SCANDALO PAZIENTI MORTI ALLA CLINICA SANTA RITA
MA DOVE ERANO I CONTROLLI ?… I DATI PARLAVANO DI UNA MORTALITA’ DIECI VOLTE SUPERIORE ALA MEDIA… UNA SOCIETA’ MALATA DOVE SI LUCRA SULLA SOFFERENZA
La vicenda della clinica Santa Rita di Milano ha scosso l’Italia intera. Pazienza la malasanità , i pronto soccorso con le barelle nei corridoi, i decessi per aver sottovalutato la necessità di un ricovero urgente, una preparazione sempre più lacunosa di taluni medici, la garza dimenticata nella pancia del paziente in sala operatoria, qualche diagnosi sbagliata, ma arrivare al punto di una “eliminazione selettiva” dei degenti a scopo di lucro, mai avevamo pensato potesse verificarsi, neanche nei peggiori film horror. Eppure tutto questo è avvenuto nella ricca Lombardia, regione con un sistema sanitario all’avanguardia, dotato di 150 ispettori che eseguono controlli nelle varie cliniche convenzionate e nelle strutture pubbliche.
Alla lista dei 5 omicidi già accertati e agli altri 86 malati che, secondo l’accusa, avrebbero subito lesioni gravi o gravissime, ora si parla di altri venti pazienti morti in sala operatoria dopo il secondo e persino il settimo intervento chirurgico immotivato.
Ma, sfogliando le carte dell’inchiesta, al cittadino normale vengono naturali alcune riflessioni. Da un lato la clinica Santa Rita fatturava decine di milioni di euro, dall’altro si moriva come in nessun altro ospedale. Un dato così macroscopico “che – scrivono i pm Pradella e Siciliano nella richiesta di arresto – balza immediatamente all’occhio come il numero dei morti nel reparto di riabilitazione è assolutamente spropositato, rispetto alle altre strutture lombarde”. Il numero dei pazienti morti nella clinica è infatti “dieci volte superiore all’ospedale Maggiore di Milano e venti volte superiore al Niguarda”, strutture di dimensioni ben più rilevanti.
E sopratutto perchè tali decessi concentrati nel reparto di rianimazione, dove si dovrebbe essere accompagnati in un percorso di recupero funzionale, superata la fase acuta della malattia? Leggiamo i dati rilevati dalla GdF, in seguito alla indagine al Santa Rita: nel 2006 i decessi in tutte le strutture ospedaliere lombarde di riabilitazione sono stati 747, di questi 54, pari al 7,2%, concentrati al Santa Rita, un reparto con appena 19 letti. Nell’anno precedente, il 2005, ancora peggio: in tutti i reparti lombardi di riabilitazione, i decessi furono 569, al Santa Rita 74 ( pari al 13%). In pratica i 19 letti più letali dell’intera regione…
Secondo i magistrati il trucco era semplice: ” si ricovera un paziente, preferibilmente vecchissimo, spesso persone sole, il ricovero viene chiuso il prima possibile, incamerando il Drg ( contributo regionale) “. Il paziente viene poi trasferito in riabilitazione, indipendentemente dalla sue condizioni di salute e si apre una nuova cartelle clinica, con relativo nuovo rimborso. Se il paziente sta male, meglio ancora: si chiude il ricovero in riabilitazione ( nuovo rimborso) e si trasferisce al reparto acuti, e così via.
La piccola Santa Rita fattura come una grande azienda : nel 2005 ricavi per 57.921.798 euro e crediti con la Asl per altri 2 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente i ricavi per prestazioni di ricovero convenzionate sono cresciuti del 49%, un aumento fuori dalla norma.
Per questo ci chiediamo: ma a che servono 150 ispettori, allora? Che tipologia di controlli seri vengono effettuati? Che garanzie ha un paziente quando entra in una struttura ospedaliera? Sono interrogativi che occorre porsi, alla luce di un quadro generale desolante, ammettiamolo. Una fuga dalle responsabilità che colpisce vasti strati di operatori sanitari, una concezione professionale sempre più sensibile al profitto economico, come in altri comparti, una gestione aziendale delle strutture dove conta solo l’utile, a scapito della salute del paziente e dell’umanità delle cure.
Qualcosa non va …non solo nella metodologia della organizzazione, ma nelle menti e nelle coscienze degli addetti alla Sanità . O si recupera una concezione della vita diversa, che abbia rispetto della sofferenza e dell’individuo, dei suoi diritti e delle sue esigenze umane, o si finirà di morire nella indifferenza … tanti numeri, tanti letti, tante entrate tanti quattrini incamerati…ma la vita vale qualcosa di più.