Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
“LE VICENDE LEGATE ALL’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO NON FURONO COLPA DELLA COSTITUZIONE MA DEGLI ERRORI DEL PD”… “AL PRIMO PUNTO METTIAMO IL CONFLITTO DI INTERESSI, VEDIAMO CHI CI STA”
«Io non scambio il governo Letta e la sua tenuta con la Costituzione, che deve durare ben oltre le larghe intese».
Rosy Bindi, ha ricominciato a dare battaglia?
«Se la coerenza in politica è ancora un valore, faccio la battaglia che considero giusta per la Costituzione e che ho sempre fatto quando qualcuno ha cercato di indebolire e stravolgere la Carta. Ora, se vogliamo, ci sono le condizioni per le riforme di revisione costituzionale indispensabili perchè funzioni la nostra democrazia».
Però lei è contraria sia al presidenzialismo che al semi presidenzialismo?
«Premetto che noi come Parlamento non abbiamo un potere costituente, ma solo di revisione della Costituzione, cioè non possiamo dare alla Carta un impianto completamente nuovo rispetto alla Costituente del 1946. Possiamo invece intervenire per rendere funzionante quell’impianto, le scelte che sono state compiute. E la nostra è una democrazia parlamentare».
Che però funziona male?
«Con il bicameralismo perfetto e mille parlamentari, con una riforma federalista incompleta, con il cambiamento delle leggi elettorali in senso maggioritario, senza pesi e contrappesi, il nostro assetto democratico non funziona. Cambiamenti quindi sì, ma per rendere efficiente la forma di governo e di Stato nella cornice costituzionale. Il Pd è stato in prima linea in questi anni contro i tentativi di stravolgere la Costituzione e ha vinto un referendum contro la destra. L’Assemblea del partito nel 2011 ha detto “no” a ogni forma di presidenzialismo e ha avanzato la proposta del modello tedesco con il cancellierato e la sfiducia costruttiva per rafforzare il capo del governo e rendere più funzionante il Parlamento».
Ma adesso il Pd ha cambiato opinione?
«Vedo prese di posizione anche molto autorevoli, che sembrano andare in senso opposto».
Come quella di Prodi?
«Penso al segretario Epifani; al presidente del Consiglio Enrico Letta che si è lasciato scappare che mai più eleggeremo in parlamento un presidente della Repubblica. Penso a Veltroni. C’è stata anche la presa di posizione di Prodi, che mi addolora in modo particolare. Ma non cambio idea».
Perchè?
«La scelta del semi presidenzialismo è quella più innaturale per la nostra Costituzione e per il nostro paese».
Per via di Berlusconi e del rischio “caudillo”?
«Se diventa un’altra battaglia anti berlusconiana punto e basta, è più difficile vincerla. Il nostro è un paese che in questi anni ha visto crescere spinte populiste e tentazioni plebiscitarie, nel quale manca la legge sul conflitto d’interessi. Con il semi presidenzialismo alla francese, indeboliremmo la figura di garanzia del capo dello Stato, che non avrebbe più quel profilo di garante che è un capolavoro della nostra Carta. Renderemmo marginali il Parlamento e il capo del governo. Proporrei di fare come prima riforma il conflitto d’interessi in Costituzione. Vediamo se il centrodestra ci sta, e mettiamo poi mano al resto».
Sempre senza introdurre il semi presidenzialismo?
«In un paese così diviso, con una corruzione così forte, con un rischio di criminalità invasiva abbiamo bisogno di rafforzare la democrazia parlamentare e partecipativa, non di prendere la scorciatoia del presidenzialismo. Invocando questo tipo di riforma istituzionale, rischiamo – è l’errore dell’affermazione di Letta – di pensare che la settimana di calvario per l’ultima elezione del capo dello Stato sia dipesa dalla mancata riforma della Costituzione. No. La responsabilità è stata dell’inadeguatezza delle forze politiche e degli errori del Pd».
I partiti sono deboli?
«Vanno rafforzati e riformati profondamente».
È favorevole all’abrogazione del finanziamento pubblico?
«Ritengo sia una sferzata utile. Però dobbiamo stare in Europa dove ovunque ci sono forme di finanziamento pubblico».
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
SE NON CI FOSSERO STATE LE INCHIESTE DEI GIORNALISTI, GRILLO NEPPURE SAPREBBE I COSTI DELLA CASTA… SIAMO TANTO SERVI DEI POLITICI CHE HANNO FATTO UNA LEGGE CHE PREVEDE IL CARCERE PER LA DIFFAMAZIONE
C’è qualcosa di surreale in Beppe Grillo che dà degli «spregevoli» ai giornalisti, come ha fatto nel suo ultimo comizio a Piazza Armerina.
Spregevoli lo saremo senz’altro, e per tanti motivi, ma tra tutti questi motivi l’unico che manca è proprio quello indicato da Grillo: e cioè che siamo i silenziatori delle sue battaglie.
Anzi. Di che cosa si alimenta, il grillismo? Della convinzione che tutto fa schifo, che i politici sono tutti ladri, che l’Italia è sull’orlo del baratro, che per trovare lavoro ci vuole sempre la raccomandazione, che ci hanno rubato il futuro e i figli è meglio mandarli all’estero.
E chi è che più di ogni altro contribuisce, da anni, a diffondere tra la gente queste convinzioni?
Chi, se non noi giornalisti, pensa che faccia notizia solo quello che non va, che non funziona, che è corrotto?
Perfino nelle previsioni del tempo siamo catastrofisti: il caldo è sempre record e quando piove non è mai piovuto così tanto. Se c’è un terremoto, la colpa non è della Natura crudele matrigna ma dei politici che non hanno previsto, pianificato, prevenuto.
Beppe Grillo vuol far credere che giornalisti e politici siano tutto un pappa e ciccia, ma a Montecitorio e a Palazzo Madama non esiste una categoria più detestata della nostra.
E infatti solo pochi mesi fa, quando s’è trattato di modificare la legge che prevede il carcere per la diffamazione a mezzo stampa, con quale godimento i nostri amici politici ci hanno affossati.
Vendetta comprensibile: non siamo stati forse noi a chiamarli «casta»?
Grillo gioca molto sull’ignoranza, e così può anche ripetere all’infinito la balla del finanziamento pubblico ai giornali, ma se c’è qualcuno che dovrebbe pagarci, se non altro per gratitudine, è proprio lui.
Grillo che chiama spregevoli i giornalisti è come il contadino che insulta le sue galline dalle uova d’oro.
Michele Brambilla
(da “La Stampa”)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
UNA SERIE DEVASTANTE DI BUFALE SMASCHERATE DAL GIORNALISTA… EMERGE LA VERITA’: GRILLO NON SA NEANCHE DI COSA PARLA, RECITA PER CONTO TERZI
Giovedì, in un video da Santoro, Beppe Grillo diceva che la doppia sede del Parlamento Europeo costa 400 milioni l’anno: ma a essere precisi sono 200.
Poi ha detto che un terzo del bilancio europeo è speso per traduzioni: ma il bilancio del 2012, a essere precisi, è di 147 miliardi, e le traduzioni sono costate 330 milioni.
Poi ha detto che l’Italia fornisce un terzo del bilancio dell’Unione Europea: a essere precisi è il terzo paese per contributi, che è diverso, perchè significa che versa 14 miliardi su circa 140, cioè un decimo.
Poi ha detto che i soldi del bilancio vanno in ipermercati e strade e petrolio: la metà dei fondi europei, a essere precisi, vanno in sovvenzioni per l’agricoltura.
Poi ha citato alcuni grattacieli in bambù che Renzo Piano avrebbe progettato in Australia: a essere precisi in Australia non esistono grattacieli in bambù progettati da Renzo Piano, a Melbourne semmai esiste un palazzo di legno (non in bambù, e progettato da altri) che comunque è costosissimo.
Poi ha detto che la Francia ha un bilancio di 17 miliardi di euro inferiore al nostro: a essere precisi è di 300 miliardi superiore.
Sinchè, domenica, Beppe Grillo ha detto che «L’Italia è come un cammello, nelle gobbe non ha più acqua». Ma i cammelli, a essere precisi, nelle gobbe non hanno acqua, hanno grasso: l’acqua la conservano nel corpo e nel flusso sanguigno.
E comunque, sul suo blog, ha messo la foto di un dromedario.
(da “Libero“)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
ECCO LA LETTERA CON CUI LA GIORNALISTA MOTIVA LA QUERELA… “E’ COME I VECCHI POLITICI CHE DICE DI COMBATTERE, VUOLE UNA STAMPA ASSERVITA”
“Beppe Grillo continua la sua personalissima campagna di demonizzazione dei giornalisti confondendo e sovrapponendo — non so quanto non volutamente — informazioni che non stanno insieme tra loro.
Per quanto riguarda il mio caso personale ha sostenuto cose non vere: che io sia stata contemporaneamente direttore del Tg3 e collaboratrice dell’Eni.
Sono stata direttore del Tg3 dal 1996 al 1998 mentre la mia collaborazione con l’Eni è cominciata nel 2008 e finita nel maggio del 2012.
Se non mi crede prenda pure le mie dichiarazioni dei redditi e verifichi.
Quanto alla mia collaborazione con l’Eni, è vero sono colpevole: colpevole di aver partecipato alla stesura di un testo teatrale per il Piccolo di Milano andato in scena nell’anniversario della morte di Enrico Mattei.
Il mio coinvolgimento nel testo riguardava l’anlisi della cèlèbre polemica Montanelli=Mattei avvenuta sulle pagine del Corriere della sera.
Sono poi anche colpevole di aver coordinato il comitato scientifico di Oil, una “rivista clandestina sovversiva” su politica estera e petrolio, in collaborazione con due società carbonare, rivoluzionare e sconosciute come Foreign Policy e The Washington Post. La mia attività è stata ufficiale, e dichiarata alle tasse.
In quel periodo non avevo nessun incarico dirigente in nessun altro media.
Se questo significa che sono “pagata dall’Eni” — pratica di corruzione e come tale infamante — Grillo dovra’ dimostrarlo con molto più di queste insinuazioni.
E dovrà dimostrarlo davanti a un giudice.
La triste verità è che l’unica libertà che Grillo sta dimostrando di poter rivendicare a pieno titolo è quella all’insulto e alla diffamazione.
E, che gli piaccia o no, somiglia sempre di più a quei “vecchi politici” che dice di combattere, quelli a cui non piacciono i giornalisti che dicono quello che pensano.”
Lucia Annunziata
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA UNIPOL: “LA PUBBLICAZIONE PUNTAVA A DANNEGGIARE L’EX LEADER DEI DS”
Senza «l’apporto» di Silvio Berlusconi «in termini di concorso morale, non si sarebbe realizzata la pubblicazione» della intercettazione telefonica tra Piero Fassino e Giovanni Consorte («Abbiamo una banca»), durante la tentata scalata di Unipol a Bnl nel 2005.
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del tribunale di Milano, che ha condannato Berlusconi a un anno di reclusione per il reato di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio.
In particolare, per il collegio giudicante, è stato fondamentale la valutazione della posizione del Cavaliere: «la sua qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino – si legge nel testo -, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata, non potendosi ritenere che, senza il suo assenso, quella telefonata, che era stata fatta peraltro ascoltare a casa sua (alla vigilia di Natale del 2005, ndr), fosse poi pubblicata» sul quotidiano “Il Giornale”.
A Berlusconi non sono state riconosciute le attenuanti generiche nel processo sulla pubblicazione della telefonata Fassino-Consorte («Abbiamo una banca») «tenuto conto della qualità di pubblico ufficiale» dell’ex premier e «della lesività della condotta nei confronti della Pubblica amministrazione, gravemente danneggiata dalla plateale violazione del dovere di fedeltà dell’incaricato di pubblico servizio», ovvero Roberto Raffaelli, il titolare della società che aveva incarico di effettuare le intercettazioni telefoniche da parte della procura di Milano.
Inoltre, i giudici hanno tenuto conto anche della «gravità del reato» e del fatto che c’è «insufficienza della condizione di incensuratezza dell’imputato, peraltro gravato da altre condanne, sia pur non definitive».
Nella ricostruzione dei giudici la telefonata tra Fassino e Consorte, pubblicata in un delicato momento politico, rappresentò «un regalo di Natale» per l’allora premier. «Ritiene il tribunale – è scritto nelle motivazioni -. Che la vicenda in esame si sia rivelata quale emblematica espressione della spregiudicatezza con cui un incaricato di pubblico servizio, Raffaelli, si sia reso disponibile a piegare il dovere di lealtà nei confronti della Pubblica Amministrazione».
(da “La Stampa“)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
LA SCADENZA PER LA PRIMA RATA È VICINA, MA MANCANO CONTROLLI E MODULI, NESSUNO VUOLE DISTURBARE I VESCOVI… IL GETTITO NON ARRIVERà€ A 100 MILIONI DI EURO
È un mistero. Da un lato è normale, visto che si tratta in larga parte di materia “religiosa”, dall’altro non tanto perchè parliamo di fisco.
Parliamo dell’Imu per il non profit — soprattutto per gli immobili appartenenti ad enti religiosi — che da quest’anno pagano l’imposta per la parte dei loro immobili utilizzata per attività commerciali.
Si promettevano meraviglie: l’associazione di ricerca Ares stimò in oltre 2 miliardi il gettito potenziale per le sole proprietà della Chiesa, l’Anci parlava invece di 500-700 milioni, la commissione del Tesoro sull’erosione fiscale guidata da Vieri Ceriani nel 2011 stimò prudenzialmente 100 milioni di euro.
Il governo Monti, modificando la legge per non incorrere in una multa europea per aiuti di Stato, si guardò bene dal fare previsioni, ma coi soldi promise di abbassarci le tasse: “Le maggiori entrate saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate all’alleggerimento della pressione fiscale”.
Anche l’Europa ha gettato la spugna: nel dicembre scorso ha detto che la nuova legge sanava una situazione illecita, ma che quantificare il danno era impossibile.
Risultato: un bel condono per gli illeciti 2006-2012.
E ora? Ora che tutto è a posto, quanto incasserà l’erario?
Ufficialmente è un mistero, ufficiosamente non molto di più rispetto agli anni scorsi.
Lo sostiene, anonimamente, una fonte dell’associazione dei Comuni e ne è convinto l’uomo che ha iniziato la battaglia a Bruxelles contro i privilegi fiscali della Chiesa, l’ex parlamentare radicale Maurizio Turco: “Il gettito non subirà variazioni sostanziali rispetto al passato. Il regolamento bizantino varato dal governo Monti non ha fatto altro che posticipare il momento della verità . Non è con l’autocertificazione che si risolve il problema: senza controlli non sapremo mai chi e quanto dovrà pagare”.
Ma i Comuni non sono interessati a incassare.
“I sindaci — è la risposta — non fanno i controlli per la semplice ragione che sono nelle condizioni tecniche e politiche per farli”. Tradotto: non hanno il personale, nè la volontà di mettersi contro un apparato che i governi d’ogni colore hanno dimostrato di non voler infastidire.
I futuri magri risultati dell’operazione di maquillage del governo Monti, infatti, stanno tutti nelle norme stesse.
Bene il principio: sono esenti solo le attività non commerciali.
Come individuarle? C’è un apposito “regolamento” emanato a novembre dal ministero dell’Economia (curiosamente in contrasto con quanto sostenuto dal Consiglio di Stato): sono quelle “svolte a titolo gratuito ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e, comunque, non superiore alla metà dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale”. Bisogna, insomma, essere non profit almeno a metà .
Chi stabilisce la media territoriale e come la calcola? Chissà .
Alberghi e ostelli, asili e scuole, società sportive e circoli culturali che sarebbe meglio chiamare pub dovranno, per essere Imu-esenti, dimostrare solo che offrono i loro servizi a “metà dei corrispettivi medi” dei loro concorrenti profit.
Per gli alberghi è previsto addirittura — qualunque cosa significhi — che possano pagare l’Imu solo per i periodi dell’anno in cui effettivamente svolgono attività commerciale.
Per contestare un’eventuale dichiarazione infedele, infine, i comuni hanno cinque anni di tempo.
Nota ancora Maurizio Turco: “In Campania ci sono migliaia di case abusive costruite sotto il naso di chi dovrebbe vigilare: come si può immaginare che i Comuni siano in grado di fare controlli su cosa avviene dentro edifici in regola?”
La verita è che l’oscurità fiscale in cui si trovano gli edifici del non profit — enti ecclesiastici in testa — è contemporaneamente la garanzia e il mezzo con cui si preserva lo statu quo.
Entro il 4 febbraio chi aveva beneficiato di esenzioni Imu nel 2012 ha dovuto consegnare un modulo in cui dichiarava la sua posizione (o anche una semplice variazione rispetto all’anno prima).
In sostanza, una sorta di primo censimento di chi non paga l’imposta sugli immobili, che però non ha per ora riguardato enti senza fini di lucro e ecclesiastici: li ha esentati una circolare del ministero a gennaio.
Motivo? Mancava il modulo o, nel loro linguaggio, “la successiva emanazione del decreto di approvazione dell’apposito modello di dichiarazione in cui verrà indicato anche il termine di presentazione della stessa”.
Marco Palombo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA: “”SENTENZE POLITICHE, MOBILITEREMO I CITTADINI”
«Ho fatto tanto per pacificare questo Paese e ridargli un governo dopo lo stallo e ora assistono tutti in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione dalla Consulta nè dal Colle».
Nube nera come una cappa, su Arcore, e non è solo affare di meteo.
Il clima è assai cupo, anche al pranzo di Silvio Berlusconi con i figli e i vertici Mediaset, al rientro dalla Sardegna
Il dibattito politico sulle riforme e il presidenzialismo, visto dalla Brianza, appare lunare, lontanissimo.
La settimana di relax è già cancellata, sul Cavaliere ha il sopravvento la preoccupazione che diventa ansia, in vista del pronunciamento «decisivo» della Corte Costituzionale del 19 giugno sul legittimo impedimento al processo Mediaset.
L’esito negativo potrebbe aprire alla conferma della condanna in Cassazione e all’interdizione. Ecco perchè quella decisione è attesa ben più che la sentenza Ruby di primo grado del 24 giugno.
A Villa San Martino nel pomeriggio arriva Nicolò Ghedini, dopo l’arringa difensiva tenuta in mattinata in aula.
Sia lui che Longo gli hanno spiegato che con molta probabilità la Corte negherà la sussistenza del legittimo impedimento o al più la riconoscerà , ma non tale da vanificare il processo Mediaset ormai approdato in Cassazione.
Allora l’esasperazione avrà varcato il segno.
Berlusconi confessa tutta la sua delusione, chiamando in causa «gli arbitri che restano a guardare».
Non si attende certo un intervento del capo dello Stato o di chicchessia per bloccare sentenze ormai imminenti, spiega chi gli ha parlato nelle ultime 24 ore.
«Ma se c’è la volontà e si riconosce l’accanimento, il modo per impedirlo si trova» è il suo ragionamento.
«Napolitano è un grande presidente, siamo felici di averlo rieletto, ma il suo silenzio e l’immobilismo della Consulta pesano».
Il leader Pdl nei lunghi e amari sfoghi ne fa una questione anche politica.
«Mi sono battuto per ridare un governo al Paese, a fronte di tanti sacrifici nessuna forza politica ha nulla da ridire sul tentativo di farmi fuori?»
E poi, ci sono i tentennamenti sulla cancellazione dell’Imu a mal disporre l’ex premier nei confronti del governo.
Delusione e rabbia.
E in questo clima agisce da detonatore l’ultimo report consegnato ieri dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, che riconosce al Pdl oltre il 28 per cento dei consensi e al centrodestra (prima coalizione) il 36, con Grillo in calo e tutti i partiti di governo in crescita.
Cosa accadrà dunque dopo il pronunciamento della Corte del 19 sul legittimo impedimento? Berlusconi continua a dire ai suoi figli e ai vertici Mediaset che tenere in vita questo governo è una polizza per le aziende, basta scorrere i titoli in Borsa dalla fiducia del 29 aprile ad oggi. Detto questo, nessuno dei dirigenti di Via dell’Umiltà si sente ora di scommettere un euro sul fatto che le decisioni giudiziarie non avranno ricadute sugli equilibri politici e di governo.
Cosa accadrà a fine mese, dicono un po’ tutti i pidiellini, non è dato sapere.
In realtà , neanche al capo è chiarissimo. Mario Mantovani, coordinatore lombardo ieri dimessosi da senatore, è tranchant: «Un’eventuale condanna sarebbe totalmente politica e di fronte a sentenze politiche mobiliteremo i cittadini contro i magistrati politicizzati».
Al partito sperano tutti di sapere qualcosa in più questa sera.
Dopo dieci giorni di black-out, Berlusconi rientra oggi a Roma e potrebbe riunire il partito a Grazioli in serata.
Anche se il restyling del Pdl in versione Usa, sponsorizzata dai falchi, resta in stand by.
«Spero che le indiscrezioni sulla rinascita di Forza Italia siano vere» dice la sottosegretaria Michaela Biancofiore.
Di certo, il leader non terrà il comizio di chiusura nè comparirà in strada al fianco del candidato sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Per lui, registrerà oggi uno spot e delle interviste con tv locali.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
“TRA PDL E PD SIAMO IN PIENA LUNA DI MIELE, UN MATRIMONIO CON COMUNIONE DEI BENI”….”LA PAROLA D’ORDINE E’ CONDIVISIONE IN ARMONIA, SI SOCIALIZZA ANCHE FUORI DEL PARLAMENTO”
Cenette, cortesie e occhiolini: la quotidianità degli onorevoli Pd e Pdl, ora che l’inciucio si è consolidato, è fatta di piccoli gesti e premure reciproche.
Sia fuori che dentro il Parlamento.
“Vanno d’amore e d’accordo — racconta il deputato a Cinque Stelle Ivan della Valle — per esempio, durante le votazioni, si fanno segnali con le dita.
‘Siete favorevoli? ‘, sussurrano. Pollice alzato e nessuna polemica”.
L’episodio più esplicito, racconta l’esponente pantastellato, c’è stato quando il Pdl ha dovuto votare un emendamento proposto da Fratelli d’Italia: “Hanno avuto un attimo di crisi, non sapevano che fare. Poi il capogruppo Pdl ha telefonato a quello del Pd, e trenta secondi dopo si è alzato urlando: “Siamo contrari anche noi! ”.
E a lodare la serenità nata dalle larghe intese c’è anche una sostenitrice inaspettata, la senatrice Alessandra Mussolini.
Che non rimpiange affatto i tempi in cui i due partiti erano su fronti opposti, “anche perchè io critico comunque chi mi pare. Adesso si sta benissimo, non c’è più il clima di sospetto di prima, nessun sorvegliato speciale”.
Onorevole Mussolini, si sente la differenza da quando c’è il governissimo?
Eccome! Sembra che non siamo mai nemmeno stati avversari, siamo in piena luna di miele.
Addirittura.
Certo, si scambiano tutti sorrisetti, occhiolini, pacche. Ammiccano…Non solo è un matrimonio: è pure in comunione dei beni. Fiducia totale.
Niente più dispetti?
Zero! Non ci facciamo più sgambetti in commissione nè proposte di legge che in realtà sono pugnalate, per arrivare primi o per fregare qualcuno. Ora discutiamo di ogni cosa.
Al bando tutto ciò che è “divisivo”, dunque?
Esatto, la parola d’ordine è condivisione. In armonia. E ci riusciamo benissimo.
Non sembra neanche lei, a parlare.
Invece io in questa realtà sono a mio agio. Ci sono colleghi ancora un po’ disorientati, ma in fondo basta accettare il fatto che ormai stiamo insieme, noi e loro.
Per la verità sono pochi i parlamentari che si lamentano: ai più l’inciucio viene naturale.
Tra di noi infatti, in linea di massima, è tutto chiaro. Mi trovo in imbarazzo solo davanti ai giornalisti.
E perchè?
Vi ostinate a far finta che non sia cambiato nulla, volete metterci gli uni contro gli altri, senza capire che è finita l’epoca in cui ci si criticava solo perchè si militava dall’altra parte. Lo volete accettare o no? E poi, se dobbiamo prendercela con qualcuno, ci focalizziamo sui Tre Stelle.
Intende M5S?
Sì, quelli lì. Almeno due stelle ormai le hanno perse per strada. Adesso si sono pure uniti con Sel: sono tremendi. Hanno totalmente perso l’imparzialità .
E voi, invece, l’avete ritrovata.
Certo, noi e il Pd siamo come l’anima e il corpo.
Socializzate anche nel tempo libero?
Per forza. Le cene sono inevitabili. Se devi trattare temi alti finisci per frequentarti, per stringere rapporti genuini. Magari ancora non sono diventate vere amicizie, ma capiterà .
Intanto sbocciano sempre più amori bipartisan.
Quello era successo durante l’ultima legislatura, con Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia. Sa, gli opposti si attraggono. Però effettivamente ora si attraggono pure i simili… A pensarci bene è piuttosto destabilizzante.
Beatrice Borromeo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 4th, 2013 Riccardo Fucile
COSI’ IL PASTORE TEDESCO “FIGO” ESPRIME IL SUO ULTIMO ATTO D’AMORE
L’immagine ha commosso l’America.
Il fedele compagno «Figo», un pastore tedesco in forza all’unità cinofila K-9, saluta il suo padrone.
L’agente di polizia Jason Ellis, 33 anni, è stato ucciso in una sparatoria il mese scorso in Kentucky mentre era in servizio.
Ai funerali solenni nella cittadina di Chaplin hanno partecipato tutti i colleghi, gli ufficiali, i familiari e il suo partner: il fedele compagno «Figo», un pastore tedesco in forza all’unità cinofila K-9.
La foto straziante del cane che saluta per l’ultima volta il suo padrone ha commosso Internet.
Pubblicata dai media americani e cliccatissima sui social network, mostra il cane che alza la zampa e l’appoggia sulla bara dell’amico scomparso.
Lo scatto è l’ennesima testimonianza di un legame profondo, che nemmeno la morte riesce a spezzare.
«Figo e Jason erano due partner veri e propri», ha commentato all’Associated Press il capo della polizia Rick McCubbin.
Figo è stato congedato e nel frattempo affidato alla vedova e ai due figli adolescenti di Jason Ellis
Elmar Burchia
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