PAVIA, INSEGNANTE AGGREDITA PER AVER DIFESO QUATTRO RAGAZZE: “LUI GRIDAVA LESBICHE DI MERDA, VI AMMAZZO”
“HO RICEVUTO UN PUGNO IN FACCIA MA SONO ORGOGLIOSA DI QUELLO CHE HO FATTO”
Chiara Piccoli è un’insegnante di storia e filosofia nel pavese. È stata aggredita durante una festa di paese a Cava Manara per aver difeso quattro ragazzine. Un uomo le stava insultando chiamandole “lesbiche di m…” e minacciandole (“vi ammazzo”). Lei, che si è messa in mezzo, ha rimediato un pugno in faccia e dieci giorni di prognosi per uno zigomo e la lingua gonfi. «Fiera di trovarmi qui per aver preso le difese di un gruppo di ragazzine importunate da un adulto. E voi maschioni, che siete stati fermi e zitti, dovete solo vergognarvi», ha scritto sui social dal Pronto Soccorso. Oggi in un colloquio con La Stampa ribadisce: «Sono orgogliosa di ciò che ho fatto. Lo dico da madre, da insegnante e da persona che si batte per i diritti Lgbtq+».
La storia
Piccoli racconta a Francesco Moscatelli i dettagli dell’aggressione: «Domenica sera intorno alle 23 sono uscita a fare ungiro fra le bancarelle e le giostre della festa patronale di Cava Manara, il comune di 7 mila abitanti dellaprovincia di Pavia in cui abito. Per fortuna le mie figlie di 9 e 13 anni sono rimaste a casa. Dopo pochi minuti che passeggiavo, infatti, mi sono accorta che c’erano quattro ragazzine che avrebbero potuto avere all’incirca l’età delle mie alunne o di mia figlia più grande che cercavano di fuggire da un uomo. Questo tizio le stava spintonando e insultando con frasi omofobe. Io non lo conoscevo, mai visto prima. Se l’è presa con me soltanto perché mi sono messa in mezzo».
Il tizio «continuava a ripetere che io non sapevo nulla e la frase “quelle hanno importunato mia figlia”. Le ragazzine, impaurite, correvano e piangevano. Una situazione surreale. Non mi dava retta in alcun modo. Devo dire che anch’io a un certo punto ho perso le staffe e gli ho lanciato addosso un bicchiere di Coca Cola, sperando che si calmasse e si fermasse un attimo. Invece niente. Pure la figlia ha provato a fermarlo senza successo».
Il pugno
A quel punto ha ricevuto un pugno in faccia. «Dopo essere caduta sono stata avvicinata da un gruppo di ragazzi che ha chiamato la Protezione civile e la polizia municipale. Contemporaneamente io ho telefonato al 112. Solo a quel punto alcuni signori hanno accerchiato il mio aggressore e l’hanno tenuto fermo in attesa dell’arrivo dei carabinieri. Spero che anche i famigliari delle ragazze siano andati in caserma e che al più presto vengano fatti tutti gli accertamenti del caso anche da parte della procura». Infine, rivela: «Mi sono pure dovuta sentire una sgridata coi fiocchi da parte dei miei genitori. Li capisco, ma io sono incapace di stare ferma se vedo un’ingiustizia. A 18 anni, difendendo un’amica da un’aggressione, mi sono rotta un braccio. A 45 mi è capitata questa. Spero di rimanere così fino a 90 anni».
(da agenzie)
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