TRE ANNI DALLA BREXIT CHE QUASI NESSUNO ORA VORREBBE AVER SCELTO
BREXIT REGRET, IL RIMPIANTO PER L’ADDIO CHE PESA ECONOMICAMENTE E E SOCIALMENTE
Il 31 gennaio di tre anni fa scattava la Brexit scelta dal Regno Unito con il referendum del 2016. Dal neologismo originale, Brexit, Britain Exit, si passa a Bregret, Brexit Regret, il rimpianto per l’addio. I britannici si sarebbero pentiti dell’uscita dall’Unione Europea, scelta dal 52% dei votanti. Gli scozzesi già non erano convinti, come gran parte degli abitanti di Londra. Era il resto del paese ad aver voltato le spalle a Bruxelles. Adesso invece un sondaggio della rivista inglese UnHerd dice che sulle 650 circoscrizioni elettorali in Gran Bretagna, in 647 ci sono più cittadini che considerano Brexit un errore. Sono convinti che abbia portato più danni che benefici i cittadini di una serie di circoscrizioni che erano invece chiaramente dall’altra parte.
Non che questo possa portare a un nuovo referendum e a un ritorno indietro. L’Independent, il più vicino all’Europa dei quotidiani britannici, ha fatto a sua volta un sondaggio: solo il 43% degli intervistati voterebbe certamente per il ritorno.
Dice che la maggioranza tornerebbe indietro un sondaggio del Guardian. Sono numeri che non danno certezze se non il fatto che non è la Brexit a non piacere, sono le conseguenze viste finora. Né il Partito Conservatore di governo e neanche i Laburisti all’opposizione hanno riaperto il dibattito, nemmeno per parlare anche solo del ritorno nel mercato unico o nell’unione doganale. La questione è però prima di tutto economica.
Pil ed economia
L’economia dei paesi occidentali ha visto problemi comuni, ma quelli del Regno Unito sono più gravi. Sarà il Paese che nel 2023 crescerà meno nel G20, compresa la Russia. Un’analisi governativa dice che la Gran Bretagna perderà il 4% di Pil entro il 2026 a causa della Brexit. Le esportazioni britanniche verso l’Europa sono calate del 16%, le importazioni sono scese del 20%.
Lavoro
Senza la libera circolazione con i paesi Ue sono centinaia di migliaia i posti vacanti. L’immigrazione con il sistema a punti non porta abbastanza candidati scoraggiati anche dai costi. Mancano lavoratori nella logistica e nell’accoglienza. Non è diminuita l’immigrazione irregolare con il controllo diretto delle frontiere.
Servizio Sanitario
Molti di questi posti non occupati, 120mila per essere precisi, sono anche nel Servizio Sanitario nazionale che avrebbe guadagnato secondo i sostenitori della Brexit e invece è in crisi nera. Ci sono lunghissime file di attesa e poco personale: medici, paramedici e soprattutto infermieri.
Tentativi di far funzionare la Brexit
Il premier Rishi Sunak è pronto ad ampliare il numero di porti liberi, una diminuzione dei limiti e delle regole nel sistema assicurativo, nuovi progetti di ricerca e sviluppo. Vorrebbe anche però cambiare una serie di leggi che ancora seguono i parametri europei e che porterebbero a un complicato doppio regime per le aziende che importano o esportano. Quante sono queste leggi? 3700.
(da La Repubblica)
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