“SEQUESTRATE I CONTI DELLA LEGA”: LA CASSAZIONE ACCOGLIE IL RICORSO DELLA PROCURA DI GENOVA CHE CHIEDEVA DI BLOCCARE FINO A 49 MILIONI DI FONDI PUBBLICI SPARITI
ALTRO CHE VITTIMISMO, SALVINI RESTITUISCA I SOLDI RUBATI AGLI ITALIANI DALLA LEGA LADRONA
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Genova, che ha chiesto di poter sequestrare i soldi che arriveranno in futuro sui conti della Lega Nord. Quei soldi che il partito, secondo i magistrati genovesi, deve restituire dopo la condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la maxi truffa sui rimborsi elettorali dal 2008 al 2010.
I giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte, hanno annullato con rinvio al tribunale del Riesame di Genova l’ordinanza con la quale i giudici genovesi avevano fermato il sequestro.
Bisognerà però attendere le motivazioni, di norma depositate entro un mese, per capire come la Cassazione ha indicato al Riesame di rivalutare il caso.
La Cassazione ha rigettato anche il ricorso di Bossi contro il sequestro disposto nei suoi confronti, così come ha rigettato quelli sui sequestri presentati dai tre ex revisori dei conti condannati con la sentenza dello scorso luglio.
La questione su cui si è dovuta pronunciare la Suprema Corte riguarda appunto la richiesta, da parte dei pm genovesi, di continuare a sequestrare tutti i fondi che in futuro dovessero arrivare nelle casse del Carroccio, fino al raggiungimento di circa 49 milioni.
Somma finita sui conti della Lega senza che il partito, secondo i giudici, ne avesse diritto perchè frutto di una truffa a Camera e Senato.
Una vicenda nata dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a 2 anni e due mesi e dell’ex tesoriere Belsito a 4 anni e dieci mesi, oltre a quelle di altri cinque imputati: i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (rispettivamente condannati a due anni e otto mesi, due anni e otto mesi e un anno e nove mesi) e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet (cinque anni ciascuno).
Il tribunale aveva stabilito la confisca di quasi 49 milioni dai conti della Lega, ma la Procura aveva trovato quasi due milioni sui conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate nelle casse del partito.
I giudici del Riesame avevano negato tale possibilità spiegando che il denaro andava cercato nei conti e tra gli immobili delle persone fisiche, in primis il Senatur e poi tutti gli altri.
Ma i giudici avevano deciso che a Bossi può essere prelevato solo il quinto del vitalizio da parlamentare europeo.
Nel frattempo, uno degli ex revisori contabili, Stefano Aldovisi, ha presentato un esposto in Procura e il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il sostituto Paola Calleri ha aperto una inchiesta per riciclaggio.
Gli accertamenti, per questo filone di indagine, riguardano il possibile reimpiego occulto dei “rimborsi truffa” ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri.
In altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestione di Umberto Maroni e quella, attuale, di Matteo Salvini.
Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, aveva rinunciato a ogni pretesa.
Mentre all’epoca della sentenza di primo grado i leghisti gridavano allo scandalo della democrazia violata e si mettevano in fila per dire che loro con le precedenti gestioni non avevano nulla a che fare i 5 Stelle andavano all’attacco.
Luigi Di Maio, che ora vorrebbe fare un governo con Salvini, rispose così alle lamentele di Salvini «La Lega Nord che parlava di Roma Ladrona deve decine di milioni di euro ai cittadini italiani e urla al complotto. Abbiamo almeno la decenza di almeno di restituire i soldi prima di gridare al complotto».
Alessandro Di Battista invece fece dell’ironia sui leghisti: «La Lega si prende i soldi pubblici e poi si lamenta perchè dice ‘abbiamo tutti quanti contro’».
Chissà se ora che cercano un’intesa di governo i 5 Stelle metteranno la questione della restituzione come prerequisito per l’alleanza Lega-M5S.
La Lega però può ancora sperare di salvare quei 49 milioni di euro.
Se infatti Bossi e Belsito venissero assolti nel merito (ci sono ancora due gradi di giudizio) allora naturalmente nessuno dovrà restituire nulla.
L’ipotesi invece di salvare il gruzzolo grazie alla prescrizione è una strada molto più incerta. Nel 2015 la Corte Costituzionale con la sentenza n.49 ha infatti aperto alla possibilità di sequestro anche se il reato è a rischio prescrizione.
Nella sentenza Lucci le Sezioni Unite della Cassazione hanno precisato: il principio è che, anche se la prescrizione elide le condanne degli imputati, resta la confisca diretta del profitto quando (come qui) ci sia stata una precedente condanna con giudizio di merito sul reato, sulla responsabilità dell’imputato e sulla qualificazione del bene da confiscare
(da agenzie)
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