PUTIN E’ FURIOSO PER L’ATTACCO UCRAINO NELLA REGIONE DI KURSK: “MAD VLAD” E I SUOI GENERALI SI ERANO ILLUSI DI ESSERE VICINI ALLA VITTORIA, GUARDAVANO FIDUCIOSI ALLE AVANZATE NEL DONBASS, CONTAVANO SULLA STANCHEZZA EUROPEA NEL SOSTEGNO A ZELENSKY E MAGARI NELLA VITTORIA DI TRUMP A NOVEMBRE
DA 5 GIORNI, SI STANNO PREOCCUPANDO DI DIFENDERE LA ZONA DEL GASDOTTO PER L’EUROPA E TEMONO CHE LE TRUPPE DI KIEV POSSANO RAGGIUNGERE LA GRANDE CENTRALE NUCLEARE DI KURCHATOV, A 70 CHILOMETRI DAL CONFINE UCRAINO, CHE FORNISCE ENERGIA ALLA RUSSIA MERIDIONALE
Ancora una volta, Vladimir Putin viene spiazzato dagli sviluppi della guerra in Ucraina. L’offensiva delle truppe scelte di Kiev nella regione di Kursk ha colto lui e i suoi generali di sorpresa. Si erano illusi di essere prossimi alla vittoria, guardavano fiduciosi alle lente avanzate nel Donbass, contavano sulla stanchezza europea nel sostegno a Zelensky e magari nella vittoria di Trump a novembre.
Ma, da 5 giorni, si stanno preoccupando di difendere la zona del gasdotto per l’Europa e adesso temono che le truppe nemiche possano raggiungere la grande centrale nucleare di Kurchatov, 70 chilometri dal confine ucraino, uno dei centri nevralgici che fornisce energia alla Russia meridionale.
«Putin è furioso. Si è beccato un potente schiaffo in faccia, che ha un enorme valore simbolico», osservano i commentatori della Chatham House di Londra. Dobbiamo guardare con attenzione a quest’ennesima vampata di frustrazione del dittatore russo. Abbiamo già visto in questi 30 mesi di guerra che, tutte le volte che è stato messo con le spalle al muro, la sua retorica minacciosa sul ricorso alle armi nucleari si è fatta particolarmente virulenta.
La «razionalità» di Putin umiliato ha forti limiti e viene soverchiata dalla sua biografia di ex dirigente del vecchio Kgb sovietico determinato più che mai a vedere rinascere la Russia imperiale. Il signore del Cremlino non si fermerà. Ogni battuta d’arresto lo vedrà rilanciare più determinato di prima, anche a costo di stringere alleanze con regimi criminali come la Corea del Nord, abbracciare la teocrazia sciita iraniana e tramare con le mafie organizzate su scala internazionale.
Putin ha ordinato alla sua macchina della propaganda di ricordare la battaglia di Kursk nella Seconda Guerra Mondiale. In verità, non c’entra nulla. I mille o duemila soldati ucraini penetrati martedì all’alba in Russia dalla regione di Sumy con un centinaio di mezzi corazzati non sono certo paragonabili al gigantesco scontro tra l’Armata Rossa e l’esercito tedesco consumatosi in quelle pianure tra il 5 luglio e il 23 agosto 1943. Allora furono coinvolti 6.000 carri armati, due milioni di uomini, 4.000 aeroplani: è considerata «la più grande battaglia tra tank della storia».
Il parallelo è assolutamente fuori luogo. Eppure, serve a Putin per ricordare a lui stesso e a tutti i russi che loro sono le forze del «bene» contro il «male» occidentale e il «neonazismo del regime di Zelensky».
(da Corriere della Sera)
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