PERCHE’ LA MELONI E LA RUSSA NON SI CONSEGNANO ALLE AUTORITA’ INDIANE AL POSTO DI GIRONE E LA TORRE? FESTA DELLA REPUBBLICA: FRATELLI D’ITALIA ASSENTI PER LA VERGOGNA?
ALLA PARATA PER IL 68° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA LA SEDICENTE DESTRA DISERTA… PER PROTESTARE CONTRO SE STESSA, VISTO CHE E’ A CAUSA DELLA LEGGE LA RUSSA CHE I NOSTRI MILITARI SONO PRIGIONIERI IN INDIA DA DUE ANNI?
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è arrivato in via dei Fori Imperiali e ha preso posto nella tribuna delle autorità .
E’ iniziata così la tradizionale parata per celebrare la Festa della Repubblica.
In prima fila, alla destra del Capo dello Stato, il presidente del Senato, Pietro Grasso, e a sinistra la terza carica dello Stato, Laura Boldrini. Accanto a Grasso, a seguire, sono seduti il premier Matteo Renzi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il vicepresidente della Camera Simone Baldelli, il ministro degli Esteri Federica Mogherini e quello delle Riforme Maria Elena Boschi.
Sul palco anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il sindaco di Roma, Ignazio Marino e, in tailleur bianco, la signora Clio.
Presenti anche diversi rappresentanti delle forze politiche: dal Pd a Forza Italia, da Scelta Civica al Nuovo Centrodestra. C’e’ anche la Lega, con Sergio Divina.
Ma sul palco non si vedono esponenti del Movimento 5 Stelle.
Assenti anche i rappresentanti di Fratelli d’Italia, che già avevano deciso di non prendere parte alla videoconferenza con i due marò detenuti in India che si è tenuta alle 12.00 davanti ai parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. La decisione è stata presa protestare “contro l’immobilismo del governo”.
Ha spiegato Giorgia Meloni: “abbiamo consentito all’India di fare la campagna elettorale sulla pelle dei nostri due militari, illecitamente detenuti in India da oltre due anni in piena violazione del diritto internazionale”.
Detto da chi da due anni specula elettoralmente sulla pelle dei due nostri marò è veramente il massimo dell’indecenza politica.
Allora rinfreschiamo a qualcuno la memoria e la cronaca alle origini del fatto.
Fino al 2010 Confitarma (l’associazione degli armatori) era contraria all’uso di armi a bordo delle navi commerciali.
“Nonostante la situazione sia ogni giorno più gravosa” diceva Paolo D’Amico, presidente Confitarma “confermo che al momento la posizione di Confitarma, conforme alle indicazioni delle principali associazioni internazionali (IMO, Intertanko, Intercargo e BIMCO) e d’intesa con la Marina Militare e la Guardia Costiera, è in linea di principio contraria all’uso delle armi e di personale armato a bordo delle navi mercantili di bandiera, fatte salve alcune fattispecie particolari, come viaggi in zone sensibili di unità da crociera, unità particolarmente vulnerabili o pescherecci d’altura”.
Poi, nel 2011, il cambio di fronte negli ambienti militari.
Il 12 luglio, con Berlusconi presidente del Consiglio, misure urgenti anti pirateria furono, infatti, incluse nel decreto legge 107 sulla “proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonchè delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia”.
L’articolo 5 del decreto apriva, a sorpresa, la strada alla possibilità di accordi fra il Ministero della Difesa e il mondo armatoriale per l’imbarco a bordo di navi italiane battenti solo bandiera italiana di personale militare, i cosiddetti Nuclei Militari di Protezione o NMP, provenienti dalla Marina Militare e altre Forze Armate.
Il decreto, rifacendosi a un regio decreto del 18 giugno 1931, apriva anche uno spiraglio, ma a determinate condizioni, ai team privati, ponendoli, tuttavia, sin da subito, in posizione subalterna, ciò che assegnava al Ministero della Difesa il ruolo di attore privilegiato.
Il decreto racchiudeva, cioè, un tentativo di monopolio mascherato, confermato il 2 agosto 2011 con la conversione in legge dell’impianto sostanziale del decreto, ciò che dava al Ministero della Difesa il via libera all’organizzazione di speciali nuclei anti pirateria, senza dover soffrire dell’eventuale concorrenza privata, che, non a caso, è ancora oggi su carta.
Il 1° settembre 2011, con un decreto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa individuò gli spazi marittimi a rischio pirateria dove, in virtu del decreto legge 107/2011 e della legge 130/2011, era possibile imbarcare Nuclei Militari di Protezione, e quindi la porzione dell’Oceano Indiano delimitata a nord ovest dallo stretto di Bab el Mandeb, a nord dallo stretto di Ormuz, a sud dal parallelo 12° S e a est dal meridiano 78° E.
L’11 ottobre 2011, poco prima della caduta del governo Berlusconi, il Ministero della Difesa siglò con Confitarma un protocollo d’intesa che disciplinasse, a spese degli armatori, l’impiego dei Nuclei Militari di Protezione destinati al naviglio mercantile. Ancora oggi solo i team militari possono proteggere le navi.
Non così quelli privati, che devono invece essere autorizzati, così come previsto dal regio decreto del 18 giugno 1931, dal ministro dell’Interno e dal prefetto.
Riassumendo:
1) Gli armatori non erano propensi a chiedere alcuna scorta alla Marina italiana
2) Logica commerciale vuole che, in caso di guerra o pericolosità di porti e aree marittime, si stili una black list degli stessi e si eviti la navigazione e gli scali in quelle zone a rischio.
3) Se nello specifico lo Stato indiano non è in grado di garantire la sicurezza delle acque internazionali contigue alla sua costa, si sarebbe dovuto evitare il commercio marittimo con l’India, in attesa che raggiungesse gli standard internazionali dei paesi civili. Nessuno ci obbliga a scortare le navi mercantili predisposte al suicidio.
4) Il governo di allora, invece che gonfiare il petto, bene avrebbe fatto a consigliare agli armatori italiani di evitare certe zone soggette a pirateria e , in subordine, a evitare di mettere a rischio i nostri militari per proteggere traffici privati.
5) Il governo di allora avrebbe potuto, a rischio e pericolo degli armatori, consentire l’utilizzo di personale armato privato, invece di imporre addirittura un monopolio della nostra Marina.
Quanto sopra per denunciare chi oggi si erge a protettore dei nostri due marò, salvo dimenticare che la legge a causa della quale sono sotto processo in India è stata voluta da loro, contro ogni logica e contro gli stessi “desiderata” delle compagnie italiane di navigazione.
Anche il ministro degli Esteri del governo Monti, Emma Bonino, in seguito dichiarerà : «il problema è la legge La Russa, quel decreto che prevedeva inopinatamente militari su navi civili senza stabilire per bene le linee di comando. Alcuni tra coloro che oggi si agitano tanto sono all’origine del “caso marò” disse la ministra intervistata da Mattino 24.
Regole d’ingaggio che equiparano i militari italiani a semplici guardie giurate, a «contractor”; e catena decisionale, prevista dalla convenzione tra Difesa e associazione degli armatori, per la quale i militari italiani a bordo sono di fatto «ufficiali di polizia giudiziaria limitatamente alla repressione di un attacco di pirata, ferme restando per il resto le attribuzioni del Comandante della nave».
Un passaggio non secondario, perchè la Enrica Lexie tornò in porto e i marò scesero a terra, dove vennero subito arrestati in modo da esser sottoposti alla giustizia indiana e non a quella italiana come avrebbe dovuto essere.
Dunque, le basi del pasticciaccio stanno tutte in due documenti: il decreto legge del 12 luglio 2011, che rende possibile imbarcare militari italiani su navi civili, e la convenzione che la Difesa – allora retta da Ignazio La Russa – e la Confitarma firmano pochi mesi dopo, l’11 ottobre.
Hanno fatto bene i Fratelli d’Italia a non salire sul palco della festa della Repubblica: per farlo occorrerebbe avere la coscienza a posto.
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