“E’ UNA VICENDA DI FAMIGLIA, NON RISPONDO DI QUELLO CHE FANNO TERZE PERSONEâ€: FINI PERDE UN’ALTRA OCCASIONE PER PORRE FINE AL TORMENTONE “CASA DI MONTECARLO”
LA STRATEGIA MEDIATICA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA E’ COMPLETAMENTE SBAGLIATA… QUANDO BASTEREBBERO POCHE RISPOSTE PER USCIRNE A TESTA ALTA
«Non ho la faccia sfregiata neppure da un avviso di garanzia. È una vicenda personale, privata, da trattare in famiglia non certo in tv. Rispondo di ciò che ho fatto io, non di quello che fanno terze persone. Non accetterò mai di dovermi dimettere per uno scandalo che non c’è. Non ho nulla di cui vergognarmi di fronte alla coscienza, agli italiani e al codice penale».
Gianfranco Fini, incalzato dalle domande di Santoro durante Servizio Pubblico in onda su La7, è tornato ieri sera sull’argomento della casa di Montecarlo donata ad An.
E poi affittata al fratello della sua compagna.
In difficoltà , ma sereno, ha ascoltato il conduttore che gli ricordava la promessa, fatta l’estate di due anni fa (quando il Giornale lanciò lo scandalo), di dimettersi se fosse emersa la prova dell’acquisto dell’appartamento monegasco da parte di Giancarlo Tulliani.
E che gli anticipava il contenuto di un’inchiesta dell’Espresso (in edicola oggi), sui rapporti tra i fratelli Tulliani e Francesco Corallo, padrone del colosso delle slot Atlantis-Betplus, latitante da maggio in quanto coinvolto in una storia di corruzione.
«Gli scandali veri sono altri – ha replicato Fini – La denuncia in procura mi è stata fatta da avversari politici. Non ho preso denaro pubblico, non sono stato corrotto, nessuno può dire “mi hai fregato”».
«Neanche gli iscritti An?», gli ha chiesto Santoro.
«Tutt’al più si vedrà in sede civile», ha risposto Fini.
Una settimana fa l’Espresso aveva pubblicato dei fax – sequestrati nell’abitazione romana del latitante – che Corallo aveva spedito a James Walfenzao: una copia del passaporto di Giancarlo Tulliani, una copia di quello di Elisabetta e un modulo per l’apertura di un conto corrente a Saint Lucia intestato alla Jayden Holding. Walfenzao è sia fiduciario che figura come rappresentante legale della Printemps, la società di Saint Lucia che nel luglio 2008 acquistò da An l’appartamento di Montecarlo.
Sia rappresentante legale del trust a cui sono intestate le quote del gruppo Atlantis. L’Espresso oggi in edicola rivela un nuovo capitolo del giallo: un computer di proprietà di Corallo, sequestrato dalla guardia di finanza, contiene nuovi documenti che dimostrerebbero le relazioni d’affari del latitante coi familiari di Fini.
Documenti la cui divulgazione spetta solo al proprietario del computer.
Nessuno sa, però, se Corallo li renderà mai pubblici.
Alberto Custodero
(da “la Repubblica“)
Il commento del ns. direttore
Non so chi suggerisca a Gianfranco Fini la linea da mantenere quando si tratta di rispondere ai quesiti sulla “casa di Montecarlo”.
Certamente non un grande stratega, visto da un lato l’imbarazzo del presidente della Camera a fornire spiegazioni adeguate e dall’altro le perplessità dell’opinione pubblica a fronte delle sue vaghe considerazioni.
Fermo restando che non esiste una sola prova che dimostri che il cognato sia il reale proprietario dell’appartamento in rue Charlotte, che il tribunale di Roma ha archiviato la pratica per l’aspetto penale della vicenda, che il coinvolgimento del faccendiere Lavitola nella costruzione del presunto scandalo è ormai attestata (con relativo mandante) resta quello che Santoro ha definito ieri “l’aspetto morale” del caso.
Fini non ci è piaciuto nelle risposte date a “Servizio Pubblico” perchè non si può dire un anno fa che “qualora fosse provato che la casa è di mio cognato non tarderei un attimo a dimettermi” e poi sostenere ieri sera l’opposto: “non rispondo di quello che fanno terze persone”, facendo intendere che in tal senso non si sarebbe mai dimesso in ogni caso.
Dopo due settimane che è emerso che la compagna Elisabetta Tulliani inviava copia del suo documento di identità al gestore di società con sedi a St Lucia, nonchè in rapporti di affari con il fratello Giancarlo, nonchè amministratore della società proprietaria della “casa di Montecarlo”, non si può rispondere che “sono fatti familiari”, era necessario dare una spiegazione.
Così come dire che “in fondo non sono soldi pubblici” non ci sembra una grande uscita: perchè non erano neanche soldi suoi, per quello.
Cosa avrebbe dovuto rispondere Fini, mostrando schiettezza e umanità ?
1) Quella casa era da anni invenduta, quando mio cognato mi ha detto che c’era una società interessata gli ho consigliato di farla mettere in contatto con l’amministratore di An per valutare l’offerta.
E’ stata fatta una perizia sul prezzo ed è stata venduta per una cifra superiore di 30.000 euro a quanto stimato dalla perizia.
Valeva di più? Può darsi, ma non sono un immobiliarista, me ne sto delle perizie e ho fatto tutto secondo le regole.
2) C’è stato involontariamente un danno? Se sarà così, interverrò personalmente per integrare la differenza, di più non posso fare, anche se non c’entro una mazza.
3) Non è colpa mia se ho un cognato, tutti abbiamo dei parenti discutibili, con lui ho in ogni caso ho rotto i rapporti.
4) Mia moglie è libera di gestire il proprio patrimonio come le pare, facendo investimenti leciti con il fratello, come certificato peraltro dallo stesso “Espresso”.
Magari informandomi, cosa che sono certo avverrà in futuro.
5) Se avessi voluto arricchirmi in 30 anni di attività politica avrei avuto ben altre occasioni e invece ho rotto un sistema di potere per rimettermi in gioco.
Se ho sbagliato chiedo scusa pubblicamente, ma in coscienza non ho nulla da rimproverarmi.
In ogni caso tutti si può sbagliare nella vita, ma nelle mie tasche non è mai entrato un centesimo di dubbia origine, a differenza di tanti altri che si permettono di infangare la mia storia personale solo perchè ho osato alzare quel dito.
State certi che se fossi rimasto a corte, nessuno si sarebbe mai preoccupato della vendita di un immobile.
E’ così difficile?
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