SILVIO E IL SUICIDIO ASSISTITO DEL BERLUSCONISMO
BERLUSCONI FA FINTA DI FARE POLITICA PER SALVARE LE APPARENZE, MA LO “SFONDAMENTO CONSENZIENTE” ORMAI E’ UN DATO DI FATTO
L’ultimo giapponese che si aggira indomito e inconsapevole nella giungla berlusconiana è Renato Brunetta, che dalle colonne del suo Mattinale verga proclami altisonanti: “Berlusconi non ci sta. Non cede alla lusinga del renzismo e dei suoi teorici palesi e occulti”.
Pura propaganda, nella Salò azzurra.
Il Mattinale addirittura definisce “dirompente” lo stanco intervento telefonico di domenica scorsa, durante un’iniziativa nelle Marche.
Ma di dirompente, ieri, nell’ex mondo magico di B. c’è stata solo la schizofrenia del Giornale di famiglia che in prima pagina ha celebrato il renzusconismo televisivo intortato a una raggiante comare Cozzolino (alias Barbara d’Urso) su Canale 5, mentre a pagina tre ha scolpito con imbarazzo la frase più forte di Silvio nel suo comizietto a viva voce: “La politica in tv è morta”. Patetico, se non penoso.
Delle due l’una — o la tv è viva e lotta con Renzi oppure è morta — e non c’è dubbio su chi abbia ragione.
Il patto del Nazareno è ormai una tragicommedia delle parti tra Renzi e Berlusconi che costringe l’attore più anziano a far finta di fare politica, nella speranza di salvare almeno le apparenze.
Dopo però l’unzione di TeleNazareno al premier, cioè all’attore più giovane, dentro Forza Italia nessuno crede più alle parole di riscatto dell’ex Cavaliere.
Non solo per l’enorme divario nei sondaggi tra il Pd renziano e quel che resta degli azzurri.
Per avere il dato attuale di FI basta rovesciare il risultato europeo di Renzi: 41 per cento contro 14. Ed è per questo che ex ministri di B. ed altri importanti parlamentari forzisti si dilettano con gravità a cercare la formula giusta per questa fase crepuscolare: “eutanasia”, “dolce morte”, “suicidio assistito”.
Tutto nasce da quello “sfondamento consenziente ” (il copyright è di un ex ministro azzurro) che Berlusconi sta concedendo a Renzi nel recinto del centrodestra.
L’offerta è totale e potrebbe anche imporre un sacrificio sulla legge elettorale con il fatidico premio di lista che condannerebbe Forza Italia a un terzo posto certo.
Ecco l’analisi della posizione filorenziana di B. nella parole di chi in Forza Italia si riconosce senza se e senza ma nel patto del Nazareno: “Dobbiamo prendere atto che in questa fase non c’è un’alternativa a Renzi. Il premier sta facendo tutte quelle cose che piacciono a noi e noi dobbiamo stare con lui. La legge elettorale? Tanto non si vota per il momento, finchè Renzi può contare su di noi che bisogno ha di andare a votare? Ha già tutto il potere che vuole, è capo del Pd e presidente del Consiglio”.
Fin qui gli entusiasti azzurri di TeleNazareno, che confidano nel quotidiano contatto di Denis Verdini con l’emissario di “Matteo”, Luca Lotti.
Poi ci sono gli scontenti, i delusi alla Fitto e il loro scoramento porta paradossalmente alle stesse conclusioni di chi tifa per lo Spregiudicato di Palazzo Chigi: “Ci siamo consegnati a Renzi”.
Il risultato non cambia. Da un lato però è giudicato con enfasi positiva, anche a tutela del gigantesco conflitto d’interessi di Silvio.
Dall’altro ha un’accoglienza funebre, da “dolce morte” o “suicidio assistito”.
Il renzusconismo aspira alla dittatura della maggioranza e vede Renzi come nuovo Unto del Signore. Anche perchè, Verdini a parte, tutto il vero cerchio magico dell’ex Cavaliere è schierato con il Nazareno: Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Ennio Doris. Primum vivere, deinde philosophari, cioè fare politica.
L’anomalia berlusconiana trova sempre conferme.
Tra Arcore e Palazzo Grazioli raccontano persino che i due si metteranno d’accordo sulle prossime regionali, che nei pronostici potrebbero riservare al centrodestra un bruciante nove a zero, includendo nel conto anche il prossimo turno autunnale di Emilia Romagna e Calabria.
Ma dove il Nazareno celebrerà i suoi fasti sarà in occasione della successione a breve di Giorgio Napolitano, che continua a ripetere di non voler festeggiare da capo dello Stato il suo novantesimo compleanno, il 29 giugno 2015.
Ieri Renzi ha già spedito il primo segnale ai suoi avversari interni: “Quando si eleggerà il capo dello Stato i deputati dovranno resistere a Twitter”.
Esplicito il riferimento a quei grandi elettori del Pd che bruciarono così la candidatura di Franco Marini per il Quirinale, concordata da Bersani e Berlusconi.
Vicenda che fu lo strabico preludio al dramma successivo dei 101 franchi tiratori che boicottarono Romano Prodi.
Al momento il presidente della Repubblica voluto dal Nazareno è una donna.
In casa Pd c’è aria di derby tra la Pinotti e la Finocchiaro. Ma tutto è prematuro. Lunga e impervia è la strada.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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