PROTESTE ANTI-CORRUZIONE IN SERBIA: MIGLIAIA IN PIAZZA, GOVERNO SEMPRE PIU’ IN DIFFICOLTA’
A PIU’ DI UN MESE E MEZZO DAL CROLLO DELLA PENSILINA A NOVI SAD, CONTINUA LA MOBILITAZIONE IN TUTTO IL PAESE
Non si fermano le manifestazioni di protesta in Serbia. Più di mille persone sono scese in piazza nel giorno di Natale per protestare contro il governo e chiedere giustizia e verità sul crollo di una pensilina della stazione di Novi Sad, costato la vita a quindici persone. Un incidente diventato un caso politico e un problema di difficile soluzione per il presidente Alexander Vucic.
Il crollo risale al 15 novembre scorso. Alla stazione di Novi Sad, ristrutturata e riqualificata di recente, una pensilina è crollata su un gruppo di passeggeri in attesa, uccidendo quattordici persone sul colpo, fra cui molti bambini, e ferendone altre decine. Uno di loro è morto pochi giorni dopo in ospedale.
Da allora le proteste non si sono mai fermate. Da Novi Sad si sono diffuse a tutta la Serbia e neanche le dimissioni del ministro delle Infrastrutture, Goran Vesic, sono bastate a fermarle. Domenica scorsa, centomila persone sono scese in piazza a Belgrado per chiedere che a casa vada tutto il governo.
Per i manifestanti, guidati dal movimento studentesco e dalle associazioni degli agricoltori, non si tratta di un incidente ma della diretta conseguenza della diffusa corruzione e della poca trasparenza nei lavori pubblici, per lo più appaltati ad aziende cinesi. Risultato: pessimi materiali, mazzette, gare al ribasso. A farne le spese, come a Novi Sad, studenti, pendolari, gente comune.
I costruttori nel mirino
Su quel crollo, il movimento pretende un’indagine indipendente su quanto successo. Ad aggiudicarsi i lavori era stato un consorzio formato da due aziende cinesi China Railway International e China Communications Construction, una francese, Egis, e una ungherese, Utiber. Ma su quella gara e sul contratto che dopo è stato stipulato, adesso i manifestanti vogliono chiarezza.
Ieri, dopo quindici minuti di veglia silenziosa, il corteo si è diretto verso l’ufficio del procuratore generale Zagorka Dolovac per consegnare mille lettere tutte uguali, con cui chiedono al magistrato di non insabbiare l’inchiesta. Sotto indagine sono finite dodici persone, fra cui l’ormai ex ministro Vesic, arrestato e scarcerato nel giro di pochi giorni.
“Gli studenti chiedono che lei combatta per affermare giustizia e diritto, senza essere influenzato da negligenze dettate da politica e corruzione”, recita la missiva. “Chiediamo di rispondere con professionalità e responsabilità alle richieste degli studenti e di unirsi alla nostra lotta per una Serbia migliore e più degna, assolvendo al dovere che la Costituzione le assegna”.
Quella di ieri, é solo l’ultima delle mobilitazioni che hanno scosso la Serbia nell’ultimo mese e mezzo. Per tentare di arginare l’ondata di proteste, il governo ha chiuso le scuole con una settimana di anticipo rispetto al canonico stop del 31 dicembre per il Natale ortodosso. Ma le università continuano a rimanere aperte e occupate e gli studenti già si preparano a nuove mobilitazioni.
(da agenzie)
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