PUTIN HA LE CASSE VUOTE E TORNA A VENDERE GAS ALL’EUROPA: LA RUSSIA RIAPRE I RUBINETTI DEL GASDOTTO YAMAL, CHE DALLA SIBERIA ARRIVA IN GERMANIA VIA POLONIA
A PUTIN SERVONO SOLDI FRESCHI PER FINANZIARE LA GUERRA. E PER QUESTO STUDIA ANCHE NUOVE ROTTE VERSO L’ASIA E SPERA NEL “CARO AMICO” XI JINPING
Nonostante i toni minacciosi e gli annunci di ritorsioni contro il tetto al prezzo deciso prima di Natale da Bruxelles, il Cremlino ha deciso di aumentare le forniture di gas verso l’Europa. In previsione dell’ondata di freddo che dovrebbe arrivare con i primi giorni di febbraio, il governo di Mosca ha annunciato che è pronto a riaprire i rubinetti del gasdotto Yamal, una delle principali porta di accesso del metano siberiano verso l’Unione europea: i suoi tubi passano attraverso la Polonia e da qui raggiungono la Germania e il resto dei Paesi nordici.
Il taglio al petrolio
Ora, in previsione di un aumento della domanda di gas per il calo delle temperature, i russi ci ripensano. L’annuncio fa il paio con la decisione di Mosca di ridurre la produzione di petrolio, tra 500 e 700mila barili al giorno. La comunicazione è arrivata il 23 dicembre, da parte del vice-presidente Alexander Novak ed è una chiara reazione non solo all’embargo al greggio russo (scattata per la Ue a partire dal 5 dicembre scorso) ma anche al tetto al prezzo a 60 dollari valevole anche per chi non ha aderito al blocco commerciale dai Paesi occidentali.
Cremlino, entrate in calo
Per trovare un filo conduttore tra i due annunci occorre seguire la pista dei soldi. Il Cremlino ha bisogno di sostenere le entrate, per continuare a finanziare la guerra. Così, da un lato deciso di mandare più gas in Europa perché ritiene che con il freddo in arrivo i prezzi dovrebbero risalire, mentre con il taglio della produzione di petrolio cerca di far salire le quotazioni.
È stato lo stesso Novak ad ammettere all’agenzia Tass che le forniture di gas verso la Ue sono diminuite: alla fine del 2022 la Russia registrerà un calo delle esportazioni di gas di circa un quarto, mentre la produzione diminuirà del 12%. L’anno precedente la produzione era cresciuta del 10% e le esportazioni del 3%. Grazie ai prezzi record finora il Cremlino aveva compensato il calo della domanda: ma da quando è stato annunciato il price cap complice un autunno nettamente più caldo della media – le quotazioni sono crollate del 40%.
Il ruolo della Turchia
Sul fronte del gas è stato un Natale di annunci. Ieri, il presidente turco Recep Erdogan ha annunciato una nuova scoperta per 58 miliardi di metri cubi nei giacimenti del Mar Nero. Di per sè non è una quantità clamorosa (l’Italia da sola ne consuma 70-75 all’anno), ma va ad aggiungesi alle altre scoperte che porta il totale turco a oltre 700 miliardi di metri cubi. Ed è la dimostrazione di come Ankara voglia giocare un ruolo da leader nei prossimi anni, visto che reclama il suo spazio anche al largo di Cipro, dove si trova Leviathan, il più grande giacimento del Mediterraneo.
(da la Repubblica)
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