UE, AULA DESERTA MENTRE SI PARLA DI PROFUGHI E JUNCKER DICE LA VERITA’: “PARLAMENTO RIDICOLO, VIVA L’ITALIA”
15.000 EURO AL MESE MENTRE I BAMBINI AFFOGANO… PENSANO A COSTRUIRE MURI COME I REGIMI CRIMINALI
Jean-Claude Juncker striglia il Parlamento europeo mezzo vuoto nel giorno in cui si discute dell’emergenza migranti. Antonio Tajani difende l’Aula che presiede. Mentre il premier maltese Joseph Muscat accusa l’Europa di scarsa solidarietà , quando Malta è stato il primo Paese a non aprire i propri porti alle navi che salvano le vite in mare. A Strasburgo l’Unione europea si produce oggi nell’ennesimo tentativo di mettere in campo una strategia per arginare i flussi migratori provenienti dalla Libia e fa emergere tutta l’ipocrisia con cui le istituzioni comunitarie hanno affrontato e continuano ad affrontare il tema delle migrazioni e le difficoltà dell’Italia.
In attesa delle “misure concrete” annunciate per oggi dalla Commissione, da questo lato del Mediterraneo quello che continua a mancare è la volontà di prendersi carico di chi è già sbarcato o è in procinto di farlo: lunedì Francia e Spagna hanno annunciato il loro no all’apertura dei porti alle navi delle ong e oggi l’Austria di è detta pronta a mandare i soldati al confine con l’Italia.
La giornata è cominciata con lo scontro andato in scena durante la plenaria al Parlamento europeo tra il presidente della Commissione Juncker e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.
Juncker, che avrebbe dovuto parlare dei risultati della presidenza maltese e della crisi migratoria, si è lamentato per i pochi parlamentari presenti in Aula, esemplificazione plastica del disinteresse dei membri dell’Unione nei confronti della problematica. “Siete ridicoli“, ha attaccato, subito ripreso da Tajani. “Moderi i termini — l’ha interrotto — è la Commissione sotto il controllo del Parlamento non il contrario”.
Nell’immobilsmo delle istituzioni europee che sul tema dura da anni e i movimenti populisti che cavalcano la paura e il risentimento dei cittadini, il capo dell’esecutivo veste i panni dello scudisciatore nell’intento di dimostrare che il governo di Bruxelles c’è e vuole aiutare l’Italia, tentando di far dimenticare due anni di fallimenti inizati nel maggio 2015 con l’accordo mai rispettato sul ricollocamento di 40mila richiedenti asilo da Italia e Grecia.
Con quanto la Commissione europea delibererà oggi in materia di migrazioni “dimostreremo con i fatti che vogliamo rimanere solidali, soprattutto con l’Italia che dimostra un atteggiamento eroico. La solidarietà è d’obbligo”, ha detto quindi Juncker durante la plenaria riferendosi alla riunione del collegio dei commissari che oggi discuterà e presenterà una serie di misure in sostegno dell’Italia, che formeranno la base per la discussione nel prossimo Consiglio Affari Interni informale che si terrà a Tallinn giovedì.
“Viva l’Italia“, ha concluso il presidente della Commissione.
In Aula a Strasburgo ha preso la parola anche il premier maltese per fare il punto sul semestre di presidenza europeo conclusosi il 30 giugno.
Un discorso di rara ipocrisia: “Sulle migrazioni, con tutte le buone intenzioni e le dichiarazioni, quando si tratta di una solidarietà effettiva, noi, gli Stati membri dell’Ue, dovremmo vergognarci tutti di quello che abbiamo fatto. Paesi come l’Italia hanno visto centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini raggiungere le sue coste: guardiamo a questa Europa che, su questo argomento, è un fallimento“, ha detto Muscat.
“Malta dedica il 100% delle proprie risorse militari alla cooperazione per salvare le vite dei migranti in mare — il j’accuse del primo ministro di un Paese che finora non ha accolto neanche un profugo — ma voglio essere chiaro non si può andare avanti sempre così. In assenza di vera solidarietà da parte degli altri Stati membri non si potranno poi incolpare i Paesi che decidono di tutelare gli interessi nazionali. Ma questa non è la strada che vogliamo. Siamo convinti che siamo ancora in tempo”.
“La solidarietà inizia a casa propria — ha concluso Muscat — e dovrebbe essere mostrata ai più piccoli e chi ha le crisi”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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