P3, GRANA PER IL NAZARENO, VERDINI VA A PROCESSO
L’UOMO DEL PATTO RINVIATO A GIUDIZIO: “MI SENTO PERSEGUITATO” PROCEDIMENTO ANCHE PER L’EX SOTTOSEGRETARIO COSENTINO
Secondo rinvio a giudizio per Denis Verdini.
Il gup di Roma, Paola Della Monica, ieri ha deciso di mandare a processo per corruzione l’ex coordinatore nazionale del Pdl, nonchè trait d’union tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi per la stesura del Patto del Nazareno.
A giudizio anche l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino con l’accusa di diffamazione e violenza privata mentre è stata stralciata la posizione di Marcello Dell’Utri, indagato come Verdini per corruzione, ma in attesa di estradizione dal Libano.
Infatti, nonostante sia già nel carcere di Parma a seguito della sentenza definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri deve essere estradato per il procedimento specifico.
L’inchiesta è quella relativa alla cosiddetta P3 ideata, tra gli altri, dall’imprenditore Flavio Carboni.
Un’associazione segreta che aveva come obiettivo la realizzazione “di una serie indeterminata di delitti di corruzione, di abuso d’ufficio e di illecito finanziamento” oltre “a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonchè gli apparati della Pubblica amministrazione dello Stato e di enti locali”.
A Verdini, in particolare, è contestato di aver fatto pressioni sulla Corte di Cassazione per anticipare l’udienza che doveva discutere il merito della misura cautelare emessa nei confronti di Nicola Cosentino; di aver tentato di influire sul giudizio della Consulta sulla costituzionalità del lodo Alfano e, infine, di aver interferito nei confronti del Csm affinchè venisse nominato presidente della Corte d’appello di Milano Alfonso Marra.
Cosentino è invece ritenuto responsabile di aver fatto pubblicare su un blog notizie false relative all’attuale presidente della Campania, Stefano Caldoro, per screditare l’allora candidato alle Regionali del 2010.
All’ex sottosegretario è contestato anche l’aver compiuto atti diretti a costringere Caldoro a rinunciare a partecipare alle elezioni.
La prima udienza è fissata per il 5 febbraio, mentre il processo a carico degli altri imputati nel filone principale, tra cui Carboni e l’ex giudice tributario Pasquale Lombardi, è già cominciato ormai da un anno e proseguirà il 10 novembre.
La posizione dei tre era stata stralciata in attesa della decisione della giunta per l’immunità che, per quanto riguarda Verdini, a fronte della richiesta della magistratura formulata il 21 aprile 2010, è stata autorizzata solamente nel marzo 2014.
“Mi sento perseguitato dalla magistratura” , ha detto ieri sera Verdini ad alcuni parlamentari che lo hanno contattato per esprimergli la loro solidarietà .
Da Gasparri a Fitto, mentre Berlusconi ha osservato un religioso silenzio.
Sul futuro di Verdini incombe del resto anche un altro processo che si aprirà il 21 aprile a Firenze.
Il gup del tribunale toscano Fabio Frangini lo ha rinviato a giudizio, insieme al parlamentare di Forza Italia Massimo Parisi, per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato.
L’inchiesta è relativa alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf) del quale Verdini è stato presidente fino al 2010.
Secondo le indagini preliminari, chiuse nell’ottobre 2011, finanziamenti e crediti milionari sarebbero stati concessi senza “garanzie”, sulla base di contratti preliminari di compravendite ritenute fittizie.
Soldi che venivano dati a “persone ritenute vicine” a Verdini stesso sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”.
In totale il volume d’affari — ricostruito dai carabinieri dei Ros — sarebbe stato pari a “un importo di circa 100 milioni di euro” di finanziamenti deliberati dal Cda del Credito i cui membri, secondo la notifica della chiusura indagini “partecipavano all’associazione svolgendo il loro ruolo di consiglieri quali meri esecutori delle determinazioni del Verdini”.
Inoltre il coordinatore di Forza Italia è chiamato a rispondere dell’accusa di truffa ai danni dello Stato per i fondi per l’editoria, che avrebbe percepito illegittimamente per la pubblicazione di Il Giornale della Toscana: 20 milioni di euro.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“”)
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