SIETE MALATI? CAZZI VOSTRI. I PAZIENTI DOVRANNO PAGARE LE VISITE “DI TROPPO”
DECIDERA’ RENZI SE AVETE BISOGNO DI CURE O MENO, TAGLI PER 10 MILIARDI ALLA SANITA’ SPACCIATI PER “RIORGANIZZAZIONE”… REGIONI IN RIVOLTA: “GLI ITALIANI DOVRANNO PAGARSI LE PRESTAZIONI SANITARIE”
Per quattro volte è mancato il numero legale. Così, come da regolamento, il Senato ha dovuto rimandare a domani l’esame del decreto sugli Enti locali.
Quello, per intenderci, che contiene il primo pacchetto di significativi tagli in materia di sanità pubblica.
Uno scivolone clamoroso della maggioranza di governo, che ha fatto parlare di “clamorosa dabbenaggine” ad autorevoli esponenti del Partito democratico.
Una situazione facilmente evitabile, ma sottovalutata dagli strateghi d’aula del Nazareno. Oggi si trattava di ascoltare l’esposizione delle due relatrici (Magda Zanoni e Federica Chiavaroli) e procedere ad un unico voto sulle pregiudiziali di costituzionalità .
Una seduta soft, che ha fatto preferire a tanti un più comodo arrivo nella Capitale in serata, se non addirittura domani mattina.
Non tenendo da conto la guerriglia parlamentare del Movimento 5 stelle, che per quattro volte in apertura di seduta ha chiesto la verifica del numero legale.
E per quattro volte l’accertamento ha avuto esito negativo.
L’ultima si è arrivati a un soffio dal via libera: 142 presenti, con una maggioranza necessaria fissata a 144.
“C’è gente che ama molto di più le vacanze il lunedì pomeriggio che il decreto sugli enti locali”, è sbottato un irritatissimo sottosegretario Luciano Pizzetti, abbandonando Palazzo Madama, annunciando per domani la richiesta di fiducia da parte del governo.
La prima trance di 2,3 miliardi di risparmi e conseguenti tagli è stata così rimandata a domani.
Una prima infornata di quella piccola rivoluzione annunciata dal commissario alla revisione della spesa Yoram Gutgeld, fedelissimo di Matteo Renzi, che si sta mettendo a punto in vista della legge di stabilità del prossimo autunno.
Una “riorganizzazione” che, giurano gli uomini del governo, è volta a rendere più efficiente la macchina e, anzi, ad accompagnare verso un completo risanamento quei sistemi sanitari oggi più in crisi.
Così, in attesa di una riorganizzazione del sistema ospedaliero e di riduzioni delle stazioni appaltanti, la prima trance si muove su binari più tradizionali.
Tutti contenuti in un emendamento del governo presentato e approvato alla fine della scorsa settimana. Che, tra le altre cose, prevede una riduzione del 5% su tutti i contratti in essere con i fornitori del sistema sanitario nazionale.
E soprattutto la riduzione di 2,3 miliardi del finanziamento al Servizio sanitario nazionale.
Ma i primi semi della rivoluzione promessa da Gutgeld si iniziano a intravedere.
E consistono nello stabilire “un’appropriatezza” delle prescrizioni delle visite specialistiche.
Funziona così: secondo il governo, molti medici prescrivono un numero di accertamenti coperti da Ssn di molto eccedenti alle reali necessità dell’assistito.
La legge prevederà – tramite un successivo decreto ministeriale – i “confini di conformità delle prescrizioni”.
Il medico dovrà dunque specificare nella prescrizione, le condizioni di erogabilità della prestazione o le indicazioni di appropriatezza prescrittiva previste dal decreto ministeriale.
Se queste non verranno rispettate, saranno “a totale carico dell’assistito”.
In sostanza: ti prescrivono un accertamento che non previsto da tabella ministeriale per la tua patologia (accertata o da accertare)?
Te lo paghi da solo.
Le Regioni sono già in rivolta. “Oltre alle tasse, gli italiani dovranno pagare le prestazioni sanitarie privatamente”, tuona il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità Luca Coletto.
Al di là delle cifre (Colletto parla di “10 miliardi di tagli”, una cifra che il governo continua a ribadire come complessiva, alla quale il comparto sanità contribuirà solo in parte), il coordinatore è chiaro: “Non siamo più in grado di poter sopportare tagli orizzontali. Ormai si taglia solo sulla sanità è un refrain monocorde e monotono. Nella sanità si è tagliato in passato si continua a tagliare”.
Affermazione, da qualunque lato la si voglia prendere, difficilmente confutabile.
(da “Huffingtonpost“)
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