Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
OGNUNO E’ LIBERO DI AVERE LO STILE DI VITA CHE GLI PARE, MA ALLORA NON FA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUOLO IN CUI NON DEVI ESSERE RICATTABILE, DEVI EVITARE DI FREQUENTARE, A 72 ANNI, MINORENNI FUGGITE DA CASA E FAR FARE TELEFONATE PER SOTTRARLE ALLA POLIZIA… IN QUEL RUOLO SI RAPPRESENTANO LE ISTITUZIONI NON I MANIACI DEI GIARDINETTI
«Sono orgoglioso del mio stile di vita. Faccio una vita terribile, ho orari disumani. Io sono una persona giocosa, se ogni tanto sento il bisogno di una serata distensiva come terapia mentale per pulire il cervello da tutte le preoccupazioni, nessuno alla mia età mi farà cambiare stile di vita del quale vado orgoglioso».
Berlusconi non nega nulla, anzi rilancia.
Ma a questo punto è opportuno precisare:
1) Nessuno l’ha obbligato a questa “vita terribile” e a “orari disumani”, poteva continuare a gestire le proprie aziende. Non glielo ha certo ordinato il medico di entrare in politica.
2) A 72 anni, per una serata distensiva, molti preferiscono un buon libro o la compagnia di persone di spessore con cui fare due chiacchiere, non è necessario frequentare ragazzine scosciate (a dieci alla volta) con selezione per accedere al lettone di Putin e ai riti iniziatici.
3) Libero lui di “non cambiare” ed “essere orgoglioso” del suo stile di vita, liberi gli italiani di non ritenere questo suo presunto “stile” adeguato allla carica che ricopre. Anche perchè se si trattasse del vicino di casa a tenere quello “stile di vita”, la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe già chiesto l’intervento della “buoncostume” e lo avrebbe qualificato con un termine poco elegante.
4) Il premier non si rende conto, nella sua presunzione, che in quel ruolo non rappresenta sè stesso, ma milioni di elettori di centrodestra che lo hanno votato e che ne hanno le scatole piene di sentirsi sputtanati all’estero da comportanti da maniaci dei giardinetti.
Ma andiamo avanti nelle dichiarazioni odierne del premier che prima nega una sua telefonata per “liberare” la minorenne in Questura, poi si contraddice confermando un suo intervento, ma “solo per trovare una persona che prendesse in affidamento la ragazza minorenne”:
«Se mi si domanda di indicare una persona necessaria per l’affidamento, io parlo con la persona e dico che sta arrivando in Questura”.
Berlusconi conferma quindi di aver inviato Nicole Minetti, l’ex igienista dentale, ora consigliere regionale in Lombardia, alla Questura di Milano: «è stata mandata da me per dare aiuto ad una persona che poteva non essere consegnata alle carceri o a una comunità che non è una bella cosa, ma data in affidamento. Avendo un quadro di vita tragico, l’ho aiutata».
Ma, precisa il premier in riferimento a quanto scritto oggi da alcuni quotidiani, «non ho regalato auto o altro».
Anche qui meglio precisare:
1) La ragazza in questione non era maggiorenne, era fuggita da una casa famiglia in Sicilia, si era allontanata da quella di Genova cui era stata assegnata, aveva rubato 3.000 euro e aveva precedenti per furto, non aveva un documento, è marocchina. La Questura avrebbe potuto e dovuto trattenerla per la notte e riaccompagnarla alla casa famiglia di Genova Sant’Ilario, poche balle. In attesa di un provvedimenti di espulsione che avrebbe colpito chiunque al suo posto.
2) Nicole Minetti che titolo aveva per avere in affidamento quella notte la minorenne? Forse è sua parente? No, è solo colei che l’ha prelevata dopo la telefonata arrivata da palazzo Chigi.
3) E’ stata la ragazzina a sostenere che Silvio le aveva promesso in regalo un’Audi, circostanza confermata dalle amiche della minorenne a Genova. Non solo: le altre ragazze della Casa famiglia genovese hanno confermato che spesso Ruby tornava con migliaia di euro in tasca e che regalava qualche banconota anche a loro ( si parla di quasi 200.000 euro in totale)
4) Non è Berlsconi che deve decidere il destino della ragazzina, ma il Tribunale dei minori. Se una persona commette un reato ne risponde, non vale la regola del Bunga bunga
Un alro elemento di fondo: un presidente del Consiglio non può coltivare amicizie pericolose perchè diventa ricattabile ed espone il proprio Paese a uno sputtanamento planetario.
E la recidività , dopo il caso D’Addario, costituisce un’aggravante.
Come non ricordare le frasi di Veronica Lario sulle “vergini che si offrono al sultano”, “il ciarpame senza pudore” e l’appello agli amici “stategli vicino, è malato”?
Se poi qualcuno di “psuedo destra” si ritiene rappresentato da un personaggio del genere, avrà i suoi interessi a sostenerlo o, più probabilmente, di destra non ha nulla.
Visto che questa tipologia, in politica, è abituata a prendersela in quel posto, dando credito ai sedicenti leader destrorsi, consigliamo loro di sottoporsi con soddisfazione al rito del bunga bunga.
Con un invito ai finti destri: cambiate il simbolo del partito, così vi riconoscerete meglio.
Nell’immagine sopra vi diamo anche un aiuto grafico, così finalmente avrete un partito fatto a vostra immagine e somiglianza.
Buon proseguimento.
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
“LE RIVELAZIONI DELLA MINORENNE MINACCIANO DI TRAVOLGERE BERLUSCONI”, “UOMO MALATO CHE FREQUENTA MINORI”, “SOLDI IN CAMBIO DI SESSO CON UNA TEEN AGER”….IL NUOVO SCANDALO SULLE PAGINE DEI GIORNALI E DEI SITI STRANIERI DIVENTA L’ENNESIMA OCCASIONE PER METTERE IN CATTIVA LUCE IL NOSTRO PAESE
“Come al cinema”, scrive Libèration. Del caso Ruby, delle rivelazioni della minorenne ai magistrati sui festini a casa di Silvio Berlusconi, bunga-bunga incluso, si occupa anche la stampa estera fra quotidiani e siti di informazione. “Silvio Berlusconi e le donne, capitolo secondo”: in Francia, Rue 89 descrive il nuovo scandalo sessuale raccontato dalla ragazza, le serate a casa del premier e il rito sessuale “copiato” da Gheddafi.
Sul sito francese si ripercorrono le frequentazioni del premier a partire da Noemi Letizia, il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie a Berlusconi, “uomo malato che frequenta minori”.
E poi Patrizia d’Addario, per arrivare alla novità del bunga bunga: “Fino a ieri era sconosciuto alla maggioranza degli italiani, oggi si scopre che nel giro ristretto del premier vuol dire sesso anale di gruppo”.
Il quotidiano Libèration si chiede se “Berlusconi e la piccola ladra” si trasformerà in un nuovo scandalo sessuale. Di certo, il resoconto è tra il farsesco e il grottesco. “In Italia la politica è come il cinema”, si conclude. Mentre il Courrier International titola: “La vita privata di Berlusconi di nuovo in prima pagina”.
Del nuovo “scandalo legato alla prostituzione che investe Berlusconi” scrive anche l’influente blog americano Huffington Post, ricostruendo la vicenda dai giornali italiani.
In Gran Bretagna, il Guardian dà conto dei “legami del presidente del Consiglio con la minorenne marocchina” e delle reazioni furiose di Silvio Berlusconi alla “spazzatura mediatica”.
“Soldi in cambio di sesso con una teenager”, riporta il Telegraph.
La ragazza racconta di essere stata alcune volte ospite nella residenza di Berlusconi quando cercava di entrare nel mondo della moda, scrive il corrispondente da Roma Nick Squires, legando Ruby al caso D’Addario e agli altri festini del premier.
Sul sito del giornale britannico c’è anche una foto-gallery dedicata alle donne di Berlusconi.
Di Ruby e bunga-bunga si occupa anche l’Hindustan Times: per il quotidiano asiatico il presidente del Consiglio è minacciato da un altro scandalo sessuale. Si precisa che Berlusconi minimizza il caso, ma si ricorda il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie sulle frequentazioni di minorenni. E si legge: “Berlusconi dice di non essere un santo, ma nega di aver mai pagato per prestazioni sessuali”.
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
LETAMAIO DI STATO: DOPO LE RIVELAZIONI DI SPATUZZA SULLA PRESENZA DI UN AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI MENTRE SI PREPARAVA L’ATTENTATO, ORA IL FINTO COLLABORATORE SCARANTINO AMMETTE: “HO AVUTO PRESSIONI IN CARCERE PER DICHIARARE IL FALSO”… LA LETTERA ALLA SORELLA DI PAOLO
Chiede perdono e svela una sconvolgente verità : “Io non sapevo nulla sulla strage del giudice Borsellino e non avevo motivo di depistare le indagini. Ma hanno vinto “loro”, le indagini sono state depistate, oggi sono un uomo solo abbandonato da tutti e dalla famiglia”.
Dalla cella del carcere di Velletri dove sta scontando una pena ormai definitiva a 18 anni di reclusione, Vincenzo Scarantino, il “falso pentito” di tutti i processi per la strage di via D’Amelio, ormai definiti in Cassazione con condanne all’ergastolo, anche di persone innocenti, scrive ai familiari di Paolo Borsellino e ammette che quella da lui raccontata è una falsa verità , costruita a tavolino da uomini delle istituzioni, magistrati e poliziotti che lo avrebbero coartato e minacciato sin dal giorno del suo arresto.
Ecco cosa scrive Scarantino alla moglie di Paolo Borsellino, Agnese, ed ai suoi figli.
Una lettera inviata proprio in via D’Amelio, dove il 18 luglio del 1992 fu ucciso il magistrato insieme agli uomini della sua scorta, dilaniati da un’autobomba. Una lettera (contenuta nel libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino” di Lorenzo Baldo e Giorgio Bongiovanni, Aliberti editore, di prossima uscita) alla quale la signora Borsellino ha risposto, accettando la richiesta di perdono di Scarantino.
“Cortese signora Agnese e figli, signora Rita e figli, signor Salvatore e figli, sono Scarantino Vincenzo che Le scrive e mi creda non è una cosa facile per me essendo con uno stato d’animo difficilissimo”.
Comincia così la lettera di Scarantino che racconta l'”assalto psicologico” subito da “Enti” (così definisce magistrati e poliziotti che lo interrogavano) che gli fecero credere di aver contratto l’Aids dal dentista del carcere.
L’azione di depistaggio, secondo il racconto del pentito, partì nell’immediatezza del suo arresto. “Sono stato oggetto e vittima di piani e strategie che non mi appartenevano. Questo già perchè quando sono stato portato all’aeroporto militare di Boccadifalco (a Palermo per essere trasferito a Pianosa, ndr) ho subito evidenziato che io nulla sapevo sia della 126 imbottita di tritolo sia della strage”.
Ma “loro” non era questo che volevano sentire.
E ogni volta che il presunto mafioso provava a dirlo lo minacciavano “dicendomi che se non la smettevo mi toglievano i miei figli e mi allontanavano definitivamente da mia moglie e dalla mia famiglia. Questo mi uccideva mentalmente e ogni qualvolta che riprendevo il coraggio di dire che le indagini erano sbagliate e le verità erano altre, venivo zittito e minacciato a dover pensare ai miei figli ed a mia moglie che.. “era una bella donna”…” . Parole che potrebbero aggravare la posizione dei tre funzionari di polizia iscritti nel registro degli indagati della Procura di Caltanissetta con pesantissime ipotesi di reato.
Sono gli investigatori del gruppo Falcone-Borsellino guidato dallo scomparso Arnaldo La Barbera, poi risultato al libro-paga dei servizi segreti.
I funzionari di polizia, che gestirono Scarantino insieme ai magistrati che si sono avvicendati alla Procura di Caltanissetta e che oggi svolgono tutti importanti incarichi altrove, sono stati interrogati a Caltanissetta e hanno dato la loro versione dei fatti, ovviamente del tutto diversa.
Ma Scarantino insiste: “Io non avevo nessun motivo di depistare le indagini nè tantomeno ne avevo voglia, ma per la mia fragilità nelle decisioni è diventata un’arma infallibile per chi invece ne aveva di motivi e di voglie per depistare tutto. Fatto sta che hanno vinto Loro. Le indagini sono state depistate”.
Parole sconvolgenti quelle di Scarantino, che confermano la più recente ipotesi investigativa che entro la fine dell’anno porterà la Procura di Caltanissetta a chiudere l’inchiesta sugli esecutori materiali che vede indagati Spatuzza e Vittorio Tutino e a chiedere la revisione dei processi.
Alle parole di Scarantino, Agnese Borsellino ha voluto rispondere assicurando il suo perdono, ma chiedendogli di fare ulteriormente chiarezza.
“Caro Vincenzo – gli scrive – ti fa onore che tu abbia avvertito il bisogno di chiedermi perdono, è un sentimento che io accetto. Mi chiedo tuttavia quali siano i motivi per i quali mi chiedi perdono, quale ribellione ha la tua coscienza, come sei stato coinvolto in questa immane tragedia? Dopo la strage di via D’Amelio quali sono le persone che ti hanno “zittito” e “minacciato”? Quali istituzioni avevano interesse a depistare le indagini? E secondo te perchè?”.
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI ADDIO DEL COORDINATORE GIOVANILE DEL PDL DI PALERMO BEN RAPPRESENTA IL DISAGIO DI TANTI GIOVANI CHE STANNO LASCIANDO IL PDL.. “VOLEVAMO ESSERE SENZA PADRINI E SENZA PADRONI, VANNO INVECE AVANTI SOLO GLI INCAPACI E I CORTIGIANI”… “TROPPI INQUISTI, POCA DEMOCRAZIA”: LA SPERANZA ORA SI CHIAMA FINI
Caro Presidente Berlusconi,
abbiamo creduto in Forza Italia, nel Suo progetto e nella rivoluzione liberale tanto declamata dalla Sua scesa in campo fino ad oggi.
Purtroppo tutto ciò è rimasto soltanto nello spirito di quel progetto e nella Sua azione personale e di pochi altri.
L’abbiamo seguita, senza alcuno scetticismo ma con tanto entusiasmo, nella costruzione di un nuovo grande partito: il Popolo della Libertà .
Un partito in cui ci sarebbe stato spazio per tutti e per le idee di tutti, ma a due anni dalla sua nascita il fallimento è evidente.
Abbiamo confidato nella speranza che fosse possibile unire due movimenti giovanili molto diversi tra loro come Forza Italia Giovani e Azione Giovani, che sarebbe stato un vero movimento di giovani pronti a dare il loro contributo alla creazione del grande partito di centrodestra.
Giovani pronti a dire la loro “senza padrini e senza padroni”, ma anche qui siamo rimasti delusi.
Oggi ad evidenziare ciò non siamo soltanto noi ma anche importanti esponenti del partito, come l’onorevole Cicchitto, che recentemente ha aspramente criticato proprio quei dirigenti giovanili che provengono dalle fila di Forza Italia Giovani.
L’abbiamo ritenuta il nostro leader, abbiamo applaudito ai Suoi discorsi e abbiamo creduto alle Sue parole difendendola a spada tratta contro tutti quelli che La denigravano gratuitamente.
Abbiamo investito tempo e denaro per seguirla; ma quello che leggiamo quotidianamente sui giornali e vediamo in tv non ci piace, è lontano da tutto quello che era nell’idea originale del movimento.
Siamo stanchi di sentir parlare di politici indagati senza che nessuno entri nella questione morale; di starlette, figli, amici, nipoti e amanti senza alcuna cultura e formazione politica inseriti nelle liste bloccate o nominati nei ruoli dirigenziali del movimento senior e junior.
Siamo stanchi dell’assoluta mancanza di un processo democratico nella costruzione della struttura del partito che prenda forza a partire dal coinvolgimento della base.
Siamo stanchi di chi dice di investire sui giovani, ma che nei fatti continua ad alimentare un sistema basato sulla gerontocrazia.
Giovane Italia doveva essere il fortissimo movimento giovanile del primo partito d’Italia, incubatore della nuova classe dirigente del PDL e del Paese, purtroppo oggi è il contenitore di gruppi portatori di interessi personali o del politico di riferimento.
Il processo di fusione dei movimenti giovanili di Forza Italia e Alleanza Nazionale non si è mai concretizzato, perchè sono mancati dei riferimenti e volontà comuni che consentissero l’unione intorno ad un unico progetto e spirito politico.
Questa unione che in molti casi si è trasformata in una guerra tra “fratelli” ha avuto come unico risultato l’allontanamento dei giovani dalla politica, situazione questa che un partito, qualsiasi esso sia, non può permettersi.
In 10 anni di fedele e costante militanza abbiamo fatto avvicinare al partito tantissimi ragazzi, abbiamo costruito una forte realtà territoriale che si è affermata in ambito universitario come mai nessuno prima aveva fatto a Palermo, eleggendo decine di rappresentanti negli organi collegiali tra cui uno nel Consiglio d’Amministrazione e uno nel Senato Accademico dell’ateneo palermitano; abbiamo sempre partecipato e contribuito alle innumerevoli iniziative promosse prima da Forza Italia e poi dal PDL sia a livello locale, sia quando siamo stati chiamati per le grandi manifestazioni nazionali.
Abbiamo lavorato tanto e, come per chi fa, l’unica cosa che abbiamo ottenuto è stata la contrarietà e l’odio di tutti, a partire dal coordinatore nazionale dei giovani Francesco Pasquali a finire a esponenti locali del partito ed ai loro giovani rampolli.
Chi ha dimostrato ampiamente incapacità di fare e di produrre, chi negli anni non ha avuto scrupoli nell’andare contro il movimento giovanile stesso solo per portare avanti i propri interessi, paradossalmente oggi è stato premiato e nominato in ruoli di vertice di Giovane Italia dove ancora una volta la dimostrazione della profonda incapacità emerge ma è difesa dalla classe dirigente che guarda al vassallo piuttosto che al futuro del movimento giovanile.
La meritocrazia purtroppo non si è trasformata in azioni ma è rimasta solo uno slogan.
Con grandissimo dispiacere, rispetto all’esperienza che abbiamo compiuto, oggi non riusciamo a ritrovare nel PDL quello spirito originario.
Non possiamo più percorrere una strada che non ha nè sbocchi nè orizzonti a cui mirare, umiliati da continue ingiustizie compiute in ragione di interessi personali.
Preferiamo accettare le sfide che altri ci pongono, di coloro i quali vogliono credere in noi e nel lavoro svolto fino ad oggi.
Non abbiamo l’arroganza di dire che ci riusciremo, ma di certo non vogliamo mancare l’occasione di metterci in gioco coerentemente alle idee che in questi anni hanno caratterizzato la nostra azione.
Per questo rassegniamo le nostre dimissioni dagli incarichi ricoperti all’interno dei movimenti giovanili del PDL.
Palermo 28 ottobre 2010
Gabriele Vitale
(Coordinatore Giovane Italia/FIG — Città di Palermo e Dirigente Nazionale Giovane Italia)
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
VINCENZO INDOLFI, QUESTORE DI MILANO ALL’EPOCA DEI FATTI E OGGI PREFETTO, CONFERMA CHE CI FU UNA TELEFONATA DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO PER “LIBERARE” RUBY… UNA PRASSI INUSUALE, ANCHE SE IL QUESTORE NEGA LE SIANO STATI CONCESSI PRIVILEGI… LO STRANO RUOLO DI NICOLE MINETTI
«Massì, qui di telefonate ne arrivano a decine: ministri, parlamentari, personaggi pubblici.Ognuno ha un suo problema, di scorte, di ordine pubblico. Se anche arriva una telefonata della presidenza del Consiglio, non è che uno si deve scandalizzare».
Il neo prefetto Vincenzo Indolfi, questore fino a tre settimane fa in via Fatebenefratelli a Milano e ora nominato «ispettore generale di amministrazione del Consiglio dei ministri», è un napoletano che nella vita ne ha viste e sentite tante.
E dunque tende a sdrammatizzare.
Ma non nega che la sera del 27 maggio scorso, da poco passata la mezzanotte, al suo capo di gabinetto Pietro Ostuni arrivò una telefonata davvero singolare, nonchè «pesante»: dalla presidenza del Consiglio chiedevano espressamente di rilasciare la «nipote di Mubarak», ovvero Rachida R., appena diciassettenne, fermata poco prima da una pattuglia in seguito a una denuncia per furto aggravato di 3000 euro.
«Ma non è che chiedevano proprio di rilasciarla – precisa Indolfi -. Più che altro si raccomandavano, visto che era minorenne, di fare quel che dovevamo fare ma di gestire la cosa nel modo più corretto possibile. Così il mio capo di gabinetto ha chiamato la centrale operativa per informarsi».
Ma cosa diceva esattamente questa telefonata della presidenza del Consiglio?
«Una cosa tipo: è vero che avete fermato questa persona? Allora fate gli accertamenti e poi vedete cosa fare…». Così? «Così».
Ma dicevano proprio che era la «nipote di Mubarak»? Indolfi tentenna un attimo e poi conferma: «Sì, se non sbaglio dicevano che era una sua parente. Sì, mi sembra “la nipote”».
Insomma, una di quelle telefonate a cui non si può dire di no.
Chi ci fosse esattamente dall’altra parte della cornetta però l’ex questore preferisce non chiarirlo: «La presidenza del Consiglio è la presidenza del Consiglio».
E voi l’avete liberata subito? «Non subito. Abbiamo rispettato tutti i crismi delle regole e della procedura, anzi è rimasta qui anche più del dovuto…».
E perchè? «Ma perchè dovevamo fare tutti gli accertamenti del caso, no? E poi abbiamo chiamato un pm della Procura minorile e la ragazza sarà uscita che erano le 4,30 o le 5 del mattino. Tutto in regola».
Si dice che però sia stata persino annullata la foto segnaletica del caso. «Ma no, gliela abbiamo fatta la foto, gliela abbiamo fatta…».
In fondo era una minorenne accusata di furto aggravato.
Comprensibile che, data l’ora, data la chiamata, data la bellezza di Rachida, che poi era in realtà l’ormai famosa «Ruby»”, in Questura quella sera ci sia stata una certa agitazione.
Anche perchè alla portineria di via Fatebenefratelli nel frattempo era arrivata la consigliere regionale Nicole Minetti, altra prorompente e agitata bellezza entrata dalle elezioni regionali scorse nelle grazie del Cavaliere e che, cellulare alla mano, chiedeva che la giovane minorenne venisse subito rilasciata per esserle affidata, in quanto «ben conosciuta».
«Così poi abbiamo telefonato al pm della Procura minorile ed è stato lui a darci il benestare per affidarla alla consigliera regionale».
Peccato che poi sia partita anche una segnalazione in Procura.
(da “la Stampa“)
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA NON E’ STATA SMENTITA E GETTA UN’OMBRA POLITICA SU UNA VICENDA CHE METTE A RISCHIO ANCHE LA TENUTA DEL GOVERNO… COME IL FATTO CHE GLI INDAGATI SIANO TUTTI DELL’ENTOURAGE DEL PREMIER
Le «indagini difensive» dell’avvocato Niccolò Ghedini e quelle della Procura, come ribadito ancora ieri dal procuratore Bruti Liberati, convergono su un unico punto: Silvio Berlusconi non è nè può essere indagato per eventuali serate a «luci rosse» trascorse ad Arcore in compagnia anche di una minorenne.
La convergenza però finisce qui.
Perchè per il resto, a partire dalla presenza o no di ragazze di facili costumi alle feste di Villa San Martino per finire con la telefonata fatta alla Questura di Milano dalla presidenza del Consiglio per far rilasciare «Ruby», la minorenne protagonista del nuovo scandalo e che nel maggio scorso era stata fermata per furto aggravato, la divergenza è totale.
La vicenda della telefonata per altro è oggetto di grande attenzione da parte degli inquirenti perchè non solo rappresenta una sorta di cartina di tornasole dei racconti di «Ruby», ma potrebbe anche configurare un reato di abuso d’ufficio.
Ma se il Cavaliere viene «salvato» dall’unico reato che campeggia finora sul fascicolo d’inchiesta, ovvero favoreggiamento della prostituzione, così non è per due big della televisione che avrebbero animato le serate nella villa del premier.
Perchè nell’inchiesta, oltre all’impresario Lele Mora – già finito nel mirino e poi prosciolto per ipotesi simili nell’inchiesta su Vallettopoli – spunta il nome di Emilio Fede, il direttore del Tg4, e, per finire, quello di Nicole Minetti, diventata famosa per essere stata l’igienista dentale del Cavaliere che, rimastone folgorato, la candidò e la fece eleggere al Consiglio regionale della Lombardia.
Sono questi tre personaggi, per ora, a essere stati iscritti sul registro degli indagati in seguito ai racconti di «Ruby», la diciassettenne di origini marocchine, fuggita dalla Sicilia due anni fa per tentare la fortuna nel rutilante mondo delle discoteche e che ha riempito diversi verbali, come testimone, su un paio di serate, forse tre (la prima il 14 febbraio scorso, San Valentino, la seconda un mese dopo, la terza poco dopo ancora) in compagnia del premier.
Una «ragazza immagine», secondo la definizione più benevola, una «escort» secondo la procura, che sarebbe stata introdotta ad Arcore prima grazie alle attenzioni di Lele Mora e poi grazie ai passaggi in auto di Emilio Fede, con il viatico della Minetti.
E sono state proprio queste circostanze a far scattare il reato di «favoreggiamento» della prostituzione. Ma non minorile.
Il che significa che a fornire eventuali prestazioni sessuali non sarebbe stata tanto Ruby, che compirà 18 anni tra due giorni e che ha negato anche a verbale di avere avuto rapporti con chicchessia durante le feste di Arcore, quanto altre «amiche» sempre della cosiddetta «scuderia» di Lele Mora, contattate talvolta da Fede e talvolta da Nicole Minetti.
«Ospiti» disinibite di cui ha parlato «Ruby», finite in mezzo a un catalogo vario di personaggi: da celebri conduttrici televisive, a star in ascesa, a veline in carriera, fino a due ministre.
Tutte omaggiate, sostiene «Ruby», di vari regalini: a lei in particolare un abito bianco e nero di Valentino con cristalli di Swarovski, «regalato da Silvio».
Ma successivamente i regali si sarebbero fatti più importanti, fino a ricevere una Audi del valore di oltre 100 mila euro, sebbene la procura sia piuttosto scettica sull’esistenza di somme così importanti.
La seconda volta, preavvisata da Mora, «Ruby» si sarebbe fermata ad Arcore anche per la notte partecipando, come spettatrice, a uno strano gioco che alla villa veniva chiamato «bunga bunga» (titolo di una vecchia barzelletta) e dove Berlusconi sarebbe stato l’unico maschio presente.
La terza volta, infine, si sarebbe trattato di una cena cui avrebbero partecipato anche Daniela Santanchè, George Clooney ed Elisabetta Canalis. In quest’ultima occasione, ha raccontato la giovane, Berlusconi le avrebbe raccomandato di farsi passare per una «nipote di Mubarak», il presidente egiziano, per potere così giustificare il suo nuovo tenore di vita.
E sarà proprio sostenendo che in Questura si trovava «la nipote di Mubarak» che dalla presidenza del Consiglio il 9 maggio scorso arriverà la telefonata notturna per far rilasciare Ruby, denunciata da un’altra ragazza per un furto di 3000 euro.
Fin qui il racconto della giovane. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò? Secondo la difesa Ghedini «un bel niente».
E ieri già sono arrivate alcune smentite: dagli indagati in primis, come Fede e Mora, e poi da alcuni ospiti, come Daniela Santanchè o lo stesso Clooney.
La Procura sa bene di muoversi su un terreno scivoloso.
Ma a differenza di Ghedini, secondo gli inquirenti alcuni riscontri ci sono già . Non solo in qualche interrogatorio delle altre «ospiti» di Arcore, che hanno confermato l’espressione gergale del «bunga bunga» ma anche nei regali ricevuti da Ruby e perfino dal suo cellulare, la cui cella satellitare, la sera di San Valentino, era posizionata ad Arcore.
Paolo Colonnello
(da “la Stampa“)
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Ottobre 29th, 2010 Riccardo Fucile
DOVREMO PAGARE 195.840 EURO AL GIORNO DI AMMENDA PER TRE DISCARICHE NEI PRESSI DI MILANO CONTENENTI RIFIUTI PERICOLOSI, DI CUI DUE NON BONIFICATI… NON ERA STATA APPLICATA UNA SENTENZA DEL 2004
La Commissione europea ha deciso di rinviare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea per la mancata applicazione di una sentenza del 2004 riguardante tre discariche nei pressi di Milano.
Bruxelles intende quindi chiedere «il pagamento di sanzioni pecuniarie».
«Le suddette discariche – afferma l’esecutivo europeo – contengono rifiuti pericolosi e costituiscono una minaccia per l’aria e le acque locali».
La Commissione sottolinea dunque come «a distanza di sei anni dalla sentenza della Corte Ue una discarica è stata dismessa, ma le altre due non sono ancora state bonificate».
Su raccomandazione del commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik, «la Commissione sta rinviando a giudizio l’Italia e chiederà il pagamento di sanzioni pecuniarie».
Le sanzioni pecuniarie chieste dalla commissione alla Corte contro l’Italia consistono in un’ammenda giornaliera di 195.840 euro a decorrere dalla data della seconda sentenza della Corte fino all’avvenuta applicazione della decisione, più una somma forfettaria che è pari a 21.420 euro per ogni giorno trascorso dalla data della prima sentenza della Corte (2004) fino alla seconda.
Se i giudici condannassero l’Italia, accogliendo le ragioni della Commissione, la multa totale risulterebbe molto elevata.
«La maggior parte dei rifiuti nella seconda discarica non è ancora stata rimossa e la bonifica della terza discarica è appena cominciata», afferma ancora la Commissione Ue, motivando la scelta di deferire l’Italia alla Corte. «Poichè risulta evidente che la sentenza della Corte non è stata applicata, la Commissione ha deciso di sottoporre di nuovo il caso alla Corte di giustizia europea», conclude la nota.
La decisione della Commissione si basa sulla direttiva 2006/12 che «costituisce uno strumento fondamentale di tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti negativi della raccolta, del trasporto, dello stoccaggio, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti».
La direttiva obbliga infatti gli Stati membri ad eliminare i rifiuti senza mettere in pericolo la salute umana e l’ambiente.
( da “il Corriere della Sera“)
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