TUNISIA AL VOTO PER IL PRESIDENTE: 26 CANDIDATI PER IL PALAZZO DI CARTAGINE
SE NESSUNO RAGGIUNGE IL 50% BALLOTTAGGIO A NOVEMBRE… FAVORITO NABIL KAROUI, IL “RE DELLA TELEVISIONE” ARRESTATO AD AGOSTO PER RICICLAGGIO E FRODE FISCALE
Ventisei candidati in lista, e la paura che alla fine la poltrona di presidente finisca a un miliardario populista o a un esponente del partito islamico: si aprono oggi su questo scenario le urne tunisine, in anticipo sul previsto per la morte del capo dello Stato, Beji Caà¯d Essebsi.
Il panorama politico non potrebbe essere più frammentato, e l’assenza di grandi personalità rende il risultato del tutto imprevedibile.
I sondaggi non ufficiali lasciano trapelare che sopra il 20 per cento dei consensi c’è solo Nabil Karoui, l’uomo che voleva essere il “Berlusconi del Maghreb” e utilizzava con disinvoltura le missioni umanitarie nei quartieri più poveri e la sua emittente, Nessma tv.
La sua popolarità era in discesa, ma ad agosto le autorità tunisine gli hanno regalato una grande opportunità mettendolo in prigione, e facendone una vittima del sistema. Una quadratura perfetta per la sua campagna populista, rivolta a persone di cultura modesta e scarse possibilità . Se fosse eletto si aprirebbe una crisi istituzionale, ancora più difficile da risolvere perchè l’uomo non è esattamente Nelson Mandela: le accuse contro di lui sono di riciclaggio e frode fiscale.
Qualche preoccupazione suscita anche Abdelfattah Mourou, il vicepresidente di Ennahda. E’ un volto presentabile del partito, ma l’esperienza degli islamici al governo è considerata tutt’altro che positiva. Le preoccupazioni sono interne ma anche sui collegamenti internazionali: Ennahda è legata ai Fratelli musulmani e ha spesso goduto di sostegno da parte del Qatar.
Al governo ha avuto un atteggiamento fin troppo “comprensivo” con gli estremisti salafiti, ed è ancora da chiudere lo scandalo che vede i servizi di sicurezza “interni” al partito coinvolti negli omicidi di due politici di sinistra.
Apparentemente è il timore di un secondo turno con una scelta fra questi due personaggi a spingere il nome più forte dei centristi, quello del ministro della Difesa Abdelkrim Zbidi.
In suo favore si sono già ritirati due candidati più deboli, con un ripensamento dell’ultima ora. Zbidi è stimato, ma considerato un uomo dell’establishment. E pesa la gaffe compiuta nei mesi scorsi, quando ha mandato i carri armati davanti al Parlamento perchè “temeva un golpe” dopo la notizia dei guai di salute di Essebsi.
Ma la corsa è ancora aperta, con outsider del calibro di Youssef Chahed, premier uscente, o Abir Moussi, erede di Ben Ali che ne rivendica il mandato, o Kaà¯s Saà¯ed, costituzionalista popolare fra gli studenti, il tecnocrate Mehdi Jomaa o “l’uomo onesto” Mohammed Abbou. La sinistra è divisa, le possibilità di Hamma Hammemi, leader del Fronte Popolare, sono considerate di fatto inesistenti.
I primi risultati potrebbero aversi già in tarda serata, ma per il probabile ballottaggio bisognerà aspettare novembre.
(da agenzie)
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