REBUS PREFERENZE, IL DILEMMA DI BERLUSCONI
L’EX PREMIER PREPARA LA CAMPAGNA ELETTORALE E PENSA AL NOME “GRANDE ITALIA”
Il confronto sulla legge elettorale si è impantanata. In questo modo, rinviando tutto a settembre, Pd e Pdl eviterebbero di andare al voto in autunno in maniera pilotata come sembrano volere Napolitano, Monti e Casini.
Ciò accade proprio nel giorno in cui Alfano in una conferenza stampa esulta per l’approvazione al Senato, in prima lettura, dell’elezione diretta del capo dello Stato.
Difficilmente alla Camera la vecchia maggioranza Pdl-Lega riuscirà a far passare questa riforma costituzionale osteggiata da Pd e Udc.
Berlusconi intanto ha dato forfait all’incontro con i giornalisti per evitare di rispondere a una serie imbarazzanti di domande, per esempio sulla trattativa Stato-mafia e sull’accusa a Dell’Utri che, secondo i magistrati di Palermo, porterebbe in qualche modo a lui.
Ma ha voluto evitare pure di parlare della sua sesta candidatura a premier e delle questioni europee, magari sostenendo che oggi lo spread ha raggiunto gli stessi livelli di quel novembre 2012 in cui dovette dimettersi.
E che, insomma, essere stato sostituito con Monti non ha portato a grandi risultati. Affermazioni che avrebbero provocato ripercussioni sui mercati già abbastanza turbolenti.
Alfano ha spiegato che l’assenza del Cavaliere è stata concordata «per evitare di offrire un pretesto alla sinistra che già aveva cominciato con il rullio di tamburi, dicendo che la nostra proposta sull’elezione diretta del presidente della Repubblica ci serve per appendere qualche manifesto».
Un’altra ipotesi è invece che l’ex premier non intenda sbilanciarsi sulla legge elettorale e che non sia convinto sulle preferenze per le quali tifa invece gran parte del Pdl, gli ex An in particolare.
Preferenze e premio di maggioranza da attribuire al partito che prende più voti, mentre il Pd vuole i collegi per scegliere i parlamentari e il premio di maggioranza alla coalizione che vince.
«La verità – sostiene La Russa – è che il Pd vuole decidere chi deve essere eletto e il miglior sistema è paracadutare i propri uomini nei collegi».
«Mentre noi – ha precisato Alfano – vogliamo far eleggere direttamente dagli italiani sia il presidente del Consiglio sia i parlamentari. Loro voglio decidere nel chiuso di una stanza».
Ecco messa così sono due dita negli occhi a Bersani, che ha risposto irritato definendo la proposta delle preferenze «l’uovo di giornata»: «Ieri sera il messaggio era diverso. Aspetto domani mattina perchè siamo al settimo-ottavo messaggio diverso».
Anche Casini ha dato una rispostaccia al Pdl.
«Lo spread è alle stelle, i Comuni non sanno come pagare i fornitori e noi ci preoccupiamo di cincischiare su cose astratte come il semipresidenzialismo, che non ha alcuna possibilità di essere realizzato in questa legislatura e si rinvia sulla legge elettorale».
Bene, ha replicato Alfano, visto che «Bersani ha la testa dura dovrà spiegare agli italiani che vuole tenersi il Porcellum».
Intanto Berlusconi fa la Sfinge.
Nel suo stesso partito c’è chi, come l’ex ministro Galan e molti ex Fi, definiscono le preferenze «una grande boiata».
Ma il silenzio del Cavaliere è dovuto anche al fatto che in capo ai suoi pensieri non ci sono le riforme.
Sta lavorando alla campagna elettorale, sia che si voti nel 2013 o in autunno (ipotesi che si allontana per la verità ). Sta mettendo a fuoco il “format” della sua ridiscesa in campo per l’ennesima volta.
Non ha voluto parlarne ieri alla conferenza stampa sul presidenzialismo perchè sta studiando l’annuncio ad effetto nei tempi e nelle modalità comunicative più adatte, anche con proposte e idee che possano servire a recuperare la fiducia di chi lo ha già votato tante altre volte.
Un’idea è che il debito pubblico non devono pagarlo gli italiani ma lo Stato vendendo una parte del suo patrimonio.
Anche il nuovo nome da dare al partito ha la sua importanza. Berlusconi comincia ad avere una preferenza rispetto ai tanti nomi che erano circolati: Grande Italia.
Amedeo La Mattina
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