ONNA, 7 ANNI DAL TERREMOTO, RIAPRE LA CHIESA MA I 240 SFOLLATI VIVONO ANCORA NELLE CASETTE DI LEGNO
IL RESTAURO FINANZIATO DAL GOVERNO TEDESCO…LA RICOSTRUZIONE DELLE VECCHIE CASE NON E’ MAI INIZIATA
Fece soltanto una cosa buona, ad Onna, il terremoto del 6 aprile 2009: buttando giù le travi e i muri della chiesa di San Pietro Apostolo, edificata la prima volta dai monaci cistercensi nel lontano 1230, permise di riscoprire casualmente un tesoro di affreschi risalenti al 1400 e attribuiti poi dagli studiosi alla Scuola di Giotto.
Un patrimonio immenso che sabato 7 maggio, a mezzogiorno, verrà presentato al mondo ufficialmente con l’inaugurazione della chiesa restaurata.
Ad Onna, la frazione dell’Aquila che contò da sola 40 vittime in quella notte tragica del 6 aprile, interverranno tra gli altri il sottosegretario ai Beni culturali del governo italiano, Ilaria Borletti Buitoni, insieme all’ambasciatore tedesco a Roma, Susanne Marianne Wasum-Rainer.
Eh sì, perchè è stato il governo tedesco a finanziare completamente l’opera «con circa 3 milioni e 700 mila euro», ricorda Wittfrida Mitterer, coordinatrice del piano di ricostruzione di Onna, il cui costo complessivo – quando mai sarà terminato – dovrebbe aggirarsi sui 60 milioni di euro.
La Witterer venne nominata, subito dopo il disastro, dall’allora ambasciatore tedesco Michael Steiner, incaricato personalmente da Angela Merkel di seguire la rinascita del paesino, dopo la visita che la Cancelliera stessa fece tra le rovine nel luglio 2009, accompagnata dall’ex premier Silvio Berlusconi: «Non vi abbandoneremo», promise la Merkel agli abitanti sostando davanti alla stele che ricordava le vittime dell’eccidio del giugno 1944, compiuto dai nazisti proprio ad Onna.
La Merkel, però, sabato 7 maggio non ci sarà . Ma sembra che abbia già assicurato la sua presenza per il giorno in cui sarà inaugurata un’altra struttura simbolo della storia locale: il vecchio forno del paese, risalente al primo Novecento, anch’esso danneggiato gravemente dal sisma, il cui restauro però dopo 7 anni stenta ancora a decollare.
«à‰ la burocrazia che ci uccide – lancia un appello la signora Mitterer – Pensate che i 240 superstiti della frazione vivono ancora nelle casette di legno del villaggio provvisorio creato nel 2009 dalla Croce Rossa italiana e da quella del Canada insieme con la Provincia autonoma di Trento. I vecchi edifici, invece, non sono ancora stati ricostruiti. à‰ tutto fermo. Speriamo che almeno il forno storico, che rinascerà su due piani con un’anima antisismica in legno massello, grazie all’Ance, a Formedil e alle parti sociali, sia pronto per la fine di quest’anno».
Fabrizio Caccia
(da “il Corriere della Sera”)
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