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L’ALTRO STIPENDIO DI MARONI: 5.000 EURO AL MESE A LUI E 2.000 ALLA SUA PORTAVOCE

Ottobre 7th, 2010 Riccardo Fucile

PAGATI NEL 2007 DA UNA SOCIETA’ FINITA SOTTO PROCESSO PER TANGENTI….GIUSTIFICATI COME CONSULENZE, MA LA PROCURA INDAGA PER FINANZIAMENTO ILLECITO…RIPORTIAMO L’ESCLUSIVA DELL’ESPRESSO

Che il ministro dell’Interno, prima che parlamentare e numero due della Lega Nord, fosse anche avvocato e tastierista rock, lo sapevano in molti.
Ma forse neppure i più sfegatati elettori leghisti immaginavano che una società  lombarda pluri-inquisita potesse sborsare migliaia di euro solo per ascoltare la voce di Roberto Maroni.
E tanto meno che tenesse a libro paga anche la sua portavoce.
E solo per organizzare “eventi” festaioli a Roma.
La questione morale torna a investire i vertici del Carroccio, 18 anni dopo Tangentopoli, con una nuova inchiesta per finanziamenti illeciti al partito.
L’indagine è stata aperta nel luglio 2009 dalla Procura di Milano ed è rimasta segreta fino allo scorso venerdì primo ottobre.
Quando un pm ha dovuto avvertire il tribunale che un dirigente d’azienda, chiamato a deporre dalle difese di un gruppo di presunti super- professionisti dell’evasione fiscale, non poteva essere sentito come testimone.
Perchè indagato, appunto, per una storia di versamenti “anomali”, giustificati da “consulenze orali”.
Soldi incassati da Maroni e dalla sua più stretta collaboratrice anche alla vigilia delle elezioni del 2008: l’attuale ministro dell’Interno, dice il manager, ha preso 60 mila euro, la sua portavoce altri 14 mila.
Pagamenti motivati, almeno sulla carta, da fatture che Maroni ha emesso nella sua qualità  di avvocato.
Senza però impegnarsi in alcun procedimento.
E senza mai scrivere uno straccio di parere legale.
Nulla di documentabile, insomma, solo parole, consigli dati “a voce”, suggerimenti su politici ed enti da contattare per fare affari.
Al centro del caso c’è il gruppo Mythos, ex colosso delle consulenze aziendali, che secondo l’accusa era diventato una centrale nazionale dell’evasione e della corruzione fiscale.
Nei prestigiosi uffici alla Torre Velasca, pieno centro di Milano, arrivavano centinaia di clienti: industriali, imprenditori e professionisti, soprattutto lombardi, veneti e piemontesi. Il sistema entra in crisi cinque anni fa, quando due avvocati onesti denunciano alla procura che uno dei fondatori della Mythos, Giuseppe Berghella, pretende di farsi pagare una mazzetta, sostenendo di poter insabbiare una verifica fiscale fondata su una lettera anonima.
Il 29 settembre 2005 Berghella viene arrestato mentre versa tangenti per 50 mila euro a tre funzionari di vertice dell’Agenzia delle entrate di Milano.
Con le prime confessioni i pm Maurizio Romanelli e Gaetano Ruta allargano l’inchiesta a decine di casi di corruzione e frode fiscale. Molti patteggiano e risarciscono. Per altri nove imputati, il processo è in corso.
La loro prima preoccupazione è dimostrare di non aver sottratto denaro al gruppo, ovvero che tutte le fatture sono state effettivamente incassate da collaboratori e consulenti.
E qui arriva la sorpresa politica.
Nella lista dei testimoni a difesa spuntano l’attuale ministro, Roberto Maroni, la sua fidatissima portavoce, Isabella Votino, e un ex dirigente del gruppo Mythos, Franco Boselli, laurea alla Bocconi e una carriera di successo tra banche e finanza.
Boselli è il primo convocato in tribunale, venerdì scorso. Deve deporre come presidente della Mythos Business Development, la società  che era la vetrina del gruppo a Roma: come spiega lui stesso, curava “le pubbliche relazioni con i vari enti, le varie persone, i vari Paesi, i vari imprenditori”.
Subito interviene il pm Ruta: Boselli non può essere sentito come teste, “perchè è stato indagato qui a Milano per finanziamento illecito ai partiti”. Brusio in aula: chi ha preso i soldi?
Boselli è stupefatto: “Non sapevo di essere indagato”. Il presidente del tribunale gli spiega che ora ha il diritto di non rispondere. Lui decide di parlare.
E il pm si limita a precisare che l’inchiesta sui soldi di Boselli ai partiti è stata da poco “trasmessa per competenza a un’altra procura”. Senza dire quale.
Il nome di Maroni salta fuori durante una risposta di Boselli all’avvocato che l’interroga.
L’ex dirigente del gruppo Mythos racconta di conoscere l’attuale ministro dagli anni Ottanta: “Lavoravamo insieme alla Avon”.
E qui aggiunge di avergli pagato, a fine 2007, “consulenze legali, con regolari fatture”. Solo allora il pm gli chiede quanto ha versato a Maroni. Boselli, a mente, risponde: “Sessantamila euro”. Ma cosa faceva Maroni? “Ci diceva come muoverci a livello di Comuni, Province, Regioni”.
Il pm non capisce che lavoro svolgeva l’avvocato-parlamentare per meritare i soldi. Boselli: “Essendo un legale, un amico e un esperto di situazioni del settore pubblico, mi ha dato un supporto per capire le disposizioni di legge per la gestione di asset lineari”.
Che significa? “Strade, fili, tubi..”. In pratica, gli avrebbe solo “presentato persone”per vendere progetti “a province come Varese e Sondrio, in Emilia…”.
Ma c’è almeno una traccia scritta di queste consulenze? Risposta di Boselli: “No, non serviva. Ho preso appunti. Abbiamo incontrato persone del Demanio o di altri enti pubblici e lui mi ha fatto da collettore e coordinatore”.
Finora si ignorava che Maroni continuasse a incassare parcelle da avvocato anche durante il suo mandato parlamentare.
E che avesse preso soldi dalla Mythos perfino due anni dopo i primi arresti per corruzione.
Analizzando la contabilità  del gruppo inquisito, “L’espresso” ha verificato che Maroni è indicato come beneficiario di due fatture da 20.400 euro netti ciascuna.
L’ultima risulta saldata il 7 novembre 2007, mentre cade a pezzi il governo Prodi. L’otto febbraio 2008, due mesi prima del voto, la Mythos registra un terzo “preavviso di fattura” dell’avvocato Maroni, pagabile dal 28 febbraio, che avrebbe portato proprio a 60 mila euro il totale dei compensi.
Questi ultimi quattrini però non risultano pagati.
Ma perchè rinunciare alla terza parcella, se era tutto regolare?
L’unico indizio di risposta è la cronologia dei fatti: il 27 febbraio 2008 il gruppo Mythos è stato travolto da altri quattro arresti.
Nell’interrogatorio in tribunale, Boselli conferma che la società  da lui diretta, nello stesso periodo, versava anche uno stipendio “da co.co.pro.” a Isabella Votino, “l’assistente di Maroni”.
Quanto? “Sui 1.500-1.800 euro al mese, mi pare”.
E perchè anche lei veniva pagata dalla Mythos?
“Per organizzare eventi a Roma, per promuovere la nostra società “. Insomma, feste e incontri per favorire i contatti con i politici.
Stando alla contabilità , la portavoce di Maroni incassava uno stipendio di duemila euro al mese.
Mentre per Maroni le fatture, emesse alla fine di due quadrimestri, equivalgono a un fisso di cinquemila euro al mese.
Ma i misteri non sono finiti. Negli archivi della Mythos Business Development compaiono altri due versamenti a una società  che organizza party a Roma. Queste fatture seguono di pochi giorni la festa dell’ottobre 2007 per il compleanno di Isabella Votino a Roma, descritta anche da “il Giornale”. Musiche di Mariano Apicella, ospite d’onore Silvio Berlusconi.

di Paolo Biondani e Luca Piana
(da L’Espresso)

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DOSSIER E MINACCE ALLA MARCEGAGLIA: PERQUISIZIONE IN CORSO A “IL GIORNALE”, INDAGATI SALLUSTI E PORRO PER VIOLENZA PRIVATA

Ottobre 7th, 2010 Riccardo Fucile

LA PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, DOPO AVER ESPRESSO CRITICHE AL GOVERNO, SAREBBE STATA “CONSIGLIATA” DI CORREGGERE LE SUE DICHIARAZIONI, ALTRIMENTI SAREBBERO STATE PUBBLICATE NOTIZIE CHE L’AVREBBERO DANNEGGIATA…. LA CONFERMA IN ALCUNE INTERCETTAZIONI E SMS

Il direttore del quotidiano “Il Giornale” Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sulle presunte minacce alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L’ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata.
La sede del quotidiano e le abitazioni di alcuni giornalisti in queste ore sono oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri, scattate in seguito all’indagine sulla raccolta di un dossier riguardante il presidente della Confindustria, dopo che l’imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo.
Il procuratore Giovandomenico Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di una indagine napoletana “su altri fatti” dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari “approfondimenti in via d’urgenza” su una possibile attività  di dossieraggio ai danni di Emma Marcegaglia.
“Le perquisizioni – assicura Lepore – si stanno svolgendo con il massimo rispetto delle regole, per garantire la salvaguardia delle notizie contenute in documenti e file di pc su cui i giornalisti stanno lavorando e che non hanno legami con i fatti oggetto di indagine”.
L’ipotesi di reato formulata dai magistrati è di concorso in violenza privata. In particolare, i pm Piscitelli e Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinchè Emma Marcegaglia “correggesse” alcune dichiarazioni forti contro l’azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l’avrebbero   danneggiata.
Il decreto di perquisizione, dunque, porta al sequestro di pc e documentazione in possesso di Sallusti e Porro.
L’indagine sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei.
Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia.
Una “fabbrica del fango “, secondo gli investigatori, simile alla campagna di stampa condotta nell’estate 2009 contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo 2, costretto poi a dare le dimissioni, mentre l’allora direttore del Giornale, Vittorio Feltri, subì una sospensione di sei mesi dall’Ordine dei giornalisti.
La perquisizione nella sede del Giornale in via Negri a Milano è ancora in corso.   Al momento i carabinieri si trovano nell’ufficio del direttore del quotidiano.
In redazione sono giunti anche i componenti del Comitato di redazione.
Presente anche un perito nominato dall’autorità  giudiziaria.
Di particolare rilievo, secondo i magistrati, l’sms inviato il 16 settembre dal vicedirettore Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: “Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia”.
Pochi minuti dopo intercorre una telefonata tra i due.
Porro: “…adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!”.
Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver “spostato i segugi da Montecarlo a Mantova” con riferimento – spiegano i pm – alla città  centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.
Gli inquirenti registrano poi una telefonata in cui Arpisella chiede a un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell’avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso “Il Giornale” e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.
Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un’altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella. Il giornalista: “…dobbiamo trovare un accordo perchè se no non si finisce più qui…la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire…quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no…”.
“Percepii la minaccia”. Emma Marcegaglia viene interrogata dai pm il 5 ottobre in qualità  di “persona informata dei fatti”.
Un passaggio della sua testimonianza è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi.
“Dopo il racconto che Arpisella mi fece – dichiara la Marcecaglia – ho sicuramente percepito ‘l’avvertimento’ come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine. Tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri”.
“Il Giornale e il suo giornalista – aggiunge il leader degli industriali – hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità , io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto… Non mi era mai capitata una cosa simile…che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà  con queste modalità  per ottenere un’intervista, ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate”.
“Diritto di critica, non di coartare”. Nelle motivazioni del decreto di perquisizione, i magistrati della Procura napoletana riprendono esattamente le ultime riflessioni espresse da Emma Marcegaglia nella sua testimonianza. Per dire che il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione, ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti “per coartare la volontà  altrui”. Perchè in questo caso si configura il reato di violenza privata.

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SE MONTEZEMOLO SCENDERA’ IN POLITICA E’ GIA’ PRONTA ANCHE PER LUI LA FABBRICA DEI DOSSIER

Ottobre 7th, 2010 Riccardo Fucile

LO RIVELA UNO DEI BIG DEL PDL A UN GIORNALISTA… IL PIANO PRONTO A COLPIRE IL PRESIDENTE DELLA FERRARI SE SCENDERA’ IN CAMPO CON LE OPPOSIZIONI… METODO BOFFO E METODO FINI FANNO SCUOLA: PER SILVIO, MONTEZEMOLO VALE AL MASSINO UN 2%, MA IN CUOR SUO LO TEME

i killer stanno studiando nuovi appostamenti e nuovi obiettivi.
Sono in molti ad attendere la prossima discesa in politica di Luca Cordero di Montezemolo ed è normale che Berlusconi abbia deciso di monitorare l’appeal politico del “signor Ferrari”, nel caso scendesse in campo. Ovviamente i suoi fidati sondaggisti gli hanno dato la solita percentuale rassicurante che viene normalmente certificata per i suoi avversari, ovvero il 2%.
Ma il premier ha anche sguinzagliato informatori per tenere sotto controllo la rete di amicizie che Montezemolo ha coltivato nel corsi degli anni.
Berlusconi   è innervosito da come Montezemolo   si muova dietro le quinte da tempo, aspettando   la sua fine politica prima di   scoprire le carte.
Il rapporto tra i due   è spesso   stato burrascoso, anche se il premier lo ha invitato a far parte del governo (gli è stato offerto il ministero dello Sviluppo economico) .
In privato però Montezemolo è ritenuto da Silvo come un politicante legato agli affari.
Ma nel caso si accostasse all’agone politico, la maggioranza comincia a farsi due conti.
E dietro l’anomimato, nel Pdl c’è già  chi minaccia rivelazioni sensazionali.
“E’ pronto un bel dossier anche per lui….” rivela uno dei big del partito al giornalista del Secolo XIX.
La minaccia, neanche troppo velata, è di ripetere il trattamento Boffo e la campagna di stampa su Fini.
Occorre far trapelare eventuali scheletri nell’armadio riguardanti fatti passati o aspetti non ancora conosciuti dai cittadini, qualche bella valanga di fango da far precipitare sul malcapitato di turno.
Per ora sono solo voci che si rincorrono, ma possono diventare presto realtà .
Ormai la politica in Italia si è ridotta a questo.

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SONDAGGIO CRESPI: PDL (28,5%) E PD (24,2%) AI MINIMI STORICI, FUTURO E LIBERTA’ SALE AL 7,6%

Ottobre 7th, 2010 Riccardo Fucile

LEGA AL 13,5%, UDC AL 6%, IDV AL 5,5%, VENDOLA AL 4%, GRILLINI AL 3,5%….IL PRIMO PARTITO E’ QUELLO DEGLI INDECISI CHE SALE AL 41%

Un dato in crescita, dopo la lieve flessione della settimana scorsa: Futuro e Libertà  arriva al 7,6%, il dato più alto da quando Crespi Ricerche tiene sotto osservazione FLI, il movimento ispirato da Gianfranco Fini.
Un dato positivo, che conferma la felice intuizione del Presidente della Camera e che offre numerosi spunti di riflessione.
Così come sono da sottolineare le pessime performance del Popolo della Libertà  (28,5%) e del Pd, in picchiata al 24,2%.
Due dati certamente non positivi per i principali partiti italiani, che confermano un trend negativo ormai in atto da mesi.
Bene invece la Lega Nord, a quota 13,5, che in una settimana guadagna più di un punto percentuale.
Dato stabile per l’Udc, fermo al 6%, mentre perde addirittura un punto percentuale l’Italia dei Valori, crollata al 5,5%.
In questo quadro, Futuro e Libertà  si pone come quarta forza del panorama politico italiano, con una centralità  nemmeno lontanamente immaginabile qualche settimana fa.
Da evidenziare anche il 4% di Vendola — con Rifondazione Comunista ormai scomparsa a quota 1% — e il 3,5% di Beppe Grillo.
Crescono gli indecisi, sempre più primo partito con il 41% degli intervistati.
Silvio Berlusconi guadagna due punti di gradimento e supera il Governo: 45 a 44, dopo che la scorsa settimana per la prima volta il gradimento dell’Esecutivo era superiore rispetto a quella del premier.
Fu a suo modo una notizia.
Ricordiamo, per chi volesse consultare la tabella che pubblichiamo, che Crespi aggiorna settimanalmente il sondaggio: l’ultima colonna a destra indica il dato più recente, sulla base del quale è possibile studiare il trend rispetto ai mesi passati.
Da aprile ad oggi ad es. il Pdl ha perso il 5,3% di consensi.

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