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MONTI ATTACCA: “IL PD HA INFLUENZATO MPS, STOP A COMMISTIONI TRA BANCHE E POLITICA”

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

“L’IMU NON E’ REGALO A MPS, I SOLDI VANNO AL SETTORE PUBBLICO E LI’ RESTANO”… “SONO SPECULAZIONI DI PDL E LEGA, QUELLI CHE FINGONO DI DIMENTICARE CHE FU TREMONTI A PRESTARE 1,9 MILIARDI A MPS”… “IL PRESTITO DI ALTRI 2 MILIARDI A MPS AL TASSO DEL 9% CI E’ RICHIESTO IN QUESTI CASI DALL’EUROPA”

“Non voglio attaccare Bersani, ma il Pd c’entra nella questione Mps. Critico piuttosto la commistione fra banche e politica”. Lo dice il premier uscente, Mario Monti, ospite a Radio Anch’io su Radio Uno, in merito alla vicenda del Monte dei Paschi di Siena.
“Il Partito democratico è coinvolto in questa vicenda – continua il Professore – perchè ha sempre avuto grande influenza sulla banca attraverso la sua fondazione e il rapporto storico con il territorio culturale e finanziario senese”.
Per Monti “il fenomeno antico della commistione tra banche e politica è una brutta bestia che va sradicata”, che siano poi i partiti a puntarsi l’indice l’uno contro l’altro: “Lascio ad altri le corride elettorali”, sentenzia.
Il governo non ha colpe.
“Il governo non ha responsabilità  – aggiunge il leader di Scelta Civica-   ma deve evitare che ci siano problemi nel sistema bancario italiano e assicurare il buon funzionamento delle autorità  indipendenti”.
I risparmiatori italiani, messi a dura prova nei loro nervi, “devono sapere che le banche italiane sono state tra le più solide durante la crisi finanziarie”, sottolinea Monti.
L’Imu non è un regalo a Mps.
Quanto alle polemiche elettorali sollevate da chi ha accusato il governo di aver introdotto l’Imu per salvare il Monte dei Paschi, Monti replica: “I soldi dell’Imu vanno al settore pubblico, ci vanno e ci restano. C’è una nuvola terroristica circa gli importi relativi alla questione su Mps diventati oggetti di corride politiche”.
Il governo, precisa il premier, “non ha fatto alcun regalo al Monte dei Paschi di Siena: si tratta di un prestito di 2 miliardi, con un interesse molto oneroso pari al 9 per cento, mentre i restanti 1,9 miliardi sono rimborsi dei precedenti Tremonti bond”.
E chiarisce che il prestito “è stato previsto non di iniziativa italiana ma dall’autorità  bancaria europea che ha modificato i criteri per l’adeguatezza di tutte le banche in Europa e ha richiesto una maggiore capitalizzazione di Mps”.
L’Ue, infatti, ha delle regole che disciplinano gli aiuti di stato e i prestiti fatti dalle banche a tassi inferiori sarebbero aiuti di stato e incorrerebbero nella disciplina Ue: questo rende più oneroso il prestito e tranquillizza il contribuente, “perchè non si tratta di regali – specifica il Professore – o assegnazioni a fondo perduto ma di prestiti a tassi onerosi in fondo convenienti per lo stato”.
In ogni caso Monti ha “piena e totale fiducia nella Banca d’Italia e nei confronti del governatore Ignazio Visco, così come nel ministro dell’Economia Vittorio Grilli”.
Rivedere la vigilanza bancaria.
Per il leader di Scelta Civica il sistema di vigilanza bancaria in Europa va comunque rivisto: “Serve un sistema coerente di supervisione”, spiega e in ogni caso nel programma dell’Agenda Monti ci sono dei punti sulle autorità  indipendenti.
Alleanza con il Pd o il Pdl.
Messa alle spalle la questione Mps, Monti sollecitato dalle domande dei radioascoltatori, ha dato spazio alle questioni elettorali. E non ha escluso una possibile alleanza con il Pd o anche con il Pdl, ma solo se i partiti vengono “mondati da chi impedisce le riforme”.
Il leader di Scelta Civica parla dapprima di un ipotetico accordo con il Pd.
“Dipenderà  da quali politiche l’onorevole Bersani riterrà  di mettere in campo”, risponde Monti. “Se sono quelle che vengono espresse con piena legittimità  dalle componenti più massimaliste – aggiunge – non ci sarà  proprio la possibilità  di un lavoro comune”.
Poi l’apertura al Pdl:   “Poniamo che il Pdl, magari non sempre guidato dall’onorevole Berlusconi… si potrebbe benissimo immaginare una collaborazione con quella parte, una volta mondata ed emendata dal tappo che impedisce le riforme”.
Del resto, per il Professore, “chi è contento di quello che è successo negli ultimi vent’anni, ha la scelta facile: basta che voti o il Pd collegato con l’estrema sinistra o il Pdl collegato con la Lega, che hanno tenuto in piedi o in ginocchio per vent’anni l’Italia”.
Costi della politica, Monti bloccato dal Parlamento.
“Abbiamo proposto di fare molto di più” sui costi della politica, ma per quanto riguarda le regioni e altro “gran parte del nostro lavoro è stato bloccato in Parlamento”, sostiene il premier uscente, che aggiunge: “Occorre ridurre anche di molto i costi della politica” ma sarebbe necessaria “una maggioranza formata” da persone meno legate agli apparati.
Andrò nelle piazze.
Monti infine annuncia l’avvio del suo tour elettorale. “Girerò per l’Italia con i limiti che derivano dal fatto che sto gestendo un governo ancora in carica. Domani sarò a Milano, anche nelle strade e nelle piazze”.

(da “La Repubblica“)

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MONTE PASCHI E LO SCARICA BARILE: IL PD HA LE SUE COLPE, MA PDL E LEGA NON DICONO CHE FU TREMONTI A CONCEDERE 1,9 MILIARDI DI BOND PER SALVARE LA BANCA

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

STRUMENTALE ATTACCO A   MONTI PER BASSA CUCINA ELETTORALE… IL PROBLEMA E’ CHE QUALCUNO DOVEVA CONTROLLARE SUI DERIVATI E NON L’HA FATTO

Giornate convulse per il Monte dei Paschi di Siena, mentre continua lo scarica barile sulle vere o presunte responsabilità  politiche che avrebbero originato il grave stato economico della terza banca italiana.
Prova a prendere le distanze il Pd, nonostante il ruolo degli enti locali toscani nella nomina dei vertici della Fondazione Mps e lo storico supporto a Mussari da parte di pietre miliari del partito come Giuliano Amato e Franco Bassanini, per quanto riguarda Roma, mentre a Siena l’ascesa dell’avvocato calabrese fin dall’inizio è stata sostenuta dall’ex responsabile locale del Pd, Franco Ceccuzzi, già  sindaco della città  fino al commissariamento e attuale candidato per riprendersi la poltrona.
“Il Pd non c’entra un accidente – ha detto ieri Bersani – prima di andare via il sindaco ha promosso il rinnovamento”.
Peccato che Banca Mps sia controllata dalla Fondazione Mps, la cui deputazione è formata da 16 consiglieri, 13 dei quali vengono nominati dal Comune e della Provincia di Siena, da anni governati da amministrazioni di centrosinistra.
Ammette invece le responsabilità , ma solo per la politica locale, l’ex rottamatore Matteo Renzi. ”Ci sono delle responsabilità  evidenti di chi ha governato la città  di Siena, c’è una responsabilità  della politica”, ha detto davanti alle telecamere di La7.
Amnesie e speculazioni di bassa lega anche da destra,
Tutti fingono di dimenticare il ruolo giocato dal campione del Carroccio al Senato per le prossime elezioni, Giulio Tremonti, nella recente storia del Monte dei Paschi di Siena.
E non solo per la concessione alla banca di 1,9 miliardi di euro di aiuti di Stato ribattezzati Tremonti bond dal nome dell’allora ministro del Tesoro, che l’istituto non ha ancora restituito dato che metà  dei 3,9 miliardi di sostegno pubblico in arrivo a Siena è in realtà  costituito da una rinegoziazione dei vecchi bond.
Porta la firma del professore di Sondrio anche un’autorizzazione piuttosto delicata e anomala concessa nel 2011 alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena: il via libera a indebitarsi per 600 milioni di euro per finanziare l’aumento di capitale da 2,1 miliardi di euro della banca senese di quell’estate, che sarebbe dovuto servire anche a rimborsare i Tremonti bond.
Cosa che però non è avvenuta, mentre l’ente bancario è a sua volta sprofondato in una profonda crisi proprio a causa di quel debito, complice lo stato di salute di Mps i cui titoli erano stati dati in pegno a garanzia del prestito.
A pagare il conto sono stati ancora una volta i cittadini, che hanno dovuto fare a meno di buona parte delle erogazioni al territorio della fondazione, la quale è venuta meno al suo scopo statutario — svolgere attività  filantropiche – per cercare (senza successo) di continuare a fare una cosa che non era tenuta a fare, l’azionista di maggioranza di una banca.
Scelta che le è costata l’azzeramento del patrimonio.
Se Atene piange, insomma, sarebbe meglio che Sparta evitasse, per decoro, di ridere.

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LA CARICA DEGLI ONOREVOLI UNDER 30: ECCO CHI SONO

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

UNA PARTECIPAZIONE ALLA VITA POLITICA PARTITA DALLE PIAZZE E DAL WEB CHE VEDRA’ ENTRARE IN PARLAMENTO MOLTI GIOVANI

Dal Movimento 5 Stelle al Pdl, passando per la lista Monti e il Pd, ecco i volti nuovi, molti dei quali di donne, che promettono di rinnovare il Parlamento.
Gli eletti saranno in tutto una quarantina.
Basteranno a cambiare la politica?
La generazione VT del prossimo Parlamento sarà  la più grande della storia repubblicana.
Per conoscere i venti-trentenni che ci rappresenteranno ci siamo concentrati sulla quarantina di under 30 con la quasi certezza di venire eletti.
Le liste dove i giovani hanno più spazio sono quelle del Movimento 5 stelle, che sfoggia ragazzi come capilista o numeri due in molte regioni: Laura Castelli, Silvia Chimienti, Fabiana Dadone in Piemonte, Francesca Businarolo e Arianna Spessotto in Veneto, Giulia Sarti in Emilia, Marta Grande in Lazio, Angelo Tofalo, Silvia Giordano e Luigi Di Maio in Campania, Mirella Liuzzi in Basilicata, Dalila Nesci e Federica Tieni in Calabria, Giulia Di Vita e Chiara Di Benedetto in Sicilia.
Quasi tutte donne.
Succede pure nel Pd.
Dove la scalata rosa all’apparato è stata facilitata dalle primarie.
«Mi prendono per un grigio burocrate, ma in una politica al maschile ho puntato sulle donne per far passare i giovani», rivela Fausto Raciti, 28 anni, segretario dei Giovani democratici e candidato in Sicilia.
Alle parlamentarie si poteva votare un maschio e una femmina.
I candidati d’apparato erano spesso uomini.
Puntando su giovani donne ecco spiegate Francesca Bonomo e Chiara Gribaudo in Piemonte, Miriam Cominelli, Veronica Tentoril e Lia Quartapelle in Lombardia, Giulia Narduolo in Veneto, Laura Coccia in Lazio, Liliana Ventricelli in Puglia, Valentina Palis in Campania, Magda Culotta in Sicilia (già  sindaco più giovane d’Italia a Pollina), senza dimenticare tra i pochi maschi il responsabile dei nuovi italiani Khalid Chaouki in Campania e Tonino Moscat in Sicilia.
«I messaggi della direzione nazionale erano: c’è spazio per le donne e nelle terre rosse c’è domanda di rinnovamento perchè Renzi vi è andato bene. Ma un risultato così favorevole ai giovani non me l’aspettavo», conclude Raciti.
Giovani che vogliono approfittarne.
Gabriele Picano, consigliere a Cassino eletto col Pdl, ex Udeur, secondo in lista della Scelta civica per Monti in Lazio propone le quote per legge: «Si parla solo di quelle rosa, ma ora che saremo in Parlamento dovremo far fronte generazionale comune. I partiti dovranno rinnovarsi se vorranno alimentare la partecipazione».
Ma se questi giovani sono sorprendenti per quantità  e qualità , riproducono in miniatura i vizi dei grandi.
Così se vai verso sinistra trovi una certa resistenza sui temi del lavoro, se attraversi il centro scopri che i candidati montiani sono ex Udc o Udeur, se arrivi al Pdl tira un’aria antisindacale.
I grillini, invece, sono antisistema e sfuggono al confronto.
«Tutti conservatori? Siamo cresciuti con un punto di vista sulla modernità  diverso da Monti. Sono gli investimenti che creano posti di lavoro, non le riforme più o meno liberiste», dice Raciti a differenza di Annagrazia Calabria, 30 anni, candidata del Pdl in Piemonte: «Una riforma del lavoro concordata con i giovani sarebbe servita, invece contano solo sindacati senza rappresentanza. Spero nel prossimo Parlamento. Mio malgrado al secondo mandato per il Pdl sarò ancora la più giovane. In posizione eleggibile c’è solo Rosanna Scopelliti in Calabria, 29 anni. Ho combattuto, ma nel mio partito con meno posti si è privilegiata la ricandidatura degli uscenti».

Francesco Rigatelli

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GIUSTIZIA AL COLLASSO: NOVE MILIONI DI PROCESSI IN CORSO

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

PER LA PRIMA VOLTA CALANO I DETENUTI

Sette anni per un processo civile, cinque per uno penale.
Sta in questi due dati la crisi strutturale della giustizia italiana.
Per ora sono contenuti nella relazione che il Guardasigilli Paola Severino ha depositato in Parlamento per chiudere il bilancio del 2012.
Le stesse cifre saranno protagoniste delle inaugurazioni dell’anno giudiziario, prima la tradizionale cerimonia in Cassazione, poi quelle nei singoli distretti giudiziari.
Severino, che ha materialmente portato a Strasburgo la sua ricostruzione statistica e il resoconto del suo anno in via Arenula – li ha consegnati al segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjorn Jagland e al presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo Dean Spielmann – non commenta i dati, fotografa una situazione che, come lei dice, ha bisogno di interventi strutturali.
Lei ritiene di aver fatto la sua parte «tentando di aggredire le cause profonde» del sovraffollamento nelle carceri, della giustizia complessivamente lenta.
Sulla quale gravano ancora quasi 9 milioni di processi, 3,4 nel penale e 5,5 nel civile.
Nel bilancio di Severino dominano i suoi interventi.
Il taglio dei tribunalini (55 milioni di euro risparmiati nel 2012, 95 negli anni a venire).
Il calo delle intercettazioni (–3% i bersagli, – 4,6 i costi).
Le misure sul carcere – lo stop all’ingresso degli arrestati in attesa di convalida e un primo potenziamento dei domiciliari – che hanno fatto calare i detenuti da 68.047 a 66.888 tra novembre 2011 e ottobre 2012.
«È la prima volta che accade» chiosa il Guardasigilli che annuncia 11.700 nuovi posti nei penitenziari per la fine del 2014, anche se già  nel 2012 ne sono arrivati 3.178 e altri 2.382 sono previsti entro giugno di quest’anno.
Poi lo stop per colpa del Pdl, che ha bloccato al Senato il ddl che avrebbe obbligato i giudici a un più massiccio ricorso alle misure alternative.
Severino vanta il suo intervento sull’anti- corruzione – che a Strasburgo salutano come un passo rilevante – anche se i partiti già  si preparano a cambiare le norme, in particolare per inasprirle, come chiedono il Pd, Monti e Rivoluzione civile di Ingroia.
Ma il disastro della giustizia resta l’incredibile durata dei processi.
I dati riguardano il triennio 2010-2012.
Ci vogliono 1.646 giorni (390 in primo grado, 357 in appello, 899 in Cassazione) per arrivare a sentenza.
Prima ce ne volevano 1.608.
Non va certo meglio per il civile: 1.514 giorni contro 1.503.
Questo naturalmente fa balzare in su la lancetta delle prescrizioni.
Nel 2011 sono “morti di morte naturale” 128.531 processi prima di arrivare a sentenza, e di questi ben 80.484 addirittura per una decisione del gip, quindi prima ancora che si potesse giungere al dibattimento.
Adesso non resta che attendere le ricette sulla giustizia dei partiti.
Sulla prescrizione per esempio, dove il Pdl vuole mantenere le cose come stanno, mentre gli altri vogliono cambiare il regime.
Il Pd con l’ex procuratore Piero Grasso punta a bloccare l’orologio del tempo quando il processo comincia, altrettanto vuole fare il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia.
Anche Giulia Bongiorno (lista Monti per il Senato) ritiene che si debba intervenire sulla prescrizione ma senza che diventi un mezzo per far durare i processi all’infinito.
Severino ha lasciato una piccola traccia, una commissione in via Arenula che almeno studia come cambiare il sistema attuale.

Liana Milella
(da “La Repubblica”)

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NELLE LISTE PULITE PDL ALTRI 13 INQUISITI (TOTALE 40) E UNA PURPETTA AVVELENATA

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

SECONDO ELENCO DEGLI IMPRESENTABILI PDL: OPERE E OMISSIONI DELLA BANDA DEGLI ONESTI

Il finto repulisti (via Dell’Utri, Scajola, Cosentino, Papa, Milanese) imposto dai sondaggisti di fiducia, non da una vera questione morale, fa spiccare ancora di più gli altri impresentabili indagati o imputati o pregiudicati inseriti nelle liste della “banda degli onesti” dall’ineffabile sherpa berlusconiano Denis Verdini, ovviamente plurinquisito.
Ieri abbiamo pubblicato un primo elenco di nomi del Pdl composto da tre condannati e 24 tra indagati e imputati.
Ma i candidati sono centinaia e gli aggiornamenti obbligati.
Senza dimenticare che nel centrodestra l’impresentabilità  è un concetto largo e investe tutta la coalizione che ha come capo assoluto il Cavaliere.
Accanto a loro, infine, ci sono pure gli improponibili: candidati non coinvolti in inchieste che si sono distinti in atti di generosità  (leggi ad personam) o intrattenevano rapporti a rischio.
Questa è la seconda puntata.

IMPRESENTABILI PDL/2
Rienzo Azzi (Camera Lombardia 2).
Indagato per peculato.
Riccardo Conti (Senato Lombardia).
Indagato per truffa (insieme con Denis Verdini) per una plusvalenza di 18 milioni di euro sulla compravendita di un immobile.
Giuseppe Galati (Camera Calabria).
Indagato per associazione per delinquere (marito di una deputata leghista uscente e non ricandidata, Carolina Lussana).
Massimo Parisi (Camera Toscana).
Indagato (insieme con l’onnipresente Denin Verdini) per truffa aggravata allo Stato (i fondi dell’editoria al Giornale di Toscana).
Francesco Saverio Romano (Camera Sicilia 1).
Indagato per corruzione aggravata nel-l’inchiesta sul cosiddetto “tesoro di Ciancimino”.
Giovanni Rossoni (Camera Lombardia 3).
Indagato per peculato.
ALLEATI IMPRESENTABILI/1
Santo Catalano (Senato Sicilia).
Candidato del Cantiere popolare-Pid, il partitino di Francesco Saverio Romano, che per sè invece ha voluto un seggio sicuro nel Pdl.
Ha patteggiato un anno e 11 mesi per abusivismo edilizio e abuso d’ufficio.
Giovanni Di Mauro (Senato Sicilia).
Candidato del Partito dei Siciliani-Mpa, il partito di Raffaele Lombardo. Indagato per omissione in atti d’ufficio.
Filippo Drago (Senato Sicilia).
Candidato del PdS-Mpa.
Condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi per falsità  ideologicaaggravata e continuata, reato consumato da assessore dell’ex giunta Scapagnini (medico del Cavaliere) a Catania.
Rossana Interlandi (Senato Sicilia).
Candidata del PdS-Mpa. Indagata per omissione in atti d’ufficio.
Raffaele Lombardo (Senato Sicilia).
Capolista del Pds-Mpa. Si è dimesso da governatore della Sicilia nel luglio del 2012 perchè imputato di concorso esterno in mafia.
Rudy Maira (Senato Sicilia).
Candidato del Cantiere popolare-Pid. Indagato per associazione per delinquere finalizzata alla gestione di appalti pubblici.
Gerardo Soglia (Senato Campania).
Candidato di Grande Sud, il partito di Gianfranco Miccichè. Indagato per frode fiscale. Ha una richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta.

IMPROPONIBILI PDL

Bruno Archi (Camera Piemonte 2).
Ex consigliere diplomatico del Cavaliere, testimone della difesa nel processo Ruby.
Alessia Ardesi (Camera Lombardia 2).
Accompagnò, da giovane collaboratrice, il Cavaliere a Marsiglia e fu soprannominata “dama bianca”.
Lavora al “Mattinale” di Palazzo Grazioli.
Mariella Bocciardo (Camera Lombardia 1).
Ex cognata di B. in quanto ex moglie del fratello Paolo Berlusconi.
Franco Carraro (Senato Emilia Romagna).
Ex sindaco socialista di Roma, su designazione di Bettino Craxi. Soprannominato il “poltronissimo” per le innumerevoli cariche ricoperte nel mondo sportivo, tra cui quella di presidente della Figc, da cui si è dimesso nel 2006 per lo scandalo di Calciopoli. Fa anche il banchiere.
Dario Invernizzi (Camera Lombardia 3).
In un processo del tribunale di Vigevano per spaccio di droga, il nome di Invernizzi figura in una lista di 40 consumatori abituali di cocaina riforniti dai pusher imputati.
Il suo padrino politico è Gian Carlo Abelli, il Faraone della sanità  lombarda nel sistema Formigoni.
Simonetta Losi (Camera Toscana).
Moglie del pianista di Arcore, Danilo Mariani.
Entrambi sono testi della difesa nel processo Ruby.
Antonio Razzi (Senato Abruzzo).
Passò dall’Idv al centrodestra, nei Responsabili, per salvare Berlusconi nel dicembre 2010.
Manuela Repetti (Senato Pie-monte).
Fidanzata di Sandro Bondi.
Maria Rizzotti (Senato Pie-monte).
Chirurgo plastico del Cavaliere.

Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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PRIMA CAMPAGNA ELETTORALE LOW COST: IL PD SFORBICIA LE SPESE DEL 30%, IL PDL ASPETTA LA VOLATA FINALE

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

NEL PD CHIEDONO UNA “BUONA-ENTRATA” AGLI ELETTI… BERLUSCONI PUNTA SU FACEBOOK E TV

Dopo la stretta al finanziamento pubblico i partiti piangono miseria, una campagna elettorale costa, ma il Pdl non mette in bilancio un euro e punta tutto sulla tv, mentre il Pd chiede a eletti e rieletti un aiutino in periferia: «Dai 20 ai 30 mila euro ciascuno, ma non ci sono troppi mal di pancia, si deciderà  localmente la quota di ognuno e le cifre andranno ai comitati sul territorio», raccontano due deputati ricandidati con un mezzo sorriso sulla bocca.
Diverso trattamento invece per i freschi di nomina: a loro, specie se ragazzi, verrà  chiesto molto meno rispetto a chi ha maggiori disponibilità .
La «buonaentrata» per gli onorevoli del Pd non è cosa nuova, anche nel 2008 ci fu e la quota fu maggiore, ma la prassi poco pubblicizzata.
«Si è vero, chiediamo un contributo – ammette Bersani – ma attenzione: abbiamo ragazzi di 25 anni che hanno vinto le primarie e non è che a loro chiediamo certe cifre».
Non sorprende che non vi siano mugugni, visto che tra le virtù – poche – del porcellum, c’è quella di ridurre all’osso le spese dei candidati che non devono andare a cercarsi voti di preferenza in giro.
E quindi le spese del Pd sui «territori» per larga parte saranno finanziate dai candidati e dalle eccedenze di quanto rimasto in cassa dalle primarie.
Ma tra i due rivali più forti, cioè Pd e Pdl, la gara è a chi fa una campagna più low cost: se il tesoriere del Pd Antonio Misiani fornisce un budget, il Pdl dice che il suo è pari a zero.
Dal 2013 i partiti riceveranno ogni anno dallo Stato circa 63 milioni di euro che useranno per far marciare le strutture e per pagare le varie campagne per le elezioni, politiche, regionali ed europee che siano.
Quindi se vincerà , il Pd avrà  a spanne circa 20 milioni, a cui andrà  aggiunta la quota del 30% legata all’autofinanziamento.
Ma tra Roma e la periferia, il partito di Bersani spenderà  circa 13 milioni. Bersani fa notare quanto il Pd abbia ridotto i suoi costi, «un terzo in meno della volta scorsa, quando già  spendemmo molto meno degli altri…».
Certo, in ogni tornata elettorale il Cavaliere non ha mai lesinato fondi, ma l’aria è cambiata e l’esser dati per sconfitti dai sondaggi evidentemente ha il suo peso.
Dei 6,5 milioni messi in cantiere dal Pd, 4,6 milioni vanno sotto la voce Comunicazione.
Dove rientra quasi tutto: se si fa uno spot o un manifesto, si paga l’agenzia pubblicitaria, il regista o il fotografo.
L’acquisto degli spazi per le affissioni, 2 milioni.
Dentro la cifra dei 4,6 milioni rientra anche il piano media: la pubblicità  su giornali, radio e tv e web, altri 2 milioni; 300 mila euro per volantini e materiali tipografici; e altri 300 mila per spese varie.
Altra voce, Manifestazioni ed Eventi nazionali, 500 mila euro: affitto delle sale, allestimento e catering.
In pratica, le iniziative del candidato Bersani, ma anche le conferenze nazionali come quella sul turismo, o la conferenza stampa dei candidati delle circoscrizioni estere.
Voce corposa, Mailing elettorale, cioè buste e francobolli per spedire le lettere agli elettori di regioni a rischio, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Campania.
E il Pdl? Al momento dicono di non aver messo in bilancio nulla e di non avere una previsione di spesa: potranno metterci delle risorse, in primis il Cavaliere, solo nel caso in cui dovesse esserci un vero testa a testa finale.
Ma per ora il distacco è tale che non giustifica questa spesa.
Tradotto, se mancassero 3 o 4 punti percentuali ne varrebbe la pena, altrimenti non ha senso. Stando a quanto racconta Antonio Palmieri, responsabile del Pdl, il partito farà  due tipi di campagna, una tv e una internet: quella tv si risolve nel presenzialismo del Cavaliere, quella internet viene smaltita da una squadretta che è quella solita del partito che dice di poter contare su duemila volontari.
Non hanno intenzione di fare pubblicità  su internet, useranno molto Facebook e poco Twitter perchè popolato da gente già  motivata.
Niente manifesti sei per sei, per un fattore meteorologico: giornate corte, spesso piove, la gente ha l’ombrello e i grandi manifesti non vengono visti in misura pari al costo che comportano. Berlusconi non farà  comizi nei teatri per ragioni di sicurezza e quindi niente spese di affitto, i candidati si pagheranno le eventuali iniziative.
Se poi l’aria cambierà  si valuterà  se far partire lettere agli italiani e spendere qualche soldo in più.

Carlo Bertini

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DEPUTATO PDL E RICICLATO CON GRANDE SUD CONDANNATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA A 3 ANNI E 3 MESI

Gennaio 25th, 2013 Riccardo Fucile

A GERARDO SOGLIA E’ STATA ANCHE DISPOSTA L’INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI PER 5 ANNI… ELETTO NEL PDL, PASSATO CON I “RESPONSABILI”, A UN PASSO DA FLI, FU CONVINTO DA COSENTINO A RESTARE IN MAGGIORANZA

Il deputato Gerardo Soglia, candidato alle elezioni politiche per il Senato in Campania per la lista ‘Grande Sud’della coalizione di centrodestra, è stato condannato dal tribunale di Milano a 3 anni e 3 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta in relazione al crac della società  ‘Buon Viaggio’, fallita nel marzo 2010.
Per il parlamentare, imprenditore nel settore turistico ed ex presidente del Pescara Calcio, è stata anche disposta l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Per lui il pm di Milano, Luca Poniz, aveva chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione
Secondo l’accusa, Soglia — parlamentare ex Pdl — assieme a un ex consigliere della società  (il deputato era amministratore delegato) avrebbe distratto e dissipato il patrimonio della società  in particolare con un’operazione che risale al 6 novembre 2007: lo scorporo di un ramo d’azienda, Cafe Voyage, al quale era annesso un immobile in viale Misurata, a Milano, del valore di 4.182.800 euro.
I giudici della seconda sezione penale di Milano hanno disposto, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (diventerà  definitiva se confermata anche dalla Cassazione), anche l’incapacità  per il parlamentare di far parte degli uffici direttivi di imprese per 10 anni.
Inoltre, il collegio ha condannato il deputato a risarcire la curatela fallimentare della società  con oltre 4 milioni di euro.
Lo scorso anno il nome di Soglia era apparso in un’altra inchiesta in Calabria per frode fiscale. Nel febbraio dello scorso anno Soglia aveva ricevuto un avviso di garanzia.
Ma il mese dopo il Gip del tribunale di Lamezia Terme, non aveva convalidato il sequestro dei beni.
Il deputato era stato coinvolto in qualità  di legale rappresentante pro tempore della società  Temesa, proprietaria di un albergo a Nocera Terinese, ed altri tre rappresentanti della stessa società  che si erano succeduti nel corso del tempo.
L’accusa era stata quella di utilizzo di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, emesse da società  compiacenti, tra le quali anche una di diritto olandese.
Per gli investigatori della Finanza gli indagati avrebbero evaso imposte sui redditi ed Iva per 1,4 milioni di euro ed avrebbero beneficiato indebitamente di rimborsi Iva per più di 500 mila euro.
Soglia era stato protagonista anche di un addio alla maggioranza quando era in quota gruppo dei Responsabili poi Popolo e Territorio nel settembre del 2011.
Sembrava pronto ad approdare al gruppo di Futuro e Libertà  di Gianfranco Fini.
Il deputato salernitano dopo aver incontrato l’allora coordinatore del Pdl in Campania Nicola Cosentino aveva deciso di rimanere nelle file della maggioranza.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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