DOSSIER E MINACCE ALLA MARCEGAGLIA: PERQUISIZIONE IN CORSO A “IL GIORNALE”, INDAGATI SALLUSTI E PORRO PER VIOLENZA PRIVATA
LA PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, DOPO AVER ESPRESSO CRITICHE AL GOVERNO, SAREBBE STATA “CONSIGLIATA” DI CORREGGERE LE SUE DICHIARAZIONI, ALTRIMENTI SAREBBERO STATE PUBBLICATE NOTIZIE CHE L’AVREBBERO DANNEGGIATA…. LA CONFERMA IN ALCUNE INTERCETTAZIONI E SMS
Il direttore del quotidiano “Il Giornale” Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sulle presunte minacce alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L’ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata.
La sede del quotidiano e le abitazioni di alcuni giornalisti in queste ore sono oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri, scattate in seguito all’indagine sulla raccolta di un dossier riguardante il presidente della Confindustria, dopo che l’imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo.
Il procuratore Giovandomenico Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di una indagine napoletana “su altri fatti” dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari “approfondimenti in via d’urgenza” su una possibile attività di dossieraggio ai danni di Emma Marcegaglia.
“Le perquisizioni – assicura Lepore – si stanno svolgendo con il massimo rispetto delle regole, per garantire la salvaguardia delle notizie contenute in documenti e file di pc su cui i giornalisti stanno lavorando e che non hanno legami con i fatti oggetto di indagine”.
L’ipotesi di reato formulata dai magistrati è di concorso in violenza privata. In particolare, i pm Piscitelli e Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinchè Emma Marcegaglia “correggesse” alcune dichiarazioni forti contro l’azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l’avrebbero danneggiata.
Il decreto di perquisizione, dunque, porta al sequestro di pc e documentazione in possesso di Sallusti e Porro.
L’indagine sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei.
Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia.
Una “fabbrica del fango “, secondo gli investigatori, simile alla campagna di stampa condotta nell’estate 2009 contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo 2, costretto poi a dare le dimissioni, mentre l’allora direttore del Giornale, Vittorio Feltri, subì una sospensione di sei mesi dall’Ordine dei giornalisti.
La perquisizione nella sede del Giornale in via Negri a Milano è ancora in corso. Al momento i carabinieri si trovano nell’ufficio del direttore del quotidiano.
In redazione sono giunti anche i componenti del Comitato di redazione.
Presente anche un perito nominato dall’autorità giudiziaria.
Di particolare rilievo, secondo i magistrati, l’sms inviato il 16 settembre dal vicedirettore Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: “Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia”.
Pochi minuti dopo intercorre una telefonata tra i due.
Porro: “…adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!”.
Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver “spostato i segugi da Montecarlo a Mantova” con riferimento – spiegano i pm – alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.
Gli inquirenti registrano poi una telefonata in cui Arpisella chiede a un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell’avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso “Il Giornale” e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.
Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un’altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella. Il giornalista: “…dobbiamo trovare un accordo perchè se no non si finisce più qui…la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire…quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no…”.
“Percepii la minaccia”. Emma Marcegaglia viene interrogata dai pm il 5 ottobre in qualità di “persona informata dei fatti”.
Un passaggio della sua testimonianza è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi.
“Dopo il racconto che Arpisella mi fece – dichiara la Marcecaglia – ho sicuramente percepito ‘l’avvertimento’ come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine. Tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri”.
“Il Giornale e il suo giornalista – aggiunge il leader degli industriali – hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità , io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto… Non mi era mai capitata una cosa simile…che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un’intervista, ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate”.
“Diritto di critica, non di coartare”. Nelle motivazioni del decreto di perquisizione, i magistrati della Procura napoletana riprendono esattamente le ultime riflessioni espresse da Emma Marcegaglia nella sua testimonianza. Per dire che il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione, ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti “per coartare la volontà altrui”. Perchè in questo caso si configura il reato di violenza privata.
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