Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
“FAREFUTUROWEB” OSPITA CENTINAIA DI MESSAGGI DI PROTESTA DI FINIANI PER IL VOTO SUL LODO ALFANO E SU LUNARDI… “LI CAPISCO, MA I TEMPI DELLA POLITICA SONO DIVERSI” REPLICA FILIPPO ROSSI….DOVE STA LA VERITA’? UNA SQUADRA DEVE ESSERE SOSTENUTA SIA DAGLI ULTRAS CHE DAI TIFOSI DELLE TRIBUNE
Ai sostenitori di Futuro e Libertà non è piaciuto il voto favorevole, nella commissione Affari costituzionali del Senato, al lodo Alfano costituzionale e quello che ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere contro Lunardi.
La delusione dei fans del presidente della Camera ha trovato oggi sfogo su Facebook, su Farefuturoweb e su Generazione Italia.
Il più bersagliato è Filippo Rossi, direttore del web magazine di “Farefuturo”. Sulla sua pagina di Facebook si è scatenata da ieri sera la delusione di chi si sente tradito.
Centinaia di messaggi con lo stesso filo conduttore. “Che fine ha fatto la questione della legalità ?” è la domanda più ricorrente.
Alcuni sostenitori arrivano a mettere in discussione l’esistenza stessa del nuovo soggetto politico dopo il doppio voto di ieri.
“Valeva la pena farsi massacrare per tre mesi sulla casa di Montecarlo per poi cancellare il processo a carico di Lunardi?”, scrive Angelo.
La prima risposta di Rossi non spegne le polemiche: “Su Lunardi sono perplesso come Granata. Sul Lodo è quello che i finiani hanno sempre detto. Si può non essere d’accordo e lo capisco. Ma non c’è novità “.
Le proteste continuano anche questa mattina e costringono il direttore di Farefuturo a un editoriale sulla questione.
Titolo del corsivo: “Ma il berlusconismo non può finire per via giudiziaria”. “Considero il lodo Alfano un atto doveroso (e faticoso), attacca Rossi, di realismo politico, di responsabilità “.
In coda poi Rossi riporta alcuni dei commenti più critici per farsi, almeno un po’, “portavoce di chi ci segue”. Le critiche non si fermano. “La legge non può finire per via berlusconiana”, è la risposta per le rime.
“Li capisco tutti”, dice Rossi “ma a volte i tempi della politica sono più lenti di quelli della piazza telematica”.
Più d’uno con una buona dose di realismo politico scrive: siamo solo alla prima mossa di una partita a scacchi tra Fini e Berlusconi.
A questo punto riteniamo doveroso per chi, come noi, non è mai stato finiano, ma ha qualche anno di militanza politica alle spalle, esprimere alcuni rilievi:
1) Sul caso Lunardi, la decisione è ineccepibile: chi la contesta non conosce il caso o è in malafede.
Futuro e Libertà non ha votato per l’impunità a Lunardi, ha votato per richiedere al tribunale di Perugia la metà dei documenti che la Procura non aveva inviato per farsi un’idea precisa del caso.
Quando arriveranno si rivoterà a ragion veduta. Rimandiano al nostro articolo in cui si spiega la vicenda. E se una persona stimata come Angela Napoli ha spiegato come stanno le cose, non c’è motivo di non crederle.
Se poi qualcuno vuole la forca in piazza senza processo si rivolga agli specialisti del cappio come leghisti e dipietristi, ha sbagliato comunità umana.
2) Sul lodo costituzionale, Futuro e Libertà è da mesi che ha annunciato la propria posizione: a noi personalmente non piace, avremmo preferito altro, ma non ci svegliamo ora a starnazzare sulla scelta. Perchè qualcuno degli ultras non l’ha fatto nei mesi scorsi, invece che indignarsi adesso?
Ma ritornando su considerazione più generali vorremmo ricordare :
1) Se in Italia non sono passate leggi liberticide come la legge bavaglio o il processo breve, tanti contestori ( a destra come a sinistra) dovrebbero salire la scala santa in ginocchio e posare un ex voto ai finiani.
2) Se in Italia è stato posto un freno agli interessi personali del premier e alla deriva razzista leghista che avrebbero portato allo sfascio del Paese, questo è merito dei finiani che ora hanno la golden share del governo
3) Se i finiani hanno saputo resistere a infami campagne di diffamazioni e a sporchi tentativi di compagna acquisti, va loro riconosciuto questo merito morale non comune.
4) Le rivoluzioni non le fanno chi urla di più, ma chi usa il cervello: secondo molti, i finiani erano quattro gatti, alla fine condizionano il parlamento, sono riusciti a essere determinanti, faranno un partito, godono di buoni sondaggi.
Che cazzo volete di più in soli quattro mesi?
Passiamo invece ai problemi veri che “Futuro e Libertà ” ha e che gli urlatori non vedono ancora bene:
1) Le strutture territoriali non sono ancora pronte e necessitano di una organizzazione che ancora non c’è. Occorre fare politica sul territorio, non chiacchiere in cui molti sembrano specializzati.
2) Sull’onda del successo stanno aderendo a Fli persone nuove e perbene, ma anche “cani e porci”, transfughi di altri partiti, carrieristi e poltronisti. Ci vuole una selezione, prima di ritrovarsi in casa qualche lestofante.
3) Si stanno privilegiando politiche di aggregazione di notabili, attraverso giochetti di potere locali, per darsi visibilità negli enti locali. Ma dimenticando i temi ideali di Futuro e Libertà che raramente vengono illustrati e spiegati.
4) Meno cenette e pizzette e più scuola quadri, meno aperitivi e più analisi e approfondimenti politici: non dobbiamo organizzare miss Padania, ma un futuro partito.
5) E’ evidente che Fini sta cercando di tenere insieme gli ultras e i moderati, non può permettersi lo stadio vuoto.
Ma la squadra va sostenuta attraverso il tifo congiunto delle curve e delle tribune, altrimenti sfogatevi a casa con le vuvuzelas di Bondi o di Gasparri: i tempi politici non li detta la piazza.
Occorre una squadra ben organizzata e coesa, “tutti in attacco e tutti in difesa” a seconda dei momenti, non un complesso di solisti dove ognuno fa i cazzi che gli pare.
Sono solo alcuni degli aspetti che ci permettiamo, con la consueta franchezza, di segnalare ai nostri lettori.
Ma sono anche i confini che possono portare a un partito vero e organizzato di destra vera o ad accontentarsi di un effimero e temporaneo successo da spendersi al mercato della politica italiana.
Occorre saper guardare oltre.
Oltre Berlusconi e, in prospettiva, persino oltre Fini.
E anche sapersi adattare ai momenti, senza perdere di vista l’obiettivo finale.
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Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
MENO FIDUCIA NEL PREMIER (37%) E NEL SUO GOVERNO (30%), TRA I MINISTRI IN CALO DI CONSENSI SACCONI, LA RUSSA E GELMINI… TRA I PARTITI SCENDONO PDL, UDC E IDV, STABILE LA LEGA, SALGONO FUTURO E LIBERTA’ E PD
Crolla il Pdl, tiene la Lega e sorridono i finiani che consolidano il consenso. Le tensioni che agitano il partito del Cavaliere fanno sentire i loro effetti.
Con un Silvio Berlusconi in calo sempre più costante e che si può consolare solo grazie alla tenuta del governo.
Il sondaggio realizzato da Ipr Marketing fotografa un premier sempre più in difficoltà e un Pdl che risente pesantemente delle tensioni interne con i finiani.
Un logoramento che mette in circolo dinamiche che premiamo il Carroccio, sempre più convinto della necessità del voto, i centristi dell’Udc e la loro scelta “autonomista” rispetto ai poli, e i finiani che, nell’attesa di trasformarsi in partito, vedono crescere il loro grado di fiducia.
Premier e governo
Lontanissimo quel 53% di fiducia fatto segnare a metà 2009, distante anche il 45% del gennaio 2010, Silvio Berlusconi si aggrappa ad un 37% che testimonia tutte le sue difficoltà .
Solo un mese fa, il premier era a quota 39. Dopo 30 giorni, la caduta è di due punti percentuali.
In aumento, ovviamente, chi la fiducia nei suoi confronti la sta perdendo: dal 55% di settembre al 58% di oggi.
Se il premier va male, il governo resiste.
La sfiducia nell’esecutivo è immutata rispetto ad un mese fa: un 64% che sovrasta il 30% di chi dice di nutrire speranze nell’esecutivo.
Ministri
In testa resta il titolare del Welfare Maurizio Sacconi, reduce da uno scontro frontale con Cgil e Fiom. Contrapposizione che non pare aver pagato, visto il calo di tre punti percentuali nella fiducia registrato questo mese (dal 64% al 61%).
Piazza d’onore per il Guardasigilli Angelino Alfano e il titolare del Viminale Roberto Maroni (60%).
Calano, invece, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (dal 54% al 52%), il titolare delle Riforme Umberto Bossi, reduce dalla pajata riparatrice con il sindaco di Roma.
Scende a picco il gradimento del ministro della Difesa Ignazio La Russa: dopo la morte dei quattro alpini in Aghanistan, il coordinatore del Pdl cala di quattro punti percentuali (dal 42% al 38%).
Stessa percentuale negativa per il ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini che scende al 36%.
Da segnalare che nessuno della squadra di governo guadagna posizioni.
Fiducia nei partiti (cosa diversa dalle intenzioni di voto)
Marcatissima, la flessione del Pdl, dal 34% al 29% (-5%), ed è significativo anche il 2% in meno (dal 29% al 27%) dell’Italia dei Valori (forse legato all’estandersi del movimento di Beppe Grillo).
Il Pd, invece, resta inchiodato al 27% di fiducia dell’elettorato.
Buono, inoltre, il risultato dei finiani che guadagnano consensi toccando quota 22% (dal 20%).
La fiducia nella Lega e nell’Udc rimane alta e stabile (33%).
Infine un dato generale che accumuna i due grandi partiti: ovvero un generale calo di fiducia.
Un segno meno costante che testimonia quanto la disillusione degli elettori sia marcata.
Troppe voci e troppa confusione, insomma, non pagano.
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Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
ACCOLTO IL RICORSO DEL GOVERNATORE LEGHISTA E SOSPESA LA PROCEDURA ORDINATA DAL TAR: IL CONSIGLIO DI STATO BOCCIA IL RICONTEGGIO E SI RISERVA DI ENTRARE NEL MERITO…. MA IL 25 GENNAIO VERRA’ ESAMINATO IL RICORSO PIU’ PESANTE: QUELLO RELATIVO ALLA LISTA DEI PENSIONATI DOVE SONO STATI ACCERTATI REATI PENALI, COMPRESO FIRME FALSE DI CANDIDATI… IN BALLO CI SONO BEN 27.000 VOTI
Per ora Cota esulta, forse eccessivamente: non ci sperava di vincere il primo round.
E invece il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar del Piemonte che lo scorso 15 luglio aveva disposto il riconteggio di circa 15.000 schede delle ultime elezioni regionali.
In pratica, secondo i giudici di secondo grado, le liste “Al centro con Scanderebech” dell’ex capogruppo dell’Udc, passato armi e bagagli con il centrodestra, e i “Consumatori per Cota” che secondo i ricorrenti si erano presentati alle elezioni violando la legge regionale, avevano diritto di partecipare alla competizione, in quanto spetta al capogruppo apparentare le nuove liste elettorali ai partiti già presenti nell’assemblea, anche se queste liste si schierino poi dalla parte opposta rispetto al partito di origine.
E in tal senso non sarebbe necessario neanche raccogliere le firme di presentazione.
Tesi opinabile, ma accettata dal Cosiglio di Stato che per ora ha solo ordinato di sospendere il riconteggio delle schede, riservandosi di entrare nel merito della questione.
Ma in realtà la vicenda non è finita, diciamo che Cota ha segnato un gol, ma deve ancora giocare il secondo tempo che inizierà il 15 gennaio.
E qua la partita sarà dura: si discuterà infatti su un altro ricorso sul quale nessuno finora ha deliberato.
Quello relativo alla lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine: in questo caso non si tratta però di semplici irregolarità , ma di firme false di candidati per le quali il gip ha già disposto il giudizio immediato per falso, accogliendo le richieste della procura di Torino, sulla base della “prova evidente” del reato.
In ballo ci sono 27.000 voti, quattro volte lo scarto tra Cota e la Bresso.
Se dovessero essere annullate le schede, in quanto la lista era taroccata, a quel punto Cota avrebbe ben poco da esultare.
Intanto può passarsi un Natale da governatore.
Per Pasqua non è detto.
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Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA FINI BLOCCA ALFANO: “NESSUNA INTRUSIONE DEL POTERE ESECUTIVO SULLA MAGISTRATURA, NESSUN GIOCO SPORCO SULLA CONSULTA E SUL CSM”.. FINIANI COERENTI CON QUANTO HANNO SEMPRE SOSTENUTO: SOSPENDERE I PROCESSI, NON CANCELLARLI….IL LODO COSTITUZIONALE O E’ RETROATTIVO O NON E’: ALTRIMENTI A CHE SERVE?
La commissione Affari costituzionali ha ieri approvato, con 15 voti a favore e 7 contrari, l’emendamento del relatore Carlo Vizzini al lodo Alfano in base al quale “i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare”.
Hanno votato a favore 13 senatori del Pdl e Lega più il senatore finiano Maurizio Saia e un senatore dell’Mpa.
Per Dario Franceschini e Pierluigi Bersani del Pd, così come per Felice Belisario dell’Idv, il testo è una vergogna perchè procede “ad assoluzioni per via parlamentare e costituzionale”.
La finiana Giulia Bongiorno, presidente della commissione giustizia della Camera, spiega i motivi di tale decisione: “La finalità del cosiddetto lodo Alfano costituzionale è quella di salvaguardare la serenità nello svolgimento delle funzioni da parte delle alte cariche dello Stato che, ovviamente, potrebbe essere compromessa nel caso in cui non venissero sospesi processi per fatti antecedenti all’assunzione della carica”.
Proprio i finiani sono i più criticati per la presunta mancanza di coerenza, ma lo stesso Bersani ammette: “Hanno sempre detto che valutavano positivamente il Lodo Alfano costituzionale. Io trovo comunque che una norma costituzionale ad hoc, nel pieno di una vicenda personale, resti una legge ad personam, anche se costituzionale. Evidentemente Fli non fa questa valutazione”.
Benedetto Della Vedova (Fli) sostiene che “il punto non è mai stato in discussione e manteniamo un impegno. Si tratta di una norma che sospende i processi delle alte cariche dello Stato, non li cancella. Inoltre, non sospende le indagini”.
Il senatore finiano Saia, che ha votato a favore della norma, specifica che il suo gesto è in linea con quanto “detto una ventina di giorni fa” perchè la legge “prevede la sospensione anche di quei processi cominciati prima del conferimento del mandato”, caratteristica su cui Fli è “assolutamente d’accordo”.
Dopo le tante dichiarazioni arriva la precisazione del relatore Vizzini: “Il provvedimento non prevede nè l’immunità nè l’impunità . Non è un’assoluzione, come si vuole far credere. Esso prevede la sospensione del processo, non del procedimento giudiziario. Con la sospensione del processo c’è anche la sospensione dei termini di prescrizione”.
Intanto nella serata di ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini ha incontrato il ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Già prima dell’incontro il presidente Fini aveva sostenuto che “il lodo costituzionale è la barriera contro qualsiasi altra legge ad personam. Approvato quello, il premier non potrà più chiedere altro”.
Inoltre nella stesura è stato fatto indicare dai finiani che la sospensione riguarda i processi, non le indagini.
Premesso che noi siamo contrari a qualsiasi genere di lodo e che riteniamo che i politici si debbano presentare ai processi, ci stupisce che qualcuno abbia voluto vedere, nel voto dei finiani, un atteggiamente di incoerenza.
Sono mesi che sostengono questa tesi del lodo costituzionale e hanno bloccato infatti il processo breve e mille altri artifici per garantire l’immunità al premier.
Giusta o sbagliata che sia la strada indicata, in questo sono stati coerenti.
Come coerente è stato Fini durante l’incontro con il ministro Alfano, mettendo precisi paletti alla riforma della Giustizia: “Siamo disponibili a fare una riforma che indubbiamente è necessaria, purchè, invece che fare gli interessi generali, non si risolva solo in una mannaia contro i giudici”.
Fini, di fronte alle mere linee guida indicate da Alfano, ha contestato il fatto che si tratti solo di “principi generici, troppo poco per noi, sospendiamo ogni giudizio” e ha ricordato che “non sottoscriveremo alcuna intrusione dell’esecutivo nella magistratura, nè giochi sulla Consulta, nè tantomeno sul Csm”.
Il presidente della Camera ha cassato poi la proposta di elezione diretta dei magistrati onorari da destinare a funzione di pubblico ministero, avanzata dalla Lega.
Fini, a giudizio di molti osservatori, ha fatto intendere di avere in ostaggio il Cavaliere ed è evidente che il premier non ha affatto gradito i paletti imposti
Il rischio crisi è sempre nell’aria.
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Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
METTIAMO LE COSE IN CHIARO: NON E’ STATA VOTATA ALCUNA ASSOLUZIONE, E’ STATO SOLO CHIESTO UNA GIUSTA INTEGRAZIONE DEI DOCUMENTI…I GIUDICI DI PERUGIA NON POSSONO CONTESTARE IL REATO DI “CORRUZIONE PROPRIA” CHE PREVEDE IL “CONCORSO” DI UN ALTRO SOGGETTO, SENZA TRASMETTERE GLI ATTI COMPLETI CHE EVIDENZINO I RUOLI DI CORROTTO E CORRUTTORE…I FINIANI PRECISANO: “QUANDO ARRIVERA’ LA DOCUMENTAZIONE MANCANTE DECIDEREMO”
La Camera ha ieri negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Pietro Lunardi.
L’ex ministro delle Infrastrutture, oggi deputato del Pdl, è indagato per corruzione insieme all’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, con l’accusa di aver acquistato da Propaganda Fide, nel 2004, al prezzo di favore di 3 milioni di euro un intero palazzo di cinque piani – valutato 8 milioni di euro – in via dei Prefetti, nel centro storico di Roma, in cambio del finanziamento pubblico di 2 milioni e mezzo di euro per la ristrutturazione di un immobile in piazza di Spagna.
Dopo avere acquistato l’immobile, con la mediazione di Angelo Balducci, Lunardi avrebbe fatto ottenere alla congregazione della Santa Sede un finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro per la realizzazione di un museo nella sede della Congregatio pro Gentium Evengelizatione, in piazza di Spagna.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche l’imprenditore Diego Anemone e l’architetto Angelo Zampolini.
Il parere della giunta per le autorizzazioni, che stabiliva la restituzione degli atti al collegio per i reati ministeriali del tribunale di Perugia, è stato approvato con 292 voti a favore, 254 contrari e 2 astenuti.
A votare a favore del rinvio degli atti sono stati i partiti di maggioranza, Pdl, Lega e Fli, contro le opposizioni di Pd, Idv e Udc.
Le astensioni sono state di due deputati dell’Udc, Rocco Buttiglione e Mario Tassone.
“È impossibile per la giunta e la Camera prendere in considerazione questa richiesta senza poter analizzare la condotta di entrambi i presunti concorrenti di questo episodio”, vale a dire “corrotto e corruttore”, ha detto il relatore di maggioranza, Giuseppe Consolo.
Dato che a seguito di questo voto, sono state avanzate polemiche osservazioni da parte di esponenti politici del centrosinistra circa il voto “incoerente” che sarebbe stato espresso in questa occasione dai finiani, rei di aver salvato Lunardi, è opportuno dire le cose come stanno.
Altrimenti si finisce solo per fare demagogia spicciola, con Di Pietro che spera di recuperare qualche voto e vorrebbe impiccare tutti senza leggere le carte.
Perchè la verità è un’altra.
Come si deve comportare un politico in questi casi? Votare per partito preso o leggere gli incartamenti?
Scendiamo nel dettaglio: in primo luogo è falso dire che Lunardi è stato salvato. Nessuna assoluzione, solo la richiesta al tribunale di Perugia di integrare le carte inviate, poi si procederà a nuova votazione.
In secondo luogo, negli atti vi era una grossa lacuna: era ipotizzato il reato di “corruzione propria” che è una fattispecie a “concorso necessario”: non è possibile avere corruzione senza individuare due soggetti, corrotto e corruttore. Quando i giudici di Perugia manderanno anche le carte che riguardano il cardinal Sepe, la Giunta e la Camera si esprimeranno nuovamente nel merito.
Il resto è solo demagogia.
Le parole della finiana Angela Napoli, emblema della lotta all ‘ndrangheta calabrese e da una vita sotto scorta, a differenza di tanti parolai dipietristi, suonano chiare: “la Casta non c’entra nulla, le nostre ragioni sono esclusivamente tecniche. Se non abbiamo elementi sufficienti, non possiamo esprimerci pro o contro. Non era un provvedimento nel merito, altrimenti sarebbe andata diversamente”.
Motivo?
“L’assoluta insufficienza delle indagini sommarie” svolte dal tribunale dei ministri. Se mancano questi elementi — continua Angela Napoli — qualsiasi intervento sarebbe strumentale. Fermo restando il garantismo, che non deve mancare in qualsiasi decisione, aggiungo che bisogna conoscere le carte”.
Napoli sostiene che Fli assume solo posizioni che siano valide rispetto agli atti: “Nessuna posizione preconcetta. Il nostro voto non è un ostacolo alle indagini. Anzi, nel momento in cui la magistratura fornirà quanto richiesto, assumeremo una posizione nel merito”.
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Ottobre 20th, 2010 Riccardo Fucile
STASERA SI RIUNISCE L’UFFICIO DI PRESIDENZA DEL PDL: LA MONTAGNA PARTORIRA’ UN TOPOLINO….COORDINATORI REGIONALI SCELTI SOLO DAGLI ELETTI, ESCLUSI GLI ISCRITTI…IL PREMIER POTRA’ FREGARSENE DELLE DECISIONI DELLE ASSEMBLEE REGIONALI… RESTANO I VICECOORDINATORI PERCHE’ ALTRIMENTI CI SAREBBE LA FUGA VERSO I FINIANI
Sostengono gli ottimisti che stasera, all’Ufficio di presidenza, nascerà il nuovo partito, quanto meno scoccherà la scintilla che dovrebbe portare prima o poi a rivoluzioni tipo elezione democratica dei dirigenti e addirittura del coordinatore unico, l’Erede Designato.
Si assiste a un vortice di incontri conviviali, ma soprattutto è in atto una scomposizione delle vecchie alleanze interne che rimodella la mappa del mondo berlusconiano.
Prevale la spinta centripeta, la tendenza a cercare compromessi.
Addirittura qualcuno vede prendere corpo in queste ore un nuovo grande «correntone» centrale, all’ombra del Cavaliere si capisce, con la benedizione di due personaggi esterni, Letta e Confalonieri.
Ne farebbero parte praticamente tutti i berlusconiani di buona volontà : dagli ex-An Gasparri e La Russa fino ai «picciotti» siciliani di Alfano, passando per i pretoriani di LiberaMente.
Un tipico pateracchio italico, degno del peggiore correntismo dei partiti della prima Repubblica, insomma.
Saranno anche finiti i tempi della divisione 70% Forza Italia, 30% An, sarà anche vero che il fine è di ridimensionare le truppe fameliche di La Russa, invise ormai alla maggioranza degli ex forzisti che vogliono prendere maggiori poteri, sarà anche che prima o poi cesserà il ruolo dei triumviri per arrivare al coordinatore unico (in pole position Scajola, Gelmini, Bondi e Lupi), ma per ora si punta a “democratizzare” le strutture periferiche regionali.
Si fa per dire.
Il meccanismo di elezione dei coordinatori regionali infatti coinvolgerà solo gli eletti (sindaci, parlamentari, amministratori locali), non i tesserati che continueranno a non decidere una mazza.
All’art.6 della bozza si sancisce poi che Silvio può fregarsene delle decisioni prese dalla base: “il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, e senza l’obbligo di motivare la decisione, non dare seguito alle indicazioni delle Assemblee regionali”. Un sistema per non finire ostaggio degli ex An che potrebbero imporsi nelle assemblee locali, ma non certo un esempio di democrazia interna.
C’era aperta la questione dei vicecoordinatori regionali, in base alla logica della divisione dei posti Firza Italia/An. Si era detto che sarebbero stati eliminati, ma indovinate come è andata a finire? Sarebbero state troppe le poltrone da far saltare e La Russa e Gasparri sono insorti: il rischio sarebbe stato quello di favorire la grande fuga dei delusi verso i finiani. Così la bozza 4 mantiene le due cariche.
Se questo è il nuovo che avanza, il rischio è che le vecchie regole continuino a governare un partito sempre più lontano dai cittadini.
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