PAPA FRANCESCO: “COM’È TRISTE QUANDO CONFONDIAMO QUELLO CHE SIAMO CON QUELLO CHE ABBIAMO, QUANDO GIUDICHIAMO LE PERSONE DALLA RICCHEZZA CHE HANNO, DAI TITOLI CHE ESIBISCONO, DAI RUOLI CHE RICOPRONO O DALLA MARCA DEL VESTITO CHE INDOSSANO”
“È LA RELIGIONE DELL’AVERE E DELL’APPARIRE, CHE SPESSO DOMINA LA SCENA DI QUESTO MONDO, MA ALLA FINE CI LASCIA A MANI VUOTE SEMPRE”
“Il nostro futuro eterno dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli e le sorelle, ci ‘scaviamo la fossa’ per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa a Matera che chiude il Congresso eucaristico nazionale della Cei.
“E’ doloroso vedere che questa parabola – ha detto Papa Francesco commentando il Vangelo di oggi – è ancora storia dei nostri giorni: le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti”.
Dio allora chiede “un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità”.
Anche oggi spesso domina “la religione dell’avere”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa a Matera che chiude il Congresso eucaristico nazionale della Cei.
“Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote sempre”, ha sottolineato il Pontefice commentando il Vangelo di Oggi.
Papa Francesco ha aggiunto: “Se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. Sempre la vita ci chiede il conto. Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato; sono benedetto da Dio”.
(da agenzie)
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