Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
IL NUOVO “CODICE DISCIPLINARE PER I DIRIGENTI SCOLASTICI” PREVEDE LA SOSPENSIONE DAL SERVIZIO E DALLO STIPENDIO IN CASO DI “DICHIARAZIONI LESIVE DELL’IMMAGINE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE”…DOPO I TAGLI AI FONDI PER 9 MILIARDI, IL GOVERNO PENSA A TAGLIARE ANCHE IL DISSENSO
Criticare pubblicamente la riforma Gelmini può costare ai dirigenti scolastici fino a tre mesi di stipendio.
E alzare la voce nei confronti di un genitore una multa, fino a 350 euro. Stessa sanzione, da 150 a 350 euro di multa, per i capi d’istituto che andassero in giro senza cartellino di riconoscimento o che non avessero provveduto ad apporre una targa con nome e cognome davanti alla porta della propria stanza.
La scuola diventerà come un ufficio postale, insomma.
Con la pubblicazione sul sito del ministero dell’Istruzione, avvenuta il 21 ottobre, il Codice disciplinare per i dirigenti scolastici è pienamente operativo.
Da oggi, i capi d’istituto dovranno stare attenti a esprimere la propria opinione in pubblico o sui media.
Se infatti le loro dichiarazioni dovessero essere considerate lesive dell’immagine dell’amministrazione potrebbe scattare la “sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino a un massimo di tre mesi”.
Il codice Brunetta (“Comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni”), recepito anche per i presidi, non ammette dichiarazioni pubbliche che vadano a “detrimento dell’immagine della pubblica amministrazione”.
A maggio di quest’anno, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marcello Limina, aveva avvertito insegnanti e presidi: meglio “astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo potessero ledere l’immagine dell’amministrazione pubblica e rapportarsi con i loro superiori gerarchici nella gestione delle relazioni con la stampa”.
Insomma: niente interviste tranchant su giornali e in tv.
Ed era scoppiato il finimondo, con l’opposizione che ha chiesto di rimuovere Limina e la maggioranza che lo ha difeso.
Criticare pubblicamente la riforma Gelmini è da considerarsi “lesivo dell’immagine della pubblica amministrazione” o semplice manifestazione “della libertà di pensiero”?
A deciderlo è chi irroga la sanzione: cioè, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale.
La firma del contratto di lavoro dei dirigenti scolastici per il quadriennio 2006/2009, che al suo interno contiene le norme di comportamento e le relative sanzioni, è avvenuta lo scorso mese di luglio, ma non era ancora stato pubblicato.
Probabilmente, non tutti i capi d’istituto sono a conoscenza del fatto che una semplice intervista ad un giornale o ad una tv può metterli nei guai.
L’articolo 16, comma 7, del contratto dei capi d’istituto stabilisce infatti “la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino ad un massimo di tre mesi” nei casi previsti dall’articolo 55-sexies, comma 1, del decreto legislativo 165/2001 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche).
Non bastavano i tagli per 9 miliardi insomma, ora si vuole tagliare anche ogni forma di dissenso.
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Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
L’INQUIETANTE TASSO DI TUMORI DOVUTI ALLA COABITAZIONE CON LA DISCARICA… LA MANCATA ATTIVAZIONE DEL REGISTRO TUMORI DELLA CAMPANIA, UNICO STRUMENTO SCIENTIFICO RICONOSCIUTO DAI TRIBUNALI, AL FINE DI BLOCCARE I PROCEDIMENTI PENALI PER RISARCIMENTO DANNI… IL MANCATO FINANZIAMENTO ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PER FAVORIRE IL BUSINESS DEGLI INCENERITORISTI
Vi scrivo dalla trincea di Terzigno, dove un tanfo indescrivibile e acre ti invade fino al cuore, dove ho visto uomini forti piangere come bambini per lo sfregio inferto senza pietà a questa terra martoriata e dove si percepisce un senso di disperata desolazione, unito a un sentimento di rivalsa e dignità .
Mi sono sempre definita un’ambientalista di trincea ed è per questo che negli ultimi giorni mi sono decisa a denunciare quanto scoperto in seguito alle risultanze delle mie personali indagini su Terzigno, a partire dai retroscena del fallimento politico della gestione del ciclo smaltimento rifiuti, fatto di irreparabili omissioni, violazioni gravi a normative comunitarie inderogabili, insabbiamento della verità .
La mia delicata attività professionale mi ha spinto a sostenere legalmente e pubblicamente la battaglia per Terzigno senza se e senza ma, perchè lo reputavo un dovere civico prima che un impegno professionale, che tra l’altro ho intrapreso a titolo gratuito.
In seguito a questa scelta ho stravolto il ritmo abituale delle mie giornate e sento quasi sulla mia stessa pelle lo strazio di questa gente: le mie denunce ed azioni legali sono finite sulle pagine di testate nazionali, fino alla mia presenza in un programma RAI di prima serata.
Questa visibilità forzata e necessaria, non confacente all’indole riservata della mia persona, sta però dando frutti insperati: ho scovato una serie di interessanti “cavilli” per dare una speranza di giustizia a questa gente che presenta un inquietante tasso di incidenza tumori, in seguito alla convivenza criminale con la vecchia discarica Sari.
Inoltre, ho fatto luce sullo scandalo della mancata attivazione dei Registri Tumori in Campania, unico strumento scientifico e riconosciuto dai Tribunali per provare il nesso di causa-effetto tra contaminazione ambientale territoriale e incremento tumori.
Questa scelta politica “mancata” ha avuto conseguenze inimmaginabili perchè ha bloccato i procedimenti penali di risarcimento danni per le vittime e perchè ha impedito di dimostrare la nocività dell’insediamento di discariche nei pressi di centri abitati .
Ecco il vero motivo per cui ci raccontano che non ci sono dati che dimostrano che non si possa convivere con le discariche cittadine.
La verità è che si è affossata l’osservazione epidemiologica sulla popolazione campana perchè i numeri del disastro ambientale in atto sono agghiaccianti e il tasso di incremento delle morti per tumore segnala un picco in costante crescita, secondo gli scarsi e sottostimati dati dell’unico Registro ufficiale che segna il trend dell’incidenza della malattia in Campania.
Per non parlare del mancato finanziamento della raccolta differenziata: dare slancio a questa misura di smaltimento sarebbe la prova che gli inceneritori sono in realtà una misura estrema e residuale e non preferenziale e prevalente, se non fosse per il colossale business degli inceneritoristi che dalla costruzione di queste “macchine di morte” lucrano profitti da capogiro, sfruttando una norma vergognosa dello Stato italiano che ci è già costata una procedura d’infrazione presso la Corte Europea.
Potrei continuare a raccontarvi altre amenità , ma preferisco interrompere questa cronaca scritta in piena notte, mentre ho appena terminato di raccogliere gli incartamenti che mi serviranno per domani.
Faccio appello a tutti voi, non dimentichiamo Terzigno perchè la prossima Terzigno può essere casa nostra.
Vittoria Operato
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Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
LA LEGA OCCUPA DA ANNI IL SOTTOBOSCO DI ENTI PUBBLICI CON PERSONE DESIGNATE DAL PARTITO: BANCHE, AUTOSTRADE, OSPEDALI, RAI, FINMECCANICA, EXPO, CINECITTA’…IL CAROCCIO E’ ANCHE IL PARTITO CON IL MAGGIOR NUMERO DI PARLAMENTARI CHE MANTENGONO IL DOPPIO E PERSINO TRIPLO INCARICO
Accanto agli incarichi istituzionali frutto del consenso elettorale e del peso parlamentare, la Lega occupa ormai da anni un sottobosco di potere a livello di enti e società di emanazione pubblica o a partecipazione pubblica: banche, autostrade, ospedali, Rai, Expo 2015, Finmeccanica, Cinecittà .
Un censimento su questo piano è difficile.
Ci limitiamo a riferire i risultati di un reportage di Marco Damilano pubblicato da l’Espresso del 17 febbraio 2010, elencando le società in cui esponenti leghisti o persone designate dalla Lega hanno un ruolo.
Consip, la spa del ministero dell’Economia per l’acquisto di beni e servizi destinati alle amministrazioni dello Stato: Danilo Broggi, amministratore delegato.
Cinecittà : Roberto Codonati (consulente per l’immagine della Lega), membro del cda.
Agea, l’agenzia che vigila sull’erogazione dei fondi comunitari per l’agricoltura: professor Dario Fruscio, presidente (designato su indicazione di Zaia).
Finmeccanica: Dario Galli, membro del cda (e presidente della provincia di Varese)
Fiera Milano: Attilio Fontana, membro del cda (e sindaco di Varese)
Eni: Paolo Marchioni, consigliere di amministrazione (e vice-presidente della provincia di Verbano-Cusio-Ossola, nonchè assessore al Bilancio)
Sviluppo Sistema Fiere: Leonardo Ambrogio Carioni, presidente (nonchè presidente della Provincia di Como, sindaco di Turate, presidente dell’Unione delle Province lombarde)
Expo 2015: Leonardo Ambrogio Carioni, consigliere di amministrazione;
Pedemontana: Leonardo Ambrogio Carioni, consigliere di amministrazione;
Enel: Gianfranco Tosi, consigliere di amministrazione (ex sindaco di Busto Arsizio);
Poste italiane: Mauro Michielon, consigliere di amministrazione;
Sea (gestione dello scalo di Malpensa): Giuseppe Bonomi, presidente e direttore generale;
Inail: Marco Fabio Sartori, presidente;
Fincantieri: Francesco Belsito, consigliere di amministrazione;
Rai: Giovanna Bianchi Clerici nel cda; Antonio Marano, vice-direttore generale;
Serenissima: Attilio Schneck, presidente (e presidente della provincia di Vicenza)
Buonitalia («la cabina di regia nella promozione dell’agroalimentare italiano nei mercati mondiali»): Walter Brunello, presidente.
Nel mondo bancario un alleato prezioso è poi Massimo Ponzellini, presidente della Banca Popolare di Milano, oltre che di Impregilo.
Quando è chiamata a rispondere delle proprie scelte, la Lega spesso finge di essere forza di «opposizione» all’interno dell’esecutivo Berlusconi (come già capitava con Galan ed è sempre accaduto con Formigoni) e non come forza di governo centrale, insediata e nel pieno delle proprie facolt�
Il primato che caratterizza la Lega Nord è senza dubbio il fatto che è il partito con più parlamentari che mantengono doppi e tripli incarichi politici.
Su 85 camicie verdi 44, oltre la metà , si fanno in due se non addirittura in tre, affiancando alla poltrona in Parlamento, una al governo o in un’amministrazione locale.
In particolare, alla Camera siedono 25 leghisti con doppio incarico e 3 con triplo, mentre al Senato se ne contano 14 con doppio incarico e 2 con triplo. Oltre ai 7 impegnati anche a Palazzo Chigi (il ministro delle Riforme Umberto Bossi, il ministro degli Interni Roberto Maroni, il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, il vice ministro di Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli, il sottosegretario agli Interni Michelino Davico, il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, il sottosegretario all’Economia Daniele Molgora), tra i parlamentari del Carroccio si contano tre presidenti di Provincia (Brescia, Bergamo e Biella), 2 consiglieri provinciali, 15 sindaci, 3 vice sindaci, 2 assessori comunali e 17 consiglieri comunali.
Daniele Molgora (Lega Nord): deputato, sottosegretario all’Economia (fino a maggio 2010) e presidente della provincia di Brescia.
Luciano Dussin (Lega Nord): deputato, sindaco Castelfranco veneto
Adriano Paroli (Lega Nord): deputato, sindaco di Brescia
Pierguido Vanalli (Lega Nord): deputato leghista e anche sindaco di Pontida
Gianluca Buonanno (Lega Nord), deputato, sindaco di Varallo e vice sindaco del comune di Borgosesia, entrambi in provincia di Vercelli;
Giovanni Fava (Lega Nord), deputato, nel consiglio provinciale di Mantova e in quello comunale di Sabbioneta.
Ettore Pirovano (Lega Nord), Deputato e presidente della Provincia di Bergamo
Roberto Simonetti (Lega Nord) Deputato e presidente della Provincia di Biella
Gianvittore Vaccari (Lega Nord), senatore, sindaco di Feltre
Gianpaolo Vallardi (Lega Nord), senatore, sindaco di Chiarano
Massimo Bitonci (Lega Nord), deputato, sindaco di Cittadella (Padova)
Giacomo Chiappori (Lega Nord), deputato, sindaco di Villa Faraldi (Imperia)
Sandro Mazzatorta (Lega Nord), senatore, sindaco di Chiari (Brescia)
Claudio D’Amico (Lega Nord), deputato, sindaco di Cassina de’ Pecchi (Milano)
Giovanna Negro (Lega Nord), deputata, sindaco di Arcole (Verona)
Cesarino Monti (Lega Nord): senatore, assessore Comune di Lazzate (Mi)
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Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
CON UN PASSIVO DI 130 MILIONI, IL DIRETTORE MASI TROVA IL MODO DI FARE UNO STRAPPO A FAVORE DELLA FIDANZATA INGRID MUCCITELLI, CON UN NUOVO PROGRAMMA SU RAI 2…MENTRE CONTINUA LA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE CON CAMBI AL VERTICE DELLE VARIE DIREZIONI RAI
Dicono che Mauro Masi sia preoccupato per i conti Rai: il passivo in bilancio (-130 milioni di euro), la voragine entro un paio di anni (-650 milioni), la diffidenza di banche e creditori.
E poi dicono che per Ingrid Muccitelli, l’ultima fidanzata del direttore generale, sia disposto a uno strappo.
Un regalino per l’ex giornalista diOmnibus e protagonista di Insieme sul due: un settimanale di economia in tarda serata su Raidue, dieci puntate che andranno in onda dal prossimo 3 gennaio, assieme a Barbara Carfagna, conduttrice del Tg1 di Augusto Minzolini.
Masi ha evitato il periodo di garanzia che, per ascolti e share, divide la torta pubblicitaria tra il servizio pubblico e i concorrenti privati come Mediaset, La7 e Sky.
Il programma è scivolato nei palinsesti di luglio, bloccato a settembre, riemerso un paio di giorni fa: adesso viale Mazzini — confermano fonti qualificate — dovrà valutare la proposta di Raidue.
Per il momento c’è una scheda informativa, aspettando titolo e matricola: il nome dei produttori, la fascia oraria e la tipologia di trasmissione.
Sarà la multinazionale Endemol, controllata al 33 per cento da Mediaset (e dunque da Silvio Berlusconi), a preparare i contenuti per il settimanale di Carfagna e Muccitelli.
Una società esterna significa nuovi costi e nuovi contratti, proprio nei giorni dei tagli annunciati, di trattative (saltate) con i sindacati per un piano industriale di lacrime e sangue.
Non c’è bisogno di frugare nella memoria: appena quindici giorni fa, Masi ha chiesto a Roberto Benigni di ridursi l’ingaggio per Vieni via con me di Roberto Saviano e Fabio Fazio.
Risultato: il premio Oscar sarà ospite a titolo gratuito, la rubrica di Carfagna-Muccitelli avrà un prezzo.
Che per una bozza di palinsesto esordirà a gennaio, ma potrebbe slittare: non per una retromarcia di Masi, piuttosto per la confusione di Raidue.
Congelato per il ponte estivo, torna d’attualità il “pacchetto di nomine”, definizione di viale Mazzini, all’ordine del Consiglio di amministrazione di domani: una serie di cambi al vertici di reti generaliste e digitali.
Traballa (e da tempo) la direzione di Massimo Liofredi.
Attenti osservatori di viale Mazzini fanno notare un’agenzia di lunedì: Liofredi snocciolava i successi di Raidue.
Più che un manifesto di share era un biglietto d’addio.
La poltrona dell’ex cantante dei Kristal è al centro di un baratto politico tra Pdl e Carroccio: la leghista Giovanna Bianchi Clerici voterà Susanna Petruni (Tg1) soltanto se Franco Ferraro sarà l’erede di Corradino Mineo a Rainews.
E per trovare una soluzione, senza rischiare tonfi, ieri Masi ha riunito i cinque consiglieri di maggioranza nel suo ufficio: i berlusconiani Alessio Gorla e Antonio Verro, l’ex finiano Guglielmo Rositani, il tecnico Angelo Maria Petroni e appunto la Bianchi Clerici.
Un mucchio di cariche anche per il digitale terrestre, in bilico Carlo Freccero a Rai4, commissariato da una lettera di Masi poi invalidata dal Collegio dei sindaci.
A viale Mazzini temono i ricorsi al Tribunale del Lavoro: polemiche, risarcimenti e reintegri.
Ma per Mineo e Liofredi sarà inevitabile fare causa all’azienda.
Entrambi l’avevano pensato già la scorsa estate.
I sindacati hanno mollato Masi perchè poco credibile: prima ordina sacrifici poi dispensa poltrone e regala programmi.
E per Report la copertura legale è sempre più incerta: “Ce la tolgono? Vuol dire che non ci vogliono”, dice Milena Gabanelli a FareFuturo.
(da “il Fatto quotidiano“)
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Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
“E’ STATO CONSEGNATO IL PARTITO NELLE MANI DI VERDINI E LA RUSSA, NON POSSIAMO PERMETTERLO”: SONO TRENTA I SENATORI PRONTI A FIRMARE UN DOCUMENTO DI PRESA DI DISTANZA DAL VERTICE…SONO IN TANTI ORMAI PRONTI AD APPOGGIARE UN GOVERNO TECNICO
Il senatore ligure Enrico Musso lascia deluso il Pdl, già corteggiatissimo dai finiani.
Alfredo Biondi, ex ministro ed ex deputato forzista, chiama Berlusconi e gli comunica la decisione “irrevocabile” di lasciare la direzione del partito, finora riunita una sola volta (il 22 aprile, giorno del famoso indice puntato di Fini). “Può darsi che lasceremo anche il Pdl” comunica l’anziano avvocato, tra i fondatori di Forza Italia.
Di due deputati pidiellini, quelli di Futuro e libertà attendono l’arrivo ad horas.
È uno smottamento, lento e costante, con faglia unica che attraversa Camera e Senato.
Al quartier generale berlusconiano da 48 ore trilla l’allarme.
Soprattutto per quel che accade a Palazzo Madama, dove finora la maggioranza (a differenza che a Montecitorio) aveva mantenuto dieci parlamentari di vantaggio.
Gasparri e Quagliariello hanno convocato in mattinata il gruppo, sedando a stento la vivace contestazione dei malpancisti.
Una decina, tanti quanti hanno firmato il documento polemico presentato da Andrea Augello, Ferruccio Saro e Piergiorgio Massidda e che martedì sarà messo ai voti.
Nel mirino, le nuove regole interne approvate dell’ufficio di presidenza Pdl sulla nomina dei coordinatori – invocano “maggiore coinvolgimento e democrazia” – ma anche la “necessità di riconoscere appieno la terza gamba finiana e di trattare con Fli”.
Anche per questo oggi i tre coordinatori hanno convocato il comitato statuto del partito.
Al gruppo sono mancati mugugni sui ministri, Tremonti in testa, e sullo “scarso coinvolgimento”.
Saro conferma la “grande amicizia personale con Berlusconi”, ma spiega che tra i suoi colleghi “i malesseri sono reali: quando non c’è più sicurezza, nascono fibrillazioni che possono degenerare in crisi se non sedate in tempo. Noi vogliamo aiutare il premier, speriamo non sia troppo tardi”.
Un’agitazione che va avanti da settimane e che non accenna a rientrare. Gasparri e Quagliariello sono riusciti a blindare per ora il senatore sardo Massidda (molto vicino a Pisanu).
“È il miglior nome per il Comune di Cagliari” dice il capogruppo dopo il lungo colloquio avuto con lui.
Ma gli altri? Paolo Amato, per esempio? E Massimo Baldini?
“Ricostruzioni infondate, nessuna slavina” taglia corto Quagliariello.
Musso intanto è già andato via: “Poca democrazia, chi dissente viene cacciato, come Fini”.
Forfait pure di Alfredo Biondi dalla direzione: “Atrofizzata dal non uso, poi io sono un liberale, qui la dialettica turba”.
Alla Camera, i finiani attendono a giorni l’ufficializzazione del passaggio di Roberto Rosso (per lui uno dei tre posti di coordinatore Fli in Piemonte) e di Giancarlo Mazzuca, ex direttore del Carlino.
I due per il momento negano.
Ma il pressing è insistente anche su Alessio Bonciani.
Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica“)
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Ottobre 27th, 2010 Riccardo Fucile
ACQUISITI I DOCUMENTI SULLA VITTORIA DEI PARENTI DEI BIG… AL VAGLIO ANCHE LE DENUNCE SUL CONFLITTO DI INTERESSI DI ERMOLLI E DEL FIDANZATO DELLA BRAMBILLA… TRA DIMISSIONI, LISTE NON AMMESSE, TESSERE LIEVITATE DEL 30% IN UN GIORNO, ISCRIZIONI IMPROVVISE, PARENTI DI POLITICI: RIPERCORRIAMO LE TAPPE DELLA VICENDA
Sulla Parentopoli dell’Aci e la compravendita di voti indagano due procure.
Dopo gli esposti al Tar e ai tribunali di Milano e Monza, due distinte inchieste faranno luce sullo scandalo che imbarazza il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.
Il groviglio di conflitti d’interesse e rapporti opachi parte dalla tripla posizione di Ermolli junior come commissario straordinario (nominato dal ministro, dimessosi 15 giorni fa), candidato e socio di Sinergetica, società di consulenza con rapporti contrattuali con l’Aci.
Per passare all’elezione del compagno della Brambilla e del figlio del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, fino all’esclusione dell’unica lista rivale per vizi di forma e alla forsennata corsa all’acquisto di centinaia di tessere, capaci di cambiare l’esito del voto dell’ente che gestisce il business milionario del Gran premio di Monza.
Ora, dopo le polemiche arrivate fino in Parlamento, si muove la magistratura.
A Monza il procuratore Corrado Carnevali ha disposto l’apertura di un fascicolo, iscrivendo tre persone, tra le alte cariche milanesi dell’ente, nel registro degli indagati.
La procura ha anche disposto l’acquisizione, nella sede nazionale dell’Automobile club a Roma, di molta documentazione, oltre agli elenchi degli iscritti in Lombardia.
A Milano, invece, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha aperto un fascicolo per ora a modello 45, per “fatti che non costituiscono reato”.
Le indagini sono partite dopo le denunce degli esclusi dalle urne.
A fine 2009 le dimissioni di cinque consiglieri dal direttivo Aci di Milano fanno piombare l’ente nel caos, con il ministro Brambilla che nomina commissario straordinario Massimiliano Ermolli, 38 anni, figlio di Bruno, uno degli uomini più vicini al premier.
Subito dopo, si candidano con lui anche Geronimo La Russa ed Eros Maggioni, il compagno della Brambilla.
L’unica lista rivale, “Per la trasparenza”, è estromessa.
E partono gli esposti.
Poi, il 15 aprile, Ermolli annuncia le elezioni per luglio.
E nel frattempo scattano gli acquisti di 263 nuove tessere da residenti in tutta la Lombardia, che però vengono inseriti negli elenchi di Arcore e Vimercate, due delegazioni Aci dello stesso proprietario.
Una corsa all’adesione che vede protagonista anche Maggioni, che per potersi candidare si iscrive il 12 aprile agli sportelli di Milano, pur indicando la residenza a Cernusco Lombardone, a Lecco.
È così che anche il giallo delle tessere entra nel vortice di sospetti e accuse.
Nel ricorso al Tar, i rappresentanti della lista “Per la trasparenza” contestano i vizi di forma che hanno portato alla loro esclusione da parte del commissario.
In più, rilanciano denunciando la triplice incompatibilità di Ermolli junior.
E ancora: negli esposti alle procure si sottolinea come «l’Ermolli si sia iscritto all’Aci Milano solo in data 1 aprile 2010, sicuramente sul presupposto e con lo scopo di potersi candidare, sebbene non risulti alcun pagamento a carico delle stesso per tale associazione».
E si parla di «atti di assoluto nepotismo» per la nomina di Eros Maggioni.
Poi il “miracolo” delle tessere speciali, cresciute in un solo giorno di oltre il 30%. Ora saranno i pm a dare le risposte alle troppe anomalie che hanno caratterizzato la vicenda, stabilendo il confine tra reati e pratiche di malcostume politico.
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