“PER RIPRENDERCI DALLE SANZIONI CI VORRANNO DIECI ANNI”: IL CAPO DI SBERBANK, LA PRINCIPALE BANCA RUSSA, HA SMENTITO PUTIN DAL PALCO DEL FORUM IN CUI MAD VLAD AVEVA MINIMIZZATO GLI EFFETTI DELL’EMARGO
“I PAESI CHE HANNO COLPITO LA RUSSIA CON LE SANZIONI RAPPRESENTANO IL 56% DELLE SUE ESPORTAZIONI E IL 51% DELLE SUE IMPORTAZIONI” – “LA MAGGIOR PARTE DELL’ECONOMIA RUSSA E’ SOTTO TIRO”
Sberbank è la principale banca russa, non propriamente una voce marginale al Cremlino e dintorni. E proprio l’amministratore delegato di Sberbank, Herman Gref, si è sentito in dovere di avvertire che occorreranno dieci anni prima che l’economia di Mosca possa tornare sui livelli precedenti alle sanzioni introdotte dall’Occidente.
Una smentita in diretta di quanto affermato da Vladimir Putin, sicuro che l’«embargo» sta avendo effetti molto limitati sull’economia del Paese, perché Gref ha parlato dalla medesima tribuna di San Pietroburgo dove lo «zar» si era poco prima lanciato in un discorso incendiario contro Europa e Usa.
Il ceo di Sberbank – citato dall’agenzia Reuters – ha chiarito che i Paesi che hanno colpito la Russia con le sanzioni rappresentano «il 56% delle sue esportazioni e il 51% delle sue importazioni». «La maggior parte dell’economia russa è sotto tiro» ha proseguito. «Di conseguenza e se non facciamo nulla potrebbe essere necessario circa un decennio per riportare l’economia ai livelli del 2021» ha affermato Gref, chiedendo una riforma strutturale dell’economia russa. Stessi concetti che il 18 aprile scorso aveva già tracciato Elvira Nabiullina, a capo della Banca centrale russa, secondo la quale le restrizioni stanno colpendo duramente le imprese e le famiglie russe.
Secondo Gref, le spedizioni di merci sono diminuite di sei volte mentre anche il trasporto via mare e per via aerea è stato ostacolato poiché le sanzioni hanno impedito alle compagnie aeree russe di volare in direzione ovest e alle navi battenti bandiera russa è stato vietato l’ingresso nei porti dell’Ue.
Le sanzioni alle banche russe hanno in gran parte frenato le transazioni finanziarie con controparti estere, mentre alla Russia è anche impedito di ricevere apparecchiature e parti essenziali per le sue industrie automobilistiche, energetiche e aeree.
Sberbank nel 2020 ha avuto un fatturato superiore ai 47 miliardi di dollari. In quanto maggiore soggetto finanziario non è stato risparmiato dalle sanzioni e nel marzo scorso è stata distaccata dal sistema di scambi internazionali Swift. In pratica le aziende russe non possono più appoggiarsi a Sberbank per le loro transazioni internazionali. Il peso finanziario del gruppo rende ancor più significative le parole pronunciate dal suo numero uno alla presenza di Vladimir Putin.
Le parole di Herman Gref trovano conferma anche nelle previsioni formulate pochi giorni fa dalla Banca Mondiale nel suo ultimo «Global economic prospect», in pratica il report in cui vengono messe a punto le previsioni di sviluppo per ogni Paese o area economica del pianeta. La Banca mondiale assegna agli Stati Uniti una crescita a fine 2022 del 2,6, all’area Euro e al Giappone del 2,5 ma un calo dell’8,6 per il pil della Russia. Il dato peggiore dell’intera economia mondiale.
(da agenzie)
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