UNA PRIORITA’ DEL GOVERNO? LA LEGGE SALVINI
PRESENTATO UN EMENDAMENTO CHE CAMBIA LE REGOLE SUL “COMPUTO DELLE AZIONI PROPRIE” NELLE DELIBERAZIONI SOCIETARIE… IN ITALIA INTERESSA SOLO UN’AZIENDA: QUELLA DELL’EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA LUISA TODINI
Andrea Zoppini, da due mesi sottosegretario alla Giustizia, è sbarcato al governo nella squadra dei professori guidata da Mario Monti.
Docente di diritto privato comparato all’università di Roma, professionista e avvocato dai mille incarichi privati e pubblici, consulente di palazzo Chigi ai tempi di Prodi e poi di Berlusconi, il rampantissimo Zoppini, 46 anni, avrà il suo da fare per gestire e magari riformare la macchina giudiziaria italiana.
Un lavoraccio, non c’è che dire.
Tra tanti impegni, però, il nuovo sottosegretario ha trovato il tempo di presentarsi in Senato, in commissione Giustizia, giovedì scorso per illustrare una nuova norma sul “computo delle azioni proprie nelle deliberazioni societarie”.
Azioni proprie? A prima vista la questione non sembra esattamente una priorità per il rilancio del Paese.
Tanto più che poco più di un anno fa, nel dicembre del 2010, l’esecutivo di centrodestra era intervenuto per correggere una legge in materia del 2008, che a sua volta recepiva una direttiva europea.
Altro giro, altra corsa: giovedì, sotto forma di emendamento a un decreto del governo, ecco che arrivano nove righe targate Zoppini per correggere il vecchio testo.
Proprio oggi la commissione è chiamata a dare il via libera alla norma prima dell’esame in aula.
Sarà un caso, ma le nuove disposizioni, che non si applicano, per esempio, alle società quotate in Borsa, calzano a pennello per un caso concreto.
Uno soltanto, perchè in giro per l’Italia davvero non si vedono molte aziende alle prese con controversie riguardanti la gestione delle azioni proprie.
Il caso in questione, però, è un caso importante, importantissimo.
Una vicenda che ha fatto rumore nel mondo degli affari, perchè riguarda la battaglia per il controllo della Salini, una delle più grandi imprese di costruzioni italiane, un colosso da oltre un miliardo di euro di ricavi.
Da anni ormai l’azienda romana cresce a gran velocità soprattutto grazie alle commesse all’estero e nel 2010 ha rilevato il controllo del gruppo Todini.
Su questa operazione si è speso personalmente l’allora premier Silvio Berlusconi, amico dell’ex parlamentare europea di Forza Italia Luisa Todini, che è entrata nel consiglio di amministrazione della Salini.
Al vertice del gruppo però le acque sono parecchio agitate.
Perchè da anni ormai la storica azienda di costruzioni, fondata ai tempi del fascismo, è al centro di una contesa a colpi di ricorsi in Tribunale tra i numerosissimi discendenti (siamo alla terza generazione) del fondatore Pietro Salini.
Ebbene, se l’emendamento Zoppini (chiamiamolo così) diventasse legge, il ramo dei Salini capitanato dall’amministratore delegato Pietro (omonimo del nonno) si troverebbe servito su un piatto d’argento la maggioranza assoluta del capitale dell’azienda di cui attualmente possiede solo il 47 per cento.
Un altro 43 per cento è controllato dai figli di Franco Salini, 75 anni, zio di Pietro.
Resta il 10 per cento, al momento congelato sotto forma di azioni proprie, cioè titoli della Salini spa di proprietà della stessa Salini.
Pietro Salini punta ad arrivare almeno al 51 per cento con l’obiettivo di mettere definitivamente fuori gioco i suoi parenti.
Per riuscirci, però, deve mettere le mani almeno su una parte delle azioni proprie. Un’operazione al momento vietata dalla legge.
Con l’emendamento presentato dal governo giovedì scorso Pietro Salini riuscirebbe a centrare il bersaglio.
La norma infatti dispone che le delibere assembleari sull’alienazione di azioni proprie vengono prese “senza computare tale azioni nel calcolo della maggioranza (….) per l’approvazione della deliberazione”.
Fine della storia, quindi. Al numero uno della Salini basterebbe il suo 47 per cento per vincere la battaglia in assemblea e decidere la vendita delle azioni proprie.
A questo punto, esercitando il diritto di prelazione su quelle azioni, Pietro Salini salirebbe al 52 per cento circa del capitale, conquistando quindi la maggioranza assoluta
L’emendamento del governo arriva proprio mentre la battaglia tra i Salini è arrivata a un punto di svolta. A fine 2011 è scaduto il mandato dell’intero consiglio di amministrazione.
E in vista del rinnovo, la prossima primavera si prevede battaglia tra i due rami della famiglia.
Se però nel frattempo venisse appianata la questione delle azioni proprie, ecco che Pietro avrebbe gioco facile per imporre i suoi uomini al vertice.
Va segnalato un altro particolare importante. La nuova norma fa espressamente riferimento alle deliberazioni assembleari assunte entro il 30 giugno di quest’anno.
A prima vista quindi l’emendamento Zoppini ha tutte le caratteristiche di un intervento transitorio.
Dura qualche mese e poi tutto torna come prima.
Interpellato dal Fatto Quotidiano, un portavoce del sottosegretario Zoppini spiega che l’emendamento “è stato studiato per regolare eventuali controversie che dovessero nascere in sede di deliberazione in assemblea nelle società con azioni proprie”.
Fine delle spiegazioni. Anche se poi, come spiegano al ministero della Giustizia, questa non sarebbe neppure la prima volta che il governo studia un intervento sulla questione.
Già , perchè anche ai tempi di Berlusconi il Tesoro avrebbe pensato ad una norma ad hoc sulle azioni proprie. Poi però non se n’è fatto niente.
A novembre si è insediato Monti e nel giro di due mesi l’emendamento è arrivato in Senato, in attesa di diventare legge nel giro di poche settimane.
Ai piani alti della Salini qualcuno fa il tifo per Zoppini.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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