Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
I FINIANI ESULTANO: “SCONFITTA LA MACCHINA DEL FANGO, IL TEMPO E’ GALANTUOMO”…. ORA LA PROCURA DI ROMA HA TUTTI GLI ATTI MONEGASCHI PER POTER TRARRE LE CONCLUSIONI… STORACE IN CRISI DI NERVI PARLA DI INDAGINI DI PARTE, FORSE SI RIFERIVA A QUELLE DEI SUOI COMPAGNI DI MERENDE DE “IL GIORNALE”
Nel 1999 era “congruo” il valore indicato nel passaggio di proprietà dell’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte, occupato oggi da Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed ereditato da Alleanza Nazionale dalla contessa Anna Maria Colleoni.
E’ il giudizio che le autorità di Montecarlo danno della transazione nella documentazione trasmessa dal Principato alla Procura di Roma.
Il dato sarà ora analizzato dal procuratore Giovanni Ferrara e dall’aggiunto Pierfilippo Laviani, titolari degli accertamenti avviati, contro ignoti, per truffa aggravata, con altri documenti arrivati da Montecarlo previa rogatoria internazionale.
Nel fascicolo trasmesso da Montecarlo alla Procura romana dovrebbero esserci anche le valutazioni, soprattutto sotto il profilo fiscale, effettuate dall’ufficio del registro del Principato di Monaco fino alla cessione dell’immobile, avvenuta nel 2008, per 300 mila euro a una società off-shore. Gli inquirenti di piazzale Clodio sarebbero ora in possesso di tutti gli elementi necessari per fare chiarezza sugli aspetti della vicenda.
Secondo quanto si è appreso, entro la fine del mese i magistrati potrebbero già mettere un punto sulla questione: qualora non emergessero fattispecie penalmente rilevanti, si prospetterebbe una richiesta di archiviazione. Viceversa scatterebbero i primi inviti a comparire.
I finiani esultano.
“Il tempo è galantuomo” dichiara Benedetto Della Vedova, vicepresidente dei deputati di Fli, conversando con i cronisti a Montecitorio.
“Non ne dubitavo – spiega Della Vedova – Fini aveva spiegato esattamente come erano andate le cose anche in quelli che erano i punti più difficili per lui. In ogni caso aspettiamo il giudizio conclusivo”.
“La vera notizia – aggiunge il deputato – è che Fini è stato vivisezionato e radiografato e l’unica cosa che si è trovata è questo elemento che lui stesso ha definito di ingenuità “.
Della Vedova dedica un pensiero all’inchiesta de Il Giornale: “Mi spiace per gli amici del Giornale. Si vede che la missione non era l’inchiesta, ma far male. Il colpo è arrivato ma il tempo è galantuomo”.
Granata: “Macchina del fango ha fallito”. “Sono stato sempre convinto che fosse in atto un meccanismo di diffamazione, riuscito, e un tentativo di delegittimazione, fallito, ai danni della terza carica dello Stato”.
“Fini fa politica da quarant’anni – aggiunge Granata – ed è un campione dell’etica della responsabilità . Tutto questo ci conferma da dove viene la macchina del fango”.
Storace non ci sta, si è giocato la riesumazione della salma de La Destra in questa operazione e qualche posto di sottogoverno per poter passare alla storia non più come autista di Marchio e come inquisito per le firme false nella lista della Mussolini, ma come l’ultimo dei fascisti che piangono sulle antiche virtù dimenticate.
E dichiara: “se hanno tutta questa fretta di archiviare, viste le numerose indiscrezioni della Procura, lo facciano. Chi ha denunciato avrà così la possibilità di accedere agli atti e verificare con quanto scrupolo sono state condotte”.
Ma come, prima era così fiducioso nella Procura e ora avanza sospetti?
Se ha delle prove denunci anche il procuratore presunto colluso, poi magari anche i giudici monegaschi.
Se gli rimanesse del tempo, poi sarebbe bene che si guardasse allo specchio: così vedrà come si p ridotto un ex missino per poter avere il pass di accesso a Palazzo Grazioli.
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
SALTERANNO DUE PUNTATE DI “ANNO ZERO”, CONTRARIANDO PURE I TELESPETTATORI DI DESTRA E DANDO L’IMMAGINE DI UN GOVERNO STALINISTA…SE SI PARLA DI FAZIOSITA’, ALLORA IL TG1 DI MINZOLINI ANDREBBE OSCURATO… IL TRIBUNALE DEL POPOLO DELLA LIBERTA’ SA SOLO ESPELLERE O SOSPENDERE: DOV’E’ FINITO IL PARTITO LIBERALE?
Dieci giorni di sospensione e di mancata retribuzione a partire da lunedì 18 ottobre.
Sarebbe questo, a quanto si apprende, il contenuto della lettera consegnata stamattina a Michele Santoro dall’azienda dopo il richiamo delle direzione generale per la puntata d’apertura di Annozero.
Il provvedimento disciplinare potrebbe indirettamente implicare la sospensione di una o due puntate di Annozero.
I dieci giorni sarebbero consecutivi e “bloccherebbero” il conduttore fino a mercoledì 27 ottobre. Michele Santoro, dunque, non potrà condurre la puntata di giovedì 21 ottobre.
Resta da capire se tornerà in onda il 28 ottobre avendo a disposizione una sola giornata per preparare la puntata di quel giorno.
Domani andrà regolarmente in onda.
La puntata che ha comportato il provvedimento è la prima (23 settembre) quando, con un monologo tutto incentrato sulla similitudine tra il suo lavoro e quello di un’azienda che produce bicchieri, Santoro se l’è presa con i vertici della Rai che hanno messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione, che non l’hanno promossa e che alla fine l’hanno azzoppata, non rinnovando i contratti a due dei collaboratori di punta, Marco Travaglio e il vignettista Vauro.
«Vaffan…bicchiere» concluse Santoro in diretta polemizzando con il dg Mauro Masi e con la circolare sul contraddittorio nei programmi.
Masi ha voluto sottolineare (coda di paglia?) che ” il provvedimento disciplinare adottato nei confronti di Michele Santoro non può essere in alcun modo considerato riconducibile ad iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà di espressione o il diritto di critica”.
Le violazioni, secondo Masi, sarebbero “l’uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale, per una circolare a garanzia dell’equilibrio all’interno dei programmi di approfondimento informativo, che è stata approvata dal Consiglio di Amministrazione”.
Un provvedimento di «gravità inaudita» al quale reagirà «con tutte le forze e in ogni sede»: Michele Santoro scrive una lettera e la invia al presidente e al Consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini.
“Il provvedimento disciplinare assunto nei miei confronti, con una procedura ad personam, è di una gravità inaudita e, contro di esso, reagirò con tutte le mie forze in ogni sede. Ritengo, tuttavia – aggiunge Santoro nella lettera -, che il Consiglio, anche senza entrare nel merito di questa “punizione esemplare”, debba pronunciarsi sulla decisione assunta dal Direttore Generale di metterla in atto cancellando due puntate di Annozero. Una punizione nei miei confronti si trasforma così in una punizione per il pubblico, per la redazione, per gli inserzionisti, per la Rai. E, in questo modo, si spezzano le gambe ad un programma di grandissimo successo, dopo averlo già sottoposto a una partenza ad ostacoli, dopo che ogni settimana deve andare in onda in un clima di tensione, dopo che Vauro e Travaglio sono costretti a fornire gratuitamente le loro prestazioni senza che vengano fornite motivazioni di sorta. Considero tutto questo un vero e proprio attentato alla televisione di fronte al quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità “.
Per il presidente della Rai Paolo Garimberti, quello su Annozero è “un provvedimento di esclusiva responsabilità del Direttore Generale che ho appreso come gli altri dalle agenzie. È quasi superfluo dire che non lo condivido perchè, al di là di altre considerazioni, lo trovo manifestamente sproporzionato”.
Per i consiglieri d’amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten “la sospensione di Michele Santoro è una decisione sbagliata ed abnorme di cui il direttore generale si assume ogni responsabilità che conferma, come era già emerso dalle intercettazioni di Trani, la sua volontà di assecondare le pressioni politiche esterne per chiudere la trasmissione di Santoro”.
“Chiediamo le immediate dimissioni di Masi. È la conferma che l’ordine impartito da Palazzo Chigi sulle epurazioni delle voci libere e sulla censura nei confronti delle opposizioni definite scomode è arrivato a destinazione”, è stato il commento di Antonio Di Pietro.
Da parte nostra ci limitiamo ad osservare che il centrodestra riesce a farsi del male da solo: il far prevalere, su ogni fronte che si apre, la “linea degli imbecilli” non porta alcun vantaggio, anzi determina solo un danno sia in termine di immagine che di consensi.
Nel caso specifico, la sospensione del programma determinerà un danno economico per la Rai, un danno elettorale per il Pdl che verrà tacciano di partito stalinista e un danno d’immagine per quei telespettatori di destra che guardano volentieri Anno Zero.
Se poi vogliamo entrare nello specifico, da Santoro ci sono sempre, come ospiti, politici o ministri di centrodestra, quindi il contraddittorio esiste.
Senz’altro più che in quel vergognoso telegiornale di regime che è il Tg1 di Minzolini che allora, sulla base del criterio di una presunta faziosità , dovrebbe essere oscurato.
Non dimentichiamo quando, in occasione del discorso di Fini a Mirabello, Scodinzolini riuscì a non trasmetterlo, salvo poi far commentare quello che il telespettatore non aveva sentito, da due esponenti del Pdl.
O quando per mesi ha oscurato i problemi dei terremotati.
E potremmo fare altri mille esempi.
Masi si è mai preoccupato dell’equilibrio dei TG?
E dato che dicevamo cose analoghe quando governava il centrosinistra, perchè non abbiamo gli occhi foderati di prosciutto, abbiamo titolo per farlo.
Non ci piacciono i servi, non ci piace la censura, siamo per il dibattito e il confronto delle idee.
Lo ripetiamo: fossimo alla direzione della Rai proporremmo a Santoro di fare due trasmissioni alla settimana, non una.
Perchè è un bravo giornalista e perchè non abbiamo paura delle sue idee, ritenendo valide le nostre.
E solo dal confronto di idee, non di dogmi, il nostro Paese può crescere.
E’ di sinistra?
Chi se ne frega, meglio un interlocutore intelligente di sinistra che un coglione o un servo di presunta destra.
Quella destra che è incapace da decenni a creare un prodotto di qualità analogo ad Anno Zero, quella destra che non sa far crescere intellettuali di area in grado di affrontare il video con lo stesso successo di Santoro, quella destra che se ne è sempre fregata della “cultura di destra”, salvo farsi boia dei programmi altrui.
Per questo, orgogliosamente da destra, siamo solidali oggi con Santoro e domani con chiunque altro rappresentasse una voce fuori dal coro del conformismo di corte.
La destra vera è cosa seria, non pattume.
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
UN ARTICOLO DI ROBERTO SAVIANO SUI METODI PER ALTERARE IL VOTO E SU COME SI CONTROLLANO LE ELEZIONI IN TANTI CENTRI ITALIANI… NON PIU’ ANOMALIE E CASI SPORADICI, MA PRESA DEL POTERE GIA’ AVVENUTA…COSA STA DIVENTANDO LA POLITICA, DA DESTRA A SINISTRA
Vi racconto una storia, una storia semplice, facile da capire. Una storia che dovrebbero conoscere tutti e che i pochi che la conoscono tengono per sè. Come si truccano i voti, come si controllano le elezioni, come fanno i clan criminali a gestire il voto.
L’organizzazione si procura schede elettorali identiche a quelle che l’elettore trova ai seggi, tramite scrutatori amici e in alcuni casi dalle stamperie stesse. Le compila e le tiene lì.
L’elettore che vuole vendere il suo voto va da referenti del clan e riceve la scheda elettorale già compilata.
Si reca al seggio presenta il proprio documento di riconoscimento e riceve la scheda regolare.
In cabina sostituisce la scheda data dal clan già compilata con la scheda che ha ricevuto al seggio, che si mette in tasca.
Esce dalla cabina elettorale e consegna al seggio la scheda ottenuta dal clan. Poi va via.
Torna dagli uomini del clan, dà la scheda non votata e riceve i soldi.
La scheda non votata e consegnata agli uomini del clan viene compilata, votata, e data all’elettore successivo che la prende e tornerà con una pulita.
E avrà il suo obolo.
Cinquanta euro, cento, centociquanta o un cellulare.
O una piccola assunzione se è fortunato e il clan riesce a piazzare tutti i politici che vuole.
Ecco come funzionano le elezioni in alcune parti del Paese.
Avevamo da queste colonne lanciato una provocazione durante le ultime elezioni amministrative.
Avevamo chiesto all’Osce, all’Onu, all’Unione europea di poter monitorare le elezioni amministrative.
Non nelle capitali, non nelle città più in vista dove spesso fanno studi e osservano.
Ma nei posti di provincia dove il condizionamento è capillare e costante, dove i candidati sono direttamente imposti ai partiti dalle organizzazioni criminali.
Il presidente della commissione antimafia Pisanu conferma che le amministrative hanno visto nelle liste candidati impresentabili, uomini e donne decisi direttamente dalle organizzazioni criminali.
La richiesta di aiuto all’Onu era naturalmente una provocazione, un modo per sottolineare che da soli non ce la facciamo. Che le mafie sono un problema internazionale e quindi solo una forza internazionale può estirparle.
Quando un’organizzazione può decidere del destino di un partito controllandone le tessere, quando può pesare sul governo di una Regione, quando può infiltrarsi con assoluta dimestichezza e altrettanta noncuranza in opposizione e maggioranza, quando può decidere le sorti di quasi sei milioni di cittadini, non ci troviamo di fronte a un’emergenza, a un’anomalia, a un “caso Campania” o a un “caso Calabria”: ci troviamo al cospetto di una presa di potere già avvenuta della quale ora riusciamo semplicemente a mettere insieme alcuni segni e sintomi palesi.
Il Pdl in molte parti del Sud ha candidato colpevolmente personaggi condannati o indagati per mafia.
Tutti i proclami di contrasto alle organizzazioni criminali si sono vanificati al momento di scrivere le liste elettorali: persino quello che di buono era stato fatto nell’ambito repressivo è stato vanificato.
Tutto compromesso perchè bisogna dare la priorità ai voti e agli affari e quando dai priorità ai voti e agli affari, dai priorità alle mafie.
Il centrosinistra ha cercato un maggiore controllo non sempre riuscendoci. Dalla svolta, che sembrava avvenuta con lo slogan “Mafiosi non votateci” alla deriva che arrivò con l’iscrizione al Pd in un solo pomeriggio a Napoli di seimila persone.
Il tentativo di incidere sulle primarie aveva portato ambienti vicini ai clan ad entrare nel partito per condizionarne i leader.
Il codice etico elettorale viene sbandierato quando si è molto lontani dalle elezioni e poi dimenticato quando bisogna candidare chi ti porta voti. Conviene essere contro le organizzazioni, ma se questo significa perdere? Cosa fai? Compromesso o sconfitta? Tutti rispondono compromesso.
E questo perchè la politica sembra essersi ridotta a mero strumento che usi per ottenere quello che il diritto non ti dà .
Se non hai un lavoro, cerchi di ottenerlo votando quel politico; se non hai un buon letto in ospedale, cerchi di votare il consigliere comunale che ti farà il favore di procurartelo.
Ecco, questo sta diventando la politica, non più rispetto dei diritti fondamentali, ma semplice scambio.
Quello che si fatica a comprendere, è che il politico che ti promette favori ti dà una cosa ma ti toglie tutto il resto.
Ti dà il letto in ospedale per tua nonna, ti dà magari l’autorizzazione ad aprire un negozio di tabacchi, ti dà mezzo lavoro: ma ti sta togliendo tutto.
Ti toglie le scuole che dovresti avere per diritto.
Ti toglie la possibilità di respirare aria sana, ti toglie il lavoro che ti meriti se sei capace.
Questa è diventata la politica italiana: se non ne prendiamo atto, si discute su un equivoco.
La macchina del fango, lo strumento che in certi ambienti del governo si utilizza per terrorizzare chiunque osi contrastare è mutuato direttamente dal comportamento delle mafie.
Diffamazione, delegittimazione costante, è la criminalità che ci ha insegnato questo metodo che si sta dimostrando infallibile: far credere che tutto sia sporco, che non valga la pena più di credere in niente.
Se fossimo un altro paese si invaliderebbero le elezioni, se fossimo un altro paese si chiederebbe aiuto agli organismi internazionali, se fossimo in un altro paese, un potere pubblico condizionato dalle organizzazioni criminali a destra come a sinistra sarebbe disconosciuto.
Ma non siamo un altro paese.
Ci resta solo la possibilità , che dobbiamo difendere con tutto quello che abbiamo, di raccontare, osservare, capire e dire come stanno le cose: che l’Italia è una democrazia, ma è anche una democrazia a voto mafioso.
Roberto Saviano
(da la Repubblica)
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
IN ATTESA DEGLI ELENCHI UFFICIALI, PISANU “SEGRETA” LA LISTA NERA, MA MOLTI NOMI SONO NOTI PER COLLUSIONI MAFIOSE E TANGENTI… “MARONI NON CI AIUTA, MOLTI PREFETTI NEGANO I DATI”: 5 PREFETTURE NEANCHE RISPONDONO, 25 TRASMETTONO DATI INCOMPLETI….GRANATA: “PER AVERE DENUNCIATO LA STESSA COSA AL SENATO SONO STATO MESSO IN CROCE”
La lista nera, di nomi “indegni” ne contiene almeno un centinaio.
Consiglieri e assessori regionali, comunali, provinciali.
Colletti bianchi invischiati in affari sporchi, alcuni considerati vicini alle organizzazioni criminali, altri perfino parenti di uomini delle cosche.
Nei casi meno gravi accusati o condannati per reati di corruzione e concussione.
Dalla Calabria alla Lombardia.
Ma a fronte di quei cento “sospettati”, dei quali circolano i nomi (e i reati) in via informale a Palazzo San Macuto, nella cassaforte della presidenza dell’Antimafia di fascicoli ne giacciono meno di dieci.
I conti non tornano al presidente Beppe Pisanu, qualcosa non quadra, “qualcuno non sta facendo il proprio dovere”.
Pochi, troppo pochi i nomi trasmessi dalle prefetture, in qualche caso solo i condannati in via definitiva, nessun cenno a inchieste in corso, a parentele di un certo peso.
Cinque prefetture cerchiate in rosso: sono quelle che non hanno nemmeno risposto all’Antimafia. Mantova, Messina, Agrigento, Bolzano, Catania.
Altre 25, stando alle informazioni in possesso della commissione, hanno fornito appunto dei dati parziali o incompleti, comunque insoddisfacenti.
Si tratta di Milano, Latina (competenza su Fondi, per esempio), Viterbo, Bergamo, Isernia, Savona, Terni, Enna, tra le altre.
È successo infatti che prima di inviare i loro dossier, i prefetti abbiano chiesto chiarimenti al Viminale.
Il ministro Roberto Maroni ha risposto con una circolare, sembra non abbastanza vincolante, come conferma indirettamente la nota ufficiale con la quale l’associazione dei prefetti ieri sera ha risposto all’Antimafia.
Pisanu non ha gradito quei ritardi, quei buchi neri, ha chiesto chiarimenti al suo successore al Viminale.
È valso poco o nulla.
La sensazione di fondo, a Palazzo San Macuto, è che i vertici di una commissione pur dotata di poteri di inchiesta siano stati lasciati “soli a combattere questa battaglia per la legalità e la trasparenza nella politica”.
Già per approvare il codice etico, i promotori avevano dovuto scavare trincee e aprire una lunga mediazione col Pdl che opponeva resistenza.
Angela Napoli (finiana), in prima linea contro le infiltrazioni, confessa la “profonda insoddisfazione: solo io di nomi di politici collusi ne posso indicare a decine nella mia Calabria, invece ci ritroviamo con una lista di una manciata di consiglieri”.
Granata chiama in causa i ritardi di prefetture importanti, “a cominciare da Milano, guidata da quel Valerio Lombardi che all’insediamento, a gennaio, aveva sostenuto che la mafia lì non esiste, peccato che da lì ad alcune settimane con una maxi retata sono finiti all’arresto trecento ndranghetisti tra la Calabria e la Lombardia”.
Quel prefetto napoletano molto gradito dal ministro leghista Maroni finisce anche nel mirino del Pd: “tra Viminale e prefetture è stato eretto un “muro di gomma”, è l’accusa.
I nomi dei candidati impresentabili non si divulgano: Pisanu ha preteso che i suoi commissari garantissero con la loro parola d’onore.
Si vuole attendere che tutti i prefetti collaborino in modo da rendere il quadro completo.
Ma i casi più delicati in parte sono noti agli addetti ai lavori.
In Piemonte è stato candidato dal Pdl l’ex assessore uscente al Bilancio, Angelo Burzi, rinviato a giudizio per una vicenda di tangenti nel settore sanitario.
Sempre in Pemonte c’èil caso di Luigi Sergio Ricca del Pd, condannato per finanziamento illecito.
A Pavia fu candidata Rosanna Gariboldi(Pdl), condannata per corruzione.
A Prato il capoista del Pdl era Alfredo Magnolfi, arrestato anni fa per aver intascato una tangente e che aveva patteggiato una condanna.
In Toscana il Pd ha candidato Gianluca Parrini, indagato per una serie di appalti.
Nel Lazio c’è il caso di Storace, sotto processo per violazione della legge elettorale, per aver inserito firme false nella llista di una sua concorrente (la Mussolini).
Cosimo Mele, candidato per Noi Sud, era stato coinvolto, quando era ancora Udc, in uno scandalo a base di droga ed escort.
Luigi Scaglione, capolista dei Popolari in Basilicata, è ancora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sandra Lonardo, moglie di Mastella, è sotto processo per tentata concussione.
Roberto Conte appoggiava Caldoro alle ultime regionali pur essendo inquisito per concorso in associazione mafiosa.
In Puglia il centrodestra ha candidato Fabrizio Camilli, imprenditore con condanna per truffa.
A Caserta Luigi Cassandra (Udc) ha avuto una diffida dai carabinieri per frequentazioni camorristiche.
Ricordiamo che il Codice di Autoregolametazione vieta le candidature non solo dei condannati in via definitiva, ma anche a quelli in primo grado per reati di mafia e collegati (estorsione, usura e riciclaggio).
Ora Pisanu ha intenzione di adottare la linea dura: “se entro una settimana non arrivano i dati dalle prefetture mancanti, vorrà dire che dovranno venire i prefetti in persona a spiegarci il motivo della loro mancata risposta”.
Ricorda Fabio Granata (Fli): “per aver fatto un’analoga denuncia ad agosto in Senato sono stato messo in croce all’interno del Pdl. Ora i nomi saranno comunicati al Parlamento e all’opinione pubblica”.
Sono in molti ora a non dormire sonni tranquilli: qualcuno sta facendo le cose sul serio, caso raro in Italia.
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
VIOLENZE IN CENTRO CITTA’, RAZZI E COLTELLI A MARASSI PER ITALIA-SERBIA… TRASCURATO L’ALLARME DEI SERVIZI DI BELGRADO: LA SICUREZZA HA FATTO FLOP… GLI AGENTI ERANO POCHI, CON L’ORDINE DI CONTROLLARE E DI NON INTERVENIRE… UNA CITTA’ OSTAGGIO DI 300 DELINQUENTI E VITTIMA DI MARONI
Genova si risveglia attonita dopo un pomeriggio e una notte di follia.
Sono stati arrestati i teppisti responsabili degli scontri a Genova in occasione dell’incontro tra Italia e Serbia per le qualificazioni a Euro 2012.
Tra i fermati c’è anche l’uomo incappucciato che, salito sulle barriere divisorie dello stadio Marassi, aveva guidato il lancio di petardi e fumogeni che ha portato all’annullamento della partita.
A quanto si apprende, dopo ore di tensione con la polizia italiana, i serbi sono stati convinti a salire sul pullman che avrebbe dovuto ricondurli in patria.
Le forze dell’ordine hanno invece scortato il mezzo verso la questura.
Le persone fermate sarebbero 17, altre 35 sono state denunciate, oltre cento sono in via di identificazione attraverso i fermati della Digos.
Ivan, questo il nome dell’uomo incappucciato le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, è stato scovato dagli agenti nel vano motore di uno dei pullman dei tifosi nel quale aveva tentato di nascondersi.
Le forze dell’ordine che lo hanno arrestato stamani alle 3, lo hanno identificato attraverso una data che è tatuata sull’avambraccio dell’uomo.
Vari i reati contestati, dal danneggiamento al lancio di oggetti pericolosi
alla resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Gli scontri, preceduti dalle devastazioni prepartita nel centro di Genova, erano proseguiti dentro lo stadio con il lancio di petardi e il tentativo di sfondamento della barriera antiproiettile che divideva gli ultras dal resto del pubblico genovese.
E poi erano deflagrati all’ uscita dello stadio, quando tutto il pubblico era tornato a casa e anche Italia e Serbia erano rientrate nei rispettivi alberghi.
La guerriglia è durata fin oltre le due di notte.
Negli incidenti, proseguiti per tutta la notte, sono rimaste ferite 16 persone, tra cui anche due carabinieri.
Agli ultrà serbi sono stati sequestrati bastoni, spranghe e coltelli.
Ma sono troppe le cose che non tornano e che dimostrano palesi responsabilità dei vertici del Viminale nella cattiva gestione della vicenda.
Un rapporto riservato della polizia serba era stato inviato lunedì pomeriggio ai colleghi italiani: si avvisava dell’arrivo a Genova in pulmann di circa 400 ultras serbi del gruppo “Delije”, confusi tra i 1.500 tifosi al seguito della squadra.
A questi si sarebbero poi uniti un numero imprecisato di cani sciolti del gruppo dei “Grobari” che hanno in passato sporcato di sangue le curve di mezza Europa.
Delinquenti che nel settembre 2009 hanno assassinato un tifoso della squadra francese del Tolosa.
Un misto di teppaglia della Stella Rossa, del Partizan e del Fk Rad, tre squadre di Belgrado, che doveva essere fermata prima e che non avrebbe neanche dovuto varcare i confini del nostro Paese.
Chi ha permesso che entrassero in Italia?
Perchè non è stata presa in considerazione la black list in possesso dell’Uefa che viene normalmente consegnata a tutte le questure interessate a un evento internazionale?
Perchè nessuno ha fermato i 400 ultras che su questa lista nera sono indicati con nome, cognome e foto segnaletica?
Perchè nei confronti della tifoseria di una nazione che è nella lista nera del calcio internazionale si è scelto un basso profilo di intervento, permettendo che già nel pomeriggio sfasciassero vetrine nel centro città , imbrattassero muri, pisciassero sui muri, insultassero gli italiani, picchiassero un ragazzo di colore?
Perchè non sono stati prese a spranghate come avrebbero meritato, invece che “limitarsi a controllarne gli spostamenti”, nonostante le denuncia del sindaco?
Perchè sono stati spinti a forza nel settore di loro competenza (visto che non volevano accettare quella dislocazione), evitando di fatto ogni perquisizione personale che avrebbe impedito l’entrata di coltelli, spranghe, petardi e fumogeni?
Perchè una volta dentro lo stadio si è permesso loro di aggredire chiunque non facesse parte della loro feccia, distruggendo reti, vetri e seggiolini?
Perchè si è dovuto attendere l’arrivo dei rinforzi dei reparti mobili di Milano e Torino, chiamati in tutta fretta in serata, quando già dal pomeriggio era evidente lo stato di inferiorità delle forze di sicurezza a disposizione?
Sono solo alcuni dei principali interrogativi che si pongono non solo i genovesi, ma gli italiani tutti.
Quanto al governo serbo avrebbe fatto bene a far ritirare subito la squadra, chiedendo scusa al mondo civile: chi porta in giro per l’Europa del canagliume del genere dovrebbe solo vergognarsi di farli uscire dal proprio Paese.
Se fossero un governo serio, soggetti del genere andrebbero seppelliti in una miniera a 1.000 metri di profondità , ma senza trivella per farli uscire.
L’umanità non ne sentirebbe certo la mancanza.
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA LANCIA L’ALLARME SULLA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI… I PARTITI NON APPLICANO ALCUN CODICE DI SERIA AUTOREGOLAMENTAZIONE CHE EVITI CANDIDATURE IMBARAZZANTI…. LA SELEZIONE ANDREBBE FATTA ALL’INIZIO, MA I PARTITI CHIUDONO ENTRAMBI GLI OCCHI
La circostanza era già nota: nelle elezioni amministrative locali, in troppe località e non solo del sud, i partiti accettano candidature di persone con precedenti penali e altrettanti soggetti chiacchierati.
Ma se sui secondi si può solo far valere il buon senso, per evitare le prime basterebbero dei controlli seri e una preliminare selezione da parte delle sedi locali dei partiti.
Il problema è che spesso alcune di queste candidature corrispondono anche a personaggi che “portano voti” e si finisce per barattare la pulizia della lista con la ricerca del consenso ad ogni costo.
Non solo: il rischio è che se taluni di questi candidati venissero eletti, finirebbero poi per rappresentare un pericolo o in ogni caso una variabile pericolosa nella vita amministrativa.
Dal lavoro dell’Antimafia sulle liste delle ultime elezioni amministrative «emergono candidati ed eletti diciamo “irregolari” per reati diversi da quelli che il nostro Codice di autoregolamentazione prevedeva. Cosicchè l’immagine complessiva che se ne ricava è che la disinvoltura nella formazione delle liste sia molto più allarmante di quella che noi abbiamo immaginato. Sono liste gremite di persone che non sono certe degne di rappresentare nessuno».
È questo l’amaro bilancio tracciato oggi dal presidente della commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu.
Durante la seduta si è anche affrontata la questione della mancata trasmissione alla commissione, da parte dei prefetti, di molti dati necessari ad approntare un rapporto sulla attuazione del Codice di autoregolamentazione per le elezioni.
«Tanto meglio il nostro rapporto sarà documentato, tanto più efficace sarà la nostra proposta finale», ha aggiunto Pisanu.
Un richiamo forte affinchè non solo i partiti facciano il proprio dovere, ma anche le istituzioni preposte collaborino.
Sono sempre più frequenti anche i casi di liste irregolari, con firme falsificate, che finiscono per dare vita poi a una serie infinita di ricorsi.
Basterebbe fissare dei termini più ampi per la valutazione delle liste, in modo da permettere delle verifiche a priori delle firme dei sottoscrittori e dei precedenti dei candidati, invece che perdersi poi a contestarli ad elezioni avvenute.
Sembrava passato tanto tempo da quando i partiti si erano impegnati a presentare candidati credibili, ma i segnali che arrivano dagli organismi di controllo non sono certo confortanti.
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO GENOVESE, UNO DEI FONDATORI DI FORZA ITALIA, E’ AMAREGGIATO: “QUESTO NON E’ PIU’ UN MOVIMENTO… IL PROBLEMA SOLLEVATO DA FINI ERA UNA QUESTIONE POLITICA E ANDAVA AFFRONTATA IN DIREZIONE: COSA C’ENTRANO I PROBIVIRI ?”…. IL SEN. MUSSO: “NEL PDL MANCA LA DEMOCRAZIA INTERNA E RIMANE IRRISOLTA LA QUESTIONE MORALE”
E’ una cronaca genovese, quella che segue, ma potrebbe essere trasferita in diverse altre realtà della nostra penisola e poco cambierebbe.
Il senso di disagio,di frustrazione, di impotenza di fronte a scelte calate dall’alto e mai discusse negli organismi competenti, sta dilagando nelle strutture periferiche del Pdl.
E spesso a farsene preoccupati interpreti sono proprio i “grandi vecchi” , coloro che hanno contribuito a fondare Forza Italia, che hanno sognato un partito aperto al contributo di tutti, innovatore e liberale, pluralista e tollerante. Come nel caso di Alfredo Biondi, un passato politico di grande prestigio nelle istituzioni del nostro Paese e uno dei soci fondatori di Forza Italia, in passato ascoltato consigliere del premier.
Un uomo che non rinuncia a dire la sua, anche negli organismi competenti del Pdl.
Due giorni fa ha preso la parola al coordinamento cittadino del partito e sono partite pesanti bordate.
Biondi, che è sempre membro della direzione centrale del Pdl, ha affermato che “questo non è più un movimento, ma uno stagno e non venitemi a dire che a Genova le cose vanno bene”.
Ha rincarato la dose il sen. Enrico Musso che ha rimarcato “l’assenza di democrazia interna e il problema, mai affrontato, della questione morale, senza dimenticare che buona parte del programma è rimasta lettera morta”.
Sia Biondi che Musso hanno lanciato l’idea di un coordinamento per raccogliere i delusi di Berlusconi.
Biondi poi è intervenuto anche sul caso Fini: “Quella sollevata dal Presidente della Camera era una questione politica e, come tale, andava affrontata in direzione centrale: cosa c’entrano i probiviri? Fini così è stato espulso da una riunione di condominio”.
Un altro dei fondatori di Forza Italia in Liguria, Enrico Nan, è diventato coordinatore regionale di Futuro e Libertà .
E la prospettiva per le elezioni comunale genovesi del 2012 vede un centrodestra diviso e incerto su chi candidare, col rischio che alla fine i candidati possano anche essere più di uno.
Ma per il vertice del Pdl questi problemi non esistono.
argomento: Berlusconi, Comune, Costume, denuncia, elezioni, emergenza, Genova, Musso, PdL, Politica, radici e valori, Vincenzi | Commenta »