SCUOLA: RIFORMA O SOLO TAGLI EPOCALI?
“UNA RIFORMA CHE CI METTE IN LINEA CON L’EUROPA, LA PRIMA DOPO QUELLA DI GENTILE” DICE IL PREMIER: PECCATO CHE AVESSE DETTO LA STESSA COSA PER QUELLA MORATTI DEL 2002… VIA 17.000 CATTEDRE, 10.000 SOLO NEGLI ISTITUTI TECNICI…MENTRE LE SCUOLE ITALIANE VANTANO UN CREDITO DI 1 MILIARDO DI EURO DAL MINISTERO
“E’ una riforma che ci mette in linea con l’Europa, la prima vera riforma da quella di Gentile”: parole e musica di Silvio Berlusconi, espresse ieri, in occasione della presentazione della nuova riforma delle scuole superiori. Peccato che siano le stesse parole usate il 5 febbraio del 2002, quando, nella stessa sala stampa, il premier annunciò la riforma di Letizia Moratti, di cui evidentemente a distanza di 8 anni si può già recitare il “de profundis”.
L’enfasi della Gelmini che dichiara “è’ un atto atteso da 50 anni, una riforma epocale” rientra nell’ormai consueta retorica di ogni pseudoriforma, una formula in base alla quale si ristabiliscono nuovi equilibri economici e di potere, facendo passare l’idea che la crisi del sistema scolastico si possa risolvere con una overdose di architettura istituzionale.
Il sospetto è che la riforma non sia altro che una codificazione di tagli finanziari selvaggi imposti da Tremonti e ammantata di immaginifici buoni propositi, incluso il solito riferimento al “mercato del lavoro”.
Già con la Moratti si usò questo concetto, salvo cancellare a breve quella riforma che pur avrebbe dovuto ovviare agli stessi problemi di questa. Rimane il fatto che il nostro Paese è tra quelli europei che investe di meno nell’istruzione e non bastano le modifiche nominalistiche (le Magistrali divenute Liceo psicopedagogico e ora Liceo delle scienze umane) per mascherare una realtà complessa e un bilancio tragico.
Il “riordino” previsto nasconde un taglio “epocale” agli organici: in due anni spariranno oltre 17.000 cattedre e a pagare il prezzo più alto, con oltre 10.000 posti, saranno gli istituti tecnici.
Molti si chiedono come possa essere migliore un scuola con meno ore di insegnamento, meno ore di laboratori, meno insegnanti, meno sostegni economici, meno investimenti.
Una riforma rivolta a scuole in sofferenza, bloccate nelle spese necessarie: niente supplenti, accorpamento di classi, niente sostegno ai bisognosi, con docenti costretti a un sovraccarico di riunioni, interpretazioni e adattamenti che si sovrappongono al lavoro didattico quotidiano.
Lo studio e l’applicazione della riforma diventerà , come in tutti i casi precedenti, la materia più ardua per gli insegnanti, mentre dal ministero nessuno parla del clima di desertificazione morale ed economica della scuola italiana.
Gli istituti sul territorio vantano un credito complessivo di un miliardo di euro verso il ministero per le piccole spese riconosciute dall’autonomia scolastica, ma mai liquidate.
In tante città ormai le direzioni sono costrette a chiedere contributi alle famiglie degli studenti per comprare la carta igienica o quelle delle fotocopie, ma la Gelmini di questo non parla.
Qualcuno ricorderà le parole del premier nel 2002, in ocasione della riforma Moratti: “Riempiremo di soldi gli insegnanti”.
Ieri almeno ha avuto il buon gusto di evitare di ripeterlo.
L’ha sostituita con “nei licei musicali le mie canzoni saranno materia di studio”.
A voi la scelta quale delle due battute faccia ridere e quale piangere.
Se poi però cercate un fazzolettino per asciugarvi le le lacrime, portatevelo da casa: a scuola sono finiti da tempo.
Leave a Reply