SANTORINI, I 20 ANNI DI “ATLANTIS BOOKS”, LA LIBRERIA PIU’ BELLA DEL MONDO
“OGGI SIAMO RIMASTI IN DUE”… IL SOGNO REALIZZATO DA DUE STUDENTI UNIVERSITARI AMERICANI CAPITATI NELL’ISOLA NEL 2002
Nel 2004 apriva a Santorini quella che il Guardian, l’anno successivo, e National Geographic, nel 2015, avrebbero nominato la libreria più bella del mondo.
Era il sogno realizzato di due universitari statunitensi capitati un paio di anni prima nell’isola greca. Un luogo perfetto per crogiolarsi nella lettura, dove però non esisteva alcun negozio che vendesse libri. E così una notte di primavera, tra un bicchiere di vino e un altro, i due ragazzi avevano deciso che ci avrebbero pensato loro.
La libreria si sarebbe chiamata Atlantis Books, in omaggio alla versione di quegli archeologi convinti che la leggendaria isola di Atlantide coincida proprio con Santorini. Per realizzare l’impresa i due universitari coinvolsero altri quattro coetanei, uno statunitense e tre europei, e raccolsero più soldi possibile.
Durante le vacanze di Natale del 2003 si trovarono a Cambridge, nel Regno Unito: caricarono alcune scatole di libri su un vecchio van e partirono alla volta di Santorini, parte dell’arcipelago delle Cicladi. Il 4 gennaio 2004 arrivarono a Oia, nell’estremità settentrionale dell’isola. Il tempo di raccogliere pezzi di legno e altri oggetti abbandonati, ripulirli, assemblarli, personalizzare il tutto, sistemare i libri e voilà: a Pasqua la libreria era pronta. Bisticci e inghippi burocratici furono superati grazie all’entusiasmo e all’aiuto della gente del posto. La prima sede di Atlantis Books era un ex negozio di fotografia vicino ai resti di un castello veneziano, nel punto più alto di Oia. Presto la libreria si trasformò in un magnete per un gran numero di ventenni di passaggio, oltre che per gli appassionati di libri di ogni età. La zona del castello però era poco frequentata, e la quantità dei clienti non era sufficiente a far quadrare le finanze. Le cose cambiarono quando Atlantis Books traslocò in quella che sarebbe diventata la sua sede storica: un locale seminterrato nella strada principale di Oia con accesso a una terrazza affacciata sull’Egeo.
La terrazza, su cui fino al terremoto del 1956 si ergeva la casa di un capitano di marina, si rivelò il luogo perfetto per eventi di vario tipo, tra cui un amatissimo Tzatziki Festival (lo tzatziki è una tipica salsa greca). Vent’anni dopo Atlantis Books esiste ancora, ed è rimasta l’unica vera libreria su tutta l’isola. Tenerla aperta non è stato facile però. Dopo la crisi economica greca iniziata nel 2009, una botta importante l’ha data la Brexit, che ha portato al collasso dei principali fornitori di libri del Regno Unito e all’insorgere di una serie di complicazioni burocratiche.
Poi ci si è messo il Covid, con il conseguente calo del turismo. Il colpo peggiore è arrivato nel 2023, quando dopo anni di trattative terrazza e seminterrato dove la libreria era in affitto sono stati venduti al proprietario di una compagnia di navigazione turistica.
Il rischio di chiusura si è fatto più concreto che mai, finché il rampollo di una ricchissima famiglia di Santorini, i Nomikos, per salvare la libreria non ha deciso di ospitarla in uno dei propri spazi. E così nei primi mesi del 2024 da Oia Atlantis Books si è spostata di nuovo. Questa volta ha proprio cambiato paese.
Oggi si trova ai piedi del Nomikos Conference Centre di Fira, il capoluogo di Santorini. È un punto strategico: la stradina pedonale adiacente alla libreria, con vista sul mare, è molto trafficata, anche perché rappresenta il posto perfetto per ammirare il tramonto.
Sono parecchi i turisti che entrano nella libreria, incuriositi dal suo fascino (inclusi noi): l’incanto di Atlantis Books è rimasto intatto nonostante il trasloco. Libri di ogni tipo, in inglese, greco, tedesco, francese, spagnolo, italiano e altre lingue ancora, svettano su librerie e scaffali in legno. Alcuni sono molto pregiati. Su cartoncini e sulle pareti frasi scritte a mano lasciano trapelare un cinico sarcasmo; sulla porta principale, per esempio, si leggono i versi finali di una poesia della scrittrice Dorothy Parker che parla di suicidio: Guns aren’t lawful / Nooses give / Gas smells awful / You might as well live (Le pistole sono illegali / I cappi cedono / Il gas ha un odore nauseante / Tanto vale vivere). La scelta musicale è raffinatissima: si passa da Crucify your mind di Sixto Rodríguez a The Everynight Banshee dei Palatine. Una stanza ospita alcune foto dell’epico viaggio in van.
E poi ci sono poster, mappe, ninnoli e oggetti vari (tra cui uno specchio), lampade antiche che emettono una luce soffusa, un piccolo albero che svetta in mezzo alla stanza principale.
Il fondatore della libreria
Nella stessa stanza c’è anche un bancone in legno a semicerchio. Dietro il bancone c’è la sedia impagliata dove ogni tanto prende posto un uomo dall’aria un po’ burbera. Il suo nome è Craig Walzer, ha 43 anni, è nato in Canada ed è cresciuto a Memphis, nel Tennessee. Da parecchi anni casa sua è Santorini, anche se – dice lui – il suo greco ancora non è fluente (in compenso parla il francese e anche un po’ di italiano e di spagnolo). È l’ex ragazzo che nel 2002 ebbe l’idea di aprire una libreria qui. Tra i sei fondatori, è l’unico a essere rimasto nell’isola.
Prima di iniziare a raccontare al Corriere la sua storia e quella di Atlantis Books (riassunta in un evento TEDx ad Atene del 2012 di cui Walzer è stato protagonista: si trova il video su YouTube), l’uomo estrae dal bancone una piccola panca in legno su cui ci fa accomodare. Il bancone ha un incavo su misura per la panca. E ha anche un portabicchieri estraibile. «Quando lo abbiamo costruito mi sono assicurato che ci fosse un posto per la panca e uno per l’alcol», ci spiega Walzer, laconico. I clienti intanto continuano a entrare. Walzer al momento è solo nel negozio, e deve interrompersi spesso.
Il timbro della libreria
Ogni volta che passa un libro in cassa offre di marchiarlo col timbro della libreria, dettaglio che i clienti sembrano piacere parecchio. «Prima della pandemia c’erano sette dipendenti a tempo pieno. Ora siamo soltanto io e un ragazzo», racconta. «Sto cercando altre persone, ma non è facile trovare qualcuno che sappia gestire sia il negozio sia me. La parte più difficile sono io, puoi chiedere alle mie ex fidanzate (ne menziona una di Udine che gli ha spezzato il cuore, ndr). Non sono una persona molto socievole, probabilmente questo mestiere in qualche modo mi fa bene».
Il riuso degli oggetti che vengono buttati
Walzer ci porta in giro per la libreria. Si scusa, dice che è molto più sfornita del solito. «Sono in imbarazzo, ma stiamo lavorando per tornare all’altezza della nostra reputazione», aggiunge. Noi invece siamo estasiati, gli facciamo i complimenti. Lui si schernisce: «Non è solo opera mia. Il mio contributo principale è trovare persone di talento. E ho tempo per pensare ai dettagli. L’albero, per esempio, viene dal vecchio negozio, sarebbe dovuto andare in un giardino esterno che non abbiamo mai potuto costruire. Ho deciso di metterlo lì, e ho spiegato a Emily, una ragazza di Edimburgo, che avrei voluto che attorno ci costruisse una specie di corona, tipo un collo a ruche. Ed ecco il risultato. Molte delle cose qui provengono dalla spazzatura o dalle spiagge. In un posto come questo, con una cultura delle vacanze fortissima, la gente butta via di tutto.
Santorini è stata progettata per essere una meta turistica di massa: le navi di crociera passano di qui per evitare di sovraccaricare le altre isole. Vent’anni fa era più tranquilla e c’era un maggiore senso di comunità, ma già allora la gente diceva che era già rovinata. In sostanza non è cambiata molto, è solo cresciuta».
Ispirato dall’amico e da Shakespeare
Vent’anni fa, quando è tornato qui dopo quel primo viaggio nel 2002, Walzer probabilmente non pensava che a Santorini ci sarebbe rimasto così a lungo. Si era appena laureato in filosofia, come Oliver Wise, il connazionale che aveva conosciuto a Oxford (dove entrambi avevano trascorso un anno dell’università). Era con Wise che, durante una vacanza ad Atene, aveva deciso di imbarcarsi sulla prima nave in partenza dal Pireo. E così erano finiti a Santorini. L’idea del nome della libreria era stata di Wise. Per quanto riguarda l’idea della libreria in sé, è probabile che a Walzer l’ispirazione almeno in parte l’abbia data la mitica Shakespeare and Company di Parigi. Nell’estate 2001 aveva vissuto nella capitale francese, dando lezioni di inglese per mantenersi. Gran parte del proprio tempo libero lo spendeva proprio nella libreria al 37 di rue de la Bûcherie fondata nel 1951 dallo statunitense George Whitman. Alla Shakespeare and Company aveva fatto amicizia con il giornalista del Guardian che avrebbe poi stilato la classifica delle librerie più belle del mondo, con Atlantis Books al primo posto. Ma lì aveva conosciuto anche i due cugini inglesi Will Brady e Tim Vincent-Smith, rispettivamente un genio del graphic design e un abilissimo falegname, che sarebbero diventati parte della comitiva dei sei. Gli altri due erano Maria Papagapiou, nata a Cipro e cresciuta nel Regno Unito, un’amica dell’allora fidanzata di Vincent-Smith nonché sua compagna di università a Cambridge, e Chris Bloomfield, amico d’infanzia di Walzer, anche lui laureato in filosofia. Nell’estate dopo la laurea, per mettere da parte i soldi necessari a dare qualche chance al sogno di Atlantis Books, Walzer tornò a vivere a casa dei genitori, a Memphis.
I tre lavori e la ong in Sudan
Intanto faceva tre lavori in contemporanea: «la mattina in un centro per bambini abusati, il pomeriggio in uno studio legale e la sera insegnavo a persone che si preparavano per esami di ammissione alle scuole superiori». Era stato accettato nella prestigiosissima università di Harvard, ma scelse di rimandare l’iscrizione di un anno per attraversare l’Europa in van (un viaggio che ricorda come «puzzolente, ma molto divertente») e costruire da zero una libreria in un’isola in mezzo all’Egeo mentre per risparmiare mangiava per lo più riso e fagioli. Il tempo per Harvard sarebbe arrivato comunque, nel 2005. Una volta che la libreria aveva ingranato, Walzer infatti tornò negli States. Era uno studente di successo, aveva le carte in regola per diventare un avvocato di altrettanto successo. Si stava specializzando nel diritto e nella tutela degli immigrati e dei rifugiati. Nell’estate del 2007 aveva lavorato in una ong in Sudan. Tornato ad Harvard, conobbe lo scrittore Dave Eggers, che gli chiese di aiutarlo con un libro sulle storie di persone fuggite dalla guerra in Darfur e in Sud Sudan. Nel 2008 uscì Out of Exile, e Walzer figurava come editor.
L’idea della casa editrice
Il ragazzo però non era felice. Cadde in depressione, lasciò Harvard. Andò a New Orleans, dove nel frattempo Oliver Wise – oggi chief data officer per il dipartimento del commercio degli Stati Uniti – si era trasferito con una donna statunitense che aveva conosciuto ad Atlantis Books. E poi si spostò a Edimburgo, dove erano andati a vivere Will Brady e Tim Vincent-Smith. Fu in quel periodo che a Walzer e Brady venne in mente di creare una casa editrice della libreria che pubblicasse libricini di pubblico dominio da vendere come merchandise: Paravion Press (par avion in francese significa “per aeroplano”). I libricini di Paravion Press furono subito apprezzatissimi. E oltre ai conti di Atlantis Books, risollevarono anche il morale di Walzer, che nel 2010 tornò a Santorini. Era rimasto l’unico dei sei sull’isola. Se n’erano andati anche Maria Papagapiou e Chris Bloomfield, entrambi per fare gli insegnanti, lei a Cipro e lui in California (una volta lontani si erano innamorati ed erano finiti per sposarsi). Ma intanto ad Atlantis Books erano arrivate altre persone. Moltissime persone. I nomi scritti a mano di tutti coloro che hanno lavorato o vissuto per qualche tempo lì formavano una spirale sul soffitto della vecchia sede (la seconda). Accanto alla spirale era stata dipinta anche una linea del tempo con le principali tappe della storia di Atlantis Books. Walzer la sta ricreando uguale nella nuova sede di Fira. «Mi manca il vecchio posto. Sapevamo che cosa stavamo facendo, avevamo un ritmo consolidato. Pensavo di far parte di una comunità, forse più di quanto lo fossimo realmente. Devo ripartire da capo, solo che ora sono vecchio e stanco», commenta.
Come racconta un dettagliatissimo pezzo di Vanity Fair del 2016 sulla storia di Atlantis Books, era il 2015 quando uno dei due fratelli proprietari dell’edificio in cui si trovava la libreria comunicò a Walzer che lui e suo fratello avevano ottenuto i permessi edilizi necessari per costruire sopra la terrazza del negozio, cosa che aveva fatto aumentare parecchio il valore della proprietà. Walzer poteva scegliere se comprarla, per un milione di euro, o andarsene. «Abbiamo provato a comprare per anni, eravamo molto vicini. Poi è arrivata la pandemia, e ha rovinato tutto. Alla fine l’edificio lo ha comprato un tizio con un’azienda di turismo marittimo. Gli ho fatto un’offerta, gli ho detto: “Ti pagherò un sacco di soldi per avere l’opportunità di restare qui”. Lui ci ha fatto un contratto di un anno, e intanto andava avanti con i lavori per costruire un ufficio sulla terrazza. Quando il contratto è scaduto, ci ha detto che sarebbe stato felice di rinnovarlo, ma che avrebbe avuto bisogno di altri 250 mila euro in nero, che non avevo. Allora ci ha cacciato, ancora ci deve dei soldi. Durante quel periodo siamo anche stati derubati da un vicino, che in un momento in cui non c’eravamo e il sistema di sicurezza era disattivato si è portato via libri per un valore di 100 mila euro. Ho il video, ma la polizia non ha fatto nulla per aiutarci. Va bene così, qui siamo stranieri e questo è un luogo dove non c’è molto rispetto per la legge, soprattutto quando si tratta di proprietà e contratti. È stata una batosta enorme, ma questo è il mondo degli affari». Dopo lo sfratto Walzer aveva preso sul serio l’opzione di chiudere, fare le valigie, e partire.
Santorini, un posto ordinario
Dallo scoppio della pandemia di Covid-19, racconta, ha lasciato l’isola solo per qualche settimana. «Ogni tanto mi piacerebbe andare al cinema o provare ristoranti nuovi. Ma d’altra parte odio il freddo e non mi piace sentirmi socialmente inadeguato, due cose tipiche di New York. Però sì, è strano vivere qui. Tutti quelli che vengono a Santorini vivono una delle migliori settimane della loro vita. Io invece ho trasformato un posto speciale in qualcosa di ordinario». Probabilmente Walzer se ne sarebbe andato davvero se non fosse intervenuto il rampollo dei Nomikos (che lui descrive come gli Onassis di Santorini). «Mi ha chiamato e ha detto qualcosa tipo: “Se ve ne andate dall’isola mi arrabbierò. Abbiamo bisogno di voi qui. Ho delle stanze vuote, prendetele”. È stato fantastico». Gli chiediamo perché, nonostante tutto, abbia deciso di continuare. «Beh, i libri sono pesanti. Spostarli è faticoso. A volte un problema del genere è sufficiente per non dover pensare ad altri motivi». Li hanno già spostati almeno due volte, osserviamo. «Sì, ma immagina chiudere l’attività ora. Perdere tutto sarebbe ancora più doloroso che continuare».
Il nuovo negozio
Ora che ha aperto il nuovo negozio Walzer dorme quasi sempre lì, nel mezzanino, pur avendo una casa vicino alla vecchia sede. «È passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che ho fatto qualcosa che non fosse legato alla sopravvivenza della libreria. Quando non lavoro, aspetto. Aspetto che arrivino documenti, aspetto che qualcuno mi richiami, aspetto il prossimo conto da pagare. D’altra parte, siamo ancora qui dopo vent’anni: nessuno pensava che ce l’avremmo fatta. Si trovano molti articoli che parlano di noi come di una delle librerie più belle del mondo. Forse abbiamo ottenuto quel riconoscimento prima di meritarcelo, ma per un periodo siamo stati bravi davvero. Ora voglio tornare a quel livello». E un giorno, spera, saranno i figli dei fondatori di Atlantis Books a gestire la libreria.
(da Il Corriere della Sera)
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