Ottobre 3rd, 2010 Riccardo Fucile
PER GLI INVESTIGATORI VI SONO TROPPE INCONGRUENZE NEL RACCONTO DEL CAPOSCORTA… ANOMALIE, MANCANZA DI TRACCE E DI TESTIMONI…IL PRECEDENTE D’AMBROSIO E I DUBBI CHE ANCHE ALLORA FURONO SOLLEVATI SULLA VERIDICITA’ DEL PRESUNTO ATTENTATO
Quando gli inquirenti spiegano che «s’indaga a 360 gradi» sul fallito agguato al direttore di Libero Maurizio Belpietro, bisogna capire bene cosa intendono. Se da una parte l’inchiesta considera l’episodio prodromico a un attentato e prende in considerazione la pista indicata dal Viminale di un possibile “giustiziere solitario”, dall’altra fa pesare una montagna di dubbi sullo stesso attentato.
Non si vuole insomma precludere alcuna strada.
Così, la moviola delle indagini in queste ore passa e ripassa sulle stesse immagini della serata di giovedì nel palazzo di via Monte di Pietà , senza riuscire però a fissare un fotogramma certo che faccia decollare una pista anzichè l’altra.
Ufficialmente è in atto la caccia all’uomo che verso le 22,45 di giovedì sera si sarebbe trovato sulle scale a pochi metri dal pianerottolo dell’abitazione di Belpietro, armato di pistola e vestito con camicia grigio verde, dei pantaloni da tuta e scarpe da ginnastica.
Un abbigliamento più da ladro che da terrorista, non fosse per quel particolare riferito dal caposcorta, l’agente Alessandro N., di «due mostrine» da finanziere appuntate sul colletto della camicia.
Un camuffamento approssimativo per far pensare a un “piano”.
Ma nel racconto fatto dal caposcorta, finora unico testimone oculare dell’agguato, il “piano” dell’attentatore sembra assai sgangherato e gli stessi investigatori vi trovano delle incongruenze che solo lui potrà chiarire.
Vediamo quali.
Primo: la dinamica. Il misterioso attentatore decide di entrare in azione, di trovarsi cioè sulle scale vicine al pianerottolo dell’abitazione di Belpietro, accettando il rischio elevatissimo di venire scoperto dalla scorta.
Che, solitamente, procede alla “bonifica” dell’ambiente in cui opera, controllando prima e dopo aver messo al sicuro “la personalità “.
Ci si chiede: perchè un terrorista, che si suppone abbia per lo meno studiato l’ambiente e le abitudini del soggetto che intende colpire, decide di correre un rischio così alto e soprattutto di non agire, come quasi sempre avviene, con un complice vicino?
In fondo, all’uomo, sarebbe bastato aspettare altri 10 minuti prima di entrare in azione, scongiurando così la possibilità di essere scoperto.
Secondo: la fuga.
Appena si trova davanti l’agente, l’uomo punta la pistola. L’arma s’inceppa. Il poliziotto si ritrae dietro un angolo e spara due colpi ad altezza d’uomo. Le scale sono abbastanza strette, l’agente è un tiratore esperto, ma nessuno dei colpi va a segno.
Inizia l’inseguimento. Al terzo piano il caposcorta spara ancora, e questa volta va in frantumi una finestra. L’attentatore continua a scappare. Invece l’agente rallenta la corsa, si ferma. Decide di tornare indietro.
Strano ma non del tutto illogico: e se in fondo alle scale ci fosse stato un complice pronto a sparare? Non si potrà mai sapere, perchè nonostante i colpi e il trambusto che tutti gli inquilini del palazzo sentono distintamente, nessuno scorge alcunchè.
Nell’androne al pian terreno ci sono due porte.
Una sbuca sul cortile principale, dove è in sosta l’auto di scorta a bordo della quale c’è un altro poliziotto che incredibilmente non si accorge nemmeno degli spari.
L’altra invece si apre su un cortile più interno, circondato da un muro alto circa tre metri e che degrada sulla destra diventando un po’ più basso.
E’ la via di fuga, racconta il caposcorta, scelta dall’attentatore che però, per quanto agile, deve scavalcare un ostacolo comunque notevole. Per quanto a metà metà muro scorrano dei tubi che si possono usare come appoggio.
Di fatto, anche in questo caso nessuno vede nulla e sul muro non si trovano impronte tranne forse, ma va ancora stabilito con certezza, di un anfibio.
Nei fatti l’attentatore scompare nel nulla.
Se avesse scavalcato il muro, unica via di fuga, si sarebbe trovato nel cortile di un palazzo nobiliare che si affaccia su via Borgonuovo, laterale rispetto a via Monte di Pietà .
Ma, scendendo da questa parte, avrebbe dovuto atterrare su dei cespugli. Eppure l’altra mattina non si sono trovate tracce nè foglie spezzate.
Infine, a rendere perplessi gli inquirenti, c’è il precedente dell’attentato all’ex procuratore Gerardo D’Ambrosio.
Anche in questo caso un agguato fallito, sventato sempre dallo stesso caposcorta che ora si occupa di Belpietro e su cui vi furono forti dubbi. Nemmeno allora si trovò un testimone che confermasse la versione dell’agente.
Poi promosso e trasferito ad altro incarico.
Paolo Colonnello
(da La Stampa)
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Ottobre 3rd, 2010 Riccardo Fucile
IL CORSIVO DI FILIPPO ROSSI SU “FAREFUTUROWEB”: AGLI INSOFFERENTI VERSO UNA DESTRA PERENNEMENTE CON LA BAVA ALLA BOCCA, SCIATTA, VOLGARE E AL SERVIZIO DEL SIGNOROTTO DI TURNO, L’INVITO A SCENDERE IN CAMPO PER COSTRUIRE UNA DESTRA DEGNA, REPUBBLICANA SOCIALE ED EUROPEA
Se ci siete battete un colpo.
Adesso, perchè altrimenti potrebbe essere troppo tardi.
Se ci siete, vi prego, battete un colpo.
Voi, proprio voi che avete un’idea della politica diversa da quella che è andata in onda in questi ultimi anni.
Voi, proprio voi che avete sognato una destra diversa dal populismo, dal leaderismo, dal fancazzismo barzellettaro modello billionaire.
Se ci siete battete un colpo, perchè potrebbe essere un’occasione storica (e unica) per costruire finalmente una destra degna della sua storia: moderata? liberale? europea? laica? normale? montanelliana? longanesiana? non ideologica? anti totalitaria? tollerante? Chiamatela come vi pare.
Sicuramente una destra senza bava alla bocca, una destra che sa discutere senza faccia luciferina.
Una destra centrale e democratica, costituzionale e istituzionale. Garbata, perchè no. E anche tradizionale. E morale.
Perchè, davvero, non si capisce cosa c’entrano valori come decoro, fiducia, legalità , onestà , socialità , sincerità con una destra che si mette a servizio del signorotto di turno.
E cosa c’entrano valori “tradizionali” come la bontà e la nobiltà di cuore, la pietà e la temperanza con una destra caciarona e sciatta, sbracata e volgare?
E cosa c’entra, anche, l’idea futuristica e dannunziana di una rivolta generazionale con un potere occupato (e bloccato) da ultrasettantenni?
Se ci siete, battete un colpo. Fatevi vivi. Entrate in campo.
Dove siete non importa: conosciamo la vostra insofferenza per quel sta succedendo; capiamo i vostri silenzi sconfortati, la vostra impotenza.
Battete un colpo per evitare che, ancora una volta, questa destra normale e maggioritaria, questa destra senza paure, si debba vergognare di una classe dirigente che agisce “in nome e per conto” senza averne nessuna legittimità .
Di una classe dirigente (?) che vive e prospera grazie al “signorsì”.
Di una classe politica che accetta che una scuola pubblica, statale (do you remember il “senso dello stato”?), venga marchiata a fuoco con i simboli di un partito che magia pane e secessione.
Una classe politica che fa spallucce di fronte alle offese, alla volgarità ridanciana e cafona.
Di fronte alla bestemmia fatta istituzione.
Battete un colpo adesso, per evitare che ancora una volta questa destra profonda debba scegliere tra due alternative: quella di starsene a casa per impotenza o quella di essere schiacciata a sinistra per la disperazione.
Perchè, quando la puzza è troppo forte, turarsi il naso è inutile.
Filippo Rossi
(da Farefuturoweb)
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Ottobre 3rd, 2010 Riccardo Fucile
STORIA, SENSAZIONI E ANALISI DI UN RAPPRESENTANTE NEGLI ENTI LOCALI DEL PDL PASSATO A FUTURO E LIBERTA’
Lo scontro politico di questa estate all’interno del Centro-Destra, con il suo corollario di insulti e diffamazioni, deve aver stupito o, peggio disgustato, molti Italiani.
Per chi avesse voglia di capire cosa c’è esattamente dietro l’odierno scontro tra Fini e Berlusconi deve far memoria al famoso discorso del predellino.
Quel giorno io e moltissimi altri di A.N., in buona fede, pensavamo che effettivamente fosse decollata l’unione delle molte anime del centro-destra in un unico contenitore: da una “convivenza saltuaria” in periodi preelettorali si passava ad un matrimonio stile europeo (e non islamico).
Invece scoprimmo in breve tempo che per Berlusconi era il tentativo di azzerare la democrazia interna, demandando ogni momento decisionale al suo presunto fiuto politico e a quello, ancora più presunto, dei suoi più fidati cortigiani.
Occorre premettere che una cosa è governare, un’altra è essere il leader della coalizione: sono due momenti diversi e due attività diverse che possono essere svolte anche da due persone o organismi diversi.
Per essere leader occorre sicuramente capacità di sintesi e di mediazione. Inoltre è necessario tempo e pazienza.
Sono questi ultimi “ingredienti” che ormai Berlusconi non ha più.
Pur riconoscendo che è un settantaquattrenne “straordinario” (la maggior parte dei suoi coetanei passa il tempo sulle panchine tra ricordi e nipotini), il dover fare il capo di governo, il leader della coalizione, occuparsi del suo impero industriale, dedicarsi in prima persona al suo Milan e in ultimo fare una vita notturna non proprio monacale, deve averlo indotto alla decisione di togliere il “superfluo”, cioè la discussione politica interna al suo schieramento.
Oltre a ciò, dobbiamo prendere atto che tra i due fondatori del P.d.L. non solo c’è una profonda antipatia cresciuta nel corso degli anni, ma soprattutto una diversa visione della Politica e delle Istituzioni.
Da qui l’atteggiamento di astio e di rancore da parte di Berlusconi che negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione incomprensibile, sfociata inizialmente in un’espulsione di Fini dal P.d.L., e ratificato da un organismo di nominati con “modalità sovietiche”.
Poi con una continua minaccia di ricorso alle elezioni anticipate.
Infine con una campagna acquisti di deputati a qualsiasi costo (politico e d’immagine) pur di dimostrare il non determinante ruolo di F.L.I.
Se a tutto questo aggiungiamo la voglia di tanti cortigiani di voler essere più realisti del re, si comprende l’atteggiamento da Santa Inquisizione di politici e giornalisti berlusconiani nei confronti dei finiani, dove si fa a gara a chi butta più benzina sul fuoco o a chi presenta la “patacca” più incredibile, in un’atmosfera da religione rivelata da proteggere ed eretici da bruciare, proprio da parte di chi sino a ieri definiva il P.d.L. partito dell’Amore.
Una guerra civile assurda all’interno del centro-destra che fa molto male alla Politica (con P maiuscola) e all’economia e che rischia di consegnare il paese alla sinistra.
Ci vorrebbe un coraggioso consigliere che avesse l’ardire di dire all’Uomo di Arcore di lasciare da parte rancori e modi da amministratore delegato. Riprendendo invece la costruzione di quella rivoluzione liberale, laica, europea e di rigore etico che voleva e vuole la stragrande maggioranza degli Italiani che hanno votato per noi e mettendo mani alle riforme che ogni giorno diventano sempre più indispensabile al rilancio economico del paese.
Magari sedendosi intorno ad un tavolo per un nuovo patto di legislazione, prendendo atto che le forze che sostengono la maggioranza hanno valori, sogni e sensibilità diverse, non tutte interpretabili da Bossi e Berlusconi.
Giuseppe Murolo
cons. com. di Genova di Futuro e Libert�
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Ottobre 3rd, 2010 Riccardo Fucile
DAL BLOG DI SINISTRA “NUOVALIBERTALIA” UN ARTICOLO E UN’ANALISI SU DI NOI
Berlusconi contro Fini.
Il Giornale, Libero, gran parte della Rai, Mediaset contro il mondo libero.
Ma anche un pezzo di rete, la guerra dei blog.
E qui il confronto si fa ancora più impietoso.
I due blog che più di tutti si sono interessati alla vicenda della casa di Montecarlo sono state sulle opposte fazioni Daw e Destradipopolo.net.
E qui si nota la differenza che c’è tra un blog amatoriale, magari carino dal punto estetico (almeno una volta) ma gestito da un ragazzino che dimostra mentalmente anche meno degli anni che ha e un blog fatto con serietà , competenza, stile.
Da una parte rutti, scoreggie, accuse, insinuazioni, fotomontaggi di dubbio gusto, petulanze e flatulenze varie, dall’altra articoli rigorosi, seri, scritti in uno stile godibile, leggibile, elegante.
Da una parte un povero idiota che si nasconde dietro uno pseudonimo, e i suoi pochi sodali, ormai considerati da chi conosce bene la blogosfera italiana, una sorta di circo Barnum, dall’altra la serietà , la professionalità ma soprattutto l’onestà intellettuale di Riccardo Fucile.
Da una parte titoli come “Elisabetto faccelo vedere”, “Finito, la carta intestata: nessun mistero” e altri cori da ultras berlusconiano , ossessionato da Fini: avrà “scritto” o meglio farfugliato , scopiazzando da Libero e da il Giornale, almeno 100 post sul tema negli ultimi 2 mesi, anche 5-6 al giorno, manco stesse commentando in diretta lo sbarco sulla Luna.
Dall’altra una ricostruzione certosina e minuziosa della faccenda, forse non “imparziale” ma che almeno può sembrarlo e soprattutto che può sembrare verosimile e soprattutto non sembra scritta da un bambino di seconda elementare, un po’ ritardato pure.
Articoli, quelli di Destra di Popolo, che al confronto con la stupidità di certi minus habens banani, convinti che la partita la stia vincendo il nano, quando in realtà si trova con le spalle al muro, tanto sono stupidi, finisca come finisca questa faccenda, sembrano pure grande giornalismo.
www.nuovalibertalia.blogspot.com
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Ottobre 3rd, 2010 Riccardo Fucile
L’ 8 OTTOBRE ENTRA IN VIGORE UN DECRETO CHE COMPRENDE 1085 NORME: TRA QUESTE LA NUM. 297 DEPENALIZZA LE BANDE PARAMILITARI…LA RUSSA E CALDEROLI NE SONO I PADRI PUTATIVI: SERVE ALLA LEGA PER GARANTIRE L’IMPUNITA’ A 36 IMPUTATI LEGHISTI SOTTO PROCESSO A VERONA PER LA FORMAZIONE PARAMILITARE DELLA GUARDIA NAZIONALE PADANA
Dopo tante leggi ad personam per Silvio Berlusconi, eccone una per i fedelissimi di Umberto Bossi, in nome della par condicio.
La norma è ben nascosta in un decreto omnibus che entra in vigore fra pochi giorni, il 9 ottobre: il Dl 15.3.2010 n. 66 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’8 maggio col titolo “Codice dell’Ordinamento Militare”.
Il decreto comprende la bellezza di 1085 norme e, fra queste, la numero 297, che abolisce il “Dl 14.2.1948 n. 43”: quello che puniva col carcere da 1 a 10 anni “chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici” e si organizzano per compiere “azioni di violenza o minaccia”.
Il trucco c’è e si vede: un provvedimento che abroga una miriade di vecchie norme inutili viene usato per camuffare la depenalizzazione di un reato gravissimo e, purtroppo, attualissimo.
Chissà se il capo dello Stato, che ha regolarmente firmato anche questo decreto, se n’è accorto.
L’idea si deve, oltrechè al ministro della Difesa Ignazio La Russa, anche al titolare della Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli.
Che cos’è venuto in mente a questi signori, fra l’altro nel pieno dei nuovi allarmi su un possibile ritorno del terrorismo, di depenalizzare le bande militari e paramilitari di stampo politico?
Forse l’esistenza di un processo in corso da 14 anni a Verona a carico di politici e attivisti della Lega Nord sparsi fra il Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Veneto, accusati di aver organizzato nel 1996 una formazione paramilitare denominata “Guardia Nazionale Padana”, con tanto di divisa: le celebri Camicie Verdi, i guardiani della secessione.
Processo che fino a qualche mese fa vedeva imputati anche Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni e altri cinque alti dirigenti che erano parlamentari all’epoca dei fatti, fra i quali naturalmente Calderoli.
In origine, i capi di imputazione formulati dal procuratore Guido Papalia sulla scorta di indagini della Digos e di copiose intercettazioni telefoniche, in cui molti protagonisti parlavano di fucili e armi varie, erano tre: attentato alla Costituzione, attentato all’unità e all’integrità dello Stato, costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge.
Ma i primi due, con un’altra “legge ad Legam”, furono di fatto depenalizzati (restano soltanto in caso di effettivo uso della violenza) nel 2005 dal centrodestra ai tempi del secondo governo Berlusconi.
Restava in piedi il terzo, quello cancellato dal decreto La Russa-Calderoli.
I leader leghisti rinviati a giudizio si erano già salvati dal processo grazie al solito voto impunitario del Parlamento, che li aveva dichiarati “insindacabili”, come se costituire una banda paramilitare rientrasse fra i reati di opinione degli eletti dal popolo.
Papalia ricorse alla Corte costituzionale con due conflitti di attribuzioni fra poteri dello Stato contro la Camera, ma non riuscì a ottenere ragione.
Restavano imputate 36 persone, fra le quali Giampaolo Gobbo, segretario della Liga Veneta e sindaco di Treviso e il deputato Matteo Bragantini.
Ma ieri, nella prima udienza del processo al Tribunale di Verona, si è alzata l’avvocatessa Patrizia Esposito segnalando ai giudici che anche il reato superstite sta per evaporare: basta aspettare il 9 ottobre e tutti gli imputati dovranno essere assolti per legge.
Stupore generale: nessuno se n’era accorto.
Al Tribunale non è rimasto che prenderne atto e rinviare il dibattimento al 19 novembre, in attesa dell’entrata in vigore del decreto.
Dopodichè il processo riposerà in pace per sempre.
Le camicie verdi e i loro mandanti possono dormire sonni tranquilli.
Il Partito dell’Amore, sempre pronto a denunciare il “clima di odio che può degenerare in violenza”, ha depenalizzato la banda armata.
Per l’“associazione a delinquere dei magistrati” denunciata da Berlusconi, invece, si procederà quanto prima alla fucilazione
Marco Travaglio
(da “Il Fatto quotidiano”)
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