ORA LA SINISTRA ITALIANA GUARDA A CORBYN IL ROSSO
SEDOTTA E ABBANDONATA DA TSIPRAS, ORA SEGUE IL LEADER LABURISTA
La virata linguistica c’è già stata: “Hope from Uk”.
La sinistra italiana, sedotta e abbandonata da Alexis Tsipras, cerca in Europa un altro punto di riferimento.
E lo trova in Inghilterra: è il “rosso” James Corbyn, candidato (e probabile vincitore) delle primarie per la guida dei Labour.
Contro di lui si è schierato, con un appello agli elettori, Tony Blair convinto che una sua vittoria rappresenterebbe la “disfatta totale, forse l’annientamento” del partito. Come finirà Oltremanica lo si saprà il 12 settembre, quando sarà reso noto l’esito delle primarie e dunque il nome del successore di Ed Milliband.
Ma in Italia qualcuno ha già puntato gli occhi su quella consultazione: Stefano Fassina. Uno di quelli che a piazza Syntagma a celebrare il no al referendum c’era, ma che negli ultimi giorni non ha esitato a criticare Tsipras reo, a suo dire, di non aver saputo evitare la spaccatura dentro Syriza.
Ed è proprio lui, ora, a guardare con speranza alla Gran Bretagna.
Domenica, infatti, ha ritwittato una lettera di 40 economisti pubblicata sul Guardian a sostegno di Corbyn.
Sostengono i firmatari della missiva: “La sua opposizione all’austerità è la visione più condivisa fra gli economisti, persino appoggiata dai conservatori del Fondo monetario. E il suo obiettivo è di incoraggiare la crescita. Semmai, sono estremisti la politica e gli obiettivi del governo in carica”.
Parole che, appunto, Stefano Fassina corona con un “Hope from Uk”.
“Io – spiega l’ex esponente del Pd – ritengo che la frattura dentro Syriza a breve potrà aiutare Tsipras ma temo che alla fine lo indebolirà . Non considero comunque Corbyn alternativo a lui perchè hanno uno stesso impianto culturale anche se in contesti diversi, però lo seguo con attenzione. Abbiamo assistito proprio nel passaggio sulla Grecia alla subalternità della famiglia socialista. Quello di Corbyn è un progetto interessante anche perchè l’Inghilterra è stata l’epicentro di quel fallimento”.
Con Fassina ad Atene c’era anche Alfredo D’Attorre, che verso Tsipras è un po’ più clemente.
“Non si tratta di essere delusi o meno ma — spiega — di prendere atto di ciò che è successo e cioè che è stato lasciato solo dagli altri socialisti e ha dovuto capitolare”. Anche lui sta guardando a ciò che accade in Inghilterra.
“Non ho bisogno — sottolinea — di prendere un leader straniero e farne un’icona. Ogni Paese ha la sua storia. Ma una sua vittoria alle primarie sarebbe certo una cosa positiva: dimostra che la strada per la ripresa della sinistra europea non passa per uno spostamento al centro ma a sinistra”.
Insomma, qualcosa di più che un messaggio a Matteo Renzi.
Anche Corradino Mineo, esponente della minoranza dem che però in piazza Syntagma non c’era, si dice convinto che Corbyn dica “cose interessanti”.
“Io non mi aspetto — è la doverosa premessa — che dall’estero arrivi la risposta ai problemi italiani. Però sono molto interessato a quello che accade in Gran Bretagna anche perchè la crisi del blairismo ha anticipato la catastrofica crisi della socialdemocrazia in Europa”.
Chi non ha sconfessato il premier greco sono gli esponenti di Sel: avvistati l’ultima volta ad Atene mentre esultavano per la vittoria del no al referendum, certo avrebbero avuto maggiori difficoltà a fare una tale inversione a U.
Ma certo, gli ultimi avvenimenti incidono e infatti Nichi Vendola, di solito alquanto verboso, si è limitato a un hashtag #iostocontsipras su Twitter.
“No che non lo abbiamo scaricato. Senza dubbio — spiega la senatrice Loredana De Petris – resta il punto doloroso della scissione di Syriza ma lo sosteniamo nella scelta coraggiosa di andare a elezioni, scelta a cui in Italia siamo poco abituati”.
In Europa i vendoliani sono più vicini al Gue che ai socialdemocratici di Martin Schulz. Ma nella probabile vittoria di Corbyn, De Petris considera interessante un aspetto: “l’emergere sempre più consistente di forze anti austerity che però non siano anti europeiste”
(da “Huffngtonpost“)
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