Ottobre 10th, 2010 Riccardo Fucile
CON LA LEGGE ATTUALE, I PARTITI RICEVONO CIRCA TRE VOLTE LA SOMMA EFFETTIVAMENTE SPESA IN CAMPAGNA ELETTORALE: VI SEMBRA UNA COSA ONESTA?…. CALCOLANDO IL RIMBORSO SULLA BASE DEI REALI VOTANTI, SI RIDURREBBERO LE SPESE DAL 25 AL 40% E I PARTITI NE RICEVEREBBERO BENEFICIO IN TERMINI DI IMMAGINE E DECORO.
Si ritorna a parlare di riforma della giustizia (ovvero come garantire al premier uno scudo giudiziario per i suoi eterni processi) e di riforma elettorale, intesa come evitare che un partito con il 30% di voti sia premiato con il 55% dei deputati.
Oltre alla solita questione riguardo le liste bloccate e la impossibilità per il cittadino di scegliersi liberamente il proprio deputato o senatore che viene difatti calato dall’alto.
Ci permettiamo osservare, a proposito della funzionalità del Parlamento e dei rapporti tra i partiti di maggioranza, che dopo mesi di accuse ai finiani “con i quali non tratteremo mai”, alla fine si è arrivati alla seguente conclusione: riconoscimento del ruolo di terzo partito della coalizione e del suo indispensabile supporto numerico, ritiro della legge bavaglio così com’ era stata concepita inizialmente, lodo Alfano solo per via costituzionale, ritiro di ogni richiesta di dimissioni del presidente della Camera.
A questo punto, una osservazione viene spontanea: non era meglio riconoscere subito le ragioni di Fini, invece che spaccare per mesi il centrodestra in mille polemiche?
Ora si andrà avanti sui 5 generici punti del programma, un polpettone vago adatto a tutte le stagioni.
Per riempirli di contenuti, ci vorrà tempo e soprattutto quattrini.
Per tutto il resto, dal federalismo al Sud, alle tasse, il rischio è che resti il solito spottone.
E se il governo cadesse lo ha capito anche il premier che non si andrebbe a votare, ma verso un governo tecnico che si limiterebbe ad approvare una nuova legge elettorale, eliminando dal porcellum le porcate più rilevanti, tipo premio di maggioranza e liste bloccate.
Ci farebbe piacere che un qualche partito proponesse di cambiare la ripugnante legge sui rimborsi elettorali.
Basterebbe poco: che il rimborso procapite fosse cioè calcolato non sugli aventi diritto al voto, ma sugli effettivi votanti.
Non che anche chi non vota debba essere calcolato nel budget del rimborso spese ai partiti.
Questa piccola norma permetterebbe di ridurre dal 25% al 40% la spesa dei rimborsi ai partiti e farebbe reciperare agli stessi un minimo di credibilità .
E’ così difficile arrivare a proporla?
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Ottobre 10th, 2010 Riccardo Fucile
IL NUOVO CAPOGRUPPO REGUZZONI INFASTIDITO DAL PRESENZIALISMO DI COTA CHE “DOVREBBE PENSARE DI PIU’ AL PIEMONTE E AL RICONTEGGIO DELLE SCHEDE”…E QUALCUNO STORCE IL NASO SUL RICCO CONTRATTO DELLA SUA PRINCIPALE COLLABORATRICE (121.550 EURO L’ANNO) A CARICO DELLA REGIONE PIEMONTE
Una buona parte della Lega vuole costringere Roberto Cota ad “apparire” di meno: la continua presenza del governatore del Piemonte nel piccolo schermo inizia a infastidire i vertici leghisti.
Nei corridoi di via Bellerio e negli uffici della Camera si respira aria di malcontento.
Marco Reguzzoni, succeduto a Cota nella carica di capogruppo dei deputati , non vede di buon occhio la continua presenza di Cota che non si limita a parlare di questioni piemontesi, ma entra nel merito della politica nazionale, togliendogli visibilità .
Dalla Camera si alzano parecchie voci contro Cota che, con tutti i problemi che ha nella sua regione, dovrebbe concentrarsi un po’ di più sul territorio, invece che fare passerelle nazionali.
Anche perchè il riconteggio delle schede, iniziato da poco, pare non sia per nulla tranquillizzante per Cota: sulla base dei primi dati, il rischio di vedersi superato dalla candidata del centrosinistra Bresso, sta diventando una grossa probabilità .
Un sito di gossip piemontese, lo Spiffero, si è fatto portavoce di queste critiche e ha segnalato anche un contratto particolarmente remunerativo che Cota ha voluto per Tiziana Passerotto, sua portavoce e tradizionale collaboratrice, ingaggiata con uno stipendio annuale di 121.550 euro a carico della Regione Piemonte.
Le critiche di voler rubare la scena ai parlamentari leghisti nazionali si uniscono quindi a qualche stilettata circa la estrema generosità con cui fa retribuire il suo staff, circostanza poco gradita a chi vorrebbe uno stile amministrativo diverso .
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Ottobre 10th, 2010 Riccardo Fucile
LA LEGA LADRONA: STORIE DI SOLDI, ABUSI E TRUFFE ALL’OMBRA DELLA LEGA NORD…DAL VENETO AL FRIULI, DALLA LOMBARDIA ALL’EMILIA CROLLA IL MITO DELL’ONESTA’ DELLA CLASSE DIRIGENTE DEL CARROCCIO
I casi di malcostume e corruzione all’ombra del Carroccio si moltiplicano, tanto che un dirigente sempre abile ad annusare l’aria che tira, come il governatore del Veneto Luca Zaia, ha ammesso l’esistenza di una questione morale dentro la Lega.
“Non possiamo permetterci di essere criticati per i nostri comportamenti amministrativi”, ha dichiarato Zaia, “noi della Lega abbiamo il dovere d’essere doppiamente puliti rispetto agli altri, perchè da noi i cittadini si aspettano il massimo del rigore”.
Invece proprio dal Veneto arrivano gli ultimi casi di pulizia non proprio perfetta.
Il senatore della Lega Alberto Filippi, di Vicenza, è accusato dal faccendiere Andrea Ghiotto di avere un ruolo nella maxi evasione scoperta ad Arzignano, feudo padano e distretto della concia.
Una brutta storia di tasse non pagate e di controlli aggirati: le indagini, in corso, diranno se anche a suon di mazzette.
A Verona, Gianluigi Soardi, presidente dell’azienda del trasporto pubblico cittadino Atv (ma anche sindaco leghista di Sommacampagna), si è dimesso dopo che la polizia giudiziaria è piombata nei suoi uffici e ha sequestrato documenti contabili da cui risulterebbero spese gonfiate e ingiustificate.
Camillo Gambin, storico esponente del Carroccio ad Albaredo d’Adige (Verona), è agli arresti domiciliari per una brutta storia di falsi permessi di soggiorno rilasciati in cambio di denaro.
Alessandro Costa, assessore alla sicurezza di Barbarano Vicentino, è indagato per sfruttamento della prostituzione: gestiva siti di annunci a luci rosse.
Nel vicino Friuli-Venezia Giulia, il presidente del consiglio regionale, Edouard Ballaman, si è dimesso dopo essere finito nel mirino della Corte dei conti per una settantina di viaggi in auto blu, fatti più per piacere che per dovere.
In principio fu Alessandro Patelli, “il pirla”, come fu definito da Umberto Bossi: l’ex tesoriere della Lega dovette ammettere nel 1993 di aver incassato 200 milioni di lire dalla Ferruzzi, causando a Umberto Bossi una condanna per finanziamento illecito.
Poi a foraggiare il Carroccio arrivò il banchiere della Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani, che nel 2004 non solo salvò la banchetta della Lega, Credieuronord, da un fallimento clamoroso, ma finanziò generosamente il partito di Bossi con oltre 10 milioni di euro, tra fidi e finanziamenti.
Con anche più d’una mazzetta, secondo quanto racconta Fiorani: una parte dei soldi consegnati dal banchiere di Lodi ad Aldo Brancher, parlamentare di Forza Italia e poi del Pdl, erano per Roberto Calderoli. “Ho consegnato a Brancher una busta con 200 mila euro”…
Non ha fatto una gran bella figura neppure Roberto Castelli, che da ministro della Giustizia, tra il 2001 e il 2006, è riuscito a meritarsi un’indagine per abuso d’ufficio per il suo piano di edilizia carceraria, affidato all’amico Giuseppe Magni; e una condanna della Corte dei Conti a rimborsare 33 mila euro, perchè la consulenza era “irrazionale e illegittima”.
Aldo Fumagalli, ex sindaco di Varese, è indagato (peculato e concussione) per un giro di false cooperative.
Francesco Belsito, sottosegretario alla Semplificazione, esibisce una laurea fantasma, presa forse a Malta.
Monica Rizzi, assessore allo Sport della Regione Lombardia, si proclama psicologa e psicoterapeuta senza avere la laurea e senza essere iscritta agli appositi ordini professionali, tanto che la procura di Milano sta indagando per abuso di titolo.
Cattive notizie anche dall’Emilia-Romagna, zona di più recente espansione del Carroccio.
Il vicesindaco di Guastalla (Reggio Emilia), Marco Lusetti, a giugno è stato accusato di irregolarità nella gestione dell’Enci (Ente nazionale per la cinofilia) di cui era commissario ad acta: aveva ordinato bonifici a se stesso con soldi dell’ente per 187 mila euro (poi non incassati).
Il padre padrone della Lega emiliana, il parlamentare Angelo Alessandri, si è invece fatto pagare dal partito le multe (per un totale di 3 mila euro) per eccesso di velocità o per transito in corsie riservate.
Il capogruppo del Carroccio alla Regione Emilia-Romagna, Mauro Manfredini, e altri candidati del suo partito (Mirka Cocconcelli, Marco Mambelli) rischiano invece una maximulta (fino a 103 mila euro a tasta) per non aver consegnato, come prevede la legge, un resoconto preciso delle spese elettorali.
Dov’è finito il partito che inveiva contro Roma ladrona?
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