URBANI: “MELONI E SALVINI HANNO BISOGNO DI BERLUSCONI COME DELL’ARIA CHE RESPIRANO”
UNO DEI FONDATORI DI FORZA ITALIA: “IL CAV PENSA AL QUIRINALE”
Giuliano Urbani, ex ministro dei Beni Culturali, professore emerito di Scienza Politica alla Bocconi, è stato tra i fondatori di Forza Italia. Con Giulio Tremonti e Antonio Martino componeva il “gruppo dei professori” nel partito azzurro della prima ora.
Lei che conosce Berlusconi dalla sua discesa in campo come valuta questa mossa dell’apertura alla federazione? Le ipotesi in campo sono varie: dalla stanchezza politica al desiderio di trovare un “erede” fino al sogno del Quirinale.
Vedo due motivazioni in questa scelta. Intanto gli piacerebbe lasciare Forza Italia con un ruolo e un posto nel futuro. Non vuole abbandonarla, teme che dopo di lui finisca nel nulla. La seconda ragione è proprio il Quirinale: perché escluderlo, visto che glielo hanno proposto in tanti, compreso Salvini? Un po’ di vanità l’uomo ce l’ha.
E’ una partita complicata. Davvero Berlusconi punta alla presidenza della Repubblica?
E’ difficilissimo, ma non vuole lasciare nulla di intentato. Ci prova.
E lei che ne pensa della prospettiva di federarsi con la Lega, e magari un domani con FdI?
Bisogna capire di che cosa si tratta. Non è detto che Meloni e Salvini se ne rendano conto, ma hanno bisogno di Forza Italia come dell’aria che respirano. Non dei parlamentari, chiaro: del movimento politico che si richiama a quella esperienza storica. Altrimenti per gli avversari sarebbe facile dipingerli come ex missini o ex secessionisti (come la Lega di Bossi, ndr). Occorre far dimenticare questo passato, e l’unica speranza è mettere al centro della loro iniziativa la forza liberale che in Europa si richiama al Ppe. Senza questa boccata di ossigeno, le loro strade si complicherebbero.
E’ un concetto che Berlusconi non manca di rammentare agli alleati. Anche durante la crisi che ha portato alla caduta di Conte: “Senza di noi non esisterebbe un centrodestra di governo, solo una destra rispettabile ma minoritaria”.
La differenza è che sono cambiati i tempi. Prima era una “petitio pro Berlusconi”, adesso hanno più bisogno loro di lui. Silvio non ha più bisogno di niente. Io posso dirlo perché ci separano pochi mesi di differenza di età: ha solo il passato, non il futuro. Ormai non parla per avere vantaggi per sé, pensa alla sua immagine. D’altra parte salvare Fi è difficile perché non ha personaggi carismatici.
Anche in questo però Berlusconi ci ha messo del suo…
Certo, è soprattutto colpa sua perché da leader non ha preparato il terreno della successione né individuato uomini e donne adatti.
Lei non sembra, alla fine, avere un giudizio negativo sulla prospettiva della federazione.
Oscillo tra una posizione pessima e una ottima. Se fosse un’unione di partiti sarebbe una follia. Se invece Fi trova modo per farsi apprezzare e rifiorire, diventando epicentro della federazione intesa come patto di consultazione tra le forze di centrodestra, allora va bene. In sostanza: se al centro, a fare luce, ci sarà Fi la scelta sarà più che positiva, mentre se la lampadina – che oggi è intermittente – si spegne del tutto e il centrodestra resta privo del faro liberale, sarà un passo inutile. Un’aggravante anziché un vantaggio.
Quando promette pari dignità, secondo lei Salvini è in buona fede, politicamente parlando? O punta all’annessione per distanziare la Meloni?
Salvlni sa che se non conquista alleanze e credibilità anche in Europa ha le ali tarpate. Così è una mossa giusta. Mi auguro che sa in buona fede, perché altrimenti sarebbe un altro errore.
La federazione Lega-Fi rafforzerebbe o indebolirebbe Draghi?
In questo momento forse lo indebolirebbe, riducendolo a un qualsiasi premier che deve sopravvivere. Invece è una figura di grande autorevolezza che dovrebbe stare al Quirinale. Lo conosco bene: è eccellente come economista e come persona, ma non è un politico. Oggi l’ombrello di Mattarella e dei soldi del Recovery lo rendono indispensabile, ma domani? A noi serve in Europa: troppi tedeschi la pensano come Schaeuble, e Draghi è l’unico in grado di contrastarlo.
Lei ha visto passare la Cdl e il Pdl, entrambe esperienze trascorse. Errori da non rifare?
Il primo sarebbe annettere Forza Italia o pensare di poter fare a meno dei liberali. E mi dispiace che Berlusconi dopo aver suscitato l’entusiasmo degli italiani di centrodestra non abbia lavorato al futuro del suo partito. Ci si crede eterni, invece si dovrebbero mettere radici. E’ lo stesso errore che hanno fatto i comunisti italiani, ma c’era l’Urss e sono più scusabili.
(da Huffingtonpost)
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