RENZI-DI MAIO, INCONTRO TRA CHI NON HA NULLA DI PIU’ SERIO A CUI PENSARE: PROVE DI DISGELO TRA M5S E PD
DI MAIO: “PROPORZIONALE E PREFERENZE”… RENZI TARANTOLATO: “SI CHIUDE IN 15 GIORNI”… FASSINO: “ALT, POCHI 21 SINDACI”… MENTRE MILIONI DI ITALIANI NON HANNO LAVORO QUESTI PENSANO AL SENATO
Prove di disgelo tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico che questo pomeriggio sono tornati a sedersi al tavolo per discutere delle legge elettorale e delle riforme.
Un incontro, trasmesso anche questa volta in streaming, con protagonisti il premier Matteo Renzi e il vicepresidente della Camera dei Cinque Stelle Luigi Di Maio.
Tanto i nodi da sbrogliare a partire dai cinque punti della proposta del Movimento: primo turno proporzionale, eventuale secondo con premio di maggioranza, preferenze da reintrodurre, norma anti-condannati e, infine, no alle candidature plurime.
Nella delegazione dei Cinque Stelle presenti anche i due capigruppo a Camera e Senato Paola Carinelli e Vito Petrocelli, più l’estensore del “Democratellum”, Danilo Toninelli.
Per il Pd, oltre al premier, anche il vicesegretario Debora Serracchiani.
I tempi per la trattativa però stringono. «Da qui al primo agosto o comunque al momento in cui la riforma costituzionale sarà approvata» al Senato, «facciamo un giro ufficiale» di consultazioni sulla legge elettorale anche «con tutte le altre forze politiche che stanno consentendo di fare una riforma costituzionale ed elettorale», annuncia Matteo Renzi.
LE PROPOSTE M5S
La proposta di “mediazione” grillina sulla legge elettorale è questa: un primo turno proporzionale senza sbarramento e un eventuale secondo turno, qualora nessuna lista superasse il 50%, tra i partiti che hanno preso il maggior numero di voti e con un premio di maggioranza al 52%.
«La nostra proposta è molto più simile alla legge dei sindaci delle altre proposte. Renzi è stato eletto sindaco non al primo turno, perchè poteva esserlo se veniva votato dal 51%» spiega Di Maio.
«Ci auguriamo che in futuro anche la legge dei sindaci possa avere una norma che dice mai più condannati. Nei comuni come in Parlamento».
Resta aperto il nodo delle preferenze, tanto care ai grillini.
«Sulle preferenze mi sembra ci sia un po’ di paura. Siete disposti a cedere sulle preferenze in cambio della governabilità ?», ha chiesto Di Maio.
«Perchè dovremmo fare un mercimonio della riforma?», ha risposto Serracchiani.
Ma Renzi ha aperto: «Il punto vero è capire se su questo tema riusciamo a trovare un punto di caduta o meno», afferma Matteo Renzi.
RENZI: “TRA NOI NON C’È RIO DELLE AMAZZONI, MA RUSCELLO ”
È andata «molto bene, sono contento il problema è se» Di Maio «li porta tutti. Vediamo che succede al loro interno», ha detto il premier Renzi al termine dell’incontro.
Già durante lo streaming il presidente del Consiglio aveva ribadito di essere a favore della trattativa.
«Vogliamo tenerla aperta o no la discussione» sulle riforme costituzionali «e se sì quali sono i punti su cui voi non accettate totalmente nessun tipo di accordo?».
E ancora più chiaramente: «Tra la nostra proposta e la vostra non c’è il Rio della Amazzoni, c’è un ruscello che non è detto che riusciremo a colmare. Capiremo se nei testi, potremo trovare un punto di equilibrio».
La sensazione è che il Pd voglia mantenere il “forno” aperto con i grillini, anche in vista dell’attesa sentenza di appello sul processo Ruby.
In caso di condanna di Berlusconi, il rischio è che i ribelli di Forza Italia prendano il sopravvento indebolendo il patto del Nazareno.
L’ALT DI FASSINO SUL SENATO
Ma nel cammino delle riforme si mettono di traverso anche i primi cittadini.
«L’Anci considera insoddisfacente la previsione di partecipazione di 21 sindaci al nuovo Senato. Questo numero è inadeguato rispetto al dovere di rappresentare oltre 8 mila Comuni» ha detto il presidente dell’Anci, Piero Fassino al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Associazione dei Comuni italiani.
«Abbiamo fatto il punto su tutti i dossier gestiti in questi mesi e di cui stiamo interloquendo con il governo», ha quindi spiegato Fassino, al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Anci.
«L’Anci apprezza che finalmente dopo 30 anni di tentativi falliti si stia arrivando a una riforma costituzionale -ha proseguito il numero uno dell’Anci – che investe contemporaneamente l’assetto dei poteri locali, i rapporti tra Enti locali e Regioni, l’assetto del Parlamento con il Senato delle Regioni». Ma ha ribadito: il metodo di elezione dei 21 sindaci che diventano senatori «non è corretto perchè la nostra fonte di legittimazione arriva dagli enti locali non dai consigli regionali».
(da “La Stampa”)
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