PROCESSO REGENI, IN AULA IL PADRE: “LA VITA DI MIO FIGLIO CHE AMAVA LE LINGUE E I VIAGGI”
ACCANTO AI GENITORI DI GIULIO ANCHE LA SEGRETARIA DEL PD ELLY SCHLEIN
Importante udienza stamani, martedì 9 aprile, del processo sul caso di Giulio Regeni, scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo. Verranno interrogati Claudio Regeni, padre del ricercatore friulano, un colonnello dei carabinieri del Ros che ha indagato sulla vicenda e una compagna di studi di Giulio. L’udienza era fissata per le ore 9.30 ma a causa di un problema tecnico (non funzionano i microfoni) è slittata alle 10.20.
Nei confronti dei quattro imputati, il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif, la Procura contesta, a seconda delle posizioni, il concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.
Al centro del procedimento anche le torture a cui è stato sottoposto Giulio per nove giorni prima dell’omicidio.
«Essere catturato da ufficiali dei servizi segreti egiziani – hanno ricordato nelle precedenti udienze i legali di parte civile in aula – è già una innegabile violenza fisica e mentale. In quei 9 giorni Giulio non ha potuto parlare con la nostra ambasciata e men che meno con un avvocato: pensiamo che negare questa sofferenza sia discutibile».
All’esterno della cittadella giudiziaria per mostrare vicinanza ai genitori anche la segretaria del Pd, Elly Schlein.
«Ancora una volta siamo qui al fianco alla famiglia Regeni – afferma – Questo è un processo importantissimo ed è una questione che riguarda la nostra Repubblica e non solo una singola famiglia. Non dobbiamo dimenticare che questo processo ha incontrato enormi ostacoli anche per i rapporti con l’Egitto».
La testimonianza del padre Claudio: “Con i nostri figli abbiamo molto viaggiato, interessati a capire nuove culture e a parlare diverse lingue”
In tribunale il padre Claudio tratteggia la vita del figlio, e racconta. «Dai 4 ai 14 anni io ho vissuto in Australia. Anche con i nostri figli abbiamo molto viaggiato, interessati a capire nuove culture e a parlare diverse lingue. Abbiamo cresciuto anche i nostri figli con questa apertura mentale. Siamo stati molte volte nel sud della Francia, Spagna, Portogallo, Capo Nord, passando per Finlandia, Norvegia, Danimarca. Nel 1999 restammo per un mese in Australia affinché Giulio e Irene conoscessero i miei luoghi. Entrambi appassionati di storia e lingua. Giulio parlava bene inglese, arabo, spagnolo e tedesco e stava studiando francese».
Da ragazzo coordinava i giovani di Fiumicello e accoglieva i ragazzi stranieri. «Era molto rispettoso degli altri. È andato via da casa per gli Stati Uniti a 17 anni, a Montezuma, per frequentare un corso di studi che consentiva accesso a università di tutto il mondo. Andò, dal 2007 al 2011, nel nord dell’Inghilterra e l’ultimo anno in Egitto al Cairo. Studiava scienze politiche internazionali e cultura araba. Andammo a trovarlo al Cairo. Il master lo fece a Cambridge e si occupò di Paesi in via di sviluppo nel Mediterraneo, in particolare l’Egitto. Nel 2011 ci fu la primavera araba e approfondì questo tema. Parallelamente ha avuto esperienze anche in Siria».
(da agenzie)
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