TANGENTOPOLI A VENEZIA, CHAT CON L’APP SIGNAL E RIUNIONI SENZA TELEFONO
PER IL PM: “VASTO CATALOGO DI ANOMALIE”… 32 INDAGATI E 14 AZIENDE COINVOLTE
Un blind trust fittizio e inefficace, una continua commistione tra interessi pubblici e privati, la piena consapevolezza da parte del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che il suo assessore Renato Boraso chiedeva soldi agli imprenditori, il tentativo di eludere possibili controlli comunicando su Signal o facendo le riunioni lasciando fuori della stanza i telefonini, proprio come emerso nell’inchiesta che in Liguria ha portato all’arresto del governatore Giovanni Toti.
E’ il quadro disegnato dalle carte dell’inchiesta della procura di Venezia che ha portato all’arresto per corruzione dell’assessore Boraso e, tra i 32 indagati, vede anche il sindaco e i suoi due più stretti collaboratori – il capo di gabinetto Morris Ceron e il vice Derek Donadini – accusati di corruzione in concorso per atti contrari ai doveri d’ufficio per le trattative di vendita di un terreno di 41 ettari, di proprietà del sindaco, all’imprenditore di Singapore Ching Chiat Kwong.
“Vasto catalogo di anomalie”
Dalle oltre 900 pagine con le quali i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno chiesto al gip Alberto Scaramuzza un pacchetto di misure cautelari – solo in parte accolte – per politici, funzionari e imprenditori, emergono un «vasto catalogo di anomalie» nella gestione amministrativa, «frequenti interferenze e commistioni con gli interessi economici delle molte società appartenenti al reticolo facente capo all’imprenditore Brugnaro», ripetuti «conflitti di interesse» del sindaco e dei suoi più stretti collaboratori, Ceron e Donadini, scelti tra i dipendenti delle società di Brugnaro gestite di fatto dal sindaco anche dopo la costituzione, alla fine del 2017, del blind trust che avrebbe dovuto, a detta dello stesso sindaco, eliminare il conflitto di interessi tra l’imprenditore e l’amministratore pubblico. Trentadue gli indagati, 14 le aziende coinvolte soprattutto per aver pagato tangenti a Boraso in cambio di appalti aggiustati o varianti urbanistiche ad hoc. Il comportamento dell’assessore, stando alle indagini, era ben noto sia al sindaco che ai suoi due collaboratori. Nessuno è mai intervenuto per fermarlo perché garantiva voti e consenso elettorale in una Municipalità importante della terraferma veneziana, Favaro Veneto.
Colloqui su Signal e riunioni senza telefono
Dall’indagine emerge anche che dal marzo del 2023, dopo un’acquisizione di atti della Finanza nella vicenda di Palazzo Poerio Papadopoli per il sospetto che fosse stato ceduto dal Comune a un prezzo di favore all’imprenditore Kwong, Ceron e Donadini temevano di essere intercettati iniziando a comunicare con l’app Signal. Dalle riunioni con il sindaco invece venivano allontanati i telefoni, per paura che vi fossero installati trojan. Già a gennaio 2023, Brugnaro si era arrabiato con Ceron che gli stava raccontando delle cose al telefono. «Se accendi il cervello tipo me…magari ci svegliamo un attimo, insomma… Ma non devi dirmelo così…ti ho detto vieni qui». In un’altra occasione, rivolgendosi a Boraso, Brugnaro era sbottato: «Pensa prima di parlare, soprattutto al telefono, c’è gente seria come me che shhh (sembra fare il segno del silenzio, annota la Finanza) …ricordati la gente parla…e di te hanno parlato tanto…te l’ho già detto un’altra volta».
Sponsor alla Reyer e appalti
Le carte raccontano anche come nel corso degli ultimi anni la qualifica di società sponsor della Reyer, la squadra di basket del sindaco, sia stata ritenuta dagli alti amministratori, funzionari e dirigenti di Ca’ Farsetti o delle società partecipate, come elemento di aiuto per le aggiudicazioni di gare e per il mantenimento dei rapporti di fornitura. Emblematico un episodio che riguarda Giovanni Seno, il direttore generale di Avm-Actv, l’azienda del trasporto locale. Prima di estromettere una ditta inadempiente dall’elenco dei fornitori, decide di consultarsi con lo staff del sindaco dato che «la situazione potrebbe avere profili di delicatezza» e poi decide per una posizione di favore dell’imprenditore inadempiente.
Nel mirino anche gli affidamenti diretti di Avm ad Alilaguna per il trasporto pubblico locale e i finanziamenti alla Reyer dell’impresa di costruzioni Setten che, come ricostruito dalle verifiche del nucleo di polizia tributaria della Finanza, dal 2015 a oggi ha ottenuto 11 commesse per oltre 150 milioni di euro mentre nel precedente decennio gli incarichi erano stati per 37 milioni di euro. Approfondimenti che per ora non hanno portato a contestazioni.
L’affare dei Pili, area contaminata
La commistione di interessi tra il Brugnaro imprenditore e il Brugnaro sindaco emerge, soprattutto, proprio dalla vicenda dei Pili. Tra il 2016 e il 2017, nel dialogo aperto con l’imprenditore Kwong e i suoi rappresentanti in Italia, Brugnaro e i suoi collaboratori, nella doppia veste di amministratori e funzionari pubblici e di rappresentanti della proprietà avrebbero garantito a mr Kwong la possibilità (nelle vesti di amministratori) di raddoppiare l’edificabilità dell’area così da alzare il prezzo di vendita del terreno (di proprietà del sindaco) a 150 milioni di euro, a fronte dei 5 spesi nel 2006 per comprare i terreni. Una trattativa, con le bozze contrattuali già pronte, che si sarebbe fermata solo perché Kwong aveva scoperto che i terreni, all’ingresso di Venezia e a ridosso dell’area industriale di Porto Marghera, erano contaminati da fosfogessi e andavano pesantemente bonificati. E perché la proprietà dell’area avrebbe richiesto a Kwong un anticipo di 10 milioni sull’operazione. Se nessuna misura cautelare è stata chiesta per il sindaco è perché sono passati ormai sei anni dai fatti contestati.
(da repubblica.it)
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