Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
“LA CASA NON E’ DI TULLIANI”….”SE IL MIO CLIENTE DOVESSE RACCONTARE QUELLO CHE SA SU LAVITOLA SUCCEDEREBBE UN FINIMONDO”… “IL MIO CLIENTE HA PAGATO UNA TANGENTE A UN MINISTRO”
L’avvocato Renato Ellero torna a parlare.
L’ex senatore leghista, docente di diritto internazionale, diventato famoso per essersi qualificato come il legale del «vero» padrone della casa di Montecarlo abitata da Giancarlo Tulliani, aggiunge altri dettagli alla sua versione.
“La casa di Montecarlo non è di Tulliani, è di un mio facoltoso cliente: gli ho suggerito di venderla e credo lo stia facendo, la politica brucia gli affari”.
In una intervista al settimanale “Oggi”, l’avv. Ellero racconta: “Il mio assistito è un imprenditore con case in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti. Ha molte attività e diverse imprese le ha allocate proprio a St. Lucia. Dopo l’annuncio-bufala del ministro Francis, il mio cliente è uscito allo scoperto ritenendo he sia da pazzi, per il governo locale, rivelare il cliente di una off-shore. Non a caso il governatore è sparito”.
Prosegue Ellero: “Una settimana fa il mio cliente mi ha anticipato: “vedrai che nel giro di pochi giorni a Saint Lucia comparirà Walter Lavitola”.
Ed è successo.
“Il direttore dell’Avanti ha dovuto correre perchè qualcuno gli ha mandato a dire: ci hai cacciato nei guai, adesso vieni a tirarci fuori. Il mio cliente non lo conosce, ma se dovesse raccontare quel che sa su Lavitola succederebbe un finimondo”.
“Il mio cliente non conosce neppure Tulliani: probabilmenteTulliani non ha mai posseduto l’immobile, ma ci ha solo vissuto come contropartita della sua mediazione”.
“Il mio cliente ha anche pagato una tangente a un ministro ed è inattaccabile perchè tiene in pugno qualcuno di molto importante. Conosce molte porcherie. E ha le prove. Faccio un esempio: e se avesse in mano una intercettazione telefonica molto compromettente di qualche ministro? O la prova di qualche maxitangente?
“Ci sono molte porcherie tra Montecarlo e Santa Lucia” conclude l’avvocato Ellero.
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Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
NON GLI BASTAVA UNA BADANTE: ORA BOSSI HA ASSUNTO IL CAMERIERE CHE GLI ACCENDE IL SIGARO E LA POLVERINI CHE LO IMBOCCA…. LA DESTRA DEI SERVI VA IN SCENA IN PIAZZA MONTECITORIO PER IL “PRANZO DELLA PACE”…COME SE BOSSI AVESSE SOLO SCHERZATO E GLI INSULTI AI ROMANI NON FACESSERO PARTE DI UNA IDEOLOGIA CHE DA ANNI MIRA A DIVIDERE IL PAESE
Umberto Bossi e Gianni Alemanno arrivano in piazza Montecitorio per il cosiddetto “pranzo della pace” a base di polenta, cicoria e vino dei Castelli e si scatena l’assedio di fotografi, giornalisti e tv per uno dei più patetici avanspettacoli che la politica potesse mostrare al Paese.
Il pranzo era stato organizzato forse da qualche produttore di format televisivi per sancire la pace fra la Capitale e Bossi, dopo le polemiche sulla frase del leader della Lega: sono porci questi romani.
Ad accompagnare il leader della Lega c’è una folta delegazione del Carroccio: oltre ai ‘padroni di casa’, il ministro della Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, Luca Zaia, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini.
“Spero proprio che con questo pranzo si possa mettere fine a questa lite che è fatta soprattutto di parole e non di fatti – ha detto la governatrice (che poveretta non ha capito nulla dell’ideologia del Carroccio) – siamo tutti qui per dare un segnale positivo e mi auguro che questo paese sia in grado di accogliere questo segnale”.
Certo quello dei tromboni che non sanno cosa dicono…
La Russa, protagonista, tanto per cambiare, di un diverbio con alcuni avversari politici, a un certo punto è stato accompagnato via dagli uomini della sicurezza:”Vergogna, buffone, ti sei venduto Roma”.
“E’ stato lui a venirci contro dicendo che siamo vergognosi”.
Il pranzo tra il sindaco Gianni Alemanno e alcuni rappresentanti della Lega, si è trasformato in un patetico evento da «tifo da stadio».
Da una parte e i leghisti con bandiere della Padania che gridano «Bossi, Bossi», e rappresentanti del Popolo di Roma, organizzazione vicina al sindaco, che gridano: «Alemanno, Alemanno sindaco di Roma».
Uno a uno e palle al centro.
Visto che il ministro per le riforme Umberto Bossi non aveva il piatto con i rigatoni al sugo è stato il presidente della Regione Lazio Renata Polverini a imboccare il Senatur per fargli assaggiare il piatto romano.
Patetica.
Bossi, Alemanno e Polverini hanno anche assaggiato la polenta, la coda e il parmigiano e bevuto Lambrusco e Frascati doc.
Poco dopo, il primo cittadino di Roma, in un eccesso di servilismo, ha preso un accendino e acceso il sigaro a Bossi.
Entro novembre Alemanno vorrebbe portare a casa anche il decreto che stabilisce i nuovi poteri alla Capitale e cercare di rivedere il numero dei consiglieri capitolini, ridotti proprio da Calderoli da 60 a 48.
Un «antipasto» già pesante, al quale far seguire i nodi (strettissimi) dell’introduzione dei pedaggi sul Gra e sulla Roma-Fiumicino e lo svolgimento di una tappa del Gran Premio a Roma.
No avendo capacità di ottenerle in proprio, pur militando nel primo partito italiano, deve fare il maggiordomo.
Dignità zero.
C’è stata anche una contestazione che ha portato in piazza circa 200 persone.
Hanno cantato a squarciagola l’inno d’Italia e lanciato cori contro il sindaco di Roma (“Ladri ladri” e “Andate a lavorare”) con esposizione di diversi striscioni: “Sindaco vassallo”, “Alemanno cameriere”.
Promossi.
“Cattivo gusto, cattivo gusto…”, lamenta il leader Udc Pier Ferdinando Casini: “Ci sono tante trattorie, piazza del Parlamento non è il luogo per fare banchetti. Alemanno poteva invitarlo in trattoria o a casa sua”.
Sarcastico ma realistico.
Can can finale: la presa per i fondelli è finita.
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Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
LA PARETE E’ TROPPO ALTA E L’ATTORE CHE SIMULA L’ATTENTATORE NON RIESCE A SCAPPARE…IL CAPOSCORTA ORA CAMBIA IL COLORE DEI PANTALONI DELLA TUTA DEL PRESUNTO ATTENTATORE…IL CORRIERE DELLA SERA: “TRA I POLIZIOTTI CIRCOLA LO STRANO CONVINCIMENTO CHE L’AGENTE SI SIA INVENTATO TUTTO”
Impossibile scavalcare il muro e completare la simulazione del presunto attentato al direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro.
Secondo la ricostruzione dell’unico testimone, il caposcorta, l’uomo sopreso sulle scale sarebbe riuscito a fuggire dal cortile del condominio confinante, dopo aver scavalcato il muro alto oltre 2 metri.
Lunedì alle 20.30 uno dei titolari dell’inchiesta, il pm Pradella, assieme agli uomini della Digos e al caposcorta, hanno inscenato, con l’aiuto di un attore nei panni dell’aggressore, quanto raccontato dall’agente.
L’attesa lungo le scale, il conflitto a fuoco, la fuga dall’uscita del cortile posteriore per evitare l’altro agente di scorta fermo all’ingresso.
Ma una volta arrampicatosi sul muro, l’attore non è riuscito a scendere dall’altra parte: la siepe è troppo fitta e alta.
Così la simulazione, invece che sciogliere alcuni dei tanti dubbi, ne ha aggiunti degli altri, minando una delle poche certezze: la via di fuga.
Si spiegherebbe così la mancanza di riscontri nei video acquisiti dalle telecamere di via Borgonuovo, da dove l’aggressore sarebbe scappato, una volta superato il muro.
Non solo, il caposcorta, sentito più volte, avrebbe aggiornato la propria versione: il colore dei pantaloni della tuta dell’aggressore non sarebbero più bianchi, ma scuri.
Dopo l’inseguimento, l’agente avrebbe telefonato al collega fermo in auto per avvisarlo dell’accaduto e dare l’allarme, circostanza inizialmente non detta.
In questo modo l’ingresso principale del condominio sarebbe rimasto senza controllo e l’attentatore avrebbe potuto scappare da qui.
Dove non ci sono telecamre e il cancello elettrico romane chiuso la notte.
Gli inquirenti stanno verificando i tabulati telefonici dei due agenti e di Belpietro e stanno vagliando tutte le ipotesi, compresa quella di una rapina. Sono molte le incongruenze, tante da far annotare al “Corriere della sera” che “tra i poliziotti circola uno strano convincimento; che l’agente si sia invetato tutto.
Davide Vecchi
(da “il Fatto quotidiano”)
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Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
PER IL PREMIER L’AMPIA MAGGIORANZA AL SENATO E’ LA GARANZIA CHE, IN CASO DI SUE DIMISSIONI, NESSUNO POSSA TENTARE LA CARTA DI UN GOVERNO TECNICO PER CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE…. MA ANCHE AL SENATO L’ESERCITO DEGLI SCONTENTI STA FACENDO PROSELITI: I SENATORI PDL DEL NORD A RISCHIO SAREBBERO DISPOSTI AL HARAKIRI?
Il malcontento per la gestione del partito è una spia rossa che si è accesa ora anche a Palazzo Madama: proprio dove il Cavaliere è convinto di avere una maggioranza autosufficiente anche senza Fli.
“Un’autosufficienza – spiega alla “Stampa” il senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali che presto avrà tra le mani l’incandescente materia elettorale – che è sottile. Siamo ad un bivio: o si fa un accordo vero con i finiani o il giocattolo si rompe. E se andremo al voto, prima ci sarà qualcuno che farà la legge elettorale con un ribaltone. Sarebbe una cosa folle, assurda».
Così succede che «Il Foglio» fa un elenco di 14 senatori «insofferenti» pronti a sostenere un governo tecnico.
Tra i quali Massidda che non vuole «incamminarsi verso il rogo elettorale sciogliendo inni di ringraziamento».
L’Occidentale, quotidiano on line della fondazione Magra Carta che fa capo al vicecapogruppo Pdl del Senato Quagliarello, ha raccolto le smentite di questi senatori in odore di ribaltone.
Eppure leggendo le loro dichiarazioni emerge un messaggio chiaro e forte al premier.
Lo fa il senatore Baldini, che intende «morire politicamente con Berlusconi». Poi però parla di un «disagio».
«Considero la formula del triumvirato inadeguata e paralizzante. Per questo dico che bisogna superarla rapidamente e procedere alla nomina di un coordinatore unico».
Ma c’è il pericolo che una pattuglia di senatori possa sostenere un nuovo governo tecnico? «E’ un pericolo che esiste proprio per il disagio che molti colleghi provano nei confronti del partito del quale si sentono scollegati e che avvertono spesso come soggetto ostile».
Dello stesso tono le parole del senatore Amato che parla di «un partito gestito male, che non fa nulla per sostenere il governo», e sul territorio «pratica la logica dell’esclusione».
Per Amato c’è un rischio reale: «Probabilmente certe sorprese potrebbero arrivare da coloro che non sono nominati dal Foglio».
Anche il senatore Saro avverte che senza un’intesa vera con i finiani, di fronte a una crisi di governo, c’è il pericolo che «un’area di profondo malessere possa essere disponibile a sostenere un eventuale governo di transizione».
Il margine di meno di una decina di voti che attualmente permette al premier di dormire sonni relarivamente tranquilli, a differenza della Camera, potrebbe annullarsi in caso di emergenza.
Di fronte alla prospettiva di una crisi di governo e di elezioni a primavera, quanti di quei 15-20 senatori del Pdl del nord che sicuramente non verrebbero più rieletti a vantaggio di altrettanti leghisti, non cercheranno di prolungare la loro permanenza a Palazzo Madama fino alla fine della legislatura?
Quanti alla fine non appoggerebbero un governo tecnico che avesse come scopo la stesura di una nuova legge elettorale?
Anche perchè non si tratterebbe di alcun ribaltone, ma solo di modificare una norma definita una porcata dalla stessa attuale maggioranza.
E che il premier non voglia le elezioni è dimostrato anche dal fatto che stamane sono stati confermati i presidenti finiani delle commissioni, mentre, d’ora innanzi, i vertici di maggioranza vedranno come invitati e presenti anche Fli e Mpa.
Un altro successo dei finiani.
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Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
SOLO IN MINIMA PARTE I SOSTENITORI DI FUTURO E LIBERTA’ PROVENGONO DA AN, MOLTI SONO I PIDIELLINI DELUSI DAL PREMIER… LO VOTEREBBERO ANCHE ELETTORI DI ORIGINE UDC E DI CENTROSINISTRA…. PREVALENZA DI GIOVANI E DI ELETTORI CON UN BUON LIVELLO DI ISTRUZIONE
La nuova forza politica creata da Gianfranco Fini ha, sulla carta, ampie potenzialità per il futuro.
Interrogati sulla possibilità di dare, nel caso di eventuali elezioni anticipate, un voto al nuovo partito, gli elettori mostrano di concedere al presidente della Camera un consenso oscillante attorno al 7%.
E’ quanto emerge da un’analisi di Renato Mannheimer, condotta per il Corriere della Sera e che si riferisce alla fotografia di un fenomeno non ancora radicatosi nel territorio, privo quindi della forma partito e di minime strutture.
In ogni caso in attesa di riflessi mediatici, come quelli derivanti dalla celebrazione di un congresso costitutivo, dalla indicazione delle idee forza e delle prospettive di alleanze.
In attesa di definire la cornice in cui andrà ad operare e collocarsi nella scena politica italiana.
Per un verso si tratta dei (residui) voti appartenenti una volta ad An.
Come si sa, successivamente alla confluenza nel Pdl, buona parte – anzi, la maggioranza – dei seguaci di Fini è passata a sostenere Berlusconi.
Ma una componente minoritaria è rimasta con l’ex leader.
Ciò avviene, in particolare, nelle regioni meridionali ove risiede in larga misura la base attuale del partito.
Anche grazie al fatto che da qui vengono i principali «colonnelli» di Futuro e libertà , come Italo Bocchino e Fabio Granata.
Ma gran parte di quel 7% che costituisce il seguito accreditato a Fli non proviene da An.
Si tratta, invece, di elettori delusi dall’azione politica di Berlusconi o già da tempo avversi a quest’ultima.
Per lo più si trovano tra l’elettorato attuale del Pdl, ma una quota proviene anche dall’Udc e dai partiti del centrosinistra.
Ancora, dichiarano di avere trovato una «nuova possibilità » nella proposta di Fini molti elettori fino a ieri tentati dall’astensione.
Sul piano socio-anagrafico, la composizione dell’elettorato potenziale di Fini è molto varia.
Vi si riscontra però, a differenza di quello che accade per altre forze politiche, un’accentuazione nella presenza di giovani e di possessori di titoli di studio più elevati.
Ma occorre sottolineare che i consensi di cui sopra debbono necessariamente essere considerati virtuali, poichè stimati sulla base di sondaggi di opinione.
Di fronte ad elezioni «vere» e, specialmente, ad una vera campagna elettorale, la situazione potrebbe cambiare notevolmente.
E non è detto in peggio, anche perchè le potenzialità dell’area finiana possono anche raddoppiare a medio-lungo termine, qualora si accentuasse il distacco dell’elettorato di centrodestra nei confronti del premier.
Un altro elemento a favore porebbe essere costituito dal numero in costante aumento dei rappresentanti negli enti locali che passano con “Futuro e Libertà ” che non solo legittimano la svolta di fronte all’opinione pubblica, ma portano con sè anche i consensi dei politici locali.
E’ opinione diffusa che Fini abbia retto bene la compagna di dossieraggio ispirata dai berlusconiani e ora possa giocarsela sui temi politici a lui cari.
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Ottobre 6th, 2010 Riccardo Fucile
L’11 OTTOBRE RIPRENDE IL PROCESSO DAVANTI ALLA CORTE DEI CONTI CHE RECLAMA 92 MILIARDI DI EURO TRA SOLDI NON VERSATI E AMMENDE COMMINATE ALLE DIECI CONCESSIONARIE…. ORA QUESTE MINACCIANO DI NON PAGARE LA SECONDA RATA DELLA NUOVA CONCESSIONE SULLE VIDEOLOTTERY SE IL DEBITO PREGRESSO NON VIENE ANNULLATO… LA ATLANTIS DEVE 30 MILIARDI
L’11 ottobre riprende il processo per la maxi sanzione di 92 miliardi di euro comminata dalla Corte dei Conti alle dieci concessionarie italiane che hanno gestito le slot machine nei loro primi anni di vita.
Come ricorderete, l’accusa si basa sul fatto che per anni queste agenzie non avevano provveduto a collegare i terminali delle macchinette agli organi ministeriali di controllo, determinando così una evasione fiscale miliardaria della quota spettante allo Stato che, sommata alle ammende previste, aveva portato la Corte dei Conti a quantificare il dovuto in complessivi 92 miliardi di euro.
Il merito di aver portato a galla l’inghippo è stato di due giornalisti genovesi del “Secolo XIX”, Menduni e Sansa, e la notizia venne poi ripresa anche da “Striscia la notizia”.
In parlamento vi sono già stati un paio di tentativi, ai tempi di Visco, di insabbiare il tutto, in quanto dietro a molte di queste concessionarie vi sarebbero degli uomini (e degli interessi) di partiti politici.
Grazie all’opera di denuncia e controinformazione dei due giornalisti, i tentativi sono stati finora bloccati, ma gli interessi nascosti stanno per riemergere.
Le concessionarie di slot machine erano riuscite infatti a far sospendere il processo davanti alla Corte dei Conti, sollevando un problema di competenza.
Ma la Cassazione ha dato ragione ai giudici contabili, parlando chiaramente di “spreco di molteplici risorse finanziarie pubbliche impiegate inutilmente”. Ora la data del processo è fissato per l’11 ottobre e tra le concessionarie si fa strada il timore di dover pagare davvero.
E che bella pensata hanno avuto?
Dato che devono pagare allo Stato la seconda rata di una nuova concessione, quella sulle videolottery, gli apparecchi di nuova generazione che elargiranno fino a 500.000 euro di premi, minacciano di non pagare se non arriverà una sanatoria per i 92 miliardi.
Maurizio Ughi, numero uno di Snai è stato chiaro: “la vicenda delle maxi multe si deve risolvere in una bolla di sapone: è impensabile che quelle somme siano esigibili, il loro pagamento comporterebbe l’azzeramento del mercato”
Ora, vi immaginate un cittadino normale che si reca agli uffici del fisco e dica:: “siccome non mi avete risolto il problema delle tasse che non ho pagato in passato, non intendo pagarvi neanche quelle future”?
Dato che è provato che a suo tempo non sono stati versate allo Stato le quote di competenza degli incassi delle slot machine, fermo restando che si potrà anche discutere sulla quantificazione delle ammende, ci chiediamo che cosa si potrebbe obiettare di fronte a tale sfrontatezza.
Di quali protezioni godono queste concessionarie?
Di quali appoggi politici?
Ricordiamo che solo la società Atlantis deve 30 miliardi.
Sapete di chi era a suo tempo l’amministratore di tale società ?
Prima della sua elezione in Parlamento, il legale rappresentate di Atlantis in Italia era Amedeo Laboccetta, habitueè di St.Lucia, in affari con James Walfenzao, il broker di Atlantis e delle società Primtemps e Timara, proprietarie della casa di Montecarlo ex An.
E viene da chiedersi come mai Labocetta, qualche mese fa, sia passato tra i falchi berlusconiani dopo una vita in An e una amicizia personale con Fini.
Tanti lati oscuri si intrecciano: vuoi vedere che arriva davvero una sanatoria per le concessionarie?
E pensare che solo la metà della cifra contestata corrisponderebbe a due manovre finanziarie.
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