“TI SVEGLI COME SEMPRE E I MILITARI TI BLOCCANO”: CRONACHE DALLA ZONA ROSSA DI MEDICINA
IL RACCONTO DELLA SCRITTRICE CAVINA E DEL SINDACO MONTANARI
Ti svegli come sempre per andare a lavorare. Sai che la situazione è critica. Esci di casa, ma trovi una camionetta dell’esercito e un militare che dice: “Da qua non si passa”. Siamo a Medicina, a 25 chilometri da Bologna. Una cittadina di 16mila abitanti diventata questa mattina zona rossa come Codogno e Vo’ Euganeo per via del coronavirus. Uno dei posti di blocco è a Ganzanigo, piccola frazione finita anche lei nel territorio off limits fino al 3 aprile. Da qua non si entra e non si esce. Così dice l’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini.
A raccontare ad HuffPost la scena è la scrittrice Caterina Cavina, autrice del best seller Le ciccione lo fanno meglio (Dalai Editore) e ora in libreria con Le radici dei fiori (Pendragon). Cavina abita proprio a Medicina e, oltre a scrivere, è Oss in una casa per anziani fuori dalla zona rossa. “Stamattina mi sono svegliata non avendo ben chiaro se potessi spostarmi o meno. Ma i militari non mi han fatta passare. C’è ovviamente un po’ di confusione”. Stessa cosa è successa a Davide, operaio metalmeccanico. Come tutti i giorni si è svegliato per andare al lavoro che dista solo 500 metri da casa sua. Ma 100 metri prima dell’azienda, i militari lo hanno fermato. “Non si passa”. E ora è si è rinchiuso in casa. “Speriamo bene – dice ad HuffPost -. Mi han detto che nei prossimi giorni ci faranno sapere meglio. Anche se temo che siamo solo all’inizio”.
La situazione non è mai stata così drammatica in questa placida località al confine tra l’Emilia e la Romagna. Nove morti, 53 ricoverati e 132 contagiati.
Con i numeri che si aggiornano di ora in ora. Questa mattina il sindaco eletto da appena un anno, Matteo Montanari, ha fatto un drammatico appello su Facebook ai suoi concittadini, chiedendo generosità , e ha citato Vasco Rossi: “Vorremmo dare un senso ai nostri sacrifici, ma in realtà non c’è alcun senso”.
Raggiunto da HuffPost nel pomeriggio il primo cittadino è provato: “Ce la stiamo mettendo tutta – dice -. Ma chiudere la città , la mia città , è l’ultima cosa che avrei voluto fare da sindaco”. Ma intanto la macchina organizzativa non si ferma. “Le farmacie e i negozi con i generi alimentari devono rimanere aperti – spiega -. Stiamo cercando di far capire alla gente tutte le regole che sono dentro all’ordinanza regionale e chiarire loro ogni dubbio. Ci sono tante mamme con i bimbi a casa da giorni”. Il sindaco di Medicina ci tiene poi a sottolineare: “Tutto quello che c’era da fare l’abbiamo fatto. Non è che a Medicina abbiamo sbagliato qualcosa. Il centro sociale dove sembra ci sia stato un primo contagio è stato subito chiuso. Così anche le scuole. Ora abbiamo chiuso la città . Ma sono orgoglioso dei miei cittadini e insieme ce la faremo”.
Il contagio pare sia proprio partito dall’ex bocciofila dove si radunano solitamente gli anziani del paese. Tanto che nelle scorse settimane il commissario straordinario per l’emergenza della Regione, Sergio Venturi, aveva segnalato 19 contagiati in un solo giorno tra gli avventori proprio del centro sociale, poi chiuso.
“La notizia del centro sociale è stata la più brutta – racconta ancora la scrittrice Cavina -. Perchè purtroppo ha scatenato una sorta di caccia all’untore, una guerra tra mamme e giovani contro vecchi. Assurdo. Anche perchè nessuno può sapere quando c’è stato il contagio e comunque era tutto ancora aperto”.
Ora invece mezzo paese è in quarantena e non ci si può più spostare. “Pare ormai uno di quei film con gli zombie”. Ma la cosa più triste, dice ancora con un filo di voce la scrittrice, “è che qua ci conosciamo tutti, e non siamo riusciti a celebrare i funerali di chi è morto. Salutarli almeno per l’ultima volta”.
(da “Huffingtonpost”)
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