Ottobre 1st, 2010 Riccardo Fucile
“LO SCONTENTO NEL PDL SI ALLARGA, ARRIVERANNO ALTRI SENATORI”…”IL PREMIER VUOLE PORTARE IL PAESE A VOTARE A MARZO E MOLTI PARLAMENTARI GUARDANO CON PIU’ INTERESSE VERSO CHI INVECE VUOLE FARE DURARE LA LEGISLATURA, MAGARI CAMBIANDO LA LEGGE ELETTORALE”
All’indomani della fiducia parlamentare ottenuta dal Governo alla Camera e al Senato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina il premier Silvio Berlusconi, che era accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.
Nel corso del colloquio s’è parlato anche della nomina del successore di Claudio Scajola alla guida del ministero dello Sviluppo economico, incarico tuttora ricoperto ad interim da Berlusconi.
Dall’urna del lotto pare non si ancora uscita la pallina col nome del futuro ministro: il fatto di averlo rinviato fino ad oggi potrebbe nascondere la necessità di un mini rimpasto per “premiare” qualche deputato che ha votato per la maggioranza.
Non a caso si parla di sei nuovi sottosegretari, un ministero in più alla Lega e un paio di viceministri.
Questo almeno prima che la campagna acquisti del Cavaliere avesse un esito tragicomico.
In ogni caso anche oggi il nome del nuovo ministro non è stato ufficializzato.
Sull’esito del voto in Parlamento è tornato ad argomentare stamane il capogruppo dei finiani Italo Bocchino, secondo il quale «il movimento di uscita dal Pdl andrà avanti per tutta la legislatura perchè lo scontento all’interno di quel partito e dei gruppi parlamentari è altissimo».
Lo ha detto stamane a Sky TG24: «Siamo determinanti alla Camera e lo saremo tra breve anche al Senato – perchè nel tempo arriverà nel nostro gruppo qualche altro senatore. Mentre Berlusconi fino al’altro ieri Berlusconi aveva capacità attrattiva perchè voleva far proseguire la legislatura, oggi il rischio è che Berlusconi e Bossi portino il Paese al voto a marzo e molti parlamentari guardano con maggiore interesse chi come Fini e Casini vuol far durare la legislatura, magari – conclude – facendo degli interventi sulla legge elettorale».
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Ottobre 1st, 2010 Riccardo Fucile
I GIUDICI DI LA SPEZIA VOLEVANO SENTIRLO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI CIRCA IL SUO RUSTICO DEL VALORE DI 300.000 EURO NEL PARCO DELLE CINQUETERRE PAGATO SOLO 40.000 EURO, PARI AL COSTO DELLA SOLA RISTRUTTURAZIONE.. HA ADDOTTO IMPEGNI MINISTERIALI A ROMA
Sabato scorso, 25 settembre, ore 10 del matino, 48 ore prima che scattassero arresti eccellenti nelle Cinqueterre, il ministro Renato Brunetta era stato convocato, come persona informata sui fatti, dalla procura di La Spezia.
Ma all’ultimo momento il ministro ha dato forfait per improvvisi impegni istituzionali.
L’interrogatorio sul rustico acquistato da Brunetta a Riomaggiore per 40.000 euro, pagando solo i costi di ristrutturazione, pur avendo l’immobile e il terreno circostante un valore di circa 300.000 euro, è stato così rinviato, in attesa di concordare una nuova data.
Se Brunetta continuasse a rinviare si replicherebbe quanto successo con Claudio Scajola per la casa con vista Colosseo.
La Procura potrebbe chiedere l’accompagnamento coatto con i carabinieri, ma prima dovrebbe chiedere l’autorizzazione alla Camera dei Deputati. Brunetta ha voluto precisare che quanto prima si presenterà per chiarire la sua posizione in una inchiesta che finora ha portato a 12 arresti, tra cui il presidente, targato Pd, del Parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini. Inchiesta in cui alcuni indagati hanno già cominciato a fare ammissioni, come il sindaco di Riomaggiore.
Allo stato attuale non vi sono elementi per ritenere che Brunetta fosse a conoscenza delle manovre che gli arrestati stavano compiendo per fargli acquistare ul rustico.
L’ipotesi dei magistrati è che finanziamenti pubblici, ottenuti da Conume e dal Parco, sarebbero dovuti finire al venditore del rustico.
In pratica si voleva pagare una parte del prezzo del rustico con soldi pubblici. Brunetta è amico di Bonanini da quando entrambi militavano nel Psi. Bonanini (ora Pd) propone al ministro il rustico di proprietà di Srefano Pecunia il quale si dichiara disponibile a venderlo, visto che non avrebbe mai ottenuto i permessi per “sistemarlo”.
Un anno prima della vendita viene fatto un compromesso dal notaio, presente e garante Bonanini.
Poi Pecunia fa fare i lavori di ristrutturazione (per 40.000 euro) alla ditta Carpanese che stranamente verrà pagata però dal ministro .
Brunetta alla fine riceve un rustico messo a posto, del valore stimato di 300.000 euro, pagando solo 40.000 euro di ristrutturazione.
Pecunia avrebbe dovuto ricevere la sua parte attraverso una distrazione di fondi pubblici destinati al Parco, per i quali si era impegnato lo stesso Bonanini.
Il tutto per “ingraziarsi il ministro”, a quali finii futuri non è chiaro.
Nel ristrutturare il rustico sono stati però anche accertati abusi edilizi e false documentazioni.
La domanda che resta è come Brunetta potesse non sapere di stare acquistando un immobile, con verde intorno, pagando 1/8 del suo reale valore.
Chissà se prima o poi spiegherà ai giudici anche questo aspetto essenziale.
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Ottobre 1st, 2010 Riccardo Fucile
“NON HO PROBLEMI A DIRE CHE CESARE ERA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO”… “QUESTA GENTAGLIA MI HA ROVINATO”… E PARLA DI LETTA, DI GIUDICI CONTATTATI, DELLA DE GIROLAMO, DEL LODO ALFANO
Carcere di Regina Coeli, 24 settembre, 11 del mattino.
L’ex assessore socialista Arcangelo Martino, risponde alle domande del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli.
Si prepara a trascorrere le sue ultime ore da detenuto.
Ha perso la moglie, malata terminale di tumore. Ha tentato il suicidio nel carcere napoletano di Poggioreale.
Dal giorno dell’arresto, 8 luglio, è dimagrito venti chili.
È il suo secondo e ultimo interrogatorio. Novanta pagine di verbale.
Nel primo, il 19 agosto (qui le pagine sono 166), ha gettato a mare i suoi vecchi compari della cosiddetta “P3”, Flavio Carboni e Pasquale Lombardi.
E il loro Pantheon: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, il senatore Marcello Dell’Utri, il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini.
“Io – dice – posso fare il confronto con chiunque sulle cose che dico. Le confermerò in maniera durissima. Quindi non ho problemi a dire che “Cesare” era Berlusconi. E che a lui si faceva riferimento in riscontro di tutte queste operazioni”.
“Tutte queste operazioni” sono i grani del rosario di interferenze che, come le cronache di questi mesi hanno diffusamente riferito, tra l’estate del 2009 e la primavera di quest’anno, governano le mosse della P3.
Il tentativo di condizionamento della pronuncia della Consulta sul lodo Alfano. Lo spostamento della controversia fiscale della Mondadori alle sezioni unite della Cassazione per dare al Parlamento il tempo necessario a licenziare una norma ad aziendam.
La riammissione della lista Formigoni alle regionali in Lombardia. L’azzoppamento della candidatura Caldoro in Campania con un dossier calunnioso.
La nomina al Csm di importanti uffici direttivi.
Ebbene, la mattina del 24 settembre, Martino riparte da dove ha finito.
Dice: “Io non ho nessuno da difendere o da coprire. Io non ho niente da perdere più nella vita. Figurarsi se ho interesse a difendere questa gentaglia. Loro hanno ucciso la mia famiglia. Mi hanno rovinato”.
Il racconto di Martino è un flusso verbale disordinato.
Martino ce l’ha con Lombardi, il geometra diventato giudice tributarista, il traffichino cui si apre ogni porta. Con quel suo fare smargiasso e cialtrone. E dunque se lo canta.
A cominciare dal suo rapporto con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. “Un giorno mi dice: “Io ho fatto un favore a Gianni Letta. Mi è debitore per un fatto che gli ho risolto. Si riferiva a un’iniziativa del tribunale dei ministri su Berlusconi. Perchè Berlusconi usava gli aerei di Stato per andare in Sardegna, portando persone a bordo. Fu aperta un’inchiesta e lui disse che Gianni Letta gli chiese di interessarsi. Aggiunse che aveva risolto questo fatto attraverso il dottor Giovanni Fargnoli (allora presidente del Tribunale dei ministri di Roma che, su richiesta della Procura, archivierà il procedimento ndr)”. In che modo? Martino non sa dire. Nè ricorda se ha conosciuto o meno il magistrato. “Forse è venuto a qualche convegno”, farfuglia.
Di Gianni Letta, al contrario, Martino ricorda bene. Il 19 agosto, ha già spiegato ai pm quale fosse il grado di confidenza tra il sottosegretario e Lombardi (“Lo chiamava Gianni”).
Ha aggiunto di essere stato anche lui a Palazzo Chigi, dove Lombardi si intratteneva con Letta discutendo di “candidature” e “carriere”.
La mattina del 24, la mette giù ancora più spiccia. “Le frequentazioni di Lombardi con il quadro del Partito (il Pdl ndr) erano prevalentemente con Gianni Letta, con Dell’Utri, che conosceva dal ’94, e con Verdini.
Se poi qualcuno gli avesse chiesto “fai questo”, non lo so. Lui lo diceva. Lui diceva: “Perchè quando chiedono una cosa io sto a disposizione. E allora loro devono fare queste cose a me””.
Sappiamo ormai dalle cronache quali e quante volte Martino, Lombardi e Carboni si mettano a disposizione.
Come, sul cosiddetto “Lodo Alfano”.
Racconta Martino che Carboni, all’Hotel Eden, il 7 ottobre 2009 consegnò a Dell’Utri “un pizzino” con i nomi dei giudici costituzionali ed il loro presunto orientamento.
O, come sul cosiddetto “Lodo Mondadori”.
Racconta Martino che della vicenda si occupò in qualche modo anche l’avvocato Ghedini.
Quindi, aggiunge: “Il trasferimento della controversia fiscale Mondadori alle Sezioni Unite fu un buon vantaggio per loro. Ma fu un ripiego. Loro volevano che la cosa (il ricorso contro la decisione che aveva dato ragione alla Mondadori ndr) venisse bocciata integralmente dalla Cassazione e desse ragione a Berlusconi. A casa di Verdini si parlò di trovare un giudice che decideva in quella direzione là “.
Poi Lombardi disse: “No, questa cosa non si può fare, il giudice non lo abbiamo trovato. Però abbiamo trovato la soluzione di ripiego. Rinvio alle sezioni unite”.
Del resto, Lombardi è di casa in Cassazione. E per conto dei suoi amici del Palazzaccio sbriga anche qualche faccenda. Come sistemare il figlio di Antonio Martone, allora avvocato generale in Cassazione. “Martone sosteneva che attraverso il Partito voleva dare una risposta lavorativa al figlio, un commercialista mi pare. Lombardi ne parlò a Dell’Utri che disse: “Vediamo””.
O come assicurare una vecchiaia serena all’allora Presidente della Cassazione Vincenzo Carbone: “Voleva un incarico dopo la pensione. Quale non lo so. Ma un incarico importante”.
Sul più recente dei personaggi apparsi sulla scena del sistema di relazioni della P3, la giovane e avvenente deputata beneventana Nunzia De Girolamo, Martino la racconta così.
La De Girolamo, che lui definisce ora “donna” ora “amica” del Presidente, “voleva portare Lombardi da Berlusconi. L’invito fu rivolto anche a me. E io dissi: “Non sono interessato a seguire le veline per parlare con il Presidente””. Il procuratore Capaldo obietta: “Velina? Non è onorevole?”.
E lui: “Non mi interessa, perchè gli onorevoli sono dei nominati. E non si fa l’onorevole così”.
dai verbali pubblicati su “Repubblica“
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Ottobre 1st, 2010 Riccardo Fucile
AL LAVORO 30 INTELLETTUALI D’AREA PER STILARE IL “MANIFESTO PER L’ITALIA”, DOCUMENTO PROGRAMMATICO DEL PARTITO, CHE SARA’ PRESENTATO ALLA CONVENTION DI PERUGIA DEL 6-7 NOVEMBRE… ASSEMBLEA COSTITUENTE: IPOTIZZATA LA DATA SIGNIFICATIVA DEL 7 GENNAIO… DIMISSIONI DA PRESIDENTE DELLA CAMERA SOLO IN CASO DI ELEZIONI POLITICHE ANTICIPATE
“Senza di noi il governo non esiste, da domani esamineremo le leggi per bene, rispettando tutti i passaggi, tutti i tempi, senza fretta. Dovranno trattare con noi su tutto” : Bocchino ha le idee chiare su come si muoverà “Futuro e Libertà ” dopo aver retto al fallito tentativo di emarginazione posto in essere dai falchi berlsuconiani.
E a chi gli obietta: “e se Berlusconi cercasse di far saltare il banco, chiedendo il voto anticipato?” risponde con un sorriso: “in Sicilia noi, Udc e Mpa insieme prenderemmo il premio di maggioranza e senza quei senatori non si vincono le elezioni”.
Nel frattempo i futuristi si stanno organizzando: martedì si riunirà il comitato promotore, poi una direzione più ristretta di cui faranno parte i rappresentanti dei gruppi parlamentari e delle associazioni finiane (Generazione Italia, Area Nazionale, Farefuturo e Secolo d’Italia).
Sarà questa la struttura sulla quale verrà costruito il partito, anche sul territorio. Trenta intellettuali di area stanno già lavorando alla stesura del “Manifesto per l’Italia”, il documento programmatico del partito la cui bozza sarà pronta per la convention di Generazione Italia, fissata a Perugia per il 6-7 novembre.
La fase successiva dovrebbe essere l’assemblea costituente, in cui si sancirà la nascita ufficiale del partito.
Sulla carta l’idea è di fissare la data di nascita il 7 gennaio, lo stesso giorno in cui è nato il Tricolore nel 1797, ma anche il giorno della strage di Acca Larentia, un simbolo forte per il popolo di destra.
In ogni caso il nuovo partito di Fini dovrà essere operativo a febbraio con le liste elettorali pronte per essere presentate se, com’è probabile, a fine marzo si andrà a votare a Milano, Bologna, Napoli e in altri centri minori.
Per quanto riguarda l’ipotesi di dimissioni di Fini da presidente della Camera, non sono all’ordine del giorno: la questione si porrà solo nel caso di voto politico anticipato a primavera.
Se invece ci sarà solo un voto amministrattivo, Fini resterà al suo posto.
In tal caso il nome più gettonato come coordinatore del Fli è quello di Adolfo Urso .
Intanto crescono ogni giorno i circoli sul territorio e le adesioni di amministratori locali.
In Parlamento si fa notare, dopo la dimostrazione di forza di Fli, che quei deputati o senatori peones che non hanno interesse ad andare a elezioni anticipate (vedi i deputati Pdl del nord), ora guardano con interesse alle mosse di Fini, l’unico in grado di garantire la loro permanenza in parlamento fino alla fine del quinquennio.
Sono molti i soggetti interessati a sostenere un eventuale futuro governo tecnico, pronti ad abbandonare il cavallo perdente..
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Ottobre 1st, 2010 Riccardo Fucile
DAVID CODOGNOTTO, ASSESSORE AL BILANCIO DI SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO, ARRESTATO IN FLAGRANZA DI REATO MENTRE STAVA RISCUOTENDO UNA TANGENTE DI 15.000 EURO… RICHIESTI DAL POLITICO A UNA SOCIETA’ SPORTIVA PER NON REVOCARE UN CONTRIBUTO A UN TORNEO
Un assessore della Lega Nord al Comune di San Michele al Tagliamento (Venezia), David Codognotto, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Venezia con l’accusa di aver preso una tangente di 15 mila euro.
L’arresto sarebbe avvenuto in flagranza di reato.
Secondo quanto si è appreso la “vittima” sarebbe una associazione sportiva, che gestiva una parte del settore giovanile del Portogruaro Calcio, società neo promossa in serie B.
Per il politico l’accusa è di concussione.
Codognotto avrebbe preteso una tangente minacciando la revoca di un contributo per l’organizzazione da parte dell’associazione stessa di un torneo di calcio giovanile.
I finanzieri, che tenevano sotto controllo l’assessore, avrebbero seguito le fasi della consegna del denaro da parte della vittima.
Dagli uffici comunali Codognotto avrebbe impartito le modalità del pagamento: riporre la busta con i contanti richiesti dentro la propria auto lasciata appositamente aperta.
Una volta che il denaro era stato riposto sul cruscotto dell’auto, l’assessore, sempre dal proprio ufficio, si sarebbe preoccupato di mettere al sicuro il bottino azionando con il comando a distanza la chiusura centralizzata delle portiere.
Ma quando, pochi minuti dopo, è sceso, è entrato nell’auto, ha preso la busta e controllato che tutto fosse a posto, si è trovato circondato dalle Fiamme gialle che lo hanno arrestato.
Secondo gli inquirenti, l’episodio si inquadra in una vicenda più ampia che avrebbe visto Codognotto chiedere anche altri favori sfruttando la sua carica pubblica e la cui esatta definizione è oggetto di ulteriori indagini dirette dalla procura veneziana.
Codognotto è assessore al bilancio, ai tributi, allo sport e al turismo.
E’ stato eletto in consiglio comunale nel gruppo della Lega Nord Liga Veneta Padania.
A San Michele al Tagliamento c’è una maggioranza di centrodestra con Pdl , Lega e due indipendenti.
Il sindaco, Giorgio Vizzon, è stato eletto nel 2008, il suo mandato scade nel 2013.
Un altro esempio del “legame col territorio”e della buona amministrazione leghista a livello locale.
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