ROBERTO SPERANZA, UN POLITICO ALL’ANTICA CON IL CULTO DELLE ISTITUZIONI
IL MINISTRO DELLA SALUTE E’ TERZO PER GRADIMENTO TRA GLI ITALIANI… DI CARATTERE SCHIVO. APPARE POCO SUI MEDIA PERCHE’ E’ SOMMERSO DI LAVORO E NON AMA LE CHIACCHIERE… HA SCELTO LA LINEA DEL RIGORE FIN DALL’INIZIO
L’articolo 32 della Costituzione è il suo mantra: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività , e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Dal 5 settembre 2019, da quando ha giurato come ministro della Salute nel secondo governo Conte, Roberto Speranza si lascia guidare nella sua azione dalla Carta.
E ha scelto la linea del rigore per fronteggiare la più grande emergenza sanitaria della storia del Paese.
Niente interviste, poche e mirate le apparizioni in tv e tutte di servizio, per dare informazioni corrette ai cittadini. Una strategia mediatica improntata all’essenzialità perchè il lavoro è tanto e non c’è tempo da perdere. E che si è rivelata premiante, visto che il ministro della Salute è terzo per indice di gradimento nella classifica dei leader stilata da Ilvo Diamanti su Repubblica.
L’attività di Speranza, potentino, 41 anni, va distinta in due momenti: pre e post Covid. Una data fa da spartiacque: è il 14 dicembre 2019, quando alla conferenza stampa di fine anno al ministero Speranza presenta, con una ventina di slide, i primi cento giorni per la Salute.
La sua azione è già indirizzata verso tre obiettivi: più assunzioni, più risorse e maggiore vicinanza dei medici di base alle strutture pubbliche. Riesce a frenare l’annosa emorragia di tagli alla sanità ottenendo in legge di Bilancio quattro miliardi e mezzo, di cui due da destinare al fondo sanitario nazionale e altri due e mezzo per l’edilizia sanitaria.
Ma soprattutto Speranza intuisce, quasi a prevedere il disastro della pandemia che scoppierà di lì a poche settimane, che il Ssn si trova ad operare in una società profondamente cambiata, dove la piramide demografica si è invertita: masse di anziani, spesso afflitti da patologie croniche, si riversano negli ospedali anche solo per effettuare semplici controlli perchè non hanno altri punti di riferimento.
Perciò mette a disposizione 240 milioni per i medici di famiglia per l’acquisto di strumentazioni nuove, dagli spirometri alle macchine per l’elettrocardiogramma.
Lo scopo è liberare i pronti soccorso, consentendo alla medicina di base di fare screening a una parte della popolazione che altrimenti intaserebbero le strutture pubbliche.
Poi arriva il Covid ed è come un ciclone che travolge tutto. Speranza capisce subito la pericolosità del virus e adotta la linea del rigore, confermata anche ieri con il suo no agli spostamenti nelle seconde case.
È lui a spingere per il blocco dei voli in Italia, quando ancora non è scoppiato il caso Codogno: il ricovero di Mattia, considerato il paziente uno, è del 21 febbraio.
Intanto parte la task force, il comitato tecnico scientifico con cui è sempre in stretto contatto, in particolare con il coordinatore Walter Ricciardi.
Tutto il resto è storia recente. Speranza e il suo ministero sono stati sempre i punti di riferimento principali di tutte le decisioni assunte da Conte nei suoi dpcm. La salute dei cittadini prima di tutto.
Di carattere riservato, laureato in Scienze Politiche con un dottorato in Storia dell’Europa Mediterranea, nonostante la giovane età Speranza è un politico di antica scuola, quella “classica” dedita al territorio e al culto del funzionamento delle istituzioni.
“Se prima già lavorara h24, con il coronavirus le sue giornate sono diventate di 72 ore” raccontano i suoi più stretti collaboratori.
Quella che sembra una strategia mediatica della riservatezza è quasi una scelta obbligata, dettata soprattutto dalla mancanza di tempo. Per questo meglio concentrare le uscite in poche apparizioni televisive, utili a dare informazioni. Della sua vita da politico precedente al ruolo di ministro si ricorda un evento su tutti: la dolorosa scissione dal Pd – a cui aveva aderito dalla nascita, provenendo dalle fila della Sinistra giovanile – con D’Alema e Bersani il 17 febbraio 2017 e la fondazione di un nuovo partito, Articolo Uno.
(da “La Repubblica”)
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