Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
LA NOMINA DI POLLINA COME CANDIDATO ALLA CAMERA IN LIGURIA PER FLI DA PARTE DI FINI, APRE NUOVI ORIZZONTI CALCISTICI, IN MANCANZA DI QUELLI POLITICI
Non tutti i mali giungono per nuocere, siamo sinceri.
Quando il presidente di Futuro e Libertà , la cui competenza calcistica è nota (è stato anche portiere della nazionale parlamentari) ha deciso che il candidato giusto per la Liguria a Montecitorio fosse Angelo Pollina da Poggibonsi ha valutato che rappresentasse un investimento in prospettiva.
Chi si lamenta perche è stato scelto uno sconosciuto proveniente da altra Regione non comprende le dinamiche della globalizzazione: forse che le grandi squadre di calcio non pescano i campioni all’estero, magari prelevandoli da giovani in campionati minori, attraverso la propria rete di osservatori?
E Fli in Liguria di persone che “osservano” i posti da acchiappare senza fare altro da tempo ce ne sono molti.
In questo non si può negare una elevata competenza specifica.
Se hanno individuato il bomber Pollina in quel di Poggibonsi un motivo ci sarà : certo non sarà più una giovane speranza, ma un over 50 a fine carriera, avrà avuto anche trascorsi in squadre regionali salvo poi finire senza rinnovo di contratto, ma per stare fermo in area, come tanti colleghi liguri, in attesa della palla buona, in fondo ha le caratteristiche che Fini cerca per il suo modulo 5,2 – 4 – 0,8%.
I giovani finiani liguri magari ora storcono il naso, avrebbero voluto giocarsi la partita con coraggio, preferivano un modulo movimentista a tutto campo con volate sulle fasce e una tattica non da dopolavoro ferroviario, magari anche un tecnico di livello, ma ci metteranno poco a entusiasmarsi.
Potranno organizzare pulmann speciali per assistere alle partite del Poggibonsi, la storica società calcistica giallorossa fondata nel 1925 che milita in Lega Pro Seconda Divisione, stabilendo un gemellaggio in nome di Pollina.
Con vantaggi reciproci: il Poggibonsi potrebbe passare da 1500 spettatori allo “stadio Lotti” a 1550, le assemblee ligure di Fli per eleggere i coordinatori da 30 a 60 presenti, sfruttando i viaggi di ritorno del bus.
Basta saper guardare al futuro, si è o no futuristi, cribbio?
Da cosa nasce cosa, i giovani intanto possono crescere e diventare vecchi, abituarsi alla difesa a uomo del posto, alla pulizia degli spogliatoi, a non abbocchinare alle finte degli avversari, a raccattare le palle che gli raccontano.
Chi va a Roma perde la poltrona, ma chi si ferma a Poggibonsi un posto in panchina lo trova sempre, anche ai giardinetti.
Parola di mister.
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
“ALTRO CHE TRAVERSATA, CI HANNO PORTATO NEL DESERTO PER POI ABBANDONARCI A MORIRE”… IL DURO ATTO DI ACCUSA AI VERTICI DI FLI DELLA GIOVANE PARLAMENTARE MONZESE
Quando nacque Futuro e Libertà , nacque da un dito puntato sulla cattiva politica , dalla voglia di cambiamento , dal desiderio di ritornare a discutere di politica tra la gente , di raccogliere le istanze di chi viveva e vive nella sofferenza …..
Nacque dal desiderio di libertà di pensiero all’interno del proprio partito di appartenenza , dalla rinuncia che molti di noi avevamo fatto, passando da una condizione politica di maggioranza a quella di minoranza .
Molti si sono chiesti il perchè di questa scelta, la risposta è ed era elementare : il partito che doveva rappresentarci e che rappresentavamo non rispondeva e non corrispondeva più a quel senso nobile che la politica deve avere, che è poi quello di garantire una buona qualità della vita di tutti i cittadini …..
Quindi , aderii al movimento , non per un colore di appartenenza politica : l’esperienza mi ha insegnato che la buona e cattiva politica può essere ovunque, destra sinistra o centro perchè quello che conta sono gli uomini , ma perchè nel suo manifesto valorizzava il mondo della sussidiarietà …..
Aderii per portare la voce del mondo del volontariato , del cittadino sofferente , di quei bisogni espressi da chi non ha più voce ne mezzi per essere ascoltato e la mia brevissima esperienza al Senato ne è l’esempio :mozioni, interrogazioni, disegni di legge, ordini del giorno proposte e contestazioni , impegno il mio orientato sempre in un unica direzione : la difesa della qualità della vita di ogni singolo cittadino che non ha la forza per essere rappresentato da nessuno ….
Nonostante i buoni proposti , il partito non è decollato come avremmo voluto , nonostante la base ci abbia messo impegno , soldi e amore ( vedi le mille e infinite associazioni che in due anni sono nate all’interno del partito)
Per costruire una casa occorre fare un lavoro di èquipe , pertanto servono gli ingegneri come i mutatori . Occorre impegno, fatica e sacrificio e sopratutto occorre un confronto costante tra le diverse figure in gioco ……
Il lavoro di èquipe non c’è stato per la distanza tra chi vive la realtà quotidiana fuori dal palazzo e chi invece vive nel palazzo da troppi anni e ha perso il senso della realtà .Dove hanno fallito questi signori ?
Hanno fallito per la loro incapacità di ascoltare , di mettersi al posto dell’altro , di capirne i bisogni …
Non sono stati capaci di coinvolgere il mondo del cittadino comune perchè molti di queste persone non avevano nulla da dire a questo mondo e non solo !
Non avevano nulla da dire neanche a chi li ha seguiti nell’attraversata nel deserto : ci hanno portati nel deserto per poi abbandonarci a morire.
Un anno fa inviai le dimissioni da FLI a Bocchino , Menia e Valditara .
Bocchino che forse non vedeva l’ora che me ne andassi per piazzare un suo uomo al mio posto, non aveva neanche fatto finta di farmi una telefonata di circostanza .
Menia e Valditara, così come il grande Gianfranco Paglia e Raisi si adoperarono per farmi ritornare sui miei passi , ( rimpiango di averlo fatto !)
Avevo mandato quelle dimissioni proprio perchè vivevo con grande disagio molte delle scelte che il partito , non di Fini ma di Bocchino stava facendo a tutti i livelli ….
Rimasi nel partito e continuai a spendere un sacco di soldi insieme a Marco , per mantenere la sede e tutte le iniziative sul territorio ( il partito non mi ha mai dato neanche una bandiera) ….
Arrivarono le comunali a Monza su quest’argomento ci sarebbe da scrivere un romanzo intero, dico solo una cosa : mi hanno impedito di utilizzare il simbolo per paura di confrontarsi con l’UDC, ma ho dimostrato orgogliosamente che anche senza simbolo avrei raggiunto un buon risultato, infatti presi il 4 ,3 % sola soletta con la mia lista civica .
Dalle elezioni in poi iniziai a vivere FLI in modo sofferente tanto che confidai a settembre all’amica Sabrina Cortese che volevo andar via da FLI …
Mi scrisse Granata convincendomi a rimanere, non ebbi ancora una volta il coraggio di uscire , perchè in cuor mio vivevo ancora quel grande sogno a cui avevo creduto
Due mesi fa , arrivò la nomina in senato , qui mi fermo perchè sarebbe troppo lunga da spiegare come ho vissuto questi due mesi … Troppo lunga e doloroso …
Questa sera ho riunito il direttivo di FLI , ci siamo dimessi tutti , abbiamo fatto fatica a credere in questi mesi a Monti e ancor più a FINI .
Finalmente sono libera ma nello stesso tempo ho il cuore spezzato , ho abbracciato tutti i miei ragazzi , ho pianto con lacrime amare , una piccola parte di me ,di noi è morta ….
E’ morto un sogno e il risveglio è stato brusco , ma ricominceremo a sognare ….
Lasciamo FLI ma rimarremo tutti insieme, perchè a differenza di chi vive di politica, noi viviamo di sogni e valori reali che vanno oltre agli schieramenti .
Anna Mancuso
senatrice Futuro e Libert�
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
MA QUELLI DEL “PROFESSIONISTA” BERLUSCONI ANCORA NON SI VEDONO
Che bei cieli lucidi e chimici, che fissità eterne: non aiutano ad annacquare la mozziafiato
sensazione di dèjà -vu.
Primi piani, sguardi ambiziosissimi e non così rassicuranti come vorrebbero, nomi a caratteri cubitali, azzurrini berlusconiani ovunque.
Sono ancora pochi, questi manifesti, eppure si vedono, ci scorre sopra il gusto propagandistico di un ventennio.
Non basta il piglio iraniano di Antonio Ingroia, a prima vista il duplicato siciliano di Mahmud Ahmadinejad, a consegnare un palpito di originalità a tutta questa stravista faccenda.
Anzi, anche lui, che subito monta il sempre affascinante cavallo di battaglia delle mafie (rigorosamente al plurale), eredita dagli avversari la propensione al culto della personalità , che sia nel primo piano o nel nome; gli servirebbe poi un collaboratore più pratico della lingua: il significato della frase «180 miliardi: i soldi delle mafie, dei corrotti e degli evasori nelle tasche dei cittadini» si può forse intuire, ma con ampio margine di incertezza.
Non siamo però al livello sin qui inesplorato di Gigi, oscuro candidato socialista alla Regione, che ha ricoperto Roma di centinaia di poster rossi con impresso il simbolo del Psi e un motto decisamente autolesionista: «Pochi lo conoscono, molti sanno quello che ha fatto» (se il motto è invece riferito a Gigi, perde di qualsiasi senso).
Il punto vero, però, è che il fuoriclasse della pubblicità , Silvio Berlusconi, ancora non ha manifesti nè riferiti alla corsa per Palazzo Chigi nè a quella per il governo del Lazio (mentre proliferano quelli di un imperscrutabile movimento di Facebook).
Del resto neanche si sa chi sia il candidato alla Regione, mentre è già più strano che il sorriso grandangolo di Berlusconi non risplenda da ogni muro.
Risplende invece la sobria e campagnola pelata di Pierluigi Bersani, quella cera comune e quasi rasserenante.
Ci sono ritratti ovunque, di ogni dimensione, a migliaia, tutti perfettissimi, alla stazione Termini rivolgono lo sguardo a trecentosessanta gradi attraverso un gigantesco totem roteante.
Qui e là c’è spazio anche per il campione locale del Pd, Nicola Zingaretti («Immagina una Regione trasparente perchè non ha niente da nascondere»), che su inevitabile campo azzurrin-verdognolo abbraccia sorridente una vecchia zia.
Anche Bobo Maroni non sta perdendo tempo.
Il suo testone ammiccante prevale sul perpetuo celeste, il verde padano ridotto alla strisciolina della cravatta, e con Ingroia la condivisione della perpetua lotta alle mafie (e perpetuo plurale).
Al Pdl, che non sa dove andare a sbattere, tocca rimediare alla meglio con manifesti di iniziativa rionale, sublime quello del «Pinguino» Domenico Gramazio, in cui si avvertiva che venerdì 4 gennaio si sarebbero distribuiti i doni della Befana ai figli degli iscritti. Mica male anche il poster che pubblicizza un incontro di oggi con Berlusconi sul «centro del centrodestra».
Un applauso, poi, all’intraprendenza dei neonati Fratelli d’Italia, il movimento di Crosetto-La Russa-Meloni.
Nelle foto c’è lei. Il motto di Fratelli d’Italia è, va da sè, «l’Italia chiamò».
L’invito è a sfidare «il futuro senza paura».
Come ai tempi della lotta dura: ma questa è un’interpretazione troppo ardita e maligna per tempi così poco fantasiosi.
Mattia Feltri
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
LASCIATI I VECCHI PARTITI PER PUNTARE SU MONTI, NON SARANNO IN PARLAMENTO
La zattera è piena e nessuno, al centro, è disposto a scansarsi per far spazio ai naufraghi dei due poli.
Monti non ha avuto pietà , ha ignorato le suppliche e si è rifiutato di imbarcare quei parlamentari uscenti che avevano mollato gli ormeggi attratti dalle sirene centriste.
E così, a destra e a sinistra, sono rimasti a bagno in tanti.
Destinati ad affogare pure gli «eroi» del montismo, immolatisi nell’autunno del 2011 per far cadere il governo Berlusconi.
Lungo è l’elenco dei transfughi beffati, che si sentono «utilizzati e scaricati»: chi dal Professore, chi da Casini, chi da Riccardi, chi da Montezemolo…
«Quelli di Italia Futura hanno la puzza al naso», sbatte la porta uno degli esclusi.
E Santo Versace, un altro che si era fatto delle idee: «Avevo dato la mia disponibilità a Monti, ma ho visto camarille, clientele e vecchie logiche spartitorie da compromesso storico».
Per tenersi alla larga e mettere al riparo la sua storia di veterano del Parlamento il senatore Beppe Pisanu si è sfilato due giorni fa, con una formula colma di amarezza: «Sostengo Monti, ma non partecipo ad esami di ammissione nelle sue liste. Non ho l’età ».
Dopo quarant’anni di seggio, il teorico dell’unità ex dc sognava di agguantare il record della longevità parlamentare, ma il traguardo è sfumato.
Eppure la prima pietra della casa dei moderati è opera di questo illustre pioniere del montismo, cui non è stato risparmiato neppure il tormento del totocandidati.
Un supplizio che un altro pezzo grosso del Pdl come Mario Mantovano, destra cattolica vicina ad Alemanno, ha sopportato fino a mercoledì, quando ha rinunciato con stile al seggio per «un insieme di ragioni personali».
In mare aperto è rimasto anche Roberto Antonione, ma rifarebbe tutto: lascerebbe Berlusconi al suo destino, fonderebbe i Liberali per l’Italia con Gava, Sardelli, Pittelli e Giustina Destro, voterebbe a Monti una fiducia via l’altra…
Tutto invano: «La riconoscenza non è virtù praticata in politica – si sfoga l’ex presidente del Friuli, che si credeva vicino a Montezemolo –. Chi è rimasto acquattato per saltare all’ultimo sul carro di Monti è stato premiato, mentre noi…».
Ce l’ha con Monti? «Senza di me non avrebbe fatto il premier. C’è amarezza, certo».
Ci ha parlato? «Non ha tempo. Lui parla con chi gli fa comodo, come la Vezzali. Forse sono un cretino perchè non ho trattato».
Cosa farà , adesso? «Sono dentista, una professione che non si dimentica».
Luciano Sardelli risponde al cellulare dal suo ambulatorio di pediatra e dice di essere già tornato al suo «amato mestiere», lui che quindici mesi fa fu determinante per far scendere «da quota 316 a quota 308» la maggioranza berlusconiana.
Anche lei trombato? «No… Gli amici dell’Udc mi hanno offerto una candidatura, ma a Cesa e Casini ho spiegato che non sopporterei di essere accusato di trasformismo».
Avrà in cambio uno strapuntino al governo? «Io non voglio niente e non rinnego nulla, farò campagna elettorale per l’Udc».
Di lacrime e sale è colmo anche il mare in cui nuoteranno d’ora in avanti i profughi del Pd.
Se Pietro Ichino è approdato per primo (e da protagonista) in terra montiana, il già renziano Mario Adinolfi è in bilico dopo appena sei mesi da deputato: «Sono in mano a Ichino, ma se viene valutato che ci sono altri migliori di me, pazienza. Non ho gli strumenti, nè l’ardimento necessario per oppormi fisicamente».
Stefano Ceccanti ha lottato e si è arreso.
Ieri il senatore uscente, costituzionalista di rango, ha inviato ai giornalisti un lungo papiello dal desolatissimo titolo «Rassegna stampa su mancata candidatura e questioni connesse».
Fuori dalla Camera è rimasto anche un altro fan dell’agenda Monti come Salvatore Vassallo e la stessa sorte è toccata a Lucio D’Ubaldo.
«Beppe, fo’ una strambata!» aveva detto a Beppe Fioroni prima di annunciare l’addio agli ex Popolari e al Pd per inseguire Monti: «Opportunismo? No, convinzione politica. Abbiamo subito un contraccolpo, ma ci crediamo ancora e non perderemo la dignità della linea politica». Con lui, che aveva sperato nei buoni auspici del ministro Riccardi, restano in mezzo al guado Flavio Pertoldi e Giampaolo Fogliardi, mentre Benedetto Adragna ha qualche chance di essere candidato in Sicilia per incroci locali.
Salvo miracoli sono fuori anche i protagonisti della più massiccia scissione subita dal Pdl di recente, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio.
Già noti come i cospirati dell’Hotel Hassler – in cima a Trinità de’ Monti prepararono il terreno all’esecutivo di Monti – i fondatori di Italia Libera furono bollati da Berlusconi come «traditori», ma in cambio non hanno avuto nulla.
E così, oltre alla pasionaria del berlusconismo che fu e all’inventore del Predellino.it, restano a spasso l’avvocato Gaetano Pecorella, Franco Stradella, Angelo Santori e Roberto Tortoli. Stracquadanio sperava che dal Pdl lo avrebbero seguito in massa per andare con Monti: «Hanno preferito fare le vittime sacrificali di Silvio… Devono avere il gusto della macellazione». Lui quel gusto non ce l’ha e infatti è già partito verso una nuova avventura in Lombardia, al fianco di Gabriele Albertini.
Monica Guerzoni
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
BOCCIATO NAN DA BONDI PER LE QUATTRO LEGISLATURE ALLE SPALLE, INVECE CHE DARE SPAZIO AI GIOVANI, FINI SCEGLIE COME CAPOLISTA IN LIGURIA IL COORDINATORE REGIONALE DELLA TOSCANA CHE NESSUNO CONOSCE
La lista di Futuro e Libertà che verrà ufficializzata nelle prossime ore riserva una sorpresa: dopo il
presidente nazionale Gianfranco Fini, il numero due è stato assegnato al coordinatore regionale della Toscana Angelo Pollina che da Poggibonsi ha la visuale ideale per rappresentare gli interessi e i problemi della Liguria.
Originario di Caccamo, residente in Toscana, Pollina (classe 1959) ha un passato nel sindacato bancari, poi entra nella Dc e quindi nel 2000 aderisce a Forza Italia e viene eletto in Regione Toscana dal 2000 al 2010.
Non confermato, nell’ottobre 2010 entra quindi in Futuro e Libertà e ne diventa subito, su imput di Bocchino, il coordinatore regionale.
“Liguria Futurista” prende atto che questa scelta penalizzerà l’esito elettorale di Futuro e Libertà nella nostra Regione in quanto è assurdo che un partito a parole “futurista”, giovane, innovatore, movimentista e meritocratico debba ricercare un candidato altrove.
Fini ha dimostrato di essere allergico alla nostra regione, penalizzando i suoi aderenti e militanti da Ventimiglia a Sarzana, non proponendo neanche un esterno che fosse almeno deputato uscente, ma un personaggio che in Liguria nessuno conosce, avulso dalla realtà economica e produttiva della nostra Regione.
Liguria Futurista si compiace che sia stato applicato il codice Bondi, voluto da Monti, sul cumulo di legislature alle spalle, bloccando il vecchio notabilato, ma ritiene indicativo della ipocrisia dei vertici del partito il non aver neanche ascoltato e preso in considerazione la nostra proposta di una lista tutta under 30 con capolista una giovane donna realmente “futurista”.
Al richiamo ai giovani, ai valori etici, ai principi di meritocrazia, in Fli non corrisponde alcuna prassi operativa in tal senso.
Proprio perchè in Liguria era improbabile l’elezione di un deputato, poteva essere l’occasione per dare spazio e voce ai giovani, estranei alle lotte intestine sul nulla, e puntare sui contenuti.
Si è preferito un prodotto di importazione, mortificando il territorio e segnando la fine politica di Fli.
Il non aver neanche ascoltato la nostra proposta peserà sull’esito elettorale e sulla coscienza di una classe dirigente “vecchia dentro”, incapace di andare oltre le beghe personali, i veti incrociati, la vecchia politica e di volare alto.
Certamente la riscossa della Liguria non può partire da Poggibonsi.
LIGURIA FUTURISTA
Ufficio di presidenza
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
DALLA CONSULTA ALLA CASSA INTEGRAZIONE, DALL’IMU AI RISTORANTI PIENI, DAI LICENZIAMENTI MEDIASET AGLI ARRESTI DEI LATITANTI
E’ vero o non è vero?
Quante cose ha detto (anzi ridetto) Silvio Berlusconi a Servizio Pubblico che barcollano al confronto con la realtà documentabile?
I record di cassaintegrazione
Si potrebbe iniziare, per esempio, dai dati sulla cassaintegrazione.
“Noi abbiamo subito una politica di austerità — ha spiegato l’ex presidente del Consiglio — che se applicata ad un’economia in sviluppo produce risultati. Se fatta, come è successo, porta a quello a cui assistiamo oggi: un calo di consumi, aziende che hanno esuberi, la cassa integrazione che non ha mai toccato questi livelli”.
Peccato che “questi livelli” siano le 1090,6 milioni di ore totalizzate nel 2012, quando, è vero, nel 2011 ci si è fermati (si fa per dire) alle 973,2.
Ma nel 2010 (quando il governo Berlusconi era insediato ormai da due anni) si arrivò a 1197,8 milioni di ore di cassaintegrazione, cioè oltre 100 milioni di ore in più rispetto all’anno dell’esecutivo tecnico.
La fonte è quella dell’Inps.
Chi ha reintrodotto l’Imu?
Gioco quasi facile anche sull’Imu. Un argomento su cui si è molto innervosito il Cavaliere durante l’intervento nello studio di Santoro.
Berlusconi alza la voce e accusa il governo di aver operato uno “spostamento a sinistra del governo”, che “ha provocato un allontanamento dalle direttive che noi cercavamo di dare”.
Insomma: “L’Imu non potevamo non votarla perchè avremmo fatto cadere il governo. Dovemmo approvarla e decidemmo di presentare una variazione dando indicazioni per trovare i 4 miliardi necessari ma il governo ci disse che non era possibile e allora siamo arrivati al disaccordo totale che ha portato a farci togliere la fiducia”.
In realtà , come ormai è arcinoto, la reintroduzione dell’imposta sulla casa era stata decisa già dal governo Berlusconi nella primavera 2011.
Certo, sarebbe dovuta partire dal 2014 ed escludeva la prima casa (e sulla rimodulazione dell’imposta è d’altronde d’accordo lo stesso Bersani).
La crisi e i ristoranti pieni
Poi la mai dimenticata teoria dei ristoranti pieni.
A Servizio Pubblico mandano il suo discorso durante il G20 di Cannes (2011) e lui parla del 2009. “Io non ammetto come governo alcuna responsabilità nello scoppio della crisi economica”, dice Berlusconi che poi vuole “confermare le parole del 2009” quando c’era “una situazione diversa e non si era scatenata la crisi che ci avrebbe colpito successivamente”.
L’ex presidente del Consiglio ha citato i dati delle agenzie di viaggio, i ristoranti che “lavoravano a pieno ritmo” e le “difficoltà nel prenotare aerei nei week end e nei ponti festivi”.
Non c’era insomma ancora “nessun accenno ad una forte crisi: tutti pensavano che si stesse riprendendo un cammino di crescita” tanto che “la disoccupazione era inferiore all’8%, fisiologica per il nostro paese”.
La crisi internazionale, anche qui si tratta di circostanze ormai pacifiche, è iniziata nel 2008.
Nel 2009, a leggere l’Istat, il Pil era crollato del 5 per cento.
Berlusconi, però, dice il giusto sulla disoccupazione che quell’anno era calata del 7,8 per cento. Le associazioni di categoria dei commercianti e degli albergatori si lamentavano per un anno da dimenticare.
Lo stesso vale per il 2011 (il Pil ha perso lo 0,4%, ma non si può parlare di un’economia fiorente), al quale si riferivano in realtà le immagini mandate in onda.
Peraltro lo disse il 5 novembre, dieci giorni prima che Napolitano e mezza Europa lo costrinsero a dimettersi per lasciar posto a Mario Monti.
“Mai licenziato nessuno”
Era già emersa, poi, la contraddizione su quell’assicurazione per i dipendenti delle sue aziende: “Non ho mai licenziato nessuno”.
Dimenticando che in in realtà , poche settimane fa, la sua Publitalia ha licenziato in tronco 35 dirigenti.
Accanto a questo ci sono i tagli a Mondadori per poter trovare risorse necessarie al rilancio dei giornali del gruppo: dopo i prepensionamenti, giusto a settembre uscì la notizia dell’ “esubero” di un centinaio di dipendenti.
“Il Governo non può usare decreti”
“Il Governo italiano non può usare il decreto legge“ ha detto Berlusconi.
Bene: il quarto governo Berlusconi ne ha approvati 80 in 42 mesi.
Nelle esperienze precedenti, invece, il secondo e terzo governo Berlusconi (quattordicesima legislatura) avevano registrato una media superiore a quella del governo dei tecnici: 217 decreti, ossia 3,6 al mese, ma in un arco temporale di 60 mesi.
Per la cronaca il secondo governo Prodi (2006-2008) ha emanato 47 decreti legge.
La Corte Costituzionale
Difficile dare ragione a Berlusconi, in base ai fatti e ai documenti, anche sull’affermazione per la quale “la Corte Costituzionale è formata da 11 uomini di sinistra e 4 di centro-destra”.
Come mai? Perchè, come ha spiegato più volte, tre successivi presidenti della Repubblica di sinistra hanno messo lì cinque uomini appartenenti all’area della sinistra”.
Innanzitutto dei 15 membri della Consulta nessuno è stato nominato da Oscar Luigi Scalfaro (compreso tra i tre presidenti peraltro pretesi di sinistra visto che Scalfaro è sempre stato democristiano e Ciampi non è mai stato politico se non ai tempi dell’esperienza azionista nel Dopoguerra).
Nel merito, tuttavia, su 5 membri della Corte eletti dal Parlamento tutti sono stati nominati durante i governi di centrodestra.
Uno solo è riconducibile al centrosinistra (Sergio Mattarella, ex sottosegretario di Prodi ai tempi dell’Ulivo).
Gli altri sono Luigi Mazzella (ministro della Funzione Pubblica di Berlusconi per 2 anni dal 2002 al 2004), Gaetano Silvestri, Paolo Maria Napolitano (noto anche per aver partecipato alla cena a casa di Mazzella con Berlusconi, Letta e Alfano) e Giuseppe Frigo (già avvocato di Berlusconi e Previti).
Gallo, Cassese e Tesauro sono stati nominati da Ciampi, mentre Grossi e Cartabia da Napolitano, ma tutti hanno sempre avuto solo incarichi professionali nel mondo del diritto (anche a livello internazionale).
I restanti 5 sono entrati alla Consulta con il voto delle magistrature supreme: Quaranta (dal Csm), Criscuolo (dalla Cassazione), Lattanzi (Cassazione), Carosi (Corte dei Conti) e Morelli (Cassazione).
D’altronde ancora una volta la procedura è regolata dall’articolo 135 della Costituzione.
La mafia e i latitanti
Difficile da dimostrare anche l’affermazione (ripetuta come una nenia) della cattura dei 32 su 34 pericolosi latitanti, considerati pedine fondamentali per la criminalità organizzata.
Difficile non solo perchè dal 2009 il ministero dell’Interno ha eliminato la lista dei 30 ricercati più pericolosi (per esempio oggi ce ne sono solo 7), ma soprattutto perchè le operazioni per catturare i latitanti le portano avanti da sempre i magisytrati e le forze dell’ordine, non il governo.
Diego Pretini
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
ADRAGNA, MARAN, ANDRENACCI E MERLONI HANNO LASCIATO BERSANI PER IL PROFESSORE…. RESI NOTI I CAPILISTA DI SCELTA CIVICA PER LA CAMERA
Pd, Cisl, Asl, imprenditoria, ma anche il mondo dello sport. 
Il presidente del Consiglio uscente Mario Monti pesca un po’ dappertutto i candidati per la sua lista.
La campionessa di fioretto Valentina Vezzali, l’imprenditore Alberto Bombassei e il direttore del Tempo Mario Sechi sono state le prime candidature annunciate dal Professore lo scorso 8 gennaio.
Sono pronte le liste di “Scelta Civica” alla Camera e questi saranno i capilista: Alberto Bombassei in Veneto 2 e in Lombardia 2, Antimo Cesaro in Campania 2, Andrea Romano in Toscana, Irene Tinagli in Emilia Romagna, Salvatore Matarrese in Puglia, Lorenzo Dellai in Trentino, Paolo Vitelli in Piemonte 1, il ministro Renato Balduzzi in Piemonte 2, Pierpaolo Bargiu in Sardegna, Adriana Galano in Umbria, Beniamino Quintieri in Calabria, Mario Marazziti nel Lazio 1, Federico Fautilli nel Lazio 2, Valentina Vezzali nelle Marche, Michele Scasserra in Molise, Giulio Cesare Sottanelli in Abruzzo, Luciano Cimmino in Campania 1, Gea Schirò Planeta in Sicilia 1, Ilaria Borletti Buitoni in Lombardia 1, Andrea Mazziotti di Celsio in Lombardia 3.
L’imprenditore torinese Paolo Vitelli, presidente di Azimut-Benetti, fra i leader mondiali nella produzione di yacht a motore di alta gamma, invece, sarà capolista nella circoscrizione Piemonte 1.
Sempre in Piemonte, dovrebbe essere candidato anche Giovanni Monchiero, ex presidente della Federazione delle Asl e degli ospedali.
Dalla Cisl altri due esponenti di spicco: l’ex senatore del Pd e sindacalista, Benedetto Adragna, e il segretario generale del pubblico impiego della Cisl, Gianni Baratta, che corre alla Camera come terzo in Sicilia Occidentale, mentre Adragna si candida al Senato, sempre in Sicilia, dove in passato era stato segretario regionale del sindacato di Via Po.
Ma è dal Partito democratico che confluisce la maggior parte dei candidati nella Lista Monti. Alessandro Maran, ex vice capogruppo del Pd a Montecitorio, la cui candidatura viene vista così dall’europarlamentare Debora Serracchiani: “E’ una scelta personale. Non condivido chi ammanta una scelta personale di valore politico, anche perchè i riformisti in questo momento sono nel centrosinistra e perchè Monti non è un riformista”.
Un altro personaggio che lascia Pier Luigi Bersani è il sindaco marchigiano Mario Andrenacci: ”Una decisione presa dopo un’attenta riflessione, lascio un partito che in questi ultimi vent’anni mi ha dato tanto, ma che mi ha deluso”.
Andrenacci si era presentato alle primarie dei parlamentari a Fermo, dov’era stato battuto dall’altro candidato forte, l’assessore e vicepresidente della giunta regionale Paolo Petrini.
Sempre nelle Marche, Maria Paola Merloni (deputata uscente del Pd), candidata come capolista al Senato insieme alla Vezzali, e Roberto Oreficini, responsabile della Protezione civile marchigiana.
Dal Pdl, invece, l’ex consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Macerata Franco Capponi (nel 2010 venne rimosso dal suo incarico in seguito all’annullamento delle elezioni del giugno 2009 da parte del Consiglio di Stato per un ricorso presentato da una lista locale).
Il 12 dicembre inizia la mobilitazione di Scelta Civica con l’obiettivo di raccogliere le 30mila firme necessarie per presentare le liste.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 12th, 2013 Riccardo Fucile
“A SETTEMBRE 2011 L’ITALIA AVEVA POLITICHE NON COERENTI CON GLI IMPEGNI DI BILANCIO”… “DA NOVEMBRE 2011 HA AVVIATO OPERAZIONI DI CONSOLIDAMENTO”
Il problema dell’Italia “è precisamente che a settembre 2011 aveva politiche non coerenti con gli impegni di bilancio”.
Il commissario agli Affari economici e monetari dell’Unione Europea, Olli Rehn, individua negli errori del passato la causa delle difficoltà del nostro Paese e ribadisce il proprio sostegno al governo di Mario Monti.
Solo “da novembre 2011″, infatti, l’Italia “ha avviato misure di consolidamento più solide e prudenti”, che hanno provocato la discesa dei rendimenti e che “facilitano il ritorno della fiducia”.
Ora, ribadisce, ”L’Italia è diventato un Paese molto più stabile e sicuro dai rischi”.
“La tensione sui mercati — ricorda il commissario nell’intervista pubblicata dal quotidiano tedesco Handelsblatt – si è allentata, basta guardare all’Italia dove gli spread sui bond a dieci anni si sono dimezzati dall’autunno 2011, un risparmio di circa tre miliardi solo per il primo anno”.
Sul tema oggetto delle polemiche più accese negli ultimi tempi, l’Imu, Rehn ha detto che “non è pericoloso rivederla”, ma auspica “che l’Italia resti sul binario del consolidamento prudente di bilancio per ottenere il pareggio”, stando “lontana da acque agitate”.
Secondo il commissario, “l’economia dell’eurozona è ancora debole” e “i mesi a venire saranno ancora difficili”, perchè “i cittadini continuano a sentire l’impatto della crisi”.
La ripresa, secondo Rehn, avverrà “solo nel 2014″.
Il commissario ha poi voluto escludere un taglio del debito di Cipro, che sta negoziando con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale un piano di salvataggio.
“Non è un’opzione”, ha assicurato Rehn, chiedendo a Nicosia di combattere il riciclaggio di denaro, applicando le leggi approvate recentemente dal governo dell’isola.
argomento: economia, Europa | Commenta »