PUTIN MAI COSI’ DEBOLE, RISCHIA IL CROLLO DEL SUO POTERE
SI APRE LA CORSA ALLA SUA SUCCESSIONE, A MARZO 2024 LE PRESIDENZIALI
Temeva le Rivoluzioni colorate nelle Repubbliche satelliti. Ignorava però di stare coltivando la sua nemesi in seno. Evgenij Prigozhin era una sua creatura. Gli doveva tutto. Eppure si è trasformato nel Mostro di Frankenstein che si è ribellato contro il suo artefice. E che ieri gli ha improvvisamente inferto un colpo quasi fatale sotto gli occhi del mondo.
In oltre un ventennio al potere Vladimir Putin è sopravvissuto come un’araba fenice a diverse crisi. Ma comunque finirà, seppure riuscisse a non soccombere nella battaglia contro il capo dei miliziani della Wagner, uscirà pericolosamente indebolito dall’umiliazione di aver visto i mercenari che per anni hanno combattuto in segreto le sue guerre nel mondo, dall’Africa alla Siria, marciare senza incontrare alcuna resistenza da parte delle forze armate quasi fino alle porte di Mosca, mentre i suoi soldati un anno e mezzo fa dovettero ritirarsi con la coda tra le gambe da Kiev.§
Egli stesso, nel suo breve e unico intervenuto televisivo, durato appena poco più di cinque minuti, ha accusato Prigozhin di “tradimento” senza mai nominarlo, lo stesso trattamento riservato al suo acerrimo nemico che sta dietro le sbarre, il dissidente Aleksej Navalny.
E ha evocato la presunta “pugnalata alle spalle” che nel 1917 “rubò” alla Russia la meritata vittoria nella prima guerra mondiale e precipitò il Paese nella Rivoluzione bolscevica e nella guerra civile. Parole che volevano trasmettere alla popolazione e al mondo fermezza contro i rivoltosi, ma che non hanno fatto che evocare i più pericolosi scenari provenienti dal passato del Paese.
Il discorso di Putin
Putin non ha menzionato neppure il ministro della Difesa Sergej Shojgu o il capo dello staff delle forze armate Valerij Gerasimov. Non può fare a meno di difenderli perché rappresentano lo Stato, come ha fatto appoggiando l’intesa che avrebbe soggiogato i mercenari alla Difesa e che ha probabilmente accelerato il colpo di mano di Prigozhin, ma di certo mal tollera che i due leader dell’esercito abbiano lasciato che i loro dissidi personali finissero col mettere in pericolo la sua stessa sopravvivenza.
Se Prigozhin è arrivato così lontano però non è che colpa sua. Putin prima ha permesso che costituisse un potente esercito privato, mossa pericolosissima. Poi ha taciuto per troppo tempo sulle sue intemerate, sui suoi continui assalti contro l’esercito e, dunque, contro il suo stesso potere.
Altri potrebbero un domani approfittare della sua estrema debolezza ora che è stata messa in mostra. Non solo i suoi nemici esterni, gli ucraini che cercheranno di approfittare del momento per tentare di sfondare le linee difensive dei russi. Ma soprattutto i suoi nemici interni.
Le presidenziali in Russia
Il 18 marzo 2024 si terranno le presidenziali russe e il tentato golpe potrebbe portare allo scoperto la corsa alla successione che da mesi si svolge dietro le quinte tra i tecnocrati convinti che il conflitto vada ripensato e i falchi che vorrebbero invece che la Russia scatenasse tutta la sua potenza di fuoco contro l’Ucraina per chiudere definitivamente la faccenda.
Se mai Prigozhin salisse al potere, cosa che al momento appare improbabile qualunque sia la reale ragione dietro all’improvvisa ritirata, le conseguenze sarebbero imprevedibili.
La domanda determinante per il futuro della Russia adesso è chiarire se ha alleati al governo. Per molto tempo l’ex galeotto diventato miliardario ha goduto della protezione del capo della Guardia nazionale Viktor Zolotov, del governatore di Tula ed ex guardia del corpo di Putin, Aleksej Djumin, e infine del capo dello staff del Cremlino, Anton Vajno, ma ultimamente i tre sembravano aver smesso di intercedere per lui. Mentre il miliardario e uno dei più stretti consiglieri di Putin, Jurij Kovalchuk, considerato il più potente “mecenate” del cuoco ribelle, recentemente ne aveva ufficialmente “preso le distanze”.
Una farsa per mascherare il complotto? Mentre due dei suoi ex alleati militari, il generale Sergej Surovikin e il viceministro della Difesa Alekseev, hanno registrato video che condannavano il suo ammutinamento e invitano i combattenti della Wagner a desistere. E le agenzie di sicurezza come l’Fsb, che tutto governa, a partire dal Cremlino, non hanno mai ben visto Prigozhin e le sue credenziali di ex galeotto. Il suo sostegno popolare infine è infinitesimale.
Prigozhin impossibile
Potrebbe forse godere di padrini all’estero. Gli oligarchi in esilio che bramano la revoca delle sanzioni come Mikhail Fridman o la rimozione di Putin come Mikhail Khodorkovskij per poter tornare in patria. Oppure le potenze occidentali intenzionate a usarlo come testa d’ariete finché hanno un nemico in comune.
Per quanto possa accattivare l’idea della follia momentanea, sembra chiaro che si sia trattato di un tentato golpe preparato per tempo: prima il video del falso raid contro Wagner, il casus belli fabbricato ad arte dal re della propaganda, poi la marcia su Mosca, senza sparare un colpo e incontrando quasi nessuna resistenza. Prigozhin potrebbe avere alleati influenti nell’élite che non si sono ancora fatti vivi. Ma che potrebbero farlo presto. La marcia abortita potrebbe soltanto essere stato un test dell’assalto al potere di Vladimir Putin.
(da La Repubblica)
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