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si annuncia in salita da subito. Sul tavolo si troverà dossier che intrecciano politica ed economia e dovrà dare risposte dopo aver creato molte attese su alcuni argomenti popolari anche per il suo elettorato: come il salario minimo, il taglio al cuneo fiscale, la sanità. Temi che richiedono anche soldi, e tanti.
Sulla sanità la situazione è molto delicata. Il ministro Orazio Schillaci stima in almeno 4 miliardi il fabbisogno aggiuntivo per tenere in piedi un comparto che sta franando. E l’argomento si porta dietro un’altra scelta rinviata all’autunno da questo governo: la ratifica del Mes
FdI è da sempre contraria. Pezzi della maggioranza, a partire da Forza Italia, chiedono non solo di approvarlo ma anche di utilizzarlo proprio per aiutare gli investimenti nella sanità. Un tema che sarà cavalcato dall’opposizione al pari del salario minimo a 9 euro.
Quello dei salari bassi è un altro dossier che Meloni non potrà accantonare: anche perché accogliendo le richieste di confronto dell’opposizione, comunque il governo dovrà portare qualche proposta in Parlamento. La premier ha affidato per ora la pratica al presidente del Cnel Renato Brunetta, ma qualsiasi proposta richiederà una copertura economica. E quindi soldi da trovare in un bilancio con pochi spazi di manovra: al momento, come anticipato ieri da Repubblica, solo per confermare le spese dello scorso anno mancano 20 miliardi di euro.
Altro dossier chiave è quello della riforma fiscale: cavallo di battaglia elettorale di FdI, Lega e Forza Italia. Di risorse ne servono tante per mantenere le promesse: 8-10 miliardi solo per la riduzione del cuneo fiscale, altri 4 miliardi di euro per la rimodulazione dell’Irpef. A queste cifre vanno aggiunte alcune voci di spesa per coprire promesse fatte dal governo: come quella di confermare quota 100 per andare in pensione prima dell’età prevista dalla riforma Fornero.
Ogni dossier, prevede una spesa. E un’altra promessa fatta dal governo e che in autunno richiederà pure una copertura è quella dell’investimento del ministero dell’Economia con il fondo americano Kkr nella rete unica Tim. Si parla di una cifra che lo Stato dovrebbe investire in questo asset pari a 2,5 miliardi. E qui i soldi vanno trovati, per evitare di aprire un fronte diplomatico con gli Usa.
In realtà delle risorse potrebbero arrivare da altre due azioni avviate dal governo. La tassa sugli extra profitti delle banche e la riduzione della platea di beneficiari del Reddito di cittadinanza. Ma il primo argomento rischia di spaccare la maggioranza, il secondo invece di creare un’ondata d’impopolarità per Palazzo Chigi.
Sul fronte banche la tassa sugli extraprofitti non piace a FI e Tajani chiede di cambiare il provvedimento. Non è un mistero che la tassa colpisce uno degli introiti principali della famiglia Berlusconi: i dividendi che ha garantito in questi anni banca Mediolanum.
Un’altra grana è l’autonomia, argomento caro invece alla Lega. Per andare avanti occorre approvare i Lep, livelli essenziali delle prestazioni: e qui di soldi ne servono davvero tanti. Basti pensare che solo per il tempo pieno nelle scuole il governo Draghi aveva stimato in 4 miliardi di euro l’investimento aggiuntivo dello Stato.Insomma, le promesse sono tante. I soldi meno. E l’autunno non è lontano.
(da Repubblica)
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