ORBAN SI FA BEFFE DEL PPE CHE NON HA LE PALLE DI ESPELLERLO: PER LUI SOLO UNA SOSPENSIONE, POI DOPO LE EUROPEE SE NE ANDRA’ CON IL MIGLIOR OFFERENTE
SOLO DEI FESSI POTEVANO SCEGLIERE DI SOPPORTARE ANCORA UN RAZZISTA NEL PPE
“Il Ppe sono io: siete voi che vi siete allontanati dai nostri valori cristiani e fate i liberali. Ma i valori liberali sono dell’Alde, non del Ppe”. E’ la lezione di Vktor Orban all’assemblea dei Popolari all’Europarlamento a Bruxelles, riunita per discutere la richiesta di espulsione per il premier ungherese avanzata dai paesi nordici ma anche da Grecia e Portogallo.
Orban punta i piedi. Alla fine vince la mediazione, avanzata da Germania e Austria in prima istanza, fatta propria dalla presidenza: Orban viene sospeso, non espulso. E solo per qualche mese, fino alle europee.
Nel frattempo su di lui vigileranno tre tutor: il belga Herman Van Rompuy, ex presidente del Consiglio europeo, il tedesco Hans-Gert Pottering, l’austriaco Wolfgang Shcussel. Proposta che passa quasi all’unanimità : 190 sì contro 3 no.
Alla fine di oltre tre ore di discussione “intensa, dura”, come dirà lo Spitzenkandidat del Ppe Manfred Weber, Orban sfoggia il risultato in conferenza stampa: è riuscito a restare nel Ppe, si sente vittorioso. La discussione è stata “noiosa”, si permette di scherzare in ascensore.
Può permetterselo. Ha battuto una fronda che sembrava invincibile fino alla scorsa settimana. Quella dei finlandesi, lussemburghesi, olandesi, belgi, svedesi, greci, portoghesi per espellerlo: hanno perso, eppure da statuto avevano la maggioranza per riuscire nell’intento.
Ma grazie al supporto dei partiti amici, da Forza Italia agli austriaci e tutti i paesi dell’est, Orban è riuscito a restare nel Ppe, anche dopo la campagna di manifesti contro il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e contro il miliardario statunitense, George Soros, accusati da Budapest di voler favorire l’immigrazione verso l’Europa.
E’ così tronfio del risultato che in conferenza stampa ha l’ardire di affermare che “quella non era una campagna contro qualcuno, ma solo una campagna informativa per gli ungheresi circa le intenzioni dell’Europa sull’immigrazione”. La bugia è così plateale che si scatenano risate in sala. “Ma ora la campagna informativa è finita – continua lui, impassibile – ad aprile, come stabilisce la legge ungherese, inizieremo la campagna elettorale del Ppe: tutti uniti per sconfiggere i socialisti”.
“Unità ” è la parola chiave della conferenza stampa, un modo furbo per sottolineare che il Ppe è ancora casa sua dopo tutte le polemiche. “Tredici partiti di ispirazione liberale avevano proposto la mia espulsione. Alla fine abbiamo assicurato l’unità del Ppe”.
Del resto, aggiunge sornione, “noi abbiamo preso il 57 per cento alle elezioni: come si può escludere una performance di queste dimensioni?”.
Fa promesse, vaghe. A proposito della Central european university, la Ceu fondata da George Soros nel 1991 e chiusa a Budapest, “parleremo con la Baviera”, il governo di provenienza della Ceu. Ma oggi è la sua forza che vuole sottolineare: nel Ppe e nelle tendenze politiche europee del momento: a destra.
“Rispettiamo la figura chiave del governo italiano – dice a proposito di Matteo Salvini – Ha dimostrato che si può bloccare l’immigrazione per mare. Noi lo abbiamo fatto a terra, lui l’ha fatto sul mare”.
Ma Orban non cade nella trappola di dire ora che vorrebbe allearsi con Salvini dopo le elezioni. Lo pensa, perchè è chiara l’unità di intenti con il leader leghista quando sottolinea “vogliamo che l’Europa blocchi l’immigrazione e ora abbiamo le prove che si può, a differenza di quanto dicono sinistra e liberali”. Lo pensa ma non lo dice per non rovinare l’unità del Ppe.
E infatti quando noi di Huffpost Italia gli rivolgiamo una domanda proprio su questo, sulle alleanze post-voto nell’Europarlamento, Orban risponde: “E’ la domanda delle domande, tutti si chiedono se andremo a destra o a sinistra ma noi non possiamo dirlo prima di vedere il voto del popolo. Quindi, in nome dell’unità del Ppe, non posso rispondere alla sua domanda”. Emblematico.
A distanza di quasi vent’anni, il Ppe si ritrova per le mani un altro caso di sospensione dal partito.
Successe nel 2000 con l’allora Cancelliere austriaco Schussel, proprio lui che ora dovrà vigilare su Orban insieme agli altri due tutor.
Il Ppe contestò la sua scelta di allearsi con l’estremista di destra Haider. Il Partito popolare austriaco fu sospeso da aprile a giugno. E poi basta.
E’ un precedente che piace a Orban, non a caso lo cita nella conferenza stampa quando racconta di come si è arrivati alla mediazione. “Non poteva che passare una via austriaca, anche perchè Schussel è membro del comitato di tutor”, dice indicandolo in platea, l’ex Cancelliere è seduto in prima fila.
Di nuovo risate in sala. Perchè Orban oggi è più spavaldo che mai. E ancora con domande aperte: “La giornata di oggi – ammette l’ungherese – lascia aperta la domanda sulle alleanze”. Appuntamento a dopo il voto, con tutte le incognite del caso.
(da “Huffingtonpost”)
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